L'alfabeto dell'amore

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Ogni giorno dopo avere controllato che ogni attività del Club funzionasse Cris tornava sempre da lei, nei loro appartamenti, per dedicarsi alle lezioni di scrittura.
Non importava quanto fosse stanco o quante altre attività richiedessero
continuamente la sua attenzione. Alla sua lezione non era disposto a rinunciare.
O forse non era disposto a rinunciare a passare del tempo con Lucy.
Ogni attimo passato insieme lo faceva sentire sempre un po' più sereno.
Lucy riusciva a dargli quella calma che non aveva mai fatto parte della sua vita, una vita che era stata una corsa pazza sempre alla ricerca frenetica di qualcosa. Qualcosa
che gli era sembrato irraggiungibile. Qualcosa che adesso poteva stringere tra le sue braccia così come stringeva in quel momento sua moglie.
Avevano infatti deciso, dopo avere fatto vari tentativi, che la posizione più comoda per accompagnare la sua mano incerta e riluttante sul foglio, era proprio che lei stesse
sulle sue ginocchia e guidasse la sua mano.
Più comoda ma anche più rischiosa.
Il corpo caldo e morbido di Lucy toccava ogni centimetro del suo e il desiderio era così forte che le mani gli bruciavano dal desiderio di toccarla e la sua virilità pulsava come impazzita dentro i pantaloni aderenti.
Il suo vestito, rosa pallido e pieno di tulle, le conferiva un'aria ancora più
desiderabile, e il tessuto era così liscio e impalpabile che gli sembrava quasi di toccare la sua stessa pelle.
Pelle lattea e profumata. Come desiderava passare le sue
mani scure e forti sul suo corpo così candido e bearsi nell'osservarne l'evidente contrasto.
Il suo sguardo era continuamente calamitato dalla scollatura del vestito, casta come si confaceva a un abito da giorno ma pur sempre provocante, e la sua mano, posata dolcemente sul fianco della donna, certe volte captava un movimento un po' troppo brusco o un sospiro disperato, quasi dettato da un desiderio non
soddisfatto.
Che quella posizione mettesse in agitazione anche lei?
La guardava tentare di spiegargli come impugnare meglio il pennino e invece di assecondarla si ritrovava a pensare che sapore avessero quella mattina le sue labbra.
Con la luce del sole che illuminava dolcemente il viso di Lucy, lui si accorse di una spruzzata di lentiggini che rendevano il suo nasino ancora più adorabile e vide anche che un leggero rossore colorava le sue guance.
“Cris mi stai ascoltando?” gli chiese per la seconda volta Lucy.
Aggiustando la sua posizione e cercando di celare in tutti i modi la sua erezione la guardò negli occhi.
Anche i suoi occhi blu sembravano annebbiati dal desiderio e le sue labbra schiuse erano alla disperata ricerca di un bacio.
“Ti stavo ascoltando” e avvicinando il suo volto a quello di lei disse piano: “ti ascolto sempre.”
Lui era così vicino che Lucy poté percepire il suo fiato come una carezza sulla sua pelle accaldata. Indossava come al solito una semplice camicia, la giacca abbandonata in chissà quale stanza, e le maniche della camicia comodamente
arrotolate mettevano in risalto le sue braccia muscolose. Distogliendo a fatica lo sguardo dai sui muscoli messi in bella mostra gli indicò il foglio di carta in cui Cris stava scrivendo una lettera con la mano sinistra.
“Hai visto? La tua grafia è già molto migliorata!”
“Non abbastanza però” disse lui quasi svogliato.
“Abbiamo cominciato da poco" cercò di incoraggiarlo: "non puoi pretendere di imparare tutto e subito”
“Non so... forse mi ci vorrebbe un incoraggiamento”
“Un incoraggiamento?” ripeté titubante Lucy
“Credo che un bacio per ogni lettera che scrivo bene possa aiutare” disse lui provocante, con una strana luce negli occhi.
“Tu vorresti un bacio per ogni lettera?” gli chiese voltandosi a guardarlo in volto : “vorresti ventisei baci?”
Cris riuscì a sentire l'aspettativa e la sorpresa nella sua voce e le sorrise con finta innocenza per persuaderla ad accettare la sua proposta.
Lei era così innocente da non sapere che c'erano baci e baci, e che tutti quelli che si erano scambiati finora erano solo un piacevole antipasto.
“Credo che inizierò dalla A” e dopo avere scritto un' A elegante e piena di svolazzi si girò verso di lei, quasi sovrappensiero, e disse: “Da dove potrei iniziare a baciarti adesso?”
Dopo un suo sospiro sorpreso si impadronì della mano di Lucy e se la avvicinò alle labbra.
Baciò piano e lentamente tutte le dita lunghe ed eleganti respirando a fondo il suo odore di pulito, un misto di profumo di rose e innocenza.
