Terza Scommessa

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                                           Terza Scommessa 

-Andiamo Styles, ci stai? Sai molto bene che cosa potresti ricevere se vinci. Mi disse Tom, mentre io stavo valutano le mie opzioni. 

-E se non voglio? Gli risposi, nascondendo con difficoltà la preoccupazione della mia voce. 

-Se non vuoi, sarai consegnato alla polizia. Seriamente, sei diventato un pollo così grande? Da quando in qua ti ritiri da una scommessa?

-Tua madre è un pollo! Scrocchiai nervoso i denti. Rifiuto una scommessa solo quando ho dei seri motivi, Thomas, e tu dovresti saperlo.

Sapevo quel'era la sua strategia, voleva farmi innervosire, voleva provocarmi, solo per fare quello che voleva lui e si basava sul fatto che la posta in gioco era la mia libertà. 

-Bene, quindi se non continui, devo capire che la risposta è un si. Meditò lui.

-Sai molto bene che non mi piacere essere minacciato, Thomas. Gli dissi accigliato, ignorando il suo commento. 

-Questo è anche l'idea, e tu lo sai. Sarai pure tante cose, ma idiota non lo sei, Styles. Ora, passiamo agli affari. Hai capito ce cosa devi fare?

-Msi, ho capito. Ma stai attento, che se per qualche motivo non manterrai la tua parola, rimarrai castrato ed entrerai in prigione. Mi assicurerò personalmente che le cose vadano in questo modo, credimi. Lo avvertii andandomene dalla stanza. 

-Non dimenticare la coperta insanguinata! Lo sentii urlare dietro di me.

Avevo i pugni serrati e potevo sentire il mio battito cardiaco diventare sempre più agitato man mano che mi avvicinavo alla stanza di Andrea. Questa volta sarebbe stato diverso; lei non era una qualsiasi puttana grazie alla quale mi guadagnavo da vivere. Andrea per me era come una sorella da tanti anni e mi sentivo strano a farle qualcosa di male. 

Girai il pomello tondo ed entrai nella sua stanza, la scorsi seduta su uno dei divani, leggendo uno dei libri dalla biblioteca. Mi avvicinai esitante, cosa che non era da me, e mi sedetti vicino a lei, avvolgendole la vita con un braccio. Dovevo scegliere - la mia libertà, o la sua verginità. Il mio essere egoista scelse la prima variante e decisi di darle ragione, anche se dentro di me avevo un'orma di rimorso per quello che avrei fatto. 

-Hei Andrea, che cosa ci fai qui tutta sola? Domandai, inarcando un sopracciglio e forzando i lati della mia bocca ad alzarsi in un sorriso duro. 

-Ballo Harry, che cosa ti sembra che stia facendo? Ridacchiò lei, ironica. 

Mi piacevano quel tipo di prese in giro tra di noi, però in quel momento dovevo ignorare il sentimento di felicità provocato dai ricordi e concentrarmi sul mio lavoro, questo se non volevo finire in prigione... E non lo volevo. 

-Tu vuoi proprio perdere il tuo tempo leggendo? Sospirai teatrale, prendendole il libro dalle mani e lanciandolo da qualche parte sul tappeto, per poi salire sopra di lei e cominciare a giocare con il materiale della sua maglia trasparente. 

-Hai qualche idea migliore? Replicò lei, infilando la mano nei miei boccoli e cominciando a muoverla.

-In realtà, ne ho un paio.

