Still you want me~ Nicolò Bar...

Door gioia_maola

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Ginevra è una ragazza di vent'anni, studiosa e appassionata di fotografia. È una persona abbastanza introvers... Meer

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Door gioia_maola

23 ottobre 2030

Eccomi di nuovo qui, questa volta per restare.
Dopo ben nove anni
Non avrei mai pensato di poter tornare in Italia, almeno non per viverci. Sarà dura ricominciare, lo so, ma non voglio abbattermi, altrimenti tutto sarà più difficile di quanto già non lo sia.

Oggi l'aeroporto è molto affollato, e menomale che la stagione estiva si è già conclusa. Tra il caos di gente che va e gente che viene, riesco a scorgere Riccardo che mi aspetta tenendo tra le mani un foglio recante il mio nome. Abbozzo un sorriso sul mio viso e vado ad abbracciarlo.
Non voglio essere compatita, non sono qui per fare pena, anzi, tutto il contrario. Voglio riprendere in mano la mia vita.
Così, prima che lui possa dire qualsiasi cosa, lo precedo: "Andrea ha delegato te per venirmi a prendere?" Cerco di mostrargli il mio sorriso più splendente e più falso che potessi mai fare. "Gli è dispiaciuto moltissimo non poter venire, è impegnato a lavoro, lo sai. Questa sera però ci raggiungerà a casa." Riccardo afferra il mio bagaglio e una volta usciti dall'aeroporto lo carica in macchina.
"Sei pronta per ricominciare?" Mi domanda durante il viaggio verso casa. I suoi occhi si posano su di me, distogliendo, per pochi istanti, lo sguardo dalla strada. "Prontissima." Gli rispondo io, tenendo gli occhi fissi fuori dal finestrino. Riccardo riesce a cogliere il tremolio della mia voce, ne sono sicura, ma per mia fortuna non chiede altro.
"Allora, com'è questa nuova casa?"

"Stai per vederla con i tuoi occhi." Riccardo allunga una mano ad indicare una villa in periferia, poco lontano dal centro della città ma in un luogo decisamente più tranquillo. Un alto cancello scuro precede un lungo viale alberato che conduce ad una casa forse persino più lussuosa di quella che comprarono Josh e Melissa in America. "Vedo che non badate a spese." Mi perdo nell'ammirare quel gioco di combinazioni di marmi, colonne e capitelli. "Da quando abbiamo aperto la casa discografica il nostro guadagno è salito ulteriormente, stiamo messi abbastanza bene con i nostri stipendi." Mi spiega lui. "Però oggi hai preferito lasciare Andrea in studio a lavorare." Scherzo io. "E' lui che si occupa di curare l'aspetto estetico e social dei nostri clienti, di certo non potevo prendere io il suo posto."

