Let Me Get Lost In You [TaeKo...

Von Hananami77

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''«Taehyung non può sposare il figlio di Jeon. Ho sentito troppe cose poco rassicuranti sul suo conto, non po... Mehr

Personaggi+Introduzione
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#Special: [Biscotti in incognito]
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[Special 3#] Buon compleanno, hyung!
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~Epilogo~
LMGLIY - FAQ

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Von Hananami77

I risvegli non erano tutti uguali e Taehyung lo sapeva bene. Ma sicuramente, una cosa che li accomunava tutti, era il senso di fastidio che provava quando veniva svegliato dalla servitù del palazzo Jeon, la cui grazia pari a quella di un orso su una lastra di ghiaccio aveva strappato lui e Jungkook dal loro sonno travagliato e disturbato.

O meglio, dal suo sonno travagliato e disturbato.

Dire che non avesse praticamente dormito era un'ipotesi alquanto veritiera ma dalla connotazione troppo ottimistica, in quanto non solamente aveva passato tutto il tempo a cercare di domare delle emozioni di difficile interpretazione, ma non era riuscito a fermare la mente dall'arrovellarsi sugli ultimi avvenimenti.

Il discorso di Yoongi, Jungkook e la sua convinzione di dover prendere delle pillole per stare bene, le parole biascicate da Kookie e che avevano avuto lo stesso impatto di un pugno sul naso...era stato tutto tanto e troppo, quindi aveva tanto la sensazione di star galleggiando in quel tumulto di pensieri ed emozioni che non avevano né capo né coda, dove non esisteva una soluzione -o meglio, lui non l'aveva ancora trovata-, e dove non c'era un inizio ma una fine di difficile interpretazione.

L'unica cosa che poteva affermare senza che si sentisse inghiottire dai dubbi, era che l'esistenza sua e di Jungkook erano intrecciate e stranamente coordinate, mantenute da un filo sottile come un capello che migliaia di forbici stavano tentando di recidere per farli crollare.

Tutte le idee si affollavano su Jungkook anche se i pensieri non erano rivolti a lui nello specifico; non era possibile cambiare la loro storia o, peggio, cancellarla e far finta che non fosse mai esistita. Non poteva lasciar correre ciò che era successo con JK ma, allo stesso tempo, non poteva raggiungere con quest'ultimo niente di più di un mezzo accordo intervallato da sprazzi di assenza.

Con JK aveva sempre delle questioni in sospeso, mille faccende che venivano accantonate ma che si impilavano creando, strato dopo strato, spazi sempre più ampi ed incolmabili. Lui non poteva superarli e JK non voleva che venissero superati, e forse la colpa era anche sua.

Non era riuscito ad entrare in "connessione" con quell'altra personalità, ma non era stato di certo aiutato nel processo.

Jungkook, infatti, non aveva affrontato JK in senso stretto, non stava neanche cercando un modo per aprire uno spiraglio con la sua personalità più particolare, perché era concentrato -insieme al dottore- a metterlo a tacere piuttosto che effettivamente trovare una connessione.

Sapeva perfettamente che Jungkook non si sarebbe mai voluto liberare di loro, ma ciò che stava facendo era "assopire" quegli aspetti nella speranza di poterli gestire, ed era così convinto delle sue scelte che Taehyung si sentiva quasi in colpa ad arrabbiarsi per come stava agendo.

La vita era la sua, lui non avrebbe dovuto mettere lingua in quelle faccende, ma non poteva stare a guardare Jungkook compiere delle azioni non produttive e quasi autodistruttive.

Perciò, quando la servitù era entrata in stanza spalancando le finestre e le tende, preparando ordinatamente la colazione e spiegandola sul tavolino di fronte il letto, aveva anche richiamato i due principi e, in quel frangente, Taehyung aveva solo fatto finta di dormire solo per evitare scomode domande o occhiate curiose.

Jungkook era stato trascinato fuori dal letto da due domestici che conosceva perfettamente, in quanto parte della servitù personale del re, mentre, intontito come ogni volta che assumeva dei tranquillanti, ciondolava verso il bagno per riprendersi e, successivamente, essere aiutato a vestirsi.

E Taehyung, come ogni volta, era rimasto da solo nell'immensa stanza matrimoniale, perché il re aveva richiesto esplicitamente la sola presenza di Jungkook, che era dovuto scappare via senza neanche poterlo salutare.

Taehyung si era abituato a tutto quello, comunque.

