Primavera 2020

50 14 4
                                    

Strano periodo quello della primavera del 2020. Eravamo nel pieno della nostra vita quando abbiamo dovuto metterla in stand-by per un mostro tanto invisibile quanto letale. Dovevamo ancora riprenderci dalla festa della sera prima quando ci siamo ritrovati chiusi in casa da soli, con mille domande per la testa ed il terrore che cresceva in noi. Aspettavamo con ansia le 18 per il bollettino di guerra giornaliero, la conta delle vite strappate troppo presto, fino a quando iniziammo a perderne il conto. Sembrava una guerra, una guerra contro un nemico invisibile combattuta dai nostri migliori soldati, i medici, che ogni giorno scendevano in campo per il bene del nostro paese. Ogni giorno sentivamo ambulanze passare e ci chiedevamo se stessero trasportando qualche nostro conoscente. Ci chiedevamo se mai più avremmo rivisto i nostri nonni anziani, perché questo mostro ti toglieva anche la possibilità di stare accanto alle persone amate. Ma nulla poteva toglierci la nostra umanità e l'Italia iniziò a reagire: bandiere appese al proprio balcone, applausi di incoraggiamento ai nostri soldati al fronte, l'inno italiano cantato a squarciagola e la buonanotte gridata ai vicini del condominio di fronte, che fino ad allora non avevamo mai visto. Imparammo ad aver paura più per gli altri che per noi stessi, a temere per la vita dei nostri nonni. Imparammo a fare dei sacrifici per il bene di tutti, a stare lontani per salvarci. Capimmo davvero il valore di un bacio, un abbraccio, una stretta di mano: se solo avessimo potuto sapere che quel maledetto 21 febbraio sarebbe stato l'ultimo giorno ci saremmo stretti più forte. Capimmo addirittura il valore della scuola: un diritto che ci era stato negato, perché nulla avrebbe mai potuto soppiantare una lezione in classe con i nostri compagni e i nostri professori. Iniziammo a sentire la mancanza dei nostri amici che poteva essere colmata in parte dalle videochiamate, e gli adulti che fino ad allora avevano sempre denigrato noi giovani e la tecnologia iniziarono a chiederci aiuto. Si ritornò alle tradizioni e pian piano ci abituammo al profumo di pane fatto in casa e crostate alla marmellata. Potevano toglierci tutto, ma niente ci avrebbe impedito di mangiare la pizza al sabato sera! Tornammo a riscoprire i giochi in scatola in famiglia, al piacere di un buon libro, alla bellezza della scrittura: in molti decidemmo di tenere un diario giornaliero di quarantena. Ma mentre eravamo chiusi in casa ad aspettare la fine di un incubo, la natura continuava a fare il suo corso: i fiori continuavano a sbocciare e le rondini tornavano a ripopolare i nostri cieli. La natura si riappropriò dei suoi spazi: i delfini si avvicinarono ai porti, i cerbiatti scesero in città, l'acqua di Venezia tornò cristallina e i suoi canali si popolarono di cigni, lupi invasero le piste da sci e l'aria tornò ad essere pulita. Solo allora ci accorgemmo di quanto fosse molto più bello il mondo senza di noi, di quanto la natura fosse capace di meraviglie incredibili e piangemmo guardando le immagini della nostra casa, la nostra Terra, tornare al proprio equilibrio primordiale. Le città vuote, i loro monumenti e le aule deserte erano lì ad aspettarci: presto si sarebbero riempite di nuovo con persone diverse. La primavera del 2020 ci mutò l'animo perché acquisimmo la consapevolezza che tutto poteva essere stravolto da un giorno all'altro ed imparammo a volerci bene più forte e ad amare la vita. Quando fu tutti finito e avemmo la certezza di nessun pericolo, scendemmo in piazza a ballare e cantare tutti insieme con le lacrime agli occhi, saltando a ritmo di musica come un unico cuore che batte. Tornammo a ridere insieme senza schermi tra di noi e splendemmo così tanto che si commosse l'intero universo.

Primavera 2020/Spring 2020Kde žijí příběhy. Začni objevovat