2.2 La Papessa - Notti Insonni

832 46 1
                                    

Villa Courteney, Dover. 20 Luglio 2011

Verity non riusciva a dormire. Da quando era morta sua madre aveva iniziato ad avere degli incubi. Si svegliava con un dolore acuto al petto e le gambe tremavano e ci metteva quelle che sembravano ore prima di calmarsi. E una delle poche volte che aveva trovato il coraggio di alzarsi per andare in bagno si era ritrovata piegata in due a vomitare. All’inizio ancora credeva che la causa di quei dolori potesse essere di origine fisica, forse le mestruazioni o un’influenza atipica, ma le medicine e gli antidolorifici non facevano mai effetto e le rigettava.

Dopo tanti anni aveva iniziato a capire sua madre. Non ne era felice, avevano sempre avuto un rapporto teso finché lei non se ne era andata di casa a diciotto anni abbandonando quella donna ai suoi demoni e ai suoi errori e a fatica si era costruita una vita sua mentre sua madre cadeva sempre più in basso nel corso del tempo e lei all’inizio aveva cercato di aiutarla senza successo lasciandole i suoi spazi. Piccole cose all’inizio: usciva e rientrava molto tardi. Verity all’epoca aveva dodici anni e aspettava di sentire la porta aprirsi e prima prendere sonno. A quindici anni non poteva più negare l’evidenza, i soldi non bastavano più e Verity passava le mattinate a scuola e i pomeriggi a lavorare in un bar per poter avere qualche soldo in più in casa. Sua madre aveva lasciato il lavoro per trovarne uno part-time in modo da passare quasi tutto il suo tempo a bere. E Verity aveva iniziato a rientrare sempre più tardi e a lavorare sempre di più pur di mettere via qualcosa. Faceva fatica a stare attenta a scuola e i voti erano precipitati ad appena alla sufficienza e i professori avevano iniziato a guardarla storto accusandola di essere svogliata.

Quando riuscì ad ottenere la sua qualifica professionale decise di rinunciare alla scuola e di andare a lavorare una volta per tutte. Si trovava bene e il fatto che parlasse inglese e fiammingo, oltre che italiano, la avvantaggiava. Grazie all’alberghiero che aveva frequentato capiva anche un po’ di francese e riusciva a rendersi utile, ma era la situazione disastrosa a casa che la preoccupava. La maggior parte dello stipendio della madre finiva in alcol scadente e Verity doveva lottare con tutta per riuscire a mettere qualcosa da parte per fare la spesa. Tutti i soldi che guadagnava servivano per pagare le bollette e l’affitto del loro piccolissimo appartamento, ma nonostante le difficoltà c’era qualcosa che ogni mese Verity faceva il giorno stesso in cui riceveva lo stipendio: correva in banca a versare qualcosa sul conto intestato al suo fratellastro prima che la madre potesse metterci le mani sopra. Era un rituale di cui non poteva fare a meno, qualcosa che le ricordasse che oltre a sua madre, lei aveva avuto anche un’altra famiglia. Aveva avuto un padre anche se si era risposato e aveva un mezzo fratello che viveva in Olanda. Se non metteva via qualcosa per Jamie tutti i mesi non era in pace con se stessa. – Questo mese non gli ancora mandato i soldi. – borbottò davanti la tazza di tè caldo che si era preparata quando aveva rinunciato al sonno.

Se il giorno dopo Chris l’avesse lasciata libera, sarebbe andata in banca. Doveva avere ancora qualcosa da parte che poteva dare a Jamie nonostante avesse lasciato il lavoro a Parigi per seguire Christian.

Una piccola figura in pigiama sfrecciò davanti al tavolo per poi spalancare la porta del frigorifero e tirare fuori un succo di frutta. Verity guardò l’orologio da muro e poi la bambina indiana che stava prendendo i biscotti dalla dispensa arrampicandosi su una sedia. – Nyvie, – chiamò gentilmente Verity. – non dovresti essere a letto?

La piccola la squadrò con i suoi grandi occhi verdi spaventata per essere stata colta sul fatto o semplicemente perché Verity non era Christian e la piccola era sempre tesa quando non c’era lui in giro. Nyvie si ficcò in bocca un grosso biscotto con le gocce di cioccolato continuando a guardare Verity.

Da come masticava e si arrampicava, Nyvie le ricordava un po’ uno scoiattolo, ma a Verity piaceva quella bambina di nove anni, standole vicino aveva sempre un senso di pace che scacciava via i pessimi ricordi.

La Regina di SpadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora