Lightning || Newtmas AU

Von Jelsey23march

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Nella Londra odierna, Newt, un giovane padre, si ritrova a dover fare i conti con il destino che gli interpon... Mehr

Prologo
Capitolo 1.
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Epilogo
Ringraziamenti
SPIN-OFF
SOON
NUOVA STORIA.

Capitolo 15

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Von Jelsey23march




La scuola era sempre stata un ricordo vago per Thomas. Non ricordava cosa significasse portare la divisa, stare sempre con lo zaino in spalla o seduto al banco, mentre gli insegnanti spiegavano lezioni interminabili su argomenti più o meno interessanti; ed era sicuro che non avrebbe più voluto sperimentare niente del genere in prima persona. Quello che, era sempre stato sicuro che non avrebbe mai sperimentato, era l'aspettare un bambino all'uscita da scuola. Ricordava quando sua mamma lo aspettava, appoggiata alla macchina con una sigaretta tra le mani, senza parlare con nessuno. Generalmente leggeva un libro, fino a che non sentiva la campanella e allora, e solo allora, si avvicinava, abbracciandolo quando lo vedeva correre verso di lei, per poi dargli ogni giorno un piccolo regalino, che poteva essere un cioccolatino, una caramella o un pacchetto di figurine. Thomas ricordava di quei momenti ogni giorno, da quasi tre settimane. Se ne ricordava quando andava a prendere Caleb a scuola, cosa che ormai faceva tutti i giorni. Si metteva vicino l'entrata e aspettava, senza fumare però, perché non voleva essere sgridato da nessuno dei genitori abbastanza snob che aleggiavano nel parcheggio. Aveva conosciuto qualche mamma, che si era presentata a lui con fare ammiccante, e lo avevano riempito di domande, alle quali rispose nel modo più discreto possibile.

Quella mattina, era seduto sul solito muretto da qualche minuto, abbastanza in anticipo, quando vide il gruppetto di mamme avvicinarsi. Sorrise verso di loro, girandosi poi verso l'orologio esterno per vedere quanto mancasse al suono della campanella.

«Oh ciao Thomas» Chiese quella che aveva riconosciuto come la mamma del migliore amico di Caleb, la signorina divorziata Karen. Era una donna di una bellezza oggettiva, aveva si e no trentadue anni e, dai suoi racconti, aveva divorziato dal marito da poco. Come ogni giorno in quelle tre settimane, provò a parlare con lui maliziosamente, avvicinandosi e cercando un qualsiasi tipo di contatto fisico.

«Ciao Karen, ciao anche a voi signore» disse poi, rivolto alle altre due che erano sempre rimaste in disparte e in silenzio.

«Come stai?» Chiese lei, spostando i capelli con un colpetto di testa, per poi portare un unghia smaltata alla bocca, mordendola con i denti.

«Tutto bene, voi?» Chiese lui, cordialmente, sperando che il suo salvatore arrivasse presto.

«Molto bene, sono andata in palestra stamattina, si vede?» Chiese lei, girando su se stessa nel suo vestito a tubino striminzito. Thomas le diede uno sguardo veloce, non sapendo bene come farle capire che i suoi gusti non erano esattamente in linea con ciò che lei era.

«Si, certo» disse lui, sorridendole, per poi spostare lo sguardo verso l'entrata, constatando che mancassero ancora dieci minuti.

«Che ne dici se magari un giorno, invece di tornare a casa portassimo Caleb e Joe a fare una passeggiata al parco e magari poi passate da me, che ne dici?» Chiese lei, avvicinandosi e mettendo una mano sulla sua spalla, mentre con l'altra gli sistemava il colletto della camicia, fissandogli le labbra.

«Non credo sia una buona idea Karen» disse Thomas, prendendole i polsi per farle abbassare le mani.

