Capitolo 3: Luce & Oscurità

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Buio.
La fonte dell'incertezza, della paura. Dell'ignoto.
A casa mia ho sempre avuto paura del buio... Sono cresciuto, ma questa mia paura è rimasta.
Il buio, e la paura in generale, ci separano dalla conoscenza. Molto tempo fa, i nostri antenati vivevano nel buio della notte. Senza la sicurezza di avere un po' di conoscenza. Con la paura costante dell'ignoto. Soli. Nessuna previsione, niente certezze...
Oggi, abbiamo gli elementi naturali dalla nostra parte. Elettricità, fuoco... Sole, sopratutto... Non che gli antenati non lo avessero... Tuttavia, loro non sapevano come comportarsi quando era nascosto.
Ma col tempo hanno imparato.

Solo, nella stanza, con le stelle come unica fonte di luce. Nessun rumore. Semplice silenzio. Tranquillità.
Troppa tranquillità.
Stanotte non riesco a dormire. Sono teso. Non riesco a capacitarmi di quello che è successo. Che ne è stato di tutti quelli che conoscevo? I miei genitori, parenti, amici... Sono davvero tutti morti? Sono sul serio l'unico essere umano rimasto in vita? "Il prescelto". Le parole di Laetaxia ancora si aggirano nella mia mente, mentre cerco di trovare un nesso logico al tutto.
Perché proprio io? Se almeno fossi morto sarei con i miei conoscenti in... qualunque posto si vada dopo la morte. Non sono nemmeno sicuro se le anime degli umani vadano da qualche parte, dopo la morte, o se semplicemente si dissolvano assieme al corpo.
Ho davvero una speranza di scacciare via dal nostro pianeta i Khorakiani? Esseri spregievoli, senza dubbio. Attaccare popoli indifesi, uccidere persone innocenti. Per il puro gusto di farlo.
Purtroppo, la guerra è impossibile da evitare. Ma... A che servirà? No, seriamente: qual'è lo scopo della guerra, anche in generale, anche le guerre terrestri? L'amor di patria? Il rispetto? L'odio? O forse non ha alcuno scopo?
E così eccomi qui, di notte fonda, a pensare a domande esistenziali. Non ho sonno, ho solo dubbi. Dubbi che mi perseguitano.

*Click*
"Cos'era?", penso sobbalzando.
Forse non era nulla... Ma non avendo nient'altro da fare, scendo dal letto, e mi aggiro per casa, in cerca di una risposta. Non dovrei aggirarmi, da solo, di notte, in una casa che non ho mai visto, in un pianeta che non ho mai saputo di esistere. Sopratutto se ho paura del buio.
Ma lo faccio comunque. Non so nemmeno io il perché. Forse, il mio istinto mi spinge a farlo.
Sempre con l'aiuto della luce delle stelle, filtrata dalle finestre, girovago senza una meta precisa. Passo dapprima per la cucina, poi per il salotto, infine per il bagno. Non vedo nessuno; continuo a vagare per la casa, fino a quando non trovo una stanza con la porta socchiusa; la apro, e trovo Laetaxia... nuda, che tocca parti intime del suo corpo.
"Che stupido!", penso in un attimo, "Non potevo restare a letto, anziché cacciarmi in guai del genere?".
Ma si sa, è inutile piangere sul latte versato; quindi mi affretto a socchiudere la porta e ad andarmene, sperando che lei non si è accorta della mia irruzione.
Ma lei si avvolge un velo semitrasparente e scatta fino alla porta, riaprendola; sento di prendere un colpo al cuore sentendo lei sussurrare: "Non hai sonno, vero?".
Mi fermo di colpo, rendendomi conto dell'errore commesso nel gironzolare di notte. Cerco velocemente una scusa abbastanza credibile, ma mi esce fuori solo una parola: "...No."
Si guarda attorno; "Entra", mi dice.
Chiude la porta. "Mi rendo conto che hai fra le mani una grossa responsabilità, Hyangel."
Annuisco.
"Hai paura di fallire?", chiede.
"Sì", rispondo. "Non sono tagliato per fare l'eroe."
"Nessuno nasce con la predisposizione", ribatte.
"Sì, ma... non credo di avere le abilità per farcela, Laetaxia".
"Non puoi sapere come andrà a finire fino a quando non accadrà."
"Fino a quando non accadrà... cosa?" Ho paura della risposta.
Lei sospira, guardando alle stelle. "La guerra."
La mia paura era fondata; ci sarà veramente una guerra tra i Beatoniani e i Khorakiani per la conquista del pianeta Terra.
"Il pensiero di una guerra non mette timore solo a te, Hyangel," dice, "ma non abbiamo scelta."
Annuisco ancora una volta. Secondi di silenzio separano la nostra conversazione per dare spazio ad orribili pensieri per entrambi, finché lei non rompe l'incantesimo rassicurandomi: "Non sei rimasto solo."
Ci guardiamo. Continua: "Gli umani... noi possiamo ancora salvare tutti."
La luce delle stelle si fa più forte, e con esse, anche la mia speranza si riaccende. Mi esce spontaneo chiederle: "E... come?"
"Sfruttando la dilatazione spazio-temporale.", afferma.
Ci metto un attimo per decifrare ciò che intendeva dire: "Vuoi andare indietro nel tempo?!"
Involontariamente, la mia voce si è alzata nel mezzo di quella frase; si affretta a calmarmi: "Ssh!"
Mi accorgo della possibilità di aver potenzialmente svegliato tutti nel raggio di 500 metri, quindi riabbasso la voce, e ripeto: "Vuoi andare indietro nel tempo?"
"Abbiamo la tecnologia per riuscirci, quindi sì", risponde.
"E cosa intendi fare?", le chiedo impaziente.
"Una volta che saremo in un tempo abbastanza passato, trasferiremo tutti gli umani momentaneamente su un altro pianeta, per poi sconfiggere i Khorakiani una volta per tutte. Hanno dimostrato di essere ingiusti, prepotenti, e meritano l'estinzione. Questo è il nostro scopo principale, per ora."
"Bene."
I miei occhi si posano involontariamente sui seni di lei, ancora chiaramente visibili attraverso il velo. Scuoto la testa e distolgo lo sguardo: "Ehm, scusa se sono entrato nella stanza senza bussare. Ora... ora vado. Buonanotte."
Colgo una scintilla nei suoi occhi; mi blocca per un braccio: "Aspetta."
Mi fermo. Mi dice: "E se... passassi la notte qui?"
Arrossiamo entrambi.
"Beh... Va bene."

Non ci è voluto molto perché accadesse l'inevitabile; ormai avrete certamente capito. L'ho fatto con Laetaxia. La conosco da un pomeriggio ed è già successo. Vi risparmio i dettagli, per il semplice motivo che questa non è la storia adatta per questo. Vi basti solo sapere che è piaciuto ad entrambi.
Dietro a ciò che è accaduto stanotte non c'è semplice lussuria.
C'è di più. Credo di amarla. È inutile aspettare a dirglielo: "Laetaxia, io ti... amo."
Mi guarda con quel suo sorriso scaltro che ho imparato ad apprezzare: "Anch'io ti amo... Hyangel."

Luce e oscurità. Sono stranamente collegate, le due cose. Così diverse, eppure così vicine.
Ci baciamo, e prima che lo sappia, mi addormento.

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