Scendendo dalla macchina mi rendo conto di quanto sia veramente enorme questo luogo. Mi guardo attorno come una bambina in un parco divertimenti, sono spaesata ed esterrefatta contemporaneamente.
"Penso mi godrò la permanenza qui." Quando ho deciso di tornare in Italia, l'ho fatto con poco preavviso. Nessuno poteva immaginare che cosa sarebbe successo in America, come sarebbero andate le cose. Per quanto io mi sia sforzata di cercare una casa in cui tornare, i prezzi in Italia sono saliti e sono forse troppo alti per le mie possibilità. Un mese di ricerche non è bastato a trovarmi una casa o un appartamento, e così parlando con Andrea, lui e Riccardo si sono offerti di ospitarmi finché ce ne fosse stato bisogno.
"Resta pure quanto vuoi, lo sai che per noi non sei un problema. Ci fa piacere averti qui." Per quanto io mi sforzi, so che ora come ora loro si sentono in dovere di aiutarmi gli faccio pena, è normale, e anche se non voglio, in questo caso, il loro aiuto mi serve.
Afferro la mia valigia e mi avvicino alla porta d'ingresso, ma pochi secondi prima di mettere piede nella villa, Riccardo mi ferma. "Tu non starai con noi. Ginny, hai bisogno dei tuoi spazi, ora più che mai. Per questo Andrea ed io abbiamo pensato che starai meglio nella dependance." Alla destra della villa c'è un sentiero contornato da siepi sempreverdi, che conduce ad una abitazione molto più piccola ma nello stesso stile della villa. La dependance è composta da un cucinino ristretto, una camera da letto matrimoniale, un piccolo soggiorno e un bagno con vasca idromassaggio. Andrà benissimo.
"Tu sistema pure le tue cose, ambientati e questa sera vieni pure a cena da noi. Ci sarà anche Catia." Riccardo mi lascia sulla soglia di quella piccola abitazione, con la valigia in mano e il vento che mi scompiglia i capelli.
Entrando, noto che gli spazi sono così bene organizzati, che non si nota quanto ristretti essi siano. Il soggiorno è munito solamente di quello che sembra un comodissimo divano ad angolo, posizionato davanti una tv a cinquanta pollici appesa sulla parete difronte. L'openspace tra salotto e cucina permette alla luce di filtrare dalle finestre e così l'ambiente non risulta scuro e chiuso. La cucina, per quanto piccola, dispone di tutti i comfort possibili e persino di una penisola in marmo perfetta sia per la colazione che per il pranzo. La camera da letto è la mia stanza preferita. L'enorme letto si estende al centro della stanza, appoggiato ad una parete che dietro di sé nasconde un bagno. Il pezzo forte di questa stanza è sicuramente il soffitto, che riprende la vetrata sulla parete destra. Il soffitto infatti, risulta essere un grande lucernario, che in questo momento, permette la vista sul cielo cupo.
Sul letto, un biglietto attira la mia attenzione.

Non lasciarti andare, non ora. Crolleresti e lo sai anche tu. Noi siamo qui a posta per te. Spero che la nostra amicizia sia abbastanza per risollevarti dall'ennesimo amore mandato in fumo dal destino. - Andrea.

La sera arriva e così esco dalla mia dependance e mi incammino per quel sentiero sterrato che conduce alla villa e qui, fuori dall'ingresso, è parcheggiata la famosa motocicletta di Catia. La porta è aperta, quindi entro senza farmi troppi problemi e mi ritrovo immersa in un intrico di corridoi che mi ricordando tanto gli incroci nei quiz della patente. Se non avessi sentito le voci di Riccardo e Catia, probabilmente non avrei saputo orientarmi, ma i loro discorsi mi guidano tra quelle stanze come un navigatore per delle strade sconosciute. "Deve essere dura per lei." Dice Catia. "Certo che lo è, ma non dobbiamo farglielo pesare. Noi siamo qui per distrarla, per aiutarla a rifarsi una vita." Risponde lui mentre la lama di un coltello si sente urtare contro la superficie del tavolo da cucina. "Gli amici servono a questo."
"Quindi mi raccomando Catia, non farla sentire a disagio. Tu comportati come se lei fosse sempre stata qui, come se non fosse mai partita."
"Puoi stare tranquillo."
Io tossisco per annunciare di essere arrivata, e forse anche un po' per far capire loro che ho sentito il discorso che stavano facendo.

"Ginny!" Catia si lancia contro di me e mi stringe in un abbraccio, forse il più forte che mi abbia mai dato. "Come ti senti? Stai bene? Sai che farei qualsiasi cosa per te, quando hai bisogno non esitare a chiamarmi." Riccardo, alle sue spalle, sbuffa e la richiama. "Ti avevo detto di essere discreta." La rimprovera lui. Catia mi guarda aspettando ancora le risposte alle sue domande. "Sto bene." Mi limito a dire. Fortunatamente la nostra conversazione viene interrotta dall'arrivo di Andrea. "Dov'è la mia migliore amica? Dov'è?" Quando mi vede si blocca. Esita per alcuni secondi, fermo lì sulla soglia della cucina. I suoi occhi si perdono un attimo nei miei, come a voler cercare la felicità che stavo vivendo, ma questa, ormai, sembra essersi dissolta. L'abbraccio caloroso di Andrea mi riporta indietro di qualche anno, e lì, tra le sue braccia, il mio dolore sembra aver trovato un po' di conforto.

