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Rosso, rosso sangue, rosso che è sceso dalle mie mani.

<Incredibile, hai corso così presto per andare a prendere la divisa e farti una doccia, tuo padre ti ha sgamato e rimani a casa.> sussurrò Shino tra se e se, camminando verso la scuola. Mentre ascoltava il messaggio vocale dell'amico.
<Stupido.> si accigliò.
Entrò nella scuola.
Alla prima ora ci sarebbe stata ginnastica, dopo essersi cambiata nello spogliatoio con le altre ragazze uscì fuori con anche gli altri. Ultima tra tutti.
Ci fosse stato Shouto le sarebbe stato affianco, magari le avrebbe sorriso e detto 'sei davvero bella, sai?' come aveva fatto mentre stava cucinando una cena decente per entrambi la sera prima.
Ma invece no.
Si mise nel suo solito posto un po' lontana da tutti e cominciò ad ascoltare le direttive del professore.
Ma, non sempre tutto va per il meglio.
Pochi minuti dopo, una grossa quantità di liquido rosso scuro andò a colpirla in pieno.
I lunghi capelli bianchi sporchi di vernice si incollarono ai suoi vestiti e alla sua pelle mentre le risate si alzavano sempre più e i ragazzi e le ragazze facevano foto ed il professore urlava di smetterla.
Shino corse via a lavare tutto quello schifo dall'unica cosa ancora pulita, perfetta, di sé. Quella parte di sé di cui si occupava di più per non cadere in depressione come anni prima.
Sotto la doccia però, il colore non andava via come faceva dal suo corpo. E le uniche parti bianche stavano prendendo il colore nel mentre che l'acqua scorreva e faceva scivolare sempre più in giù la vernice.
Le lacrime furono confuse con l'acqua della doccia intanto che anche l'ultimo pezzo intatto di quella ragazza svaniva.
Intanto che il bicolore vedeva tutto sui social.
Intanto che anche la madre di Shino, capiva di aver sbagliato.

Shino se ne andò via, chiamò la madre e tutta la verità fu svelata. I riflettori furono puntati sulle bugie e i sorrisi falsi.
Due giorni dopo la madre era già a casa.
Shino andò a scuola, quell'esatto giorno.
Shouto si avvicinò velocemente appena la vide camminare verso la collina dove stava la prestigiosa Yuei. Non l'aveva riconosciuta all'inizio: con i capelli rosso sangue corti alle spalle ma i guanti bianchi e il ricamo sulla cartella l'avevano fatta spiccare ai suoi occhi.
<Shino!> Poggiò la mano sulla sua spalla, la ragazza sobbalzò e lo spintonò via, girandosi con occhi chr chiedevano una pausa.
<Shino, hey sono io.> si riavvicinò lentamente, gli occhi le si fecero lucidi e si lasciò cadere contro di lui.
<Shouto, non ce la faccio più.> sussurrò, allo stremo.
<Ti sbagliavi. Non riesco a non dipendere da qualcuno, da te. Cazzo.> Shouto poteva sentire le mani della ragazza da sopra la divisa, calde, emanavano calore, eppure al di sopra dei vari tessuti, dalla prima volta che aveva avuto un contatto con esse, erano ruvide, non come le soffici mani di una normale ragazza.
<Shino, il colore bianco tornerà, andrà tutto bene. E se non vuoi averli così puoi sempre colorarli di bianco.> cercò di migliorare la situazione. La ragazza annuì e si allontanò con viso infastidito.
<Cazzo, solo la tua presenza mi rende più felice. Sei un sogno regalato da mr. Sandman?> il ragazzo piegò la testa di lato <Da chi?> la ragazza lo guardò stupita asciugando le lacrime. <L'omino della sabba dorata che porta i bei sogni ai bambini...ehm, lascia stare.>
Sorrise leggermente con le guance che si scaldavano veloci.
Shouto fu colpito alla spalla, da un biondo alla rossa ben conosciuto.
<Guardate dove state fidanzatini di merda.> ringhiò Monoma Neito. Un ricco che si credeva al di sopra di tutti, o quasi. La ragazza dai capelli colorati lo squadrò.
<Guarda dove vai, single a vita.> ringhiò intimidatoria, afferrò la giacca del ragazzo bicolore e cominciò a camminare, trascinando con sel il ragazzo, stupito dell'improvviso cambiamento.
Shino poggiò sulle sue spalle il braccio e mascherò tutte le sue emozioni negative con un sorriso da far invidia alla persona più felice del mondo.
<Siamo fidanzati?> Lei lo guardò alcuni secondi, come per accertarsi che stesse parlando seriamente. <Abbassa il cazzo Sogno, siamo a scuola.> disse, andando verso gli armadietti, il suo era quello più isolato, Shouto aveva scoperto da Kirishima che era stata proprio lei a chiedere che fosse il più lontano possibile dagli altri.
<Perché-> la ragazza si fermò, di fianco al suo armadietto e si sfilò i guanti bianchi.
Le mani erano scure, era una grande cicatrice scura di una bruciatura abbastanza giovane, non si estendeva proprio su tutta la mano, le punte delle dita non erano così... rovinate.
A Shouto face quasi senso osservare quelle povere mani, ma si astenne dal distogliere lo sguardo. I tasselli si misero da soli al loro posto.
Ecco perché sembrava avesse una pelle da sotto il guanto sembrava più ruvida, dura.
I guanti caddero a terra, accompagnati dal leggero e quasi impercettibile rumore del piccolo stemma della marca fatto in plastica che si sbatteva contro il pavimento lucido.
Shouto prese le sue mani, toccarle non era il massimo, la pelle era ruvida e come macchiata a vita, più della sua cicatrice.
<Cosa ti è capitato?> chiese. Shino non spostò lo sguardo dai suoi occhi.
<Uno scherzo finito male, a quanto pare non sapevano l'alcol fosse infiammabile.> <Non credere di saper mentire a me.> la ragazza non cambiò il suo sguardo mentre i suoi occhi dalle iridi viola pastello si infiltravano sempre più nei suoi, intenti a guardarla con i loro colori dalla tempesta più violenta al mare più freddo.
<Vero, sono tutte balle. Era totalmente intenzionale.> rise, quasi in modo malsano, come se volesse spaventare Todoroki. Però lui non si scompose.
<Chi-> <Non lo so.> si chinò e prese i guanti.
<Se ti fa schifo vattene.> il ragazzo le prese di nuovo le mani e ne baciò i palmi.
<No, per me sei bellissima così.> la ragazza sorrise con dolcezza rimettendosi i guanti, sfuggendo alla sua presa. Si girò di fianco aprendo l'armadietto.
<Ora cambiati le scarpe, Sogno, la lezione inizia tra poco.> Todoroki si stava per allontanare ma la ragazza lo fermò ancora.
<Mia madre vive in un'altra casa, ti va di venire da me?> Shouto la guardò con un piccolo e dolce sorriso.
<Non vuoi stare da sola vero?> <Possibile che di fronte a te non so far uscire dalla mia bocca delle cazzate decenti?... Certo che non voglio stare da sola. E ti ho detto di cambiarti le scare, cinque minuti e dobbiamo essere in classe.> prese i suoi libri e cominciò a camminare.
<Shino aspetta!> si girò verso di lui.
<Che vuoi?> il ragazzo allargò il proprio sorriso.
<Sei bellissima.> Shino avvampò, chiuse gli occhi, pareva arrabbiata. Poi però la sua espressionecambiò, si addolcí come mai Shouto aveva visto.
Tirò dietro l'orecchio una delle ciocche di capelli più corte.
<Grazie. Di tutto.> una valanga di calde emozioni lo travolse in pieno, arrossì sorridendo ancora di più, come a sciogliersi.
<Oi oi! Non ti imbambolare!> ma la realtà era questa, non avrebbe visto per un tempo infinito un bel sorriso, solo una maschera apatica che sarebbe stata tolta una volta soli.
Si sbrigò e la raggiunse in fretta, la rossa afferrò saldamente la mano nella sua.
<Non allontanarti, per favore.> gli parve che gli avesse sussurrato quella frase, ma quando si girò non gli sembrava lei avesse fatto un qualche movimento. Ritornò a guardare di fronte a se, stringendo la sua mano.
<Shino, non me ne andrò. Sarò al tuo fianco finché tu vorrai. Adesso, appoggiati su di me, lascia che io trasporta il tuo dolore al posto tuo.> sussurrò lentamente.
<L'ho già fatto.> la sua mano fu lasciata, entrarono nella classe e in massa si accanirono su Todoroki, molto meno su Shino, ella non disse nulla e Shouto non capí bene come fosse cambiata in poche ore la situazione nella classe.
<Shino, sai perché adesso sono contro di me?>  chiese sedendosi. Ma la risposta, come in giorni prima, arrivò troppo tardi.
<Eh? Perché cazzo mi chiami per nome, pervertito? Ti conosco da tre secondi.> Todoroki la osservò attentamente.
<Ma...ci conosciamo da più di una settimana.> sussurrò.
<che vai a dire, la prof ti ha appena presentato.>


<il mondo, mi è caduto letteralmente addosso.>

Fine.


MissDragonballizzata ecco la fine, spero ti sia piaciuto come spero sia piaciuto al resto dei lettori.
Vi ringrazio di aver letto questa piccola storia tratta da un vecchio sogno che ho fatto.

Bring me a DreamWhere stories live. Discover now