Si godette la vista del rossore delle sue guance che aumentava a ogni bacio che lasciava sulla pelle e proprio mentre stava per depositarle un altro bacio lei ritrasse svelta la mano.
Un sospiro tremante fuoriuscì dalle sue labbra quando disse:
“Per una sola lettera questo bacio basta” e muovendosi irrequieta sulle sue ginocchia continuò: “vogliamo andare avanti?”
Prendendo di nuovo con la mano sinistra il pennino scrisse veloce e senza ripensamenti una B perfetta. Quando posò il pennino e si voltò verso di lei sembrò che entrambi avessero trattenuto il respiro aspettando un altro bacio.
In preda a una folle passione le scostò svelto i lunghi capelli biondi e le baciò il collo bianco e tenero.
Per avere una maggiore accessibilità le pose una mano dietro la schiena e la fece inclinare verso di sé, ancora più aperta verso di lui, ancora più sua. Il suo collo era morbido e a ogni bacio che le depositava pieno di passione sentiva il suo respiro sempre più affrettato.
Mentre saliva con le mani ad accarezzarle il viso sentì le
carezze delle mani di Lucy tra i suoi occhi capelli e non poté fare a meno di stringerla più forte tra le sue braccia e godersi quel tocco così inaspettato ma anche così
piacevole.
Stavolta fu lui a interrompere il bacio e a riprendere in mano le sorti del gioco.
Fingendosi in preda al panico catturò il suo sguardo e giocherellando con il pennino disse:
“Pensi che riuscirò a scrivere anche la C?”
Anche lei lo guardò sorpresa e affascinata e schiarendosi la voce disse in tono quasi affrettato:
“Credo che valga la pena di provarci”
Continuando a guardarla negli occhi, nelle sue pozze blu rese ancora più scure dalla passione, prese il pennino e senza guardare il foglio tracciò una C perfetta.
Bastò la reazione di Lucy a confermargli che aveva scritto bene anche quella lettera.
La vide agitarsi come inquieta, bramosa di un altro contatto e di un altro bacio ancora.
Vide le sue mani che tremavano dal desiderio e un sorriso fece capolino sul suo volto perfetto.
Sembrava più che pronta ad assaporare un'altra avventura.
Quale altra parte del suo corpo avrebbe baciato? Il suo orecchio, decorato con dei piccoli diamanti, e a pochi centimetri dalle proprie labbra era davvero una grande tentazione ma la vista delle labbra, arrossate dal suo continuo mordersele per
trattenere i gemiti, erano così irresistibili che senza neanche accorgersene si ritrovò a
divorarle.
Il loro sapore adesso fuso insieme, la sua lingua che premeva contro le labbra di Lucy per trovare il proprio spazio tra i caldi meandri della sua bocca e un gemito di passione fuoriuscì dalle loro labbra finalmente unite.
Con la lingua giocò a stuzzicarla
e mentre si godeva ogni sua reazione di stupore di fronte a quell'assalto senza pietà sentì il suo corpo che si abbandonava dolcemente contro di lui, privo di difese e in totalmente in balia della passione.
Con i denti continuava a torturarle il labbro inferiore e godeva della sua abilità nel seguire i suoi insegnamenti mentre la lingua di lei si muoveva timida ma curiosa all'interno della sua bocca.
Allontanandosi da lei in preda quasi a una passione folle, tentò di calmare il respiro e prendendo di nuovo il pennino, con mani tremanti, tracciò veloce una D.
Guardandola non si poteva dire che fosse perfetta come le lettere precedenti ma non riusciva più a concentrarsi sulla scrittura, non quando il suo unico pensiero era quante altri parti del suo corpo avrebbe voluto baciare.
Neanche a Lucy sembrò importare
molto perché si girò verso di lui e aggiustando la sua posizione tra le sue braccia gli chiese con voce roca:
“Dove... dove pensi che mi bacerai adesso?”
Scendendo con lo sguardo al suo corpetto decorato, le sue mani si posarono audaci sul primo dei bottoncini che lo attiravano come il miele con le api.
Guardandola negli occhi come per chiedere il suo permesso le sue dita scure iniziarono a giocherellare
con il primo bottone senza mai aprirlo.
La vide deglutire e spalancare gli occhi mentre avvicinava sempre di più il corpo bollente al suo, impaziente e desiderosa di scoprire ancora qualcosa di nuovo.
“Me lo permetterai, Lucy?” le chiese bisognoso di sentirsi dire di sì e con il petto muscoloso che si espandeva alla ricerca di aria.
Un cenno deciso del capo e un sospiro tremante gli confermarono che anche Lucy voleva qualcosa di più.