«E perché mai? Se non puoi in orario di lavoro puoi venire dopo, magari quando Joe è da suo padre. Tanto a che ora riporti Caleb a Newt? Verso le otto?» Chiese lei, tornando vicino a lui, continuando a cercare un contatto fisico.

«No veramente Karen, credo tu abbia frainteso tutto» disse Thomas, per poi guardare verso il parcheggio, sospirando per la felicità.

«Oh grazie a Dio» sussurrò, in modo che lo sentisse solo lui, quando vide Newt camminare verso di loro, ancora vestito da lavoro, con le maniche della camicia arrotolate e la cravatta allentata. Era ancora più bello degli altri giorni, perché quella camicia gli fasciava il busto e lo metteva in risalto, ma il vero motivo era che lo stava per salvare dalle grinfie di Karen.

«Ehy» gli disse, avvicinandosi a lui, avvolgendogli un fianco con il braccio per poi lasciargli un bacio sulla guancia, vicino alle labbra.

«Salvami» gli sussurrò poi all'orecchio, e Newt rise, capendo la situazione quando vide Karen, che li guardava.

«Ciao signore, come state?» Chiese Newt, avvicinandosi a loro per poi salutarle nel modo più finto possibile, con un bacio sulla guancia.

«Che bel rapporto che avete, strano per un padre e il babysitter» disse Karen, ridendo nervosamente con le sue amiche, che la seguirono anche loro in una finta risata.

«Oh no non è il babysitter di Caleb, è il mio ragazzo» disse Newt, intrecciando la mano a Thomas, che sorrise felice di sentire quella parola uscire dalla sua bocca.

Karen smise di ridere, per poi aggrottare le sopracciglia confusa. La campanella suonò qualche secondo dopo, e il portone della scuola si aprì, lasciando uscire i bambini, che correvano verso i genitori.

Caleb uscì qualche secondo dopo, con lo zaino sulle spalle e un sorriso sul volto, che si allargò quando vide Newt e Thomas ad aspettarlo. Salutò i suoi amici per poi correre verso di loro, abbracciando entrambi che si erano abbassati in modo tale da essere alla sua altezza.

Se ne andarono poco dopo, con lo sguardo di Karen ancora puntato addosso.

«Tommy ci vediamo al centro commerciale? O vuoi lasciare la macchina qui e andiamo insieme?»

«No andiamo separati, che prima di andare a cena di Minho voglio passare a prendere altri vestiti a casa che li sto finendo e domani ho l'udienza» disse lui, avvicinandosi a Newt, che aveva appena finito di fissare Caleb al seggiolino e aveva chiuso la portiera. Gli lasciò un bacio veloce sulla guancia, sperando di essere il prima possibile da soli per poterlo baciare sulle labbra, e forse qualcosa di più.

Quelle tre settimane, erano passate talmente tanto veloci, da non farli nemmeno rendere conto di aver vissuto. Iniziarono a vedersi tutti i giorni, dopo che Kate, Cam e Melissa si trasferirono, poiché Thomas si offrì di andare a prendere lui Caleb a scuola, di passare con lui il pomeriggio e di occuparsi lui di tutto ciò che aveva bisogno. Perciò, Thomas era entrato nella loro quotidianità, gradualmente. Si era ricavato il suo posto al tavolo, la sua forchetta e il suo bicchiere, che ormai sapevano fossero suoi. Si era ricavato un piccolo spazio nell'armadio di Newt, necessitando di vestiti per le udienze o per stare in casa. Aveva creato delle abitudini con Caleb, come giocare agli scacchi o a dama, oppure con le carte, sentendosi obbligato a farlo vincere sempre, per vederlo saltare sul divano colmo di gioia. Amavano dormire insieme il pomeriggio, o preparare le torte per Newt che, quando tornava a casa la sera, divorava con il sorriso. Amava passare il tempo con quel bambino, che iniziava a sentire anche un po' suo. Non ne aveva mai parlato con Newt, impaurito dal fatto che potesse tirare fuori la parte del padre iperprotettivo e geloso, perciò si teneva per se quel pensiero, e si godeva i momenti in cui poteva fingere di essere padre per qualche ora, mentre Caleb gli si accoccolava al suo petto mentre guardavano un qualsiasi film della Marvel.

