7 - Derek

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Derek pov

Il bacio con Olivier è stato stupendo. Non credevo che dopo tre anni potessi provare un sentimento ancor più forte e profondo rispetto a tre anni fa. E non solo il bisogno affettivo, ma anche quello fisico è esploso in me con la forza di mille fuochi d'artificio. Se non fossimo stati nel parcheggio di un autogrill mi sarei spinto oltre i semplici tocchi che ci siamo scambiati. Avrei approfondito almeno un po' le nostre carezze, avrei voluto raggiungere la sua intimità, avrei voluto che raggiungesse la mia e i toccasse per sentire quanto io abbia bisogno di lui a tutti i livelli del mio essere.

Dopo il bacio mozzafiato ci siamo ricomposti e siamo entrati nel bar dell'area di servizio giusto per sgranchirci le gambe e per permettere ad Ollie di riposarsi un po'. Mentre camminiamo sento come una tensione palpabile fra noi, quasi sancisse un legame tornato indissolubile e più forte di prima. Ci accomodiamo all'interno per prendere un caffè e dividere un panino, giusto per avere qualcosa nello stomaco. È in piedi dinnanzi a me e sorride con una serenità ed una felicità che non ho mai visto prima su quel volto tanto amato. Per tutto il tempo che trascorriamo all'interno della struttura non diciamo che qualche parola. Ma a noi non serve parlare, non in questo momento perché dobbiamo ancora metabolizzare, comprendere, realizzare l'accaduto.

Il viaggio prosegue tranquillo, e mi perdo a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che si fa più morbido e dolce, ed inizio ad intravvedere quelle dolci colline toscane che amo tanto. Ormai siamo quasi arrivati al luogo in cui alloggeremo, Olivier mi ha detto che non dovrebbe mancare molto.

«Ehi Derek va tutto bene? Sei silenzioso...»

«Si sto bene solo fatico a credere che il nostro bacio sia realtà.»

«Ti posso giurare che è realtà, Amore» risponde in un sussurro, cercando la mia mano ed intrecciando, ancora una volta, le dita con le mie. Forse è proprio questo che siamo, due mani con le dita intrecciate in un legame indissolubile da tutta una vita o ancora di più. Due anime che non possono separarsi, non ne sono in grado, semplicemente perché non possono, essendo unite da sempre. Lo amo, lo amo tantissimo ed adoro che mi chiami amore... mi fa battere fortissimo il cuore, riempiendolo di felicità immensa. Lacrime di commozione mi scivolano silenziose sul viso mentre stringo quella mano quasi spasmodicamente.

«Olivier, io... io... io... Amore mio, io sono felice di essere qui insieme a te, di andare con te in questa vacanza da sogno che mi hai regalato. Io non so nemmeno come fare a sdebitarmi, insomma non dev'essere facile per te potertela permettere eppure hai fatto di tutto pur di accontentarmi...»

«Di questa cosa tu non ti preoccupare... Il mio capo mi doveva un paio di favori per avermi chiesto straordinari e di lavorare nei week end, e questo regalo è anche da parte sua con l'auspicio che il suo più promettente dipendente ritrovi il sorriso. Mi ha detto di riferirti ciò.»

Sorrido. Si è accorto persino il datore di lavoro di Olivier del sentimento che ci lega, come abbiamo potuto non accorgercene noi? Siamo stati proprio degli stupidi, abbiamo sofferto così tanto per castelli che ci siamo creati da soli, ed abbiamo perso così tanto tempo in cui invece avremmo potuto essere felici ma, soprattutto, stare insieme. Lacrime amare mi rigano il volto, un'amarezza che offusca un poco la felicità che provo.

«Olivier» lo chiamo piano, mentre lui parcheggia fuori dal nostro albergo, un delizioso casale ristrutturato, molto romantico. Spegne l'automobile e, slacciandosi la cintura di sicurezza, si volta verso di me.

«Ehi amore, che cosa c'è? Perché piangi?» sussurra, asciugandomi le lacrime gentilmente.

«Stavo pensando a quanto siamo stati sciocchi. Quanto abbiamo sofferto in questi tre anni credendo di sapere cosa provasse l'altro ma in realtà ci siamo sbagliati entrambi. Di molto. Ci siamo fatti del male da soli, a vicenda, senza che ce ne fosse motivo ed abbiamo sprecato del tempo. Quello che sto cercando di dirti Ollie, è che non voglio più sprecare del tempo in paranoie inutili e stupide sofferenze» affermo con decisione, afferrandolo poi per la maglia e attirandolo gentilmente verso di me. Le labbra si fondono le une con le altre, in un bacio che di casto ha ben poco. Mentre le lingue sono occupate a duellare l'una con l'altra, infatti, le mani di lui si infilano immediatamente sotto la mia maglia, a cercare la pelle della schiena e poi a scivolare sul petto, su fino ai capezzoli che si diverte a stuzzicare con la punta delle dita. Mi scappa un mugolio soddisfatto mentre le mani scivolano dalla sua maglia ad intrecciarsi dietro il collo. È un bacio lungo, sensuale, quasi erotico. Per fortuna nel piazzale non c'è nessuno... altrimenti sarebbe imbarazzante. Quando finalmente ci separiamo, ma solo perché i polmoni bruciano in cerca d'aria, ci guardiamo negli occhi quasi increduli per via della palese attrazione che proviamo l'un l'altro, per via di quel desiderio che ci è esploso dentro. Un ultimo bacio sulla fronte da parte del mio amore ed usciamo dall'abitacolo, diretti verso l'albergo. È bellissimo, con i muri interni colorati di chiaro, che forma un'armonia particolare con le facciate esterne in pietra con una parte ricoperta in legno chiaro. Poco dopo aver fatto il check-in ci accomodiamo nella nostra stanza: è meravigliosa, con le pareti chiare, gialle ed arancioni sulle tinte pastello e al centro un letto con la testiera in ferro battuto, sobrio ed elegante al tempo stesso. È così invitante... sembra aspettare solo noi fra le lenzuola chiare. Posiamo i bagagli e li svuotiamo, cercando di darci un poco di contegno e prolungare l'attesa di almeno qualche minuto ancora.

Dolci ricordi di teWhere stories live. Discover now