Seduti a tavola a mangiare, a Catia viene la brillante idea di videochiamare con il pc Josh e Melissa, nonostante il fuso orario. Loro rispondono e in quel momento realizzo che il gruppo è finalmente insieme, di nuovo. In fondo, non è cambiato molto. Certo, ora Josh, Riccardo e Andrea sono persone di successo, con dei lavori importanti. Sono persone che nella vita ce l'hanno fatta solamente con le loro forze. Ma cos'altro è cambiato?
Certo, siamo tutti maturati. Melissa e Josh sono cresciuti tanto da avere la loro famiglia adesso. Dopo il matrimonio la loro vita è cambiata in meglio. Il primo figlio ha tre anni e la mia amica è incinta per la seconda volta ora, è al quinto mese. Forse lei e Josh sono quelli che sono cambiati di più, sono cresciuti più di tutti noi, e lo hanno fatto più in fretta.
Ma in realtà tutti quanti siamo cambiati. Le esperienze, le relazioni, ti trasformano, così come ti trasforma l'amore e soprattutto il dolore.

Il giorno dopo, stanca di restare a casa a non fare nulla, decido di andare a fare un giro in città e vedere tutti i cambiamenti che sono stati apportati. Il mio vagare senza meta mi conduce inevitabilmente al Blue Flower, l'ex Giaguaro. Il locale era cambiato già cinque anni fa, quando tornai in vacanza con Melissa, Josh e Alec, ma ora è stato ristrutturato quasi completamente. L'arredo è dettagliato, minimal, ogni piccolo dettagli è stato scelto con cura. Ma la mia mente è troppo impegnata per fare caso alla struttura e all'arredamento, già, perchè la mia attenzione viene attirata da lui.

"Ginny?" Nemmeno lui crede alla sua visione. Io accenno un sorriso, uno dei più sinceri fatti finora. "Manuel Locatelli?" Mi stringe in un abbraccio. Manuel e io avevamo stretto una gran bella amicizia qualche anno fa, e anche dopo essermi trasferita in America avevamo continuato a sentirci anche se sporadicamente, così come con Federico Chiesa. Sono stata fortunata a trovare amici come loro, non mi hanno abbandonata né dimenticata dopo la mia rottura con Barella. Poi, con il tempo, come è ovvio che sia, abbiamo iniziato a sentirci sempre meno. Manuel e Fede non sono mancati nemmeno al matrimonio di Josh e Melissa, questo dimostra quanto sia stata importante la nostra amicizia.
"Che ci fai qui in Italia?" Mi domanda squadrandomi da capo a piede. "E' una lunga storia." Mi limito a dire. "Dai, vieni. Nella sala accanto c'è l'intera squadra." Manuel mi afferra per il braccio, con delicatezza, e mi strascina in un'altra stanza del locale, una stanza che l'ultima volta non c'era. "Vedo che con il tempo non avete cambiato bar." Al suono della mia voce, i calciatori italiani si voltano a guardarmi. I loro volti sono pieni di gioia e di ammirazione. "Questo posto rimarrà sempre il solo e l'unico." Chiesa viene a salutarmi mentre gli altri bisbigliano sulle possibili cause di un mio ritorno. "Sai, me lo sentivo che saresti tornata. Il mio oroscopo parlava di un ritorno dal passato, e stranamente anche quello di Nico. A proposito, dov'è?" Federico si guarda intorno in cerca del suo migliore amico. "Dai Fede, lasciali vivere le loro vite. Oramai è passato troppo tempo." Spinazzola mi posa un braccio sulle spalle e mi fa l'occhiolino. "Anche perchè Nicolò è andato via poco fa. Non è era destino, e non lo è ancora adesso, mi dispiace Federico, ma hai interpretato male il movimento degli astri." Lo prende in giro Florenzi, che minacciato dagli sguardi dei suoi compagni si sente in obbligo di aggiungere: "Dico solo che Ginny ha sofferto tanto a causa di Nico, lo sappiamo tutti. E se la storia deve ripetersi, allora è meglio che non si incontrino più." Alessandro Florenzi, per quanto possa aver avuto poco tatto, ha ragione. Non sono tornata qui per Nicolò, sono tornata qui per me stessa. "Non fingere di capire Ginevra come se fossi suo fratello solo perchè tu e Catia siete inseparabili." La loro amicizia con il tempo è andata avanti. In America, quando facevo qualche videochiamata con Catia, capitava spesso che ci fosse anche Florenzi e per questo anche io e lui ci siamo avvicinati molto nonostante la distanza.