Nella corte Kim non aveva mai assunto posizioni di spicco, perché avrebbe dovuto farlo in quella dei Jeon? Era chiaro anche ai muri che il loro fosse stato un matrimonio di facciata, anche se ancora gli sfuggivano delle motivazioni che non avevano trovato risposta.

Alcuni dubbi sperava vivamente di non doverli risolvere, ma altri...altri erano un grande ed enorme tarlo nella sua mente, che ormai sembrava essere insaziabile e inarrestabile.

Bevve il suo solito tè e spiluccò un acino d'uva o due, giusto per solleticare le papille gustative con qualcosa di zuccherino e fresco, sorprendendosi come, mentre allontanava da sé qualsiasi altra pietanza, Yoongi avesse fatto il suo ingresso in stanza.

«Uscite» ordinò alla servitù, intenta ad ordinare il letto e sistemare sulle stampelle gli abiti che avrebbe dovuto indossare Taehyung quel giorno.

«Buongiorno, Taehyung» si inchinò appena Yoongi, e Taehyung fece un cenno con la testa, posando la tazza sul fine piattino in porcellana.

«Buongiorno a te, consigliere. Cosa ti porta così presto nelle mie stanze?» domandò Taehyung, accavallando le gambe coperte dalla stoffa delicata della tenuta notturna e da una vestaglia lunga fino al polpaccio dal profondo color porpora.

«Richiesta del principe. E' preoccupato per la vostra salute» iniziò quello, lasciando Taehyung perplesso. La sua salute?

Cosa c'entrava la sua salute adesso?

«Non vorrei distruggere le vostre preoccupazioni ma io sto benissimo» rispose con confusione.

«Secondo quanto mi ha riferito il principe, e secondo quanto vedo io, non vi state nutrendo abbastanza» rispose Yoongi, adocchiando l'abbondanza di cibo completamente intatto di fronte a loro con sguardo eloquente.

Di nuovo, il discorso cibo. Perché non lo lasciavano in pace una volta per tutte, almeno su quel piano?

Taehyung fece una smorfia e arricciò il naso. «Mangio a sufficienza, non è necessario preoccuparsi».

Yoongi affusolò lo sguardo e indicò la sedia con un «Permettete?», accordatogli immediatamente da Taehyung, che si ritrovò a specchiarsi in un perplesso consigliere che si era piazzato al suo fianco accomodandosi sulla poltrona che, in altri tempi, avrebbe occupato Jungkook.

Corrucciato ed irritato per la piega del discorso, punzecchiò un pezzetto di arancia con la forchettina d'argento mentre sentiva il familiare odore del maraschino pizzicargli le narici e lasciarlo un po' perplesso.

Chi mangiava le arance al maraschino per colazione?

«Ascoltate Taehyung, i sarti reali hanno riferito al re la vostra drastica perdita di peso. Se i consiglieri o il re iniziassero ad avere il sospetto che avete contratto qualche tipo di morbo, potrebbero iniziare a cercare un altro consorte per Jungkook. Sapete no? Nel caso in cui quello attuale dovesse decedere».

Taehyung si soffocò con la sua stessa saliva e strabuzzò gli occhi, pronti a cadere al suolo per quanto fosse incredulo.

Prego?

«Cosa?! Un nuovo consorte? Ma io non ho nessuna malattia, ho solo poco appetito!» protestò con tono palesemente irritato, guardando Yoongi come a dirgli "dimmi che è uno scherzo".

Ma ovviamente non lo era, e l'aggravante era che non poteva neanche smentire ciò che i sarti avevano affermato perchè era vero, aveva perso peso. Molto, più di quanto si immaginasse e di quanto gradisse, ma l'appetito scarseggiava e la nausea era sempre in agguato, perciò mangiare non era proprio tra le attività che preferiva.

A parte mangiare latte e biscotti con Kookie. 

«Lo so, ma dovete sforzarvi. Attualmente le acque sono tranquille, ma con tutto ciò che è già successo in passato e quello che Dio solo sa cosa ci riserva il futuro, direi di iniziare a porvi rimedio quanto prima. Questo è il motivo principale per cui il principe ha mandato me personalmente a controllare che vi nutriate a sufficienza per convincere la corte che non siete malato e che non state per passare a miglior vita». L'ultima parte del discorso era stata fatta con un mezzo sorriso sulle labbra, perchè il consigliere era palesemente divertito dall'assurdità che certe dicerie di corte portavano con sè. 

