INTERVISTA A HA NEUL

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L'intervista è tratta da Fiori di seta di GiuliaEsse4

L'intervista è stata redatta quando il libro era giunto al capitolo 16. Può contenere spoiler per chi non abbia ancora letto fino a tal punto.

Dovendo intervistare un personaggio non contemporaneo, mi sono dovuta inventare un escamotage per ovviare alla differenza spazio-temporale perdonate la licenza fantasiosa.

Eccomi qua, a dire il vero sono un tantino emozionata, oggi mi accingo a condurre la mia prima intervista intertemporale.

Mi spiego meglio, la moderna tecnologia ci permette di poter comunicare con persone vissute in epoche passate. Tramite uno speciale convertitore di fabbricazione internazionale potrò inviare le mie domande ad Ha Naul e ricevere le sue risposte. La cosa meravigliosa è che io le scriverò in italiano e lui le riceverà nella sua lingua madre, che manco so quale sia in effetti...

E viceversa ovviamente.

È veramente impressionante come persone vissute in tempi remoti, abbiano accettato e imparato ad usare questa tecnologia senza mai cambiare gli accadimenti della storia. Miracoli della scienza!

Ci siamo, è tutto pronto digito la mia prima domanda, panico... devo darmi un contegno, dai Ele ce la puoi fare!

La spia della connessione è ancora rossa, ma lentamente cambia colore, verde, connessione stabilita, da adesso ho 23 minuti per inviare il tutto.

3,2,1, scrivo...

Buongiorno Ha Neul, mi chiamo Elena e le scrivo dal 2018. Sto leggendo la storia della sua vita, narrata in un romanzo e ho deciso di intervistarla.

Inizio a inviarle le mie domande

Mi dica tre aggettivi che la definiscono e perché.

Tre aggettivi? Uhm. Sarà un problema. Mi dicono che non sia molto ferrato nella lingua, ma vedrò che fare per non deludervi.

Inquieto è la prima cosa che mi viene in mente. Sì, direi inquieto. Non riesco mai a stare fermo, ho sempre bisogno di muovermi e di fare qualcosa, forse per placare tutto lo scombussolamento che mi porto dietro.

Rude è la seconda che mi viene in mente. A dire il vero non mi definirei tale, ma sembra che molti mi ritengano inadatto alle convenzioni sociali. Solo perché non so tenere una tazza di tè fra le mani in modo conforme, o perché non faccio silenzio quando dovrei. Insomma, non è una bella esagerazione?

Schietto è l'ultima. Lo avrete capito anche voi, ormai, che non ho peli sulla lingua. Se devo dire qualcosa, la dico, anche se rischio di essere bastonato. Non mi piace quando mi si mettono i piedi in testa, sebbene finisca sempre per farmi schiacciare, ma sono sempre io a conceder loro di farlo.

La prima cosa che mi sono chiesta è come ha fatto a non cedere ai sensi di colpa che le hanno attanagliato la vita?

Oh, ma io ho ceduto. Mi reputo un miserabile, che non merita di vivere e che striscia inutilmente sulla terra, occupo questa esistanza riempiendo solo uno stomaco vuoto. Nulla di più. I sensi di colpa mi stanno attaccati dietro la testa, dentro la testa, come un macigno insopportabile e non per niente, indosso un cappello di bambù per evitare che i miei occhi rivelino troppo. Io sono fatto della stessa essenza dei sensi di colpa, come serpenti che si aggrovigliano fra loro, impossibile da scioglierli.

Quando non è riuscito a salvare sua sorella a tenerla in vita è stato il rimorso o la sete di vendetta?

Entrambe. In principio la vendetta, avevo bisogno di liberarmi dai mostri che mi mordevano lo stomaco. Solo poi, il rimorso. Il rimorso per aver cercato vendetta, quando questa non mi ha restituito mia sorella, e ho tentato attraverso il rimorso di rimanere in vita, di fare ammenda, nonostante abbia cercato di affrontarla nel modo più errato.

INTERVISTE, A CHI INTERESSANO?Where stories live. Discover now