"Ho dimenticato le chia" La sua voce potrei riconoscerla anche tra le urla ad un concerto, e per questo, come se fosse un gesto istintivo, o naturale, mi volto.
Nicolò Barella è l'unica cosa ad essere rimasta uguale.
Alla sua vista lo stomaco mi contorce e il cuore smette di battere.
"Ok, forse è meglio se noi andiamo." Manuel Locatelli invita tutta la squadra ad uscire e mentre si incamminano Federico dice a Florenzi: "Vuoi parlare di destino, ora?"

Dai Ginny! Non pensare nemmeno per un secondo di scappare. Sei adulta ormai, sei una donna. Affronta Nicolò, dimostra di saper gestire tutte le emozioni che ti trovi dentro in questo periodo.
E' tornata. Questa maledettissima voce che mi ha dato il tormento per un anno, è tornata.
"Sembrano finite le parole, non è così?" Nicolò sembra così ingessato che preferisco parlargli per allentare la tensione. La mia vocina ha ragione.
Per noi era impossibile stare insieme in passato, ed è impossibile anche adesso. L'unica differenza è che ora posso gestire la cosa, sono in grado di farlo.
"Sei in vacanza?" Mi domanda lui. "In realtà no, sono tornata per restare."

"E il tuo sogno di vivere in America?"

"Come ho detto a Manuel, è una lunga storia, e ad essere sincera non so se sono pronta a raccontarla."
Per mia fortuna, Nicolò Barella, sembra conoscermi ancora e dalle mie parole decide di non domandare oltre. Il suo sorriso si spegne, e io, presa dallo sconforto gli dico: "Però magari potremmo vederci a cena una di queste sere. Sì, dico, per parlare di questi ultimi anni, come delle persone mature." Mi pento subito delle mie parole, ma Nico sembra tornare a sorridere. "Se tu sei libera questa sera"

"Sì, certo. Possiamo fare da me se ti va, certo è un po' piccolo ma ci staremo tutti senza problemi."

Nicolò accetta il mio invito e così ci diamo appuntamento per questa sera stessa, alle otto, nella mia dependance. Riccardo e Andrea saranno fuori per lavoro, quindi posso approfittarne per invitare Nicolò e la sua famiglia a cena senza dovermi sentire giudicata da loro.

Quando bussano alla porta, urlo dalla cucina di aspettare due minuti perchè a causa di una distrazione sto rischiando di bruciare la cena. "Eccomi, scusate l'attesa." Dico aprendo la porta e con mi sorpresa, trovo sulla soglia solamente Nico con un mazzo di fiori in mano. "Io...ho pensato di darti il bentornato così, spero non sia un problema." Dice agitando i fiori tra le mani. "Figurati." Sento il mio viso colorirsi e il mio cuore accelerare. "Prego, entra." Nicolò mi segue in cucina e si siede al tavolo pensieroso. "Pensavo venissero anche Federica e le tue figlie." Infatti, avevo apparecchiato la tavola per cinque, infondo il mio invito era rivolto a tutta la famiglia e non solo a lui. "Già, è una lunga storia anche questa."