Newt, invece, più andavano avanti più si sentiva completo. Era sicuro di aver trovato la persona giusta, e lo capiva perché poteva permettersi di dividere i problemi con qualcun altro. Non doveva più pensare a tutto da solo, e sentiva finalmente di aver trovato quella figura che era sempre mancata nella sua vita. Sentiva di avere i fardelli divisi in due, come le bollette che iniziavano a pesare e Thomas si era offerto di pagare. Si sentiva finalmente amato quando la sera, dopo che Caleb dormiva, Thomas lo spogliava nella loro camera, e lo faceva suo per ore, fino a che entrambi non crollavano stremati. Il sesso con Thomas era sublime, e lo intrigava ogni giorno di più. Capitava spesso, che si ritrovassero a farlo nella doccia, alle tre di notte, mentre si tappavano la bocca a vicenda per non urlare, cosa che non sempre gli riusciva.

Una sera, lasciarono per sbaglio la porta della camera socchiusa, sicuri che Caleb non potesse svegliarsi.

«Dio Tommy» disse Newt, mentre stringeva con forza la tenda della finestra, sentendo Thomas toccarlo in tutto il corpo.

«Dimmi tutto Newtie» gli sussurrò all'orecchio, mentre gli prendeva un ginocchio facendogli alzare una gamba, senza mai smettere di muoversi.

«Sei..Sei..» Disse Newt, venendo strozzato dal piacere che Thomas gli causò, con una spinta più forte delle altre.

«Sono?»

«Meraviglioso» disse, in un sussurro.

Sentì Thomas ridere, per poi lasciargli la gamba, afferrandogli i fianchi saldamente, iniziando a spingere sempre più veloce.

«Tommy fermo!» Quasi urlò Newt, mettendogli una mano sulla coscia per intimarlo a fermarsi. Un attimo dopo, si staccò velocemente da lui e infilò i pantaloni, per poi spingere Thomas sul letto, coprendolo con il lenzuolo.

Qualche secondo dopo la porta si aprì, mostrando Caleb assonnato, che cercava suo padre con lo sguardo.

«Papà ho fatto un brutto sogno» disse, avvicinandosi a Newt, che aveva ancora il respiro affannato. Lo prese in braccio accarezzandogli la testa, cercando di cullarlo.

«Amore dai torna a dormire, non è successo niente, rimango con te finché non ti addormenti» gli disse, per poi uscire dalla camera, cercando di ritornare a respirare regolarmente.

Tornò da Thomas dopo venti minuti, chiudendosi la porta alle spalle per poi girare la chiave.

«Aveva sognato quel mostro che ha visto nella pubblicità» disse, gattonando sul letto, salendo poi a cavalcioni su Thomas, che era ancora nudo.

«Ora dorme? Ti prego dimmi di si»

«Si dorme. Torno sulla finestra?» Chiese Newt, facendo per alzarsi, venendo poi bloccato da Thomas, che lo fece sdraiare a pancia in giù sul letto, ricominciando ciò che erano stati costretti a lasciare poco prima.

Quella era stata una delle tante volte in cui rischiarono di farsi vedere da Caleb, ma dopo quella notte chiusero sempre la porta chiave, e furono più discreti, consumando le loro nottate di sesso in orari più consoni. I giorni migliori erano quando Caleb stava con i nonni, poiché in quei giorni si alzavano dal letto solo per mangiare e per fare una doccia, continuando ad amarsi intensamente per tutto il giorno.

Dopo il pomeriggio passato a fare compere per l'imminente viaggio a Parigi, tornarono a casa e Caleb corse a prendere i vestiti per andare a cena dallo zio Minho, dopo troppo tempo che non lo vedeva.

Newt sistemò le cose che avevano comprato, lasciando la valigia nuova nello sgabuzzino, e mettendo nella lavatrice i vestiti nuovi per lavarli e utilizzarli al più presto.

«Allora topino fai vedere a papà cosa abbiamo scelto per la cena» disse Thomas, entrando in cucina con Caleb in braccio, che aveva tra le mani i vestiti.

«Ho scelto il maglione nero di Batman e il pantalone nero e le scarpe blu che stanno in bagno» disse, mostrando i vestiti al padre.

«Va bene, ma sotto metti la canottiera» disse Newt, prendendogli i vestiti dalle mani, piegandoli e portandoli al bagno.

«Ma la canottiera è brutta» disse Caleb, mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.

«Caleb devi metterla, dai la mettiamo nera così si abbina ai pantaloni» disse Thomas, prendendo Caleb e mettendolo sulla spalla, come se fosse un sacco di patate.

«Tommy stai attento per favore» disse Newt, seguendolo per assicurarsi che Caleb non sbattesse la testa da nessuna parte.

«Tranquillo paparino, tutto sotto controllo» disse Thomas, lanciando delicatamente Caleb sul letto, che rise e si nascose sotto il cuscino, lasciando tutto il corpo fuori tranne la testa.

«Dai Caleb andiamo a fare il bagno» disse Newt, avvicinandosi a loro per aiutare Thomas a spogliarlo.

«Voglio fare da solo» disse, uscendo da sotto il cuscino con i capelli scompigliati.

«Sei sicuro?» Chiese Newt, terrorizzato all'idea che potesse affogare, nonostante la vasca fosse minuscola.

«Si, ti chiamo solo per lo shampoo» disse, mentre si levava le scarpe e subito dopo la maglietta.

«Va bene ma tra un po' vengo a controllarti» disse Newt, urlando quando lo vide correre verso il bagno, per poi chiudere la porta.

Newt si alzò, diretto in cucina, bisognoso di bere un caffè bollente. Stava mescolando il latte al caffè quando le mani di Thomas gli avvolsero i fianchi, finendo dritte sulla sua intimità, o meglio, sulla zip dei suoi pantaloni.

«Tommy, sei pazzo?» Disse Newt, affacciandosi al corridoio per vedere se la porta del bagno fosse ancora chiusa.

«Sai anche tu che starà nella vasca a giocare per almeno un'ora. Ti prego, facciamo veloce» disse, mentre con le mani gli tirava giù i pantaloni e le mutande.

Newt perse il senso della ragione nel momento in cui le labbra di Thomas toccarono il suo collo, iniziando a baciarlo e morderlo. Passarono pochi minuti e si ritrovò e mordere il labbro, mentre Thomas si spingeva in lui con forza e velocità, bisognoso di quel contatto da tutto il giorno.

«Volevo farlo stamattina, quando sei arrivato a scuola» disse Thomas, mordendogli il collo, sentendo Newt gemere per il dolore e il piacere.

«Davanti a Karen?» Chiese Newt, mentre stringeva con forza il polso di Thomas.

«Davanti a tutti Newtie» rispose Thomas, stringendo un suo gluteo con la mano libera, continuando a muoversi.

Rimasero in silenzio, godendo l'uno dei gemiti sommessi dell'altro, toccandosi bisognosi che ogni loro centimetro di pelle combaciasse perfettamente.

«Vieni...Vieni con noi» Disse Newt improvvisamente, tra una spinta e l'altra, reggendosi alle maniglie degli sportelli.

«Dove?» Chiese Thomas confuso, fermandosi dentro di lui cercando di riprendere fiato.

«A Parigi, vieni con noi. Ho già controllato e si può fare» disse Newt, inarcando la schiena, iniziando a muoversi il sedere, più lentamente.

