꧁ 0 】𝐏𝐚𝐭𝐭𝐨 ꧂

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La tentazione di avvicinarsi era tanta ma egli lottò contro di essa giungendo al compromesso di compiere soltanto mezzo passo in avanti.

Nel momento in cui il suo piede rivestito soltanto da un misero calzino color dell'ossidiana toccò nuovamente il pavimento le candele si riaccesero di colpo, la loro fiamma però era diversa: grande il triplo e di color arancione scuro fortemente tendente al rosso.

Grazie alla nuova luce il ragazzo riuscì con facilità a guardarsi intorno riconoscendo gli arredi della sua camera, sospirò sollevato, per un momento aveva temuto di trovarsi all'inferno.

Il suo sguardo continuò a vagare finché non incrociò per la seconda volta le due luci color rubino e nuovamente si incantò a fissarle. Distrattamente e in modo del tutto automatico la sua lingua gli scivolò fuori dalla bocca andando ad accarezzare con lentezza e lascivia le sue labbra rosee.

« Hai intenzione di continuare a fissarmi come se fossi un cupcake che non vedi l'ora di mangiare oppure ti decidi a parlare? » tuonò una voce bassa e roca facendolo rabbrividire e risvegliare dal suo stato di trance. Sbatté a più riprese le palpebre realizzando solo in quel momento che davanti a lui si trovasse una persona e che le due luci non erano altro che i suoi occhi.

Deglutì intimorito allontanandosi di qualche passo mentre studiava la figura davanti a sé: era un ragazzo che non dimostrava più di venticinque anni, capelli biondi e corti simili a fili d'oro, carnagione estremamente bianca e pallida tanto da far presagire una brutta malattia, labbra rosee e all'apparenza soffici e infine quei tanto innaturali quanto incantatori occhi color rosso acceso. Era alto una manciata di centimetri in più di lui ed era decisamente più minuto, malgrado questo però aveva intorno a sé un'aurea che incuteva timore e sapeva di dominanza.

Il maggiore sospirò teatralmente facendo roteare gli occhi e incrociando le braccia al petto « Ti decidi a parlare oppure devo tirarti fuori io le parole di bocca? » chiese bruscamente facendo sussultare e poi subito dopo annuire l'altro.

« I-io v-volevo... C-C-Cioè io-i-io... » il corvino inciampò più volte nelle parole non riuscendo a formulare una frase di senso compiuto.

"Forse è meglio cambiare metodo." pensò il biondo riportando le braccia lungo i fianchi per poi avvicinarsi con passi felpati al minore il quale prese ad indietreggiare spaventato.

La sua fuga non durò a lungo infatti ben presto si ritrovò con la schiena contro la parete e il maggiore proprio davanti a lui.

Il più grande poggiò i gomiti e gli avambracci ai lati della sua testa intrappolandolo e poi avvicinò il volto al suo collo respirando il suo profumo che scoprì essere estremamente dolce ma con una più che apprezzata nota amara.

« Piccolo, dolce e innocente Jungkookie sai cosa sono io? » chiese sforzando un tono zuccherino che non gli apparteneva per niente.

« U-Un demone. »

« Giusto. » confermò alzando il volto mentre il braccio destro scivolava lentamente sempre più in basso fino ad ancorarsi al suo fianco.

« Sai a cosa serve il rituale che hai eseguito? » continuò con voce ora melliflua.

Il cuore dell'umano -che già stava galoppando a una velocità impressionante- iniziò a pompare ancora più sangue, parte del quale venne destinato alle guance le quali si fecero ancora più rosse assumendo la gradazione tipica delle mele mature.

« Per con-convocare un demone con cui- » si bloccò, prese un'abbondante respiro, iniziò a sfregare con sempre più forza i palmi delle mani contro la morbida stoffa della tuta che indossava nella speranza di asciugare definitivamente il sudore che continuava imperterrito a formarsi e continuò « Con cui stringere un patto. » terminò tutto d'un fiato.

Damaged Soul | TaeKookWhere stories live. Discover now