Durante la cena cala un silenzio imbarazzante, come conseguenza inizio a buttare giù un delizioso vino bianco che ho preso in prestito da Riccardo.
"Beh... adesso abbiamo tutta la sera, credi sia abbastanza tempo per sentire la tua lunga storia?" Le parole mi escono di bocca come se avessero vita propria. "Io direi di ascoltare prima te, di sicuro avrai molto da dirmi." Io alzo le spalle, non vorrei parlare, ma il vino ha preso controllo di tutto il mio corpo ormai. "L'America è bellissima." Gli dico. "Ogni suo angolo è magico e quel posto mi ha fatto decisamente crescere. Ho vissuto ogni attimo con grande passione, persino i periodi più bui in cui io e Melissa dormivamo pochissime ore per poter arrivare a Yale in orario. Inizialmente però non seppi riconoscere il valore di tutte quelle piccole cose, ho iniziato a farlo quando nella mia vita è entrato Alexander. Con lui era tutto diverso, sentivo di non essere più sola. Ma forse la felicità è solo passeggera." Afferro ancora il bicchiere di vino, e me lo porto alle labbra mentre Nicolò nasconde un sorriso. "Ho speso con Alec la maggior parte dei miei anni, credo persino di aver perso il conto. Quanti sono stati? Sette? Otto? Sei? Non me lo ricordo più."

"E' per questo che sei tornata? Vi siete lasciati?" Anche lui questa volta sorseggia il suo vino. Forse non siamo abbastanza ubriachi per affrontare questo discorso.
Io rido alla sua domanda. Se ci fossimo lasciati sarebbe tutto più facile. Poi la mia risata cessa improvvisamente. "Sei mesi fa Alec era partito per il Canada. Suo padre non stava bene e aveva bisogno di lui, ma fortunatamente mio suocero si riprese dopo il suo arrivo. Delle volte il cuore soffre, e solo la presenza di una persona in particolare può guarirlo. E' rimasto con la sua famiglia fino a due mesi fa, quando, pensando di essere rimasta incinta, lo chiamai per dargli la notizia. Lui allora ha cercato di raggiungermi il prima possibile, ma il viaggio gli è costato la vita."
Nicolò guarda i miei occhi annegare nelle mie stesse lacrime. "Un incidente d'auto me lo ha portato via. Quando i medici mi hanno chiamata per spiegarmi cosa fosse successo, era troppo tardi. Non c'era più nulla da fare per salvarlo. Nessuno sa come siano andate veramente le cose quella notte. Forse un animale aveva attraversato la strada e lui aveva cercato di evitarlo; forse preso dall'emozione correva da me. Quella notte mi è stato strappato, non solo lui, ma anche il bambino. A causa dello shock lo persi. Cose come queste ti cambiano la vita, Nicolò. Non potevo più restare in America, non c'era più nessuno per me lì."

"Melissa e Josh c'erano, ci sarebbero stati." Mi dice lui. "Loro hanno quello che io ho fallito nel realizzare. Hanno la loro famiglia, come avrei potuto rimanere con loro? Sarei stata solo un peso."

Di nuovo il silenzio.

Tossisco, mi asciugo le lacrime e fingo che tutto questo non sia mai accaduto. L'alcol mi aiuta.
"Tocca a te."

"Dopo le tue parole, non c'è molto da dire. Io e Federica ci siamo separati." Manda giù un sorso. "Quando sei tornata qui l'ultima volta... dopo quel momento tutto è cambiato. Le cose tra di noi sono iniziate a degenerare, perchè lei si accorse che io ti amavo ancora e così anche il suo di amore per me, si spense. Abbiamo cercato di andare avanti, per le bambine. Ma in quel modo non stavamo facendo loro del bene, stavamo solo peggiorando le cose. Poi Federica ha conosciuto un uomo, la faceva stare bene. Ne abbiamo parlato, come due persone civili, e abbiamo preso la decisione più saggia. Il divorzio è stata la salvezza di tutta la famiglia. Le bambine si dividono tra me e la madre, ma sono felici. Delle volte, quando in famiglia non si sta bene o si litiga, la scelta più giusta è quella di separarsi."

"Perché? Perchè lei non ha lottato per te?"

"Perchè non c'era più nulla per cui lottare. Ero cambiato con lei, non le dimostravo più l'amore che si meritava. Trovò le lettere che ti scrivevo e tutto finì. Quelle lettere contenevano l'amore che provavo per te che provo per te." Queste ultime parole gli sfuggono dalla bocca. Nicolò non è riuscito a trattenerle.

"Tu ancora mi vuoi." Mentre pronuncio questa frase, il passato mi entra dentro e l'alcool sembra abbandonare il mio organismo.