Thomas rimase in silenzio per qualche secondo, mordendosi le labbra per i movimenti sensuali che Newt stava facendo, per poi riprendere le redini della situazione, facendogli poggiare il petto al piano della cucina, tornando a spingere.

«Okay, vengo» disse, per poi lasciare un bacio sulle labbra di Newt, che sorrise nel sentirlo accettare.

«Vieni anche ora Tommy» disse poi, provocandolo con lo sguardo.

Vennero poco dopo, quando Caleb chiamò Newt per farsi lavare i capelli. Si rivestirono velocemente e Newt corse verso il bagno, mentre Thomas andò verso la camera da letto, per scegliere cosa indossare per la cena a casa di Minho.

Il rapporto tra Minho e Thomas si era fatto giorno dopo giorno più stretto. Si consideravano amici, da quando avevano scoperto di avere la passione per il calcio in comune. Infatti, la cena era stata organizzata in occasione del London derby, ossia la partita più importante per i tifosi del Tottenham: Arsenal contro Tottenham. Avevano programmato di vederla a casa di Minho, e Newt era consapevole che avrebbe passato l'intera serata a giocare con Caleb, dato che Brenda era, forse, più tifosa di loro due. Nonostante quella consapevolezza, era felice di passare del tempo con i suoi amici e, soprattutto, era felice che Thomas si trovasse bene con loro.

Arrivarono a casa di Minho in leggero ritardo, a causa della fila nella pasticceria dove avevano preso vino e torta. Quando entrarono, Newt si ritrovò travolto dal suono di una trombetta, e un Minho urlante e felice che saltava per tutta casa, con indosso la sua maglietta del Tottenham e la sciarpa al collo.

«Hello, Hello, We are the Tottenham boys» disse Minho, saltellando verso Thomas.

«And if you are an Arsenal fan, surrender or you'll die» continuò Thomas, imitando i movimenti di Minho, per poi abbracciarlo. Iniziarono a cantare il coro, girando intorno e abbracciandosi.

Caleb, che era rimasto vicino a Newt, rise per il loro comportamento, per poi unirsi a loro. Gli fecero spazio e Thomas lo prese in braccio, sistemandogli la maglietta del Tottenham che gli aveva comprato quel pomeriggio e che gli aveva messo sopra il maglione. Lo fece saltellare con loro, continuando a canticchiare il coro facendo la voce da stadio.

«Avete cantato senza di me?» Disse Brenda, entrando in cucina con la stessa maglietta degli altri tre.

«Scusa tesoro, ci siamo fatti prendere la mano» disse Minho, togliendosi la sciarpa e avvolgendola al collo di Brenda, tirandola verso di se con delicatezza, per poi lasciarle un dolce bacio sulle labbra, che erano tinte di un rossetto color blu marino, come lo stemma della loro squadra del cuore.

«Ciao ragazzi, ciao amore della zia come stai?» Disse poi Brenda, sfuggendo dalle braccia di Minho, per correre verso Caleb, che le salì in braccio in meno di due secondi.

«Sto bene, tu zia?» Chiese Caleb, abbracciandola.

«Io molto bene ora che il mio nipotino è qui. Andiamo in cucina ti faccio assaggiare una cosa» disse lei, dirigendosi verso la cucina, che era collegata al salone tramite un grande open space.

«Brenda, niente zuccheri» le disse Newt, togliendo la giacca e posandola sulla sedia davanti al tavolo già apparecchiato con l'aperitivo.

«Dai amore fallo divertire un po'» disse poi Thomas, avvolgendogli un fianco con la mano, per poi lasciargli un bacio sulla guancia.

«Thomas hai visto i pronostici dei giocatori? Credo che questa sarà la partita dell'anno» disse Minho, mentre si avvicinava a Newt, lasciandogli un piccolo pugno sulla pancia.

«Perché mi picchi?» Chiese Newt, massaggiandosi il punto appena colpito.

