La prima telefonata

691 29 13
                                    

Scusate per lunghezza del capitolo, i prossimi vedrò di farli più corti😘

SABRINA:

Mi guardi, come sempre, mi piace quando lo fai, mi fai sentire unica, speciale. Mi fingo infastidita, ma è tutto il contrario.
Amo il modo in cui posi gli occhi su di me, quando mi prendi in giro, ma soprattutto amo quando vieni a sederti vicino o mi inviti da te quando Rudy si alza per raggiungere un concorrente sul palco. Mi fai sentire unica, speciale ed apprezzata, sia come attrice che come persona. Soprattutto come persona.
Sei l'unica che riesce a comprendermi, e chissà se sai l'effetto che mi provochi. Sei l'unica a cui non riesco a dire di no. Hai un potere su di me, che neanche immagini.
Mi sei sempre stata accanto, sempre, anche quando eri lontana, ci sei sempre stata.
Ricordo ancora la tua prima chiamata. Era il momento giusto, e tu come sempre lo hai capito. Stavo a casa da sola, era sera e a farmi compagnia c'era il rumore della televisione. Avevo appena finito di mangiare, quando seppi del tradimento di Andrea. Lo venni a sapere tramite un investigatore privato, che avevo ingaggiato da una settimana. Avevo passato la serata a domandarmi
"che cosa gli ho fatto mancare?" piangevo.
In quel momento, sentii il mio telefono squillare. Sullo schermo apparve un numero. Risposi senza pensarci troppo, ormai non me ne fregava nulla, poteva essere anche uno scherzo telefonico. La mia vita era stata distrutta. Feci un respiro, provai a calmarmi, mi asciugai le lacrime e risposi
"pronto" dissi, sperando di risultare tranquilla.
" Sabrina sono Maria, ti disturbo?".
La tua voce calda e profonda mi fece sorridere, non mi aspettai una tua chiamata.
"No Maria, anzi" ti dissi tristemente, ma  felice di sentirti.
"È successo qualcosa?" quella tua domanda mi spiazzò.
Mi domandai:"come lo sai?".
Mi sentii sollevata, ma al tempo stesso nuda. Odiavo quando le persone, soprattutto quelle che non conoscevo bene mi vedevano o sentivano piangere. Tuttavia, quella sera, i miei sentimenti avevano avuto la meglio su di me. Feci un sospiro, come per riorganizzare le idee.
"Nulla di importante, davvero" ti dissi. Ma a quella affermazione non ci credetti neanche io. E infatti mi rispondesti:
"sarai anche una brava attrice, ma non sai mentire".
Con quella tua affermazione mi sentii più fragile e a quel punto ero in dovere di dirti la verità. Ma non ce la feci, non in quel modo, non al telefono. E soprattutto, come avrei dovuto dirtelo? Perché avrei dovuto? Ti conoscevo appena, perché avrei dovuto raccontarlo? Ma soprattutto, perché avevo il bisogno di parlarne proprio a te? Mi misi a piangere, sentendomi ridicola, ero completamente affranta.
"Vieni qui?" ti domandai.
La domanda uscì spontanea. Stesti un attimo in silenzio, il cuore mio tremava a mille, pensavo ad un rifiuto. E sinceramente,  pensai che avresti rifiutato l'offerta. Mi hai sorpresa. "Dammi mezz'ora, e scrivimi l'indirizzo per messaggio".
Finita la chiamata, con la vista offuscata dalle lacrime ti inviai, a fatica, il mio indirizzo. Dopo mezz'ora sentii il citofono suonare. A fatica mi alzai dal divano ed andai ad aprire il cancello. Ti venni ad aprire alla porta e ti feci accomodare sul divano.
Mi abbracciasti, avevo ancora gli occhi lucidi, e in quel momento, mi sentii così bene, a qualcuno importavo ancora, che piansi ancora.
Ti raccontai a fatica tutto:
Di Andrea e del tradimento, del fatto che non avessi più autostima, di come la mia vita fosse finita, di come non avessi più fiducia in me e nelle persone, di come non avessi voglia di fare nulla. Di come buttai tre anni di matrimonio  e otto di fidanzamento nel cesso. Per chi poi? Per uno che mi ha tradito con una che era uguale a me. Volevo una risposta a tutto, ma di risposta non c'era. Piansi sulla tua spalla. Mi abbracciasti e nel mentre mi davi delle carezze leggere sui capelli. Quando mi calmai, e le lacrime ormai erano finite, un po' come me in quel momento, mi dicesti:
"ora che ti sei calmata, vai a lavarti la faccia, forza".
Mi accompagnasti in bagno, aspettasti che mi sarei lavata la faccia, fatta questa operazione, per me immensa, mi abbracciasti. Mi dicesti:
"sei forte, se no non mi avresti invitato a venir qui, hai forza perché hai chiesto aiuto, sei forte e speciale. Andrea non ti merita, meriti qualcuno che ti ama per quello che sei e non per chi sei. Meriti le risate, i sorrisi non i pianti. Meriti la felicità. E se Andrea non ha capito che fantastica persona sei, non ti merita. Non lo ha mai fatto, visto che è arrivato a tradirti. Ora, quello che devi fare è parlare con lui, e chiedi la separazione. So che hai paura per il gossip che si creerà, ma non devi temere, io sarò al tuo fianco. Ti proteggerò."
A quelle parole non seppi che dire. Ti abbracciai e ti sussurrai:
"grazie per essere venuta qui, grazie per quello che hai fatto, per le tue parole, ma non è così facile, io non merito più nulla, mi sento una merda, sono una merda Maria, te non capisci".
Mi guardasti con occhi tristi e mi presi il viso tra le mani. Erano calde. Mi rispondesti:
"hai ragione, non capisco, tuttavia so che non sei una merda, sei una brava attrice, una brava persona, e so che ci riuscirai. Ne uscirai e sarai più forte di prima. Ne sono sicura, credo in te"
"No Maria, non sono forte, se lo fossi stata avrei risolto da sola, non ti avrei chiesto di venire. E poi non sai come sono come persona, non mi conosci" ti dissi.
La tua risposta in quel momento è stata come una carezza
"Hai ragione, come persona non ti conosco, ma vorrei conoscerti. Dammi questa opportunità, vorrei entrare nella tua vita, come tu sei entrata nella mia. D'ora in poi, finché questa storia non sarà finita, la combatterò assieme a te". Piansi ancora a quelle parole, come fai a dire sempre la cosa giusta al momento giusto, e soprattutto perché volevi combattere al mio fianco? Perché mi volevi vedere felice? Insomma non ti conoscevo e tu non conoscevi me. E come sapevi che avevo bisogno di te?  Quest'ultima domanda te la chiesi realmente, e la tua risposta fu di una potenza incredibile che mi toccò nell'anima:
"portai il tuo biglietto ovunque, da Uomini e Donne a C'è posta per te, anche a casa lo tenni sempre con me. Pensavo a quando lo avrei usato. E la risposta mi arrivò proprio stasera. Stavo andando nella mia camera, quando sentii dalla tasca dei miei pantaloni come un richiamo. Come il gioco di Jumaji. La conferma che mi stava chiamando, la ebbi nel momento in cui, infilai la mano nella tasca e mi cadde dalle mani. Ti chiamai subito, e già dal tuo <pronto> capii che qualcosa non andava. Quando mi chiedesti di raggiungerti, ci pensai, non perché non volessi, ma perché non me lo aspettavo. Insomma ci conoscevamo solo da un giorno. Anche se ho visto tutti i tuoi film e sembra di conoscerti da molto di più. Feci il possibile per arrivare in fretta, sei davvero di una potenza incredibile".
Mi sentii meglio, le lacrime avevano smesso di scendere.
Il mondo era meno pesante ora che capii di averti come amica.
Ti sorrisi e ti domandai, con voce preoccupata e al tempo stesso impastata dal pianto:
"tu piuttosto, come stai?".
Mi sentii egoista per non avertela fatta prima questa domanda.
Ti misi a ridere. Ero sbigottita.
"Che te ridi?".
Questa mia domanda ti fece accasciare a terra.
Ti guardai ancor di più stupita.
"Ma che c'hai? Tutto apposto?". Ti domandai preoccupata.
Prendesti un po' di fiato, mi guardasti con occhi dolci, e tutto quello che mi hai detto fu:
"scusa, sto bene, ma ridevo perché me lo hai chiesto con una semplicità così unica, e con una innocenza... Quasi da bambina"
spalancai gli occhi
"ma tu sei matta, figlia mia" ti dissi sorridendo.
Non potevo immaginare che quest'ultime affermazioni sarebbero entrate nel nostro gergo comune.

Ti guardo e ti sorrido.

Una voce mi fa tornare alla realtà "okay, siamo di nuovo in onda".
La puntata riprese tranquilla.

Fino a quando....

La nostra storiaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن