Niente è mai come sembra. [Co...

بواسطة trentwen

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Brian è un ragazzo circondato da persone che non fanno altro che approfittarsi di lui. Non ha amici veri e co... المزيد

1. Le cose belle accadono all'improvviso.
2. Sei come me.
3. Nulla succede per caso.
4. Come potrei farlo?
5. Forse è veramente così.
6. Io mi fido di te.
7. Non potrei mai.
8. Portami via da qui.
10. Ciò di cui ho bisogno sei tu.

9. Non posso stare lontano da te.

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بواسطة trentwen

Come fosse arrivato fin lì, non riuscì subito a capirlo, fatto sta che si risvegliò nel proprio letto. La testa doleva tantissimo, i brutti ricordi del giorno prima riaffiorano nella sua mente, uno dopo l'altro. Non sapeva più a cosa pensare. Non sapeva se sua madre sapesse qualcosa di quella storia. Non aveva idea di dove fosse ora Dylan, ma era più che certo che era solo grazie a lui se adesso era salvo, sotto le proprie coperte.

Mentre le lacrime cominciavano ad offuscargli la vista, vide la maniglia della porta abbassarsi. Subito entrò suo fratello Oliver, che appena si accorse di Brian sveglio, corse verso di lui. -Brian! Finalmente ti sei svegliato.- Sorrise, avvicinandosi, mentre Brian riuscì a ricacciare le lacrime.
-O-Oliver... che cosa...?- Balbettò il corvino, prendendo la propria testa fra le mani. -Dylan, quel ragazzo di cui mi hai parlato tempo fa, ti ha portato fino a casa. Eri svenuto, ma non mi ha spiegato il motivo... tu non ricordi nulla?- Domandò, sedendosi sul letto, accanto al corpo disteso del fratello. Quest'ultimo scosse la testa, abbassando lo sguardo. Non riusciva a mentire guardandolo direttamente negli occhi. -Poi cosa è successo?- Chiese, tremando. -Vi ho fatti entrare, tu eri in braccio a Dylan, senza sensi. Ci siamo subito accorti che hai una febbre altissima... scotti da morire.- Concluse, avvicinando una mano alla fronte bollente del corvino. E annuì, accorgendosi della temperatura ancora molto alta. -E... poi?- -Dylan aveva corso con te in braccio sotto la pioggia, eravate entrambi fradici. Così, col mio aiuto, ti ha fatto un bagno caldo.- Arrossì, pensando al fatto che Dylan lo aveva visto nudo.
Il fratello prese un grosso respiro e continuò. -Dylan poi se n'è andato, ha detto che al tuo risveglio non doveva esserci. Ma mi ha pregato di non dire nulla a mamma, dirle che tu ti eri semplicemente preso una febbre.-
Brian ascoltò ogni singola parola che era uscita dalla bocca di suo fratello. Riabbassò lo sguardo, vedendo le sue dita che fra loro si torturavano con le unghie. -Senti... mamma ha detto che devi rimanere a letto, vuoi qualcosa da mangiare?- Brian scosse la testa, non aveva fame, in quel momento avrebbe solo voluto rivedere Dylan. Voleva delle spiegazioni. Non avrebbe detto nulla di quella vicenda a nessuno. Avrebbero potuto sbattere Dylan in prigione e lui non voleva tutto ciò. Ma aveva dannatamente bisogno di rivederlo.
Non sapeva come avrebbe potuto perdonare Dylan, non riusciva a rilassarsi; ora le cose come sarebbe state? Ormai era palese per sé stesso l'amore che provava per lui, ma come poteva andare avanti e dimenticarsi di ciò che era accaduto, in parte per colpa sua? Tremava al solo pensiero delle fiamme che, senza l'intervento di Dylan, lo avrebbero ucciso. Non poteva dimenticare quegli occhi che lo fissavano in attesa della sua morte.
Non sarebbe andato avanti, e Dylan doveva spiegargli molte, troppe cose.