«Perché sei l'unico senza maglietta, e questa partita è fondamentale. Devi iniziare ad appassionarti anche tu al calcio Newt, ora che c'è Thomas andremo molto di più allo stadio» disse Minho, mentre prendeva una manciata di patatine dalla ciotola sul tavolo, cercando di non farsi vedere da Brenda.

«Assolutamente, voglio vederti cantare il coro con la maglietta del Tottenham addosso» disse Thomas, avvicinandosi a lui per lasciargli un altro bacio sulla guancia, per poi poggiare le labbra sul suo orecchio.

«Magari solo con quella addosso» sussurrò, in un momento di distrazione di Minho, con voce roca e sensuale. Successivamente gli morse il lobo, lasciandolo andare solo quando vide gli altri tornare verso di loro.

«Ti odio» gli sussurrò Newt, sorridendo subito dopo.

«Minho, ma è tutto pronto, vuoi che ti diamo una mano?» Chiese subito dopo, avvicinandosi alla cucina mentre il suo amico era indaffarato a tirare fuori dal frigorifero dei tacos che avrebbero mangiato come antipasto.

«Signori miei, venite con me in sala, iniziamo la nostra cena poco prima che la partita inizi, vi illustro il menù» disse Minho, utilizzando una voce profonda e altolocata, imitando un cameriere di un ristorante di lusso.

«Come aperitivo e antipasto, patatine e birra, e dei piccoli tacos ripieni di guacamole e carne. Come portata principale, Roast beef con patate preparati dalla mia fantastica fidanzata e, secondo voi, poteva esserci un London derby senza pizza? Ovviamente no, arriverà la pizza dopo la fine del primo tempo»

«Non dovevate fare tutta questa roba, però quel Roast beef mi chiama tantissimo» disse Thomas, sedendosi al tavolo, per poi prendere Caleb, mettendoselo seduto sulle gambe.

«Tra quanto inizia la partita?» Chiese Newt, avvicinandosi alla sedia di Thomas, per poi prendere dal giacchetto appeso dietro di essa il suo pacchetto di sigarette, aprendolo e afferrandone una con le labbra.

«Tra mezz'ora. Aspettami vengo con te» disse Minho, raggiungendo Newt sul balcone. Accese anche lui la sigaretta, per poi guardare verso l'amico, che fissava Thomas e Caleb con il sorriso sul volto. Stavano giocando, e Thomas gli faceva credere che lo avrebbe fatto cadere all'indietro, e lo riprendeva alla fine, mentre Caleb rideva di gusto, reggendosi al suo collo.

«Caleb gli vuole bene» disse, attirando l'attenzione di Newt, che distolse lo sguardo da quella scena per portarlo verso Minho.

«Molto, quando non c'è mi chiede sempre dov'è. Non so se abbia capito che stiamo insieme, o che c'è differenza tra il rapporto che ho con te, rispetto a quello che ho con lui, ma è felice insieme a Thomas» disse Newt, aspirando dalla sigaretta, sentendosi finalmente nel posto giusto.

«Credo che Thomas sia una delle cose migliori che vi sia mai capitate. Gli vuole bene, si vede. Si comporta come se fosse lui il padre, non ti dà fastidio Signor "Caleb è mio non toccatelo"?» Rise Minho, spintonando con delicatezza l'amico, che aveva riso insieme a lui.

«No, non mi infastidisce. O meglio, in un primo momento si, ma poi ho visto quanto Caleb sia felice con lui e mi sento completo. Da quando c'è sono tranquillo anche a lasciarglielo tutto il pomeriggio, starò impazzendo ma non gli scrivo mai per sapere come va» disse Newt, tornando a guardare suo figlio, che stava masticando una patatina, mentre Thomas cercava di coprirlo con la mano, per non farlo scoprire da Newt, invano.