Taehyung si passò una mano sul viso e prese un profondo respiro, cercando di calmare il nervosismo che aveva preso a scorrergli dentro a quella novità. Possibile che non avesse un attimo di respiro?

«Va bene, farò in modo di prendere peso e mangiare di più» asserì infine, non potendo fare altro. Il consigliere alzò un sopracciglio, in attesa, e il principe lo guardò con fare interrogativo.

«Che c'è?».

«Che ne dite di iniziare da adesso?» commentò con gentilezza, allungandogli un piattino contenente diverse paste -tutte dall'aria deliziosa e dal profumo squisito. Taehyung storse il muso e lo guardò con titubanza, perché non sentiva la fame. Era così ansioso, così costernato, così dannatamente preso dal suo matrimonio che non sentiva di potersi concentrare su altro. 

Ma se ciò che stava dicendo Yoongi era vero -e Taehyung non aveva alcun motivo di dubitarne- allora doveva proprio muoversi, perché come ultima esperienza da aggiungere al suo bagaglio di sfortune, vi era l'essere dato per morente quando in realtà stava benissimo.

Yoongi lo guardò mangiare con palese soddisfazione, annuendo e tenendogli compagnia, commentando qualche cosa di poco conto per intrattenerlo, permettendosi di dargli una pacca sulla spalla con fare quasi orgoglioso vedendo come Taehyung aveva appena finito due delle cinque paste sul piattino.

«Bene, adesso che avete finito colazione, è tempo che vada a salvare il principe dalla colazione con il re e vi lasci preparare. Ricordatevi che oggi dovrete incontrare la direttrice degli orfanotrofi reali e—» e Taehyung aveva smesso di ascoltarlo perché già sapeva che, a parte il primo, tutti gli altri sarebbero stati impegni minori che, di norma, toccava fare alle consorti.

Come ogni volta che gli veniva affidato un compito di competenza palesemente femminile, si ritrovò a domandarsi se avrebbe mai avuto l'occasione di essere utile, per davvero.

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Si issò dalla vasca e si avvolse un asciugamano attorno alla vita, grato che la servitù avesse ascoltato il suo invito a non entrare nel bagno per avvolgergli addosso i teli. Insomma, poteva tranquillamente asciugarsi il corpo ed i capelli senza la necessità di qualcuno che lo toccava o che, ancora peggio, lo attendesse con il telo spiegato per asciugarlo neanche fosse un infermo.

Poteva farlo benissimo da solo e avrebbe continuato a farlo fino a che era nelle sue piene facoltà mentali.

Il vapore e l'odore dolciastro dei sali da bagno riempivano l'ampia stanza e lo avvolgevano in un caldo e impalpabile abbraccio, lasciando che quei profumi placassero un po' del suo nervosismo.

Ci sarebbe stato Jungkook con lui? Oppure forse...

Non voleva pensarci.

Sei sempre bravissimo a metterti ansia da solo Taehyung, veramente. 

Non prendeva più le gocce del dottore e non voleva neanche ricominciare a prenderle, pertanto doveva respirare profondamente per sciogliere un pò della tensione. Si poggiò al lavandino e chiuse gli occhi per qualche istante, inspirando con il naso ed espirando con la bocca, in una cadenza lenta e rilassante. La porta del bagno si aprì improvvisamente e Taehyung sobbalzò, voltandosi di scatto e trovando sulla soglia un principe dalle sopracciglia alzate e gli occhi allargati.

Si guardarono per qualche secondo immersi nel silenzio prima che Taehyung notasse come il colorito di Jungkook iniziasse via via a diventare di una sfumatura sempre più porporina, espandendosi velocemente sulle guance fino a contaminargli anche la punta delle orecchie. 

«C-co— scusa!» esclamò inverosimilmente imbarazzato Jungkook, sbattendo la porta dietro di sé e lasciando un perplesso e vagamente divertito Taehyung fissare la porta con un mezzo sorriso a contornare lo sguardo dolce.

Scossa la testa e sentì il suo umore migliorare immediatamente, il velo di ansia venire soffiato via e non perse troppo tempo nel vestirsi ed asciugarsi i capelli in modo più o meno decente -ci avrebbe pensato l'acconciatrice di corte a sistemarglieli, comunque-.

Entrò nella stanza e trovò Jungkook intento a giocherellare con le sue dita, seduto sul bordo del letto e con ancora il viso rosso per l'imbarazzo.