Alzai il viso verso il suo e le baciai le labbra, mentre le mie dita le alzavano la maglia e si facevano strada verso i suoi seni. Mi staccai per toglierle entrambi i materiali che le coprivano il busto, questo restando completamente nudo per le mie mani giocose. Potevo sentire i miei pantaloni diventare sempre più stretti, perciò decisi di non sopportare più la "sofferenza" e togliermeli, procedendo allo stesso modo anche coi boxer neri. Afferrai il bordo dei suoi jeans tra le dita, ma non prima di sbottonarglieli e di abbassare la cerniera, per poi cominciare a compiacermi nel torturarla facendola aspettare. Non volevo andare fino in fondo, perchè ero cosciente del fatto che questo avrebbe fatto molto più male a lei che a me, però o lo facevo, o entravo al fresco. Per giunta, lei a un certo punto mi avrebbe perdonato, soprattutto anche dopo che avrebbe saputo di che cosa si trattava in realtà. Mi schiaffeggiai mentalmente per il fatto che avevo accettato di fare una cosa del genere, ma tornai alla realtà; e la realtà era che non mi permettevo di prolungare più di quanto non ce n'era bisogno il dolore che avrebbe sentito. Le tolsi le mutandine rosse e le buttai da qualche parte nella stanza, poi chiusi gli occhi e pregai che non mi odiasse per quello che le avrei fatto. Lei non era più vergine da un pò di tempo e questo significava che avevo chance di avere il suo sangue vaginale solo se l'avrei sottoposta ad un dolore abbastanza grande. Oh Signore, perchè avevo dovuto scegliere quel lavoro? Perchè non ero diventato paracadutista? O eventualmente reporter assieme a Superman?

Strinsi le palpebre con tutta la forza quando la penetrai a fondo e con forza, senza grammo di sentimento. Le sue urla risuonarono per tutta la stanza, e la sua schiena si inarcò in modo da poter diminuire il dolore, ma entrambi sapevamo che non serviva a niente. Continuai con movimenti costanti di avanti e indietro sempre più veloci e vedevo le lacrime che cominciarono a bagnarle le guance mentre le urla le abbandonavano in modo costante la gola. Era chiaro, mi avrebbe disprezzato per tutti gli anni in cui avrei ancora vissuto. Osservavo che non c'era problema per il piacere in quello che stava succedendo lì e giuravo su Dio che se avessi potuto mi sarei fermato in quel momento, ma sapevo quali sarebbero state le conseguenze e anche il verdetto, perciò non mi permettevo una cosa simile. Mi mancava poco dal venire e non potevo rischiare di lasciarla anche incinta, perciò mi spinsi un'ultima volta dentro di lei con tutta la forza che riuscivo a mettere in una cosa simile per poi uscire fuori da dentro di lei. Sulla coperta sotto di noi c'era una macchia abbastanza grande di sangue e le mie iridi si dilatarono quanto una cipolla quando vidi Andrea giacere proprio sopra di essa piangendo più forte di quanto avessi mai creduto possibile. Mi alzai ed eiaculai sul tappeto, per poi piegarmi e baciarla sulla fronte. Una lacrima mi scivolò sulla guancia quando la sentii dimenarsi sotto al mio tocco.

-Perdonami... Ti prego, perdonami... dissi, un'altra lacrima scorrendo sulla mia guancia. 

-E-esci fu-fuori! Urlò lei. 

Non commentai. Presi la coperta. Mi alzai i pantaloni ed uscii dalla stanza, sbattendo la porta alle mie spalle. Volevo solo che quel giorno finisse al più presto. Mi affrettai verso l'ufficio di Thomas con i pugni serrati e ci entrai senza bussare, mentre utilizzavo persino l'ultimo grammo di autocontrollo che avevo per non picchiare a morte quel bastardo. 

-Prenditi la coperta. Coprirtici quando dormi. Gli dissi e mi voltai di spalle, avanzando verso la porta. 

-Oh, si grazie. A proposito, come sta Andrea? E' rimasta sempre la solita troia? Metto la mano nel fuoco che si è offerta a farti un pompino appena ti ha visto. Rise lui sarcastico.

-Bastardo figlio di puttana, hai già superato ogni limite. Non obbligare anche me ad oltrepassare i miei. Ringhiai.

-Stavo scherzando, Hazz. Cosa, non avrai mica pensato che fossi serio? Lo sai che io ci tengo a te e non ti farei mai niente di male. La cosa di oggi è stata così, solo per divertimento. Si finse Thomas arrabbiato. 

-Baciami il culo! Dissi ed uscii fuori dalla stanza, ma non prima di mostrargli il dito medio. 

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⏰ Недавно обновлено: Apr 07, 2015 ⏰

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