«Sapevo fosse quello giusto» disse Minho, buttando la sigaretta nel posacenere.

«Lo è, ne sono certo» rispose Newt, buttando anche lui la propria sigaretta, per poi rientrare nel salotto.

«Chi è pronto a mangiare?» Chiese Minho, facendo il giro del tavolo, per poi aprire la pentola della carne. Ricevette dei piccoli urli, soprattutto da parte di Caleb, che si mise in piedi sulle gambe di Thomas, per raggiungere il centro del tavolo dove erano tutte le bibite.

«No, Caleb lo sai che non puoi berla» disse Newt, prendendogli la mano e tirandola indietro. Lo prese poi in braccio, facendolo sedere su una sedia tutta sua, in modo tale da poterlo controllare.

«Dammi una mano» disse poi, rivolto verso Thomas che se la rideva.

«Cal, sentimi. Preferisci un pezzetto di torta o la Coca Cola?» Chiese Thomas, guardando Caleb negli occhi, che iniziò a ragionare su cosa effettivamente volesse.

«Torta» rispose, tornando seduto composto, aspettando che il piatto gli venisse riempito, cosa che avvenne dopo qualche minuto.

Cenarono in tranquillità, ridendo e scherzando fino all'inizio della partita, che trascorsero in totale silenzio, troppo concentrati a guardare ogni singola azione. Il primo gol fu dell'Arsenal, cosa che fece urlare di rabbia tutti i presenti, compreso Caleb che faceva tutto quello che faceva Thomas. Newt, incredibilmente, si appassionò alla partita e passò la maggior parte del tempo a chiedere i motivi dei loro urli. Il pareggio arrivò dopo dieci minuti, e Newt vide Thomas alzarsi, prendendo Caleb in braccio, esultando come un matto. Minho e Brenda si alzarono e si abbracciarono, felici. Alla fine del primo tempo arrivò la pizza, che mangiarono subito per non farla freddare. A Caleb bastò un pezzo, perché la curiosità di quel nuovo sport che non aveva mai visto era troppa, e si andò a sedere sul divano insieme a Thomas, mettendosi come lui, che era seduto con i gomiti poggiati sulle cosce, e sorreggeva la testa con le mani, muovendo ripetutamente una gamba su e giù per l'ansia. Dopo qualche minuto finirono tutti sul divano, con gli occhi fissi sulla televisione. Poi, quando la partita stava per volgere al termine, e le regole del gioco furono ormai chiare per Newt, l'attaccante del Tottenham segnò, assicurando la vittoria alla loro squadra. Si alzarono tutti insieme, abbracciandosi e urlando per la felicità. Caleb era in braccio a Newt, e abbracciava il padre sorridendo e ridendo. Minho e Thomas ricominciarono a cantare il coro, felici più che mai di aver sconfitto l'Arsenal.

«Papà abbiamo vinto» disse Caleb, guardando verso Newt, che lo teneva tra le braccia.

«Si amore mio» disse Newt, avvicinandosi a Thomas, che li abbracciò entrambi, per poi prendere Caleb lanciandolo in aria, per poi riprenderlo.

«Abbiamo vinto!»

«Si piccoletto, tutto grazie a te, che hai messo questa maglietta bellissima» disse Thomas, abbracciandolo, lasciandogli subito dopo un bacio sulla fronte.

Newt rimase lì, immobile in mezzo ai festeggiamenti, a osservare il suo futuro a rallentatore. Vide Thomas, invecchiare insieme a lui e Caleb, crescere con la consapevolezza di avere finalmente due genitori.




Spazio autrice:

Ciao! Come va? Spero tutto bene, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che la storia in generale vi stia piacendo!

Volevo farvi sapere che ho aperto un profilo su TikTok, cercherò di pubblicare più spesso qualche video riferito ai newtmas! Mi trovate come: jelsey23march.

Ora vi lascio, vi mando un enorme bacio!!

Letizia <3

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