Farfugliava qualcosa tra sè muovendo impercettibilmente le labbra, a volte incurvava le labbra in un sorriso minuscolo, altre volte invece arcuava un sopracciglio.

Non era una cosa che si vedeva fare spesso, ma era una caratteristica di Jungkook e a Taehyung andava bene, fintantoché egli stesso non lo avesse visto come un problema. 

«Koo, puoi andare se vuoi, ho finito» lo ridestò Taehyung, il suo sorriso era ben presente nella voce roca e cordiale. Jungkook scattò in piedi e annuì velocemente, grattandosi la nuca e respirando come se non lo facesse da anni. 

Era terribilmente adorabile.

«Mi dispiace per prima, credevo non ci fossi» mormorò con fare impacciato.

Taehyung sentiva il desiderio di abbracciarlo stretto per quanto Jungkook sembrasse dispiaciuto. Insomma, lo aveva visto in situazioni ben "peggiori" di quella di poco prima, eppure continuava ad imbarazzarsi come se non si fossero mai visti. Era una cosa positiva? Non ne era certo, però non se ne lamentava perchè adorava la timidezza di Jungkook forse più di quanto Jungkook stesso immaginasse.

«Koo, ne abbiamo già parlato, ricordi?» ridacchiò Taehyung, avvicinandosi al principe intento a guardare punti a caso del soffitto e della mobilia. Come sempre quando era imbarazzato, evitava di guardare direttamente alla fonte del suo nervosismo per guardarsi intorno e aspettare che fosse lui a fare il passo per sbloccarlo.

E con il classico colpetto sotto il mento e gli occhioni di Jungkook nei suoi, chiuse la distanza tra di loro dandogli un bacio a fior di labbra che l'altro ricambiò immediatamente. Si rilassò visibilmente e portò una mano sul suo fianco, mentre quella di Taehyung si intrecciò alle sue dita e sorrise internamente, felice.

JUNKOO! H-hyung! Hyung! Taetae e Junkoo s-si sono dati un b-bacio! urlò Kookie, facendo sobbalzare Jungkook, che per lo spavento presosi si staccò bruscamente dal contatto. 

Taehyung lo guardò sorpreso, ridacchiando apertamente come il principe mimò con le labbra «Kookie». 

Kookie! Ti avevo detto di non guardare! lo rimproverò Jungkook.

Ma-ma...! Kookie e-era curioso d-di s-sapere se Taetae m-mangia a-anche Junkoo...

Non si fa! Lo sai vero?  Jungkook si scompigliò i capelli sotto lo sguardo divertito ed affascinato di Taehyung.

Il biscotto è di mia competenza, non ti impicciare, perdente.

Jungkook si irrigidì di botto e strinse Taehyung involontariamente. Quello lo guardò perplesso, vedeva Jungkook fare quel piccolo ed impercettibile movimento degli occhi e stringere le labbra mentre strizzava gli occhi. 

Hyung! N-non essere s-scortese con Junkoo!

Biscottino, è il momento che parlino i grandi, torna dentro e non fare tante storie. Io e lui abbiamo una cosa di cui discutere.

Quando il silenzio di Jungkook divenne molto più lungo e teso di quanto Taehyung immaginasse, gli sfiorò il braccio con la mano e lo guardò senza capire. 

«Jungkook, c'è qualcosa che non va?» chiese con tono gentile. Jungkook strinse i denti e la tensione fu perfettamente visibile sulla sua mascella.

«Sì. V-ado, torno tra poco» soffiò quindi, lasciando un interdetto Taehyung guardare la sua schiena sparire oltre la porta. 

Beh, era tutto più o meno singolare, e a quanto aveva capito, Jungkook e Kookie parlavano spesso, molto più di quanto si aspettasse. Magari prima stava parlando con lui? Era probabile ma non certo, e si appuntò mentalmente di chiedere a Jungkook o Kookie come funzionasse. 

Aveva visto il flacone con le pillole vicino il letto ma non aveva detto nulla, non voleva replicare l'esperienza della notte prima. In realtà, sperava di riappropriarsi del piccolo scorcio di normalità e di riuscire a passare del tempo qualitativamente importante con il principe.

Almeno per una volta.

E le sue speranze sembrarono essere state ben riposte, perchè il mormorio delle loro labbra che si incontravano, lente e amorevoli, era l'unico suono che rompeva l'assoluta quiete della stanza delicatamente illuminata dalla luce soffusa dell'abatjour di fianco al letto.