Il primo bottone, piccolo e rosato, si arrendette con difficoltà al suo attacco, stoico e quasi immobile finché non lo strattonò con forza mentre, invece, il secondo e il terzo cedettero facilmente alle sue lusinghe. I loro respiri si facevano sempre più affrettati, gli occhi di Lucy seguivano attenti ogni mossa delle sue mani e Cris iniziava a vedere il colore innocente della sua sottoveste. Chinando la testa verso i suoi seni iniziò a baciare il petto ancora coperto dalla sua biancheria
candida e a bearsi dell'odore proprio della sua pelle, così dolce e inebriante.
Depositava baci piccoli e rapidi o lenti e passionali mentre sentiva il corpo di Lucy inarcarsi verso il proprio, vittima di bollenti tremori, alla ricerca di un contatto sempre maggiore.
Chissà quanti bottoncini avrebbe potuto continuare a slacciare se la
porta dell'appartamento non fosse stata improvvisamente aperta da Smith.
Il suo segretario, con le guance paonazze, rendendosi conto della scena a cui aveva incidentalmente assistito, in preda al rimorso diede loro le spalle.
Lucy, con un urletto allarmato, cercò rifugio tra le sue possenti braccia continuando a stringersi a lui e provando a richiudere quanti più bottoni possibili.
Osservandola, estasiato dalla sua bellezza, pensò che fosse davvero un peccato quella visita inaspettata di Smith.
“Ditemi tutto, Smith” si rivolse al dipendente mentre Lucy si stringeva sempre di più a lui.
“Se volete, signore, posso anche passare più tardi”
Trattenendosi dal dire che li aveva già interrotti, e anche sul più bello, Cristopher incoraggiò ancora una volta il suo impiegato a parlare e quello, sempre con le spalle
voltate, disse in tono quasi di scusa:
“Ho fatto recapitare l'altra scrivania nel vostro studio, signore, e pensavo voleste vederla subito”
Sentendo nominare la parola scrivania Lucy si allontanò lentamente dalla sua stretta e
lo guardò negli occhi ferita e confusa dalla notizia.
“Una scrivania, Cris?” la sua domanda e la voce quasi balbettante: “vuoi andartene di nuovo?”
Lucy non lo disse ma a Cris sembrò quasi che gli dicesse: vuoi lasciarmi di nuovo da sola?
Mentre con una mano accarezzava il suo profilo delicato ringraziò Smith e gli disse che poteva andare.
Solo quando quest'ultimo li ebbe lasciati soli le disse piano:
“Vieni con me” e mentre la vedeva negare piano con la testa e reprimere i singhiozzi le disse ancora: “Voglio mostrarti una cosa”
“Non voglio vedere il tuo studio” e con un respiro tremante gli disse guardandolo negli occhi: “e non voglio neanche che tra di noi ritorni come prima”
“Com'era prima, Lucy?” le chiese lui con il tono di voce basso, curioso e rassicurante insieme.
Sfuggendo al suo sguardo chiuse anche l'ultimo bottone del suo vestito e gli rispose:
“Triste. Prima era triste” e rivolgendogli uno sguardo offeso continuò: “Tu mi evitavi. Sempre.”
L'unica risposta che riuscì a darle fu un brusco cenno del capo e stretta forte alla sua mano.
“E' proprio per questo che devi venire con me e vedere ciò che voglio mostrarti.”
Forse fu il suo tono, deciso e fermo, o il suo sguardo, ferito e pentito, a convincere Lucy a seguirlo lungo i corridoi del Club fino al suo studio. La stanza in cui suo marito si era rifugiato cercando di evitarla. Avrebbe tanto voluto non rivedere mai più quella stanza e riportare suo marito nel loro appartamento, dove erano felici e dove lui non la ignorava. Dove avevano imparato a essere marito e moglie.
Entrando si avvide subito di certi piccoli cambiamenti.
Delle luci in più, il sole che
illuminava la stanza sempre un po' troppo buia, un divanetto color crema all'apparenza molto comodo e una scrivania piccola e bianca posizionata accanto a quella di suo marito.
“Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere una scrivania tutta per te” sentì pronunciare dalla voce sicura di Cris.
Avvicinandosi a toccare il legno lucido e robusto gli chiese:
“E' per me?”
Un cenno di assenso e un sorriso accennato nel volto di Cris le confermarono che era davvero sua.
“Non riuscirei più a passare così tanto tempo in questa stanza senza vederti, o sentirti, o...” avvicinandosi sempre di più a lei: “o toccarti” disse sfiorando delicatamente le
sue braccia “Ho bisogno di te, Lucy. Per imparare a scrivere, per redigere il libro
mastro” e sussurrando piano nel suo orecchio le confessò ancora: “Per essere felice”
Le sue parole le rubarono un sorriso tra le lacrime di gioia che tentava di nascondere.
Alla fine quello studio non le avrebbe rubato suo marito. Avrebbero ancora continuato a passare le loro giornate insieme e avrebbe provato ad essere felici.
Insieme.

Il Diavolo e la LuceDonde viven las historias. Descúbrelo ahora