Ma era questo alla fine. Un bastardo senza cuore. E mi sentii male per essermi fidata così facilmente.

“No.” Finalmente risposi guardandolo negli occhi per convincerlo – e anche per convincere me stessa – che non avevo paura di lui.

Restò fermo senza far trasparire alcuna emozione, prima di sbattere la palpebre, un sorriso apparve sul suo viso.

“Bene … sono felice di sentire questo …” rise così forte, che i miei occhi si spalancarono.

“C-cosa?” balbettai.

Scosse la testa, chiaramente non volendomi dare una risposta. Si alzò e mi porse la mano, le fossette rimasero sul suo viso.

Mi alzai subito e presi la sua mano nella mia, impaurita di cos’avrebbe fatto se non l’avessi fatto, e lo seguii appena si mosse verso la stanza da letto.

La … la stanza da letto?

Chiuse la porta appena entrai nella stanza e mi buttò sul letto. Strillai quando persi l’equilibrio, cadendo sul materiale soffice. Andò verso il cassetto, il vero cassetto, e tirò fuori alcune cose di cui non sapevo nemmeno il nome.

Crebbe la paura in me appena mi venne incontro, con l’asciugamano ancora intorno al suo muscoloso corpo e con i ricci ancora bagnati. Morsi il labbro, di nuovo nervosa. I miei sentimenti erano tutti mischiati in quel momento. Perché lo stavamo facendo di nuovo?

“H-Harry, cos … cosa c’è di sbagliato?” la mia voce tremava, e speravo che si potesse calmare e realizzai che lo stava facendo. “Cos’è quello?” indicai le due mollette molto strane e una corda nelle sue mani.

“Genital clamps [Non sapevo come tradurlo, non c’è una traduzione esatta penso; comunque è un dispositivo che si usa durante il sesso.] mi allontanai da lui, la sua risposta mi aveva spaventata.

“Non toccarmi con quello.”

“Ora porta la tua schiena sul materasso, okay?” disse e potevo sentire un po’ di rabbia nella sua voce.

Scossi la testa in disaccordo. L’occhiata che mi inviò era spaventosa ed io obbedii. Si mise accanto al letto e pensai avesse le manette, ma c’erano catene per i piedi e i polsi.

Rimasi a bocca aperta appena mi legò le gambe al letto. Erano divaricate e non potevo proprio chiuderle. Guardai appena socchiuse gli occhi fissando la corda e sospirò frustrato, facendola cadere a terra.

“Perché mi hai domandato se ero stato io se lo sapevi già?” la sua voce roca era piena di veleno appena legò il mio polso sinistro. Sembrava ferito.

“Volevo … volevo confermare i miei pensieri.” La mia voce tremava e delle lacrime scesero sulle guance. Dov’era finita tutta la sua bontà improvvisamente?

“Che pensieri?” stava evitando il mio sguardo, guardando qualsiasi altra parte tranne che me.

“Che non eri pericoloso,” ammisi. Si fermò e si girò a guardarmi, il suo sguardo era curioso improvvisamente. Sembrava che stesse pensando se avessi detto la verità oppure no.

Sospirò e mi venne a baciare la fronte, togliendo le lacrime dalle mie guance con un dito. Stranamente, era come se avesse cancellato tutta la mia paura. “Scusami per averti schiaffeggiato. Ero arrabbiato.” Cosa? Era così fottutamente lunatico. Pregai mentalmente che non mi avrebbe più schiaffeggiato quand’era arrabbiato, sennò sarei stata picchiata troppo spesso.

“Non simpatizzare con un assassino. Resterò semplice per oggi.” Disse infine, mettendo via ogni oggetto nel cassetto, tranne le catene che erano ancora legate.

СoмþµIsoяч ||h.s|| {italian translation}Место, где живут истории. Откройте их для себя