Con aria speranzosa Jungkook gli aveva chiesto se lo poteva abbracciare, e non era stata ben chiara la dinamica per cui Taehyung era adesso seduto con la schiena poggiata contro la testiera del letto, le gambe distese sulle lenzuola stropicciate con sopra Jungkook a cavalcioni sulle sue cosce.

Aveva intrecciato le dita tra i suoi capelli scuri ed aveva fatto lui la prima mossa, ma solo dopo che aveva afferrato le mani di Taehyung per poggiarsele sui fianchi, arrossendo e mormorando «Quando me li carezzi m-mi sento al sicuro». Quella frase gli aveva fatto espandere un calore proprio al centro del petto, e non aveva resistito dallo strofinare la punta del naso contro la sua. 

Jungkook aveva avvicinato il volto al suo e Taehyung aveva schiuso le labbra piegando il capo di lato e, dal momento in cui erano tornati a baciarsi, non si erano più staccati.

Le labbra erano rimaste incollate, le lingue si erano vezzeggiate lentamente, i respiri si erano fusi e le dita di Jungkook insinuate tra i suoi capelli. E proprio come il principe gli aveva detto, strofinò i pollici sui suoi fianchi, guadagnandosi un sospiro più profondo contro le sue labbra.

E adesso, nell'intimità della loro stanza, i loro cuori battevano in sincrono mentre le loro anime si abbeveravano della loro ritrovata unione, legati indissolubilmente da qualcosa di più che nessuno dei due si sentiva pronto ad ammettere -ad alta voce.

Taehyung gli morse il labbro inferiore e lo trattenne qualche attimo tra i denti, passandoci sopra la punta della lingua. Provocò in Jungkook un debole gemito e gli avvolse le braccia attorno alla vita, passando le mani sulla sua schiena con fare rassicurante. 

Inconsapevolmente, Jungkook scivolò più vicino e gli avvolse le braccia attorno al collo, piegando leggermente la testa per affondare di più la lingua nella bocca dell'altro. Come si incontrarono di nuovo, succhiò leggermente quella di Taehyung e tante farfalle svolazzarono nell'udire un piccolo e roco gorgoglio risalire dalla gola di suo marito. 

Stupendosi di quanto potesse risultare allettante sentire l'altro reagire ai suoi baci con la stessa intensità con cui faceva lui, Jungkook mosse le mani liberamente, disegnando trame invisibili sul suo corpo. 

Passarono sul viso, scesero su collo affusolato, poi sulle spalle e sulle braccia, risalendo lentamente per poi riscendere sulle clavicole, sul petto e sull'addome, tastando di tanto in tanto la consistenza del corpo premuto sul suo. La setosa pelle di Taehyung gli solleticava i polpastrelli con sublime perfezione, ricordandogli ancora una volta quanto desiderasse poter essere libero dalle sue barriere mentali per poterne godere a pieno.

Taehyung sentì le mani calde del principe scorrergli addosso e un senso di totale appagamento lo colse nel sentire Jungkook completamente rilassato tra le sue braccia, mentre lo baciava e non si vergognava poi più così tanto se, di tanto in tanto, qualche gemito o ansimo più acuto di altri lasciavano le sue labbra.

Era un sollievo vedere i passi da gigante che Jungkook aveva fatto da quando si erano conosciuti, e sperò con tutto sé stesso che la causa di quel cambiamento positivo fosse, almeno in parte, un po' anche grazie a lui.

Un gemito roco gli sfuggì non appena Jungkook si strusciò su lui con fare languido e lascivo, gemendo rumorosamente contro le sue labbra mentre approfondiva -se possibile- ancora di più il bacio.

Un dubbio si insinuò nella sua mente.

Era ancora Jungkook quello?

Socchiuse gli occhi ed incontrò il volto del principe che, ad occhi chiusi e guance rosse, si godeva il momento e assaporava quegli attimi passandogli le mani sulla braccia e sulle spalle, in lente carezze che, pur essendo leggere e timide, erano comunque più convinte e decise.

Come si strofinò di nuovo su di lui, Taehyung strinse i suoi fianchi per fermare l'irruenza. Jungkook si separò da quelle labbra divine, ansante e con gli occhi socchiusi che si posarono immediatamente in quelli di lucidi e velati dell'altro.

Taehyung si leccò le labbra per la mancanza di contatto e il volto di Jungkook toccò una nuova sfumatura rossa, rendendosi via via conto di ciò che aveva appena fatto.

Oddio, mi sono strusciato su di lui urlò mentalmente pieno di panico, sentendo il cuore battergli così forte da fare quasi male contro la cassa toracica.

«Tae, m—», tempestive, le labbra di Taehyung tornarono sulle sue, ma stavolta gli afferrò le mani e se le portò al colletto della camicia da notte che indossava. Jungkook chiuse istantaneamente gli occhi e intuì il messaggio, e preda di una nuova ondata di consapevolezza, prese a sbottonare asola per asola, bottone per bottone fino a che non arrivò alla fine. 

Allargò il tessuto e lo spostò leggermente per farlo ricadere oltre le spalle. Taehyung si protese verso di lui per permettergli il movimento e come lo fece, i loro inguini si toccarono ancora una volta. Un piccolo guaito si levò da Jungkook al contatto, ma un brivido d'eccitazione lo colpì come sentì sotto le dita la consistenza vellutata della pelle di Taehyung.

Adesso era libero di poter far vagare lo sguardo senza che dovesse immaginarsi cosa quella camicia in morbida seta perlacea nascondesse. 

Taehyung si staccò dalle sue labbra e gli baciò l'angolo della bocca, spostandosi verso la mandibola su cui lasciò un piccolo e dolce bacio. Il principe sentì un brivido coglierlo e la pelle d'oca sul braccio. 

«Koo, posso toglierla?» mormorò, afferrando i lembi della sua camicia che gli ricadeva mollemente sui fianchi stretti.

Jungkook socchiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore, incerto sul da farsi.

Non si era mai mostrato a Taehyung senza vestiti -ok, JK sì, ma JK non era lui- quindi quella sarebbe stata un'altra prima volta che, francamente, gli metteva ansia.

Ma se avesse dovuto assecondare ogni volta che gli veniva l'ansia per qualcosa, allora non avrebbe avuto modo di assaporare le labbra di Taehyung, che erano una delle cose migliori che avesse mai avuto il piacere di assaggiare.

Non sapeva cosa volesse fare Taehyung, l'incertezza del non sapere lo fece smuovere appena sul suo posto e ricercò conferma negli occhi dell'altro. Quello attendeva pazientemente che facesse le sue considerazioni e ponderasse l'idea, carezzandogli i fianchi.

«Mi toccherai?» sussurrò, la voce era arrochita da diversi fattori, un po' per l'eccitazione, un po' per l'ansia, un po' per tutto.

Taehyung fece un piccolo sorriso. «Porterò le mani esattamente dove sono sempre state, solo che non ci sarà il tessuto a dividerci».

Un'ansia che non sapeva di provare gli risalì dal petto fino alla gola, e con il panico perfettamente leggibile sul suo viso, le labbra gli tremarono e gli occhi divennero quasi lucidi.  Taehyung gli tolse le mani di dosso e le portò in alto, in bella vista e lontane da lui.

«Koo, non agitarti. Sei ancora vestito, non succederà nulla». Jungkook si premette le mani sulle tempie e strizzò gli occhi, scuotendo la testa con forza.

«T-Tae» chiamò a mezza voce, posando le mani sulle sue spalle. «Sono qui, fai respiri profondi e rilassati. Non faremo mai niente che non ti senta di fare, giusto? Non hai niente da temere».

In realtà, Jungkook temeva tutto, qualsiasi cosa. 

Viveva nella costante ansia che qualcosa potesse scatenargli scenari poco felici che lui non ricordava ma che aveva vissuto, scorci di momenti che avevano lasciato grosse cicatrici invisibili ancora più dolorose di quelle percepibili. 

Ma non voleva vivere nella paura, non voleva sentire quelle cose. Gli aveva dato fin troppo spazio, aveva permesso alle sue paure di vivere al posto suo, si era adattato a loro e non il contrario, e ne pagava le conseguenze in quel modo. 

Voleva dare a Taehyung la possibilità di sentirlo, lo voleva davvero, ma allo stesso tempo quel pensiero suonava completamente sbagliato al suo stupido corpo.

Ma non voleva dargli ascolto. Non ancora.

«Fallo».

Taehyung sgranò gli occhi.

«Cosa? Koo, non c'è nessuno problema, non abbiamo fretta» gli disse per cercare di calmare l'improvvisa impazienza nella voce di Jungkook. Quello lo guardò con occhi quasi supplicanti.