Una voce alta giunse alle orecchie del corvino, che si accigliò, portando gli occhi in quelli del fratellino. -È il telegiornale locale, mamma ha lasciato su quel canale prima di uscire... sai che io non guardo molto la TV, quindi non ho cambiato.- Spiegò, e Brian rimase in ascolto.
Sapete quando vi manca il fiato e il cuore smette improvvisamente di battere? Ecco, questo è ciò che stava provando mentre ascoltava la notizia di quell'incendio in mezzo alla foresta.
Si divorava letteralmente le dita delle sue povere mani, senza smettere un solo secondo di ascoltare. La notizia diceva che il corpo probabilmente non sarebbe mai potuto essere riconosciuto.
-Brutta storia... solo Dio sa quanto abbia sofferto quella persona e come caspita sia scoppiato un incendio in mezzo a quella foresta. È da sta mattina che gira questa notizia. Meno male che se ne sono accorti subito, così hanno spento l'incendio prima che si espandesse troppo, lo ha detto mamma.- Commentò Olly.
Il ragazzo era rimasto immobile, ricordando, ancora una volta, che proprio quel fuoco avrebbe potuto ucciderlo e tutto per mano di quella "persona". -Oliver... ho b-bisogno di stare da solo, potresti...?- Il piccolo si accigliò per un momento, ma poi annuì, lasciando la stanza.

Prese la testa fra le mani e finalmente scoppiò a piangere, dando sfogo a tutto quello stress e a quella maledetta sensazione che provava da quando si era svegliato.
Tutti. Tutti erano ignari del fatto che proprio Dylan era stato a provocare quell'incendio, per salvarlo.
Non sapeva cosa fare, sperava soltanto che tutto quello fosse dimenticato in fretta, avrebbe voluto perdonare Dylan e poterlo amare senza ostacoli. Ma come? Se quella schifosa sensazione che lo stava uccidendo lentamente era il fatto che non sapeva come avrebbe fatto a fidarsi di lui, ancora una volta?

I giorni passarono, di Dylan nemmeno un segno. Gli mancava e non riusciva a capacitarsene. Non aveva nemmeno il numero del suo cellulare e a scuola non si era più visto.
La notizia venne ben presto dimenticata, da che ne parlavano tutti a che ormai a più nessuno interessasse. In fondo, in quella foresta non c'era assolutamente nulla; la maggior parte della vegetazione era praticamente morta e di quella casetta nessuno sapeva l'esistenza. Nessuno reclamò la sparizione di un conoscente e il corpo non venne mai identificato.
Brian ormai non riusciva più a fidarsi di nessuno, a stento parlava con la sua famiglia e l'unica cosa che facevano insieme era cenare, a volte nemmeno quello. Era apatico, parlava pochissimo e si spaventava per praticamente qualsiasi cosa. Passava le giornate chiuso in camera, a pensare e a piangere.
Olly non riusciva a capire il perché di quel comportamento, si chiese se c'entrasse Dylan e quello che doveva essere successo, ma che ancora non aveva scoperto. I genitori erano preoccupati, per loro non c'era nulla che fosse cambiato nella sua vita, per questo erano ancora più confusi del figlio minore.
Ormai a Brian non importava più. Non aveva senso denunciare Dylan; innanzitutto perché ne era fottutamente innamorato e, secondo, perché ormai quell'uomo aveva trovato ciò che si meritava, perciò, lui aveva ritrovato una sorta di giustizia.