"E tu? Tu ancora mi vuoi?"

I miei occhi si incastrano nei suoi. Le mie labbra si impadroniscono delle sue. Il mio profumo si mischia al suo. Nico mi prende e mi fa sedere sulla penisola della cucina. Fuori il cielo tuona preannunciando una tempesta. Il cuore rischia di uscirmi dal petto. Mi sembra di essere tornata a nove anni fa; di essere tornata una ragazzina.

Presa dal momento, mi ritrovo in camera da letto. Sul soffitto di vetro si infrangono le violente gocce del temporale e fulmini illuminano il cielo nero. Sotto il soffitto, Nicolò Barella e io, ci amiamo come non avevamo mai fatto, come se volessimo recuperare tutti gli anni persi.

***

"Ginny, svegliati." Nicolò mi scuote delicatamente. Io apro gli occhi, lo guardo nel buio della notte. Sto sognando? "Andiamo fuori." Mi sussurra nell'orecchio. Io sorrido e mi giro dall'altro lato. "Dai, non fare così." Inizia a farmi il solletico fino a quando non mi decido ad alzarmi. "Vestiti, andiamo fuori." Lui, già pronto, corre verso la porta. Io alzo lo sguardo al soffitto mentre mi infilo i primi vestiti pesanti che trovo. Sta ancora piovendo.
"Sei pazzo? Ci prenderemo un malanno!" Lo sento ridere fuori dalla dependance.

Nicolò apre le braccia al cielo e lascia che la pioggia lo inondi con i ricordi del passato. Viene da me, mi afferra per le mani. Sento i miei capelli incollarsi al mio volto, l'acqua mi scivola giù dalla fronte e le gocce di pioggia si impigliano tra le mie ciglia. "Come la prima volta." Urla lui sovrastando il rumore della tempesta, poi le sue labbra sono di nuovo sulle mie.

Il tempo si è davvero fermato, ne sono convinta adesso. Si è fermato nel momento esatto del nostro primo bacio sotto la pioggia. E' da quel momento che ripartiremo; da questo momento, da qui e da noi due.

"Io ancora ti voglio, Nicolò Barella."

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Spazio autrice

Buonasera e scusate se pubblico solo adesso, lo so, avevo detto che il capitolo sarebbe uscito questa mattina ma ci ho messo più del previsto.

Ancora una volta mi trovo a dire che questo sarà l'ultimo capitolo di questa storia che ormai mi accompagna, anzi, ci accompagna, da un anno. C'è una sola differenza: questa volta è un addio definitivo.
Sapete bene il significato che c'era dietro il primo finale. Io quando scrivo cerco sempre di dare un insegnamento, e quello che c'era dietro Still you want me era quello di sognare sempre, ma farlo restando con i piedi per terra. Questo perchè, quando sognando si vola troppo alto, delle volte si cade e queste cadute possono essere tanto burrascose che diventa difficile rialzarsi. Come hanno detto Ginevra e Nicolò però, le esperienze ti cambiano, ed è possibile che io in quest'anno, abbia capito che non è importante quanto si soffre, perchè per i sogni ne vale sempre la pena.
L'insegnamento che voglio darvi oggi quindi, è quello di sognare, di farlo in grande, e soprattutto di avere pazienza. Nicolò e Ginny, per vivere felici la loro storia, hanno dovuto aspettare nove anni. Potrebbe essere la dimostrazione che certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano.
Non so nemmeno perchè sto parlando di amore lo faccio sempre, specialmente quando scrivo. Credo sia inevitabile parlarne. Scrivendo di Ginevra e Nicolò non ho fatto altro che parlare di amore, ma sono l'ultima persona in grado di dare consigli su questo argomento.
Io spero, come sempre, che il capitolo sia stato degno di voi, dell'attesa e di Ginevra e Nicolò.
Voi, se volete saperne di più sull'amore, potete leggere la mia nuova storia Philofobia- la paura di amare. Domani farò uscire il primo capitolo. <3
Per il resto ci vediamo alla prossima avventura. <3

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