«Come?», chiese Clayton confuso che intanto si era allontanato dallo spazio tra i libri ed era tornato nuovamente di fronte a lui.

«Se non si può leggere, allora perché mettere delle sedie?», ripeté l'altro appoggiando il libro sulle sue gambe e concentrando tutta la sua attenzione su di lui. Clay rimase in silenzio, effettivamente non avrebbe saputo rispondere, ma l'idea di rimanere in silenzio di fronte a un tipo così strano gli fece aprir bocca in ogni caso.

«Per...Estetica, penso.», gli disse, provando a mostrarsi sicuro, mentre spostava il peso da un piede all'altro. Il ragazzo rise alle sue parole, era una risata limpida e morbida, anche in questo caso era quasi come avesse paura di essere udito. Ora che lo stava osservando meglio, sembrava più grande di lui di qualche anno, eppure ogni volta che pensava di essere riuscito ad afferrare il suo viso con lo sguardo, questo sembrava sparire ancora prima che potesse accertarsene.

«Sarà.», il ragazzo scrollò le spalle, i capelli abbastanza lunghi da coprirgli le orecchie gli ricaddero sugli occhi e dovette spostarli con le dita esili e bianche. Sembrava ormai non perdersi più un singolo dettaglio nei movimenti di Clayton.

«Cosa suscita il tuo interesse tanto da non poter aspettare di arrivare a casa?», domandò Clay, curioso, sfilandogli il libro dalle gambe, interessato a ciò che un ragazzo come lui avrebbe potuto leggere. L'altro si limitò a spalancare un po' di più gli occhi per la sorpresa, continuando a seguire le sue mosse da sotto le lunghe ciglia scure.

«Bamoral Castle. – lesse Clayton studiando la copertina bianca – Mai sentito. – borbottò poi stranito: lui conosceva praticamente tutti i titoli di quel posto – Non c'è il nome dell'autore.», commentò voltando il libro più volte e notando soltanto l'enorme castello in copertina, sormontato dal titolo. E, quando provò ad aprirlo, rimase ancor più confuso: le pagine, tutte le pagine, erano completamente bianche.

Fece appena in tempo ad aggrottare le sopracciglia, prima che sua nonna sbucasse oltre l'angolo facendolo sussultare.

«Clayton, tesoro! Non ti ho sentito entrare, ero in magazzino. – esclamò l'anziana signora che, a discapito dell'età, stava trasportando un pesante scatolone pieno di libri – Da bravo, dà una mano a tua nonna.», gli intimò muovendo a destra e sinistra lo scatolone. Clayton aprì e chiuse le labbra più volte, quando sua nonna gli buttò addosso lo scatolone, tanto pesante da fargli perdere l'equilibrio. Si chiese come avesse potuto portarlo lei fino a lì.

Nello stesso istante, il campanello che annunciava l'apertura della porta suonò e Clay fece appena in tempo a notare il movimento scuro del ragazzo che scivolava lontano dal suo campo visivo. Avrebbe voluto fermarlo, per restituirgli quello strambo libro, ma tutte le sue energie erano concentrate nel trasportare il pesante scatolone.

«Tesoro, sei un po' deboluccio. – lo rimproverò la nonna, mentre Clayton lasciava cadere la scatola dietro al bancone con uno sbuffo – Se continui così all'Università ti mangeranno vivo, dovresti fare un po' di palestra e mettere su muscoli.», gli disse palpandogli il braccio magro. Clay sfoggiò il "sorriso delle belle occasioni" per mascherare la sua espressione disgustata che alla parola "palestra" aveva quasi preso il sopravvento.

«So cavarmela.», le rispose mentre ritornava a galla il ricordo degli anni di liceo ai quali, fortunatamente, aveva messo una parola fine.

«Cielo, che odore Clayton. – esclamò poi lei, guardandolo con gli occhi stralunati – Ti sembra il caso di presentarti in giro in questo modo? Fila subito a casa a darti una sistemata.», lo rimproverò alzando un dito. Clayton sospirò.

«Scusa, ho corso. – le disse facendo nuovamente il giro del bancone per recuperare Kant e il libro di quel ragazzo – Nana, questo dove va messo?», le chiese perplesso, alzando il libro bianco.

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