Ma un giorno, un maledettissimo giorno, tornato da scuola, trovò proprio la persona che rivedere avrebbe solo mandato in tilt il suo cervello. Lo avrebbe dannatamente confuso e allo stesso tempo riempito di sollievo, nel scoprire che stava bene. E di fatti, questo è ciò che provò, quando vide che seduto sugli scalini di casa propria c'era lui. Rimase paralizzato per interi minuti, indeciso sul da farsi. Alla fine prese un enorme respiro e si avvicinò al ragazzo.
Dylan sentì dei passi farsi sempre più vicini, si girò puntando direttamente gli occhi azzurri in quelli incerti di Brian. Quelli di quest'ultimo si fecero liquidi nell'esatto istante in cui incontrarono i suoi, increduli di trovarsi davanti a lui.
-Tu... c-che cosa...?- Balbettò, a voce bassissima. -Dio, Brian...- Sussurrò, accorgendosi dell'aspetto nettamente peggiorato del corvino. Gli occhi erano di un oro spento, sotto essi profonde occhiaie, i capelli arruffati, nulla a tenerli ordinati. La corporatura ancora più esile di prima, sembrava fosse stato a digiuno per mesi.
-P-Perché sei qui?- Domandò soltanto, senza avvicinarsi di più.
Dylan si alzò, passo dopo passo si trovò di fronte al più piccolo, che continuava a tremare, guardando il suolo. -Non ce la facevo più, dovevo vederti.- Mormorò in tono sicuro, mentre l'altro sembrava non volerlo guardare in faccia. -D-Dylan... io...- Gli occhi del più grande si inumidurono al solo sentire Brian sussurare il suo nome. Non ci pensò due volte, prese la testa del più piccolo fra le mani, sollevandola, e subito si buttò sulle le sue labbra.
Non aveva abbastanza volontà per staccarsi, trovandosi combattuto davanti la realtà e i suoi sentimenti. Strinse un lembo della felpa del più grande, lasciandosi trasportare da quel dolce bacio.
-B-Basta... c-ci vedranno.- Riuscì a dire. Dylan si staccò, guardando Brian che, ancora tra le lacrime, era arrossito di botto.
Senza dir nulla, entrarono in casa del corvino, trovandola deserta.
-Non so se lo voglio, Dylan... i-io... ho paura.- Sussurrò, sempre tra le lacrime. Il più grande, torturando coi denti il labbro inferiore, rispose. -Lo so Brian... ma i-io non ce la faccio a starti lontano.- -Come faccio a fidarmi ancora una volta? Io s-sono praticamente certo di essermi innamoratodi te, ma...- Stava arrossendo sempre di più, era riuscito a confessarsi. -Ma... come faccio ad essere sicuro che tu non mi stia prendendo in giro, come già hai fatto?- Concluse, asciugandosi le lacrime che non smettevano di bagnargli le guance. -Ci ho provato Brian, ho provato a non essere egoista. Mi ero imposto che sarei uscito dalla tua vita, che tu saresti andato avanti, che ti meritavi di meglio di uno come me, che ti ha tradito ma allo stesso tempo amato... Ma non riesco a non pensarti, non riesco a stare lontano da te. Non riesco a pensare a te tra delle braccia che non sono le mie. Brian, io sono innamorato di te e questo non cambierà. Voglio poter stare con te e amarti.- Nei suoi occhi vide sicurezza, non stavano mentendo, la verità era che non lo avevano mai realmente fatto. La verità era che entrambi erano stati troppo ingenui, ma ora non riuscivano a vedere una vita senza l'altro.
-Allora dimostra che sei cambiato e che non mi farai mai più del male. Dimostra di amarmi, come mai hai fatto con nessun altro. Perché tu non puoi capire quello che ho passato, senza di te. Non so se sarei riuscito ad andare avanti per molto, senza la tua presenza.-
Dylan sorrise, ormai anche lui piangeva, cercando inutilmente di non darlo a vedere. Si avvicinò, posò una mano calda sulla guancia fredda di Brian, accarezzandola dolcemente. Si abbassò quel poco che bastò a far incontrare le loro labbra, che con lentezza cominciarono ad assaggiarsi a vicenda. Quando si staccarono, Brian avvolse le sue braccia attorno al corpo più robusto di Dylan, tenendosi stretto a lui, nascondendo il viso. Dylan ricambiò l'abbraccio, chiudendo gli occhi, mentre Brian continuava ad arrossire. -Sono stato uno stupido, non avrei mai dovuto ascoltare quel pazzo, soprattutto metterti in pericolo. Ma ero troppo spaventato dall'idea che avrebbe potuto fare del male ai miei genitori... n-non è comunque una scusa valida... sono solo un idiota!- Esclamò, stringendolo sempre più forte. Brian si strinse di più, asciugandosi le lacrime sulla sua felpa nera. -N-Non dire così, infondo è grazie a tutto questo se ti ho conosciuto.- -Dammi del tempo, ti dimostrerò che per te non sono più un pericolo. Sappi che con te sono sempre stato me stesso, tutte le cose positive le ho fatte solo perché me lo diceva il cuore e non quel mostro.- -Sì Dylan, mi fido di te e... grazie.- Dylan si accigliò, abbassando lo sguardo sulla sua mano che stava accarezzando quei capelli arruffati. -Per cosa?- Brian strofinò lentamente il viso, tirando su col naso. -D-Di amarmi.-

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