«Fallo Taehyung, ti prego».

La nota quasi disperata nella voce di Jungkook gli annodò la gola, quindi cercò velocemente un compromesso. Non voleva creare situazioni di disagio, ma non voleva neanche dire completamente no a Jungkook.

Pensa Taehyung, pensa.

E come si incitò da solo, gli venne un'idea. Certo, non era di certo l'idea migliore di tutte, ma forse poteva far in modo di mediare.

«Koo, ascoltami attentamente». Jungkook pendeva dalle sue labbra, sembrava tanto un coniglietto sperduto che non sapeva a cosa appigliarsi, quindi prese le sue mani strette contro le tempie e le intrecciò alle proprie.

«Non toglieremo la camicia. La terrai comunque addosso, saranno le mie mani a scorrerti sotto questa, va bene? In questo modo, non sarai completamente esposto ma esaudiremo il tuo desiderio... che ne pensi?».

Gli occhi di Jungkook si sgranarono e si accesero come quella gli sembrava veramente un buon modo di agire, e magari avrebbe potuto anche sperimentare cosa significasse avere addosso le mani su parti ancora inesplorate da qualcuno di cui si fidava ciecamente.

Chissà che tragitto avrebbero percorso o che sensazioni gli avrebbero donato.

«Che ne pensi, Koo? E' un buon compromesso?».

Jungkook annuì con convinzione e fece un respiro profondo, stringendo la presa sulle sue mani. Taehyung sorrise e gli diede un piccolo bacio nell'angolo della bocca, scendendo con le labbra sul suo collo per sfiorare la giugulare con le labbra.

Jungkook ebbe un piccolo e piacevole sussulto, piegò la testa e fece un respiro emozionato come sentiva le labbra di Taehyung passare con grazia sulla sua pelle, tracciando sentieri invisibili con la punta del naso e suggellando, di tanto in tanto, il segno del suo passaggio con qualche bacio o piccolo succhiotto.

Baci umidi contornati da sonori schiocchi gli fecero venire i brividi lungo la schiena ricordandogli la prima volta che erano stati insieme, provocandogli quello strano stato di eccitazione che stentava ancora a credere potesse provare.

Le dita di Taehyung scivolarono via dalle sue per risalire sulle sue braccia in lente carezze, passando sulla camicia da notte con gentilezza. Taehyung respirò contro il suo collo e gli lasciò su qualche morsetto lieve; Jungkook si morse il labbro inferiore e si sbilanciò verso di lui per sentire ancora e ancora.

Ma facendolo, aveva portato parte del suo peso a gravare sul busto scoperto di Taehyung.

Con il cuore che gli stava salendo fino al cervello, posò delicatamente le mani dell'altro sui suoi fianchi. Le dita affusolate si posarono con perfetta grazia su di lui e ne tastarono appena la consistenza, lasciando dietro di sé una sensazione di calore che si irradiò sul suo corpo fino ad ogni estremità.

«Tae...puoi parlarmi?» mormorò ad occhi chiusi, sentendo un altro brivido coglierlo.

Taehyung annuì nell'incavo del suo collo. «Sono qui, Koo. Usa le mie mani come preferisci, siamo io e te. Nessun altro» la voce roca e baritona ritornò a risuonare come la migliore delle melodie nella sua mente, soave come la risacca del mare e capace di infondergli la sicurezza che gli mancava. 

Taehyung lo stava stravolgendo in un modo così sublime che sentiva non se ne sarebbe mai saziato. 

Poggiò le sue mani su quelle di Taehyung e le mosse sperimentalmente sulla sua pelle scoperta che sentiva bruciare ogni volta che l'altro lo sfiorava. Fece risalire le mani sul costato, sentendo come la punta delle dita tracciava con delicatezza il profilo dei muscoli, dei tendini che si flettevano in modo quasi del tutto involontario, e come queste sembravano scrivere nuove parole colme di cura e dedizione.

«Koo, sei magnifico» sussurrò Taehyung contro il suo orecchio. Jungkook strinse le ginocchia ai lati delle sue gambe e lasciò la presa sulle mani di quest'ultimo -che rimasero ferme su di lui.

Coppò il viso di Taehyung e lo costrinse a guardarlo negli occhi, accesi sicuramente dell'eccitazione e da quel qualcosa di più che gli fecero venire in mente desideri e pensieri mai avuti prima. 

