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4 Ottobre, 09:21

Mentre la docente illustrava gli argomenti che avremmo affrontato durante la lezione che si sarebbe conclusa alle 11:00, la mia testa era da tutt'altra parte. Avevo ancora il sapore di Taehyung sulla bocca, se così poteva definirsi, perché non era di certo descrivibile, e più ci pensavo più sorridevo. Non riuscivo a credere di essere riuscito a baciarlo, non ci avevo nemmeno pensato troppo prima; quella malsana voglia mi torturava da quando lui stesso mi aveva sfidato a farlo poco prima in camera sua, forse per gioco, o forse no. Non sapevo cosa pensare, ma non volevo nemmeno concentrarmi sulla cosa. Un attimo prima avevo paura di aver fatto una cazzata e di aver rovinato la nostra amicizia, e un attimo dopo mi ricordavo il suo sguardo subito dopo quel bacio e mi tranquillizzavo, sperando che fosse solo il primo di una lunga e fortunata serie. Come una dodicenne isterica, mi imposi di non scrivergli neanche mezzo messaggio e di aspettare che fosse lui a cercarmi, un po' per orgoglio, un po' perché mi piaceva farmi desiderare da lui.

C'era una cosa di cui mi ero reso conto soltanto in quel momento, ripercorrendo tutto quello che mi era successo negli ultimi giorni, e cioè che io il tempo non lo riportavo indietro sempre nello stesso modo. La prima volta che ero riuscito a farlo senza nemmeno volerlo, io stesso ero stato portato indietro, per così dire, proprio fisicamente, coinvolgendo quindi la dimensione dello spazio e me stesso. Mi ero ritrovato di nuovo in classe quella volta, ma le altre no. Quel giorno stesso, quando avevo provato più volte a tornare indietro, ero sempre rimasto dove mi trovavo, e così anche in altre occasioni; per entrare nell'ufficio insieme a Taehyung, senza neanche fare attenzione a quel particolare, ero riuscito a tornare indietro di pochi secondi, ma io ero rimasto esattamente dove mi trovavo con lui, e cioè dentro quella stanza. E poi ancora, quando avevo salvato Hyunjin impedendogli di lasciarsi cadere, ero addirittura riuscito a bloccare il flusso del tempo mentre mi muovevo nello spazio immobile attorno a me. Era ovvio quindi che, solo volendolo, riuscissi a risparmiare chi e cosa volevo dagli effetti del mio potere. Non so come, il tutto era a dir poco assurdo, eppure era successo senza che ci facessi troppo caso. Mi bastava volere o non volere qualcosa, tutto dipendeva da me e da ciò che pensavo di voler fare, e il resto si adeguava.

Il mio corpo, però, sembrava subirne le conseguenze ogni volta, perché più erano intensi i cambiamenti che desideravo e attuavo, più diveniva intenso il mio malessere, che si manifestava puntualmente con capogiri, perdita di sangue dal naso e atroce emicrania. Forse avrei dovuto smettere, forse non avrei mai neanche dovuto cominciare a sfruttare quella capacità scoperta per caso e che mi ero ritrovato ad usare per chissà quale assurdo scherzo del destino, ma ormai mi trovavo dentro tutta quella faccenda e anche io, come Taehyung e qualcun altro, volevo scoprire che fine avesse fatto Park Jimin e che cosa succedesse a tutti coloro che finivano nel mirino di Jung Hoseok, Kim Seokjin o chissà chi altro.

4 Ottobre, 11:03

« Hyunjin, ciao! » esclamai sollevato quando sentii la voce del ragazzo che avevo salvato dall'altra parte del telefono. Non era al massimo della forma, naturalmente, ma dal tono sembrava felice di sentirmi, e infatti lo era.
« Volevo ringraziarti, Jeongguk-ah. Davvero. » mi disse, dopo qualche minuto di conversazione. La sua voce si era di colpo fatta ancora più bassa, traboccava di vergogna, timidezza e insicurezza. Io avevo appositamente evitato di toccare l'argomento "ciò che è successo", non volevo in alcun modo che ci pensasse e si sentisse a disagio, pur sapendo che era inevitabile.
« Se vuoi davvero ringraziarmi, rimettiti in forze presto e torna qui, così passiamo un po' di tempo insieme. » Non sapevo cos'altro dirgli se non quello, nonostante nella mia mente frullassero una miriade di pensieri, che neanche quando conclusi la telefonata riuscirono a dissiparsi per lasciare un po' di sereno nella mia testa.

Incontrai Namjoon per caso giusto un attimo dopo aver riposto il cellulare in tasca, deluso dal fatto che Taehyung non mi avesse ancora contattato come speravo. Controllavo morbosamente da quando mi aveva lasciato lì, subito dopo il bacio.
« Certo che hai fatto un bel casino con le tue dichiarazioni ieri, eh? » furono le prime parole di Namjoon quando gli raccontai brevemente ciò che avevo scoperto, omettendo però i dovuti particolari, ad esempio quelli sul come ci ero riuscito, e lui pensò davvero che lo avessi sentito dire in giro. Non che ci fosse qualcosa di così scandaloso da rivelargli, ma spiegai a Namjoon che a seguito delle mie accuse sia Lee, il capo della sicurezza, sia il professor Kang, avevano subito delle sanzioni, ma non Hoseok e Seokjin, i veri responsabili del tentato suicidio del ragazzo con cui avevo parlato al cellulare poco prima. Ero stato molto chiaro quando li avevo accusati, avevo spiegato cosa avevano fatto, eppure non era servito a niente. Nemmeno Namjoon si stupì della cosa, proprio come il mio migliore amico e molti altri in quel posto. Era davvero normale che quelli come loro la passassero sempre liscia facendo esattamente ciò che volevano, me lo aveva già detto il giorno prima, mettendomi in guardia sul fatto che avrebbero potuto esserci conseguenze anche per me, di cui però poco m'importava se ciò che avevo fatto sarebbe servito a fermare ciò che Hoseok e Seokjin si divertivano a fare. Non volevo crederci, ma il sospiro silenzioso di Namjoon, lì da più tempo e quindi più cosciente di me sulle dinamiche, mi rispose in modo parecchio esaustivo.

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