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"Sto arrivando." Rispondo a mamma che continua a gridare da sotto. Con molta fatica mi alzo dal letto, vado in bagno e poi mi vesto. Metto una maglietta nera e sopra una felpa blu.
Così quando mi butteranno nel bidone si sporcherá solo la felpa, la toglierò e andrò in classe con la maglietta pulita, penso.

Infilo lo zaino e scendo sotto "Ciao." Dico sbucciando un'arancia per mangiarla.
"Se ti fossi alzato prima avresti avuto il tempo di mangiare, ma dato che non l'hai fatto ti conviene entrare in macchina." Controbbatte mamma indaffarata e sempre costantemente di fretta.
"Ok." Entro in macchina poggiando la testa al finestrino. Se fingessi di sentirmi male per non entrare a scuola? Non è una buona idea dato che mamma è un medico e potrebbe capire tutto.
E se dicessi che c'è sciopero? E se dicessi che esco prima? E se dicessi che oggi manca un professore?
Troppo tardi, mamma ha già parcheggiato e aspetta che io scenda.
"Devo per forza?" Oso domandare fissando gli studenti nell'atrio.
"Devi per forza."

Scendo dalla macchina e mi dirigo a testa bassa nel corridoio, dove Simon mi sta aspettando "Carina la felpa,non c'era rosa?!" Domanda con fare ironico. Gli omologati che gli stanno intorno ridono.
"Non c'era, altrimenti te l'avrei regalata,Simon." Rispondo strafottente più nervoso del solito, lascio tutti stupiti,anche io lo sono e mi vergogno perché con questa battuta sono diventato io il bullo.
"Dobbiamo chiarire i ruoli quì:tu sei il frocio che viene buttato nel cassonetto ed io sono lo strafigo divertente, chiaro?" Detto ciò mi prende dalle braccia mentre gli altri due mi prendono dai piedi.
Mi portano fuori sotto gli occhi di tutti gli studenti, mi dimeno ma non basta perché continuano a non lasciarmi andare. Mi alzano per mettermi nel cassonetto, già ne sento la puzza.
"Ehi, tu sei Simon Conned?" Sento una voce femminile interrompere il tutto,ringrazio Dio per avermi dato alcuni secondi di tempo;approfitto del momento di distrazione e continuo a dimenarmi,inutilmente perché loro stringono più forte.
"Sono impegnato, non lo vedi?" Dice Simon alla ragazza rispondendo alla sua domanda con un'altra domanda.
"Oh, scusa, si lo vedo. Lo vedo ogni giorno come la tua mancanza di vita sociale ti porti a fare cose insensate." La ragazza con voce dura contrabbatte, mi stupisce il suo coraggio ma allo stesso tempo sono dispiaciuto per lei perché non sa di che pasta è fatto Simon. Quest'ultimo mi lascia cadere e sbatto la testa sul terreno umido ma comunque gli altri due mi tengono i piedi.
"Ho sentito bene?" Domanda Simon avvicinandosi alla ragazza di cui vedo solo le nike bianche e nere.
"Calmati bello, non fare lo stronzo con chi è più stronzo di te." Dice la ragazza facendomi incuriosire, il tono della sua voce è dolce ma allo stesso duro e calmo da mettere timore a Simon. La campanella suona.
"Ringrazia che sei una femmina." Mi liberano le gambe e anche queste sbattono a terra, Simon e i suoi scagnozzi si allontanano così tiro un sospiro di sollievo e per la prima volta la puzza della spazzatura non si è impossessata dei miei vestiti.