«F-fai tu, per favore».

Non riusciva ancora ad accettarsi per quello che era, non riusciva neanche a bilanciare le emozioni confuse che gli agitavano l'animo, non riusciva a fare qualcosa a sé stesso che implicitamente implicasse il darsi piacere.

E non piacere solo in forma sessuale. Piacere inteso come momento di comunione con il suo corpo, in un semplice contatto anche solamente indiretto come lo era quello con le mani di Taehyung.

«Koo, dobbiamo collaborare».

Jungkook aggrottò le sopracciglia e lo guardò perplesso. «Collaborare? I-in che senso?».

Il cuore di Taehyung si scaldò alla vista dei suoi occhioni scuri e lucidi di curiosità, una nota sorpresa nella voce roca e appena udibile.

«Se vuoi che io conosca il tuo corpo, devi prima conoscerlo tu» gli rispose semplicemente Taehyung.

Jungkook strinse le labbra.

Come dirglielo?

«Non ho un bel rapporto con me stesso. Non mi riferisco solo a Kookie o JK, io n-non sono mai riuscito a toccarmi in nessun senso s-senza provare—L'idea di dover venire a contatto con me stesso m-mi fa vomitare» ammise infine. I pollici di Taehyung strofinarono appena sulla pelle liscia dei suoi fianchi e il contatto gli risultò estremamente piacevole, in contrasto con il tremore appena accennato delle sue mani. 

Taehyung studiò per qualche attimo Jungkook e la sua espressione, pensando anche alla posizione che ricopriva e come avrebbe potuto fare per evitare di far andare Jungkook nel panico.

Conosceva quelle sensazioni, bruciavano ancora sulla sua pelle e nei suoi ricordi per colpa di JK. Si era sentito quasi soffocare dalle sensazioni negative, dal senso di sporcizia e dall'incapacità di dare un nome a quello sdegno, sentendosi quasi claustrofobico. 

Ma era riuscito a mutare tutto in senso positivo.

Ce l'aveva fatta, ci era davvero riuscito, e come ce l'aveva fatta lui, poteva farcela anche Jungkook.

«Koo, non è colpa del tuo corpo se ci sono stati degli eventi negativi che lo hanno coinvolto. E' dove passerai il resto della tua vita, è quello che ti permette di essere qui con me adesso, quello che ti sta facendo provare queste sensazioni, quello che mi permette di starti vicino. E' quello che ti rende Jungkook e nessun altro».

Jungkook si morse il labbro inferiore e Taehyung staccò le mani da lui solo per stringergli le sue, baciandone il dorso.

«E' quello che mi permette di sentire il tuo cuore battere dall'emozione, che ti fa arrossire nel modo adorabile che vorrei vedere per tutta la vita, è quello che, nonostante tutto, ha resistito».

Il principe gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò stretto, portando la faccia nell'incavo della spalla su cui lasciò un bacio. 

E poi un altro.

E un altro ancora.

«Siamo insieme, lo saremo per tutta la vita, niente sarà mai così tanto insormontabile se ad affrontarlo saremo in due». 

Taehyung gli diede un bacio sulla testa e Jungkook annuì, issandosi dalla comoda posizione e posando la fronte sulla sua.

«Io non so ancora perché la vita mi abbia donato una persona come te, ma spero di non perderti mai...perchè non credo che riuscirei a sopportarlo» bisbigliò Jungkook, provocando in Taehyung una risatina roca. Gli diede un bacio sulle labbra e gli avvolse un braccio attorno alla vita, distendendosi e facendo sì che Jungkook fosse semi-disteso su di lui, con la testa direttamente poggiata sotto il suo mento.

«Come ci distrugge, a volte la vita ci riunisce. Sono felice di averti trovato, Koo».

«Ed io di poterti fare un discorsetto, passivello».


























NDA: credo che questo sia uno dei capitoli che preferisco, per qualche motivo strano. Ne ho scritti di migliori e più intensi, ma questo non saprei...non sono il tipo che apprezza mai ciò che scrive -la mia autostima credo sia pari a 0 lol- ma il Jungkook di questa storia mi rende soft.

Ah JK~ gli darò molto spazio nei prossimi capitoli, perciò non temete che  leggerete molto su lui/loro. Deve fargli un discorsetto, no?

Grazie per essere passati di qui e per aver letto anche questo capitolo, sono ancora sconvolta che questa storia possa piacere lmao :'D

A presto ♡

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