Capitolo 5

193 18 5
                                    

-Zia?- chiesi entrando nel bar.

Quello che ho visto era impressionante. A terra c'erano bottiglie rotte insieme alle sedie. I tavoli erano rovesciati come il resto dei mobili. Le stoviglie, che stava raccogliendo George, erano a pezzi, non servivano più a niente. La maniglia della porta del retro era rotta e una delle finestre era senza vetro. Alzai un pezzo di vetro che era a terra guardandolo con attenzione. Lo buttai quando solo i miei occhi incontrarono Eleanor.

La zia parlava con due poliziotti stando dietro il bancone. Il suo volto mostrava tristezza, era preoccupata e desorientata. Probabilmente stavano scrivendo le sue testimonianze, e George con Andre- un secondo competente, pulivano tutta la stanza.

Io stavo ancora immobile, non potendo credere a quello che stavo vedendo. Il mio sguardo squadrava tutto quello che si trovava in questole quattro mura, che sembravano come se fosse passato il peggior tornado della storia. L'alcol si sentiva in tutto il bar, e il mio stomaco stava impazzendo per colpa dei svenimenti che mi stavano assalendo. Non sopportavo questo odore, e quando passai- c'erano bottiflie rotte di vodka e whisky. Che paradosso- non sopportavo l'odore degli alcolici, ma lavoravo in un bar dove si trovavano quasi soltanto veleni.

Mi avvicinai al gruppo di funzionari con i quali era mia zia e la presi dall'avambraccio. La donna giro la testa guardandomi con tristezza, invece l'espressione del mio viso era interrogativo. Alzare le sopracciglia solo aprofondi la curiosità dipinta sul mio viso. Aspettavo, che la mora finisse la conversazione con la polizia, per scoprire cosa è succeaso qui, perché per ora avevo solo i miei sospetti.

-Per ora, e questo, la informeremo quando le impronte ci daranno qualcosa- disse uno dei poliziotti, dopo di che si allontano insieme la sua ekip. Tirai la zia dalla mano portandola nel retro. Quando la lasciai incrociai le braccia al petto guardando innervosita la donna, che non parlava.

-Dimmi cosa è successo! - esordi alazndo il tono.

-C'è stato un furto- disse scuotendo le spalle. La zia prese uno dei bicchieri interi, e iniziò a girarlo tra le mani guardandolo, come se il fatto che era intera non aveva più di tanta importanza -Vai a casa Caitlin, non aiuterai qui- disse rimettendo il bicchiere a posto dopo di che andò nell'ufficio. Non potevo uscire così semplicemente, quindi la seguì.

-Io, io, come devo andare a casa?- balbettai -Non ti lascerò qui-

-Cait, e cosa hai intenzione di fare qui? Il bar oggi è chiuso, devo ordinare nuovi bicchieri, alcol, e prima che lo portino passera circa una settimana. Diciamo che ti do delle ferie- disse la zia, sedendosi dietro la scrivania e accendendo il computer. Apri il raccoglitore con i documenti riguardanti il bar iniziando a sfogliarli.

-Zia, non posso andare in ferie- dissi pregandola sedendomi davanti alla donna -Devo avere come pagare le bollette, oggi posso pulire, domani anche, qualunque cosa, ma non posso avere una settimana in meno-

-Cait, dovrò fare gli ordini per le nuove attrezzature e articoli. Anche per me costa, ma cercherò di aiutarti come posso- la mora mi mandò un caldo sorriso.

Per questo apprezzavo mia zia. Anche in una situazione traggica riusciva a sorridere e tenere la testa alta. Da lei si potevano imparare molte cose, ma questo non riusciva. Sempre però ammiravo questa donna per il suo controllo delle emozioni e volevo essere come lei. Forse devo darli più tempo.

-Vai a casa Cait, usa questi giorni e riposati.- la zia insisteva, e io annui. Salutai lei e il resto dei lavoratori del bar, i quali stavano finendo le pulizie.

Non mi restava nient'altro che tornare nell'appartamento. Avevo una giornata libera, anzi una settimana. Maledetto furto. Non ostante non guadagni milioni, mi è difficile nella vita, devo anche avere una battaglia con questi ostacoli. Chi avrebbe potuto fare una cosa del genere?! è che motivo aveva?!

Ombra//a.irwin (Italian translation)Where stories live. Discover now