Mi alzo a fatica e squadro la ragazza che è rimasta. I suoi capelli lunghi,lisci e castani le coprono le spalle piccole. Gli occhi un po troppo grandi e verdi per il suo viso minuto la rendono interessante. I jeans le fasciano le gambe lunghe e la sua maglietta bianca con sopra la scritta "Need some sleep" mi fa quasi ridere. Anche se non le ho mai parlato e anche se non ci siamo mai presentati, so già chi è. Fa il quinto anche se non dimostra a pieno i suoi 19 anni. Inizio a pensare che Simon abbia lasciato perdere appunto perché è più grande e deve rispettare la gerarchia della scuola superiore. La ragazza si è trasferita da un anno circa  eppure  la vedo raramente nei corridoi.
"Hai fatto male a metterti contro Simon." Le dico mentre tolgo dalla felpa dei fili d'erba.
"Non penso Dylan." Dice lei avvicinandosi di più.
"Ehm come mi conosci?" Domando guardando i suoi capelli mossi dal vento.
"Ti osservo da molte mattine ormai. Perché ti fai mettere i piedi in testa? Insomma reagisci! Anche se sei gay non devi sopportare tutto questo!" Dice allargando le braccia e gesticolando con le mani.
"Obiezione: non sono gay." Controbbatto. "Posso sapere chi sei?" Oso domandare.
"Scusa, Jade Col. Faccio il quinto." Risponde stringendomi la mano. "Ora dovrei andare in classe. Ci vediamo in mensa." Mi dà le spalle e si avvia per entrare, cosa che dovrei fare anche io ma rimango immobilizzato cercando di metabolizzare le ultime parole.
***

Con il vassoio pieno di roba grigia e insipida vado a sedermi a un tavolo vuoto. Quando ha detto "Ci vediamo in mensa." diceva sul serio? O era solo un buon modo per chiudere una conversazione?
Comincio a mangiare velocemente, non so perché, forse per nervosismo o forse perché voglio lasciare questo posto al più presto.
"Se mangi così in fretta ti affogherai." Sento una voce ed eccola davanti a me, con il suo vassoio e il suo charme. "Se mangio in fretta finisco prima questa robaccia." Provo a spiegarle e dopo bevo un sorso d'acqua.
"A me piace questa roba, sai?" Dice assaporando il primo cucchiaio. Ho sentito bene? A chi potrebbe piacere?
"Sei l'unico essere umano a cui piace, sai?" Dico, lei continua a mangiare perciò le do un po di roba dal mio vassoio.
"Prova a mangiare panini,tutti i giorni,per un anno e vedrai che piacerà anche a te. Dico sul serio." E infatti è seria.
"E perché dovresti mangiare sempre panini?" Domando finendo il mio cibo e svuotando il vassoio.
"È una storia lunga." Si limita a dire, dopodiché si alza. "Vieni!" Mi dice tirandomi da un braccio. La campanella suona e segna l'orario di uscita.
"Dovrei andare a casa a studiare." Controbbatto seguendola nel parcheggio.
"Puoi studiare tranquillamente anche nel posto in cui andremo,soltanto  chiama i tuoi e avvisali che tornerai più tardi." Scuote le spalle come per dire "È facile." Certo, facile.
"Se solo mi dicessi dove dovremmo andare." Le dico mentre lei apre la sua vecchia macchina grigia.
"Le cose cambieranno Dylan. Ti insegnerò un po' di cose, voglio aiutare i gay come te a non subire quel tipo di angherie." Dice entrando in macchina come se niente fosse.
"Ma io non sono gay!" Ripeto ad alta voce.
"Sisisi, ora chiama i tuoi."

Compongo il numero di mamma che risponde al terzo squillo "È successo qualcosa? Stai bene?" Domanda ansiosa.
"Volevo dirti che ritornerò tardi, studio da amici." È strano dire queste parole, mamma fa una lunga pausa come meravigliata e dopo mi congeda.
Entro nella macchina di Jade "Perché fai questo?" Domando guardando dritto davanti a me.
Lei accende la macchina con calma, si gira verso di me, mi guarda con occhi vuoti. "Perché hai bisogno di una persona che ti sia amica Dylan...e anche io."

Smoke and Jade.जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें