9. Postumi

1.1K 93 8
                                    




Si sente il petto martoriato, spaccato in due. C'è qualcosa che è conficcato nella sua scapola. Le mani non si muovono, non riesce a combattere la pressione, non riesce a liberarsi da quel dolore, da quel fastidio, da quella passività di starsene inerme mentre viene uccisa lentamente.
Inizia a comprendere l'utilità del corso di falegnameria, a scuola. Avrebbe bisogno di una pinza, un chiavistello, un qualsiasi cosa che le tolga quell'ago dalla carne.
Che la sta martoriando, dilaniando. Pesa sulle ossa, le rompe tutte, poi le bacia e le spezza ancora.
Ci sono vaghi e confusi rumori, una bolla di voci attorno a lei, tutte differenti, tutte con toni cospiratori. Vogliono ucciderla e allora Frida inizia a piangere. Piange acido, perché la pelle del viso brucia, si corrode.
"..puzza di vomito.."
Qualcuno parla, ma Frida non riesce a comprendere. Perché ha un cazzo di ago velenoso nella pelle, che la sta ammazzando con latente cattiveria.
"...trovata così..", continuano a discutere, ma non capisce, si rende conto di non riuscire a respirare.
"..sbronza marcia...", sente un sospiro, lo invidia, necessita di esalarlo anche lei. Quello sarà il suo ultimo, prima che la cosa nella sua pelle attui il suo ultimo colpo. Spinga la spina dritta nel petto, lì tra il cuore morbido e pulsante e caldo.
"..ospedale.."
La pressione sulla scapola aumenta. Si porta una mano sul punto dolente, cercando il pungiglione di quell'animale mistico che l'ha presa, che se la vuole divorare. Ha bisogno di un trapano, uno di quelli che si vedono nei negozi di ferramenta, deve trovare i bulloni. Deve trovare il punto giusto, staccare i fili che legano il braccio dal resto del corpo. Deve salvarsi la vita.
"..minorenne..", una voce arrabbiata,.. "...idea delle grane.."
Perché continuano a parlare? Perché non l'aiutano? Perché non le staccano il braccio? Uccidono il mostro? E l'antidoto? Esiste un antidoto per quel male?
"..qualcuno che le ficchi delle dita in gola.."
C'è qualcosa che le striscia dentro, che le accarezza l'esofago, cammina sul palato e punge la sua lingua. Le stanno vivendo dentro. Si sono fatti la casa nel suo stomaco, perché adesso è proprietà del mostro, tra poco non avrà più ragione, non capirà più nulla, il suo sistema nervoso verrà pilotato da qualcun altro. Devono essere gli alieni. Le stanno rubando se stessa. Prendetevela, ma fate smettere questo male; supplica.
"...sboccato sui vestiti..", un rantolo, "..Niall, roba sua.."
Sente il pellegrinaggio lungo l'esofago, sono in tanti, piccoli, dai piedi leggeri. Le saltano sulla carne interna, a ritmo di qualche canzone carina, ballano e cantano. Hanno conquistato la sua terra, la Terra di Frida.
"...bambina, Louis.."
Si stanno avvicinando ai denti. Ai suoi denti bianchi e tondi, vogliono romperli in mille pezzi. Toglierle il permesso di sorridere. E la pressione sulla scapola aumenta, lacerante, logorante, sente la pelle inclinarsi, le ossa frantumarsi.
"..non me ne frega.."
Stanno arrivando. Frida se li sente a riempirle le guance. Una palla di animali dentro la bocca. Questa volta si impegna. E' la sua ultima occasione. Stringe gli occhi, i denti, le labbra. Il gusto ferroso del sangue, della paura, della paranoia, dell'ultima possibilità.
Tossisce e butta fuori.
"..merda, mi ha vomitato sulle scarpe.."
"...va' a chiamare Niall.."
Frida sta meglio. Adesso non c'è alcuna pressione sulla scapola, nessuno che le vuole vivere dentro. Adesso può dormire. Per sempre, anche.


"Scusa" fa Niall, scuotendo la testa. "non ce la faccio."
Si passa una mano tra i capelli, poi riprende a mangiarsi una pellicina del pollice: " Non ce la faccio proprio"
Frida non sa cosa dire, anzi, non sa nemmeno se riuscirebbe a dare sfogo ai suoi pensieri senza vomitare. Forse sarebbe in grado di annuire, ecco, quello sì. Ma a che fine? Nel senso, annuire in quel caso sarebbe come a dire: va tutto bene, non ho bisogno di una mano, torna a fare i tuoi porci comodi.
Il fatto però, è che Frida ha bisogno di mandarlo a fare in culo. Di riempirlo di parolacce, di fargli sentire quanto sia arrabbiata e ferita e stanca.
Per fortuna, le viene fuori una smorfia, col naso arricciato e gli occhi socchiusi, e spera che quella basti. Poi: "no", rantola dopo. Ha il fiato che sa di acido, la gola secchissima, ma "no" ripete dopo, più convinta.
Ha ancora il viso impiastricciato di mascara, cianotico, sembra uscita da un lavaggio di capi delicati sotto candeggina. Le palpebre gonfie, alcuni ciuffi di capelli incrostati di vomito. E sta abbracciando la tazza del WC, con il mento premuto sulla ceramica fredda, perché si sente andare a fuoco anche se sta tremando come una bastarda.
Niall, adesso, ancora dietro lo stipite della porta, con l'aria sofferente, la sta guardando mortificato.
"No cosa?" fa, anche se ne è pienamente consapevole, di che significato abbia. E' che è un codardo, Frida lo comprende proprio ora, anche se non lo vuole accettare, non riesce a digerirlo.
Per questo il vomito le sale fino a mezza gola, e strizza gli occhi con le pupille ancora allargate, con un "non puoi andartene" che forse le esce, forse è solo immaginazione. Magari ha mugugnato, come quegli uccelli che parlano muovendo solo la lingua, perché non hanno una bocca. Un becco, di fatto sono volatili.
Però succede che non ottiene risposta, e il presentimento di non aver detto nulla inizia a concretizzarsi. Ma Niall continua a guardarla incerto, ha la patta dei pantaloni aperta, perché si è svegliato poco fa, quando Frida si è trascinata in bagno, buttando a terra qualsiasi cosa fosse a portata di mano.
E ha vomitato, Frida, per la seconda volta. O la sesta. O le trentesima. Il gusto sulla lingua, la gola bruciante, l'esofago che sembra una cravatta stirata a temperature infernali. Sembra una lunga sequenza di agonie, nessun respiro, nessun attimo di tregua. Di male in peggio. Dalla padella alla brace.
Passa qualche istante, Frida tossisce, sconfitta. Stanca, sfinita, non fa in tempo nemmeno a tirarsi su i capelli, a spostarli per non sporcarli di sbocco. O a cercare di non intingerli nell'acqua del cesso. Perché vomita di nuovo, tosse secca, poi vomita ancora. Con gli occhi che vanno a fuoco, e che è costretta a chiuderli, anche se non vorrebbe. Perché deve vedere, vedere Niall Horan con una faccia preoccupata, che la guarda, ma con tenerezza. Come se ci fossero forze troppo grandi ad impedirgli di aiutarla, anche se lui vorrebbe, darle una mano. Perché sono amici. Migliori amici.
E  invece, quando Frida si pulisce la bocca con il braccio, quando striscia le labbra sulla pelle calda, e alza lo sguardo, Niall Horan sta scuotendo la testa a se stesso, dandole la schiena. Lo guarda senza fiatare mentre lui si butta sul divano, a peso morto, e si prepara un joint.
Con le dita che tremano, l'erba schiacciata, perché è tanta, perché vuole farsi una canna pesante. Poi passa la lingua rosa sulla cartina, la chiude, l'ammira, l'accende. E se la fuma.
Niall chiude gli occhi, mentre Frida lo fissa attraverso la porta del bagno, con ancora il vomito a che ha schizzato il WC, la gola che arde, gli occhi umidi di sforzo e tristezza e dispersione.
Quando Niall Horan trova il coraggio di guardarla, con le sue iridi celesti nascoste dalle ciglia lunghe, Frida non dice nulla.
Si guardano a lungo.
Ma Frida non piange. Non per lui.
Sarebbe come se un ateo si mettesse a pregare, in una stanza grande, insonorizzata, vuota.

Erba Cattiva | One DirectionWhere stories live. Discover now