45. Too Good At Goodbyes

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EVA

Rimaniamo entrambi in silenzio. Mi concentro sulla sua figura. Osservo i particolari del suo viso e mi vengono le lacrime agli occhi solo pensando che mi ha palesemente abbandonata. 

Sul suo volto non vi sono espressioni precise, sembra semplicemente attonito. 

«Wow» 
Mormora sottovoce, facendo aumentare il dolore che pian piano stava aumentando.

«Sei cresciuta tantissimo»
Continua in un filo di voce. 

Chiudo gli occhi per un breve istante, stringo i pugni lungo i fianchi e cerco di farmi forza.

Quando, però, ritorno con l'attenzione su di lui, mi sento morire. 

Non lo vedo da così tanto che la sua presenza mi destabilizza. 

La terra sotto i miei piedi sembra essere sparita, il freddo sembra essere inesistente e tutto ciò che ci circonda, insignificante. 

L'uomo che mi è sempre stato accanto da piccola, colui che mi spingeva sull'altalena, che mi portava al parco, che mi faceva ridere, che mi ha insegnato a fare la frittata, che mi diceva quanto ero bella, lo stesso che mi ha abbandonato, è di nuovo davanti a me. 

Ingoio a vuoto, cercando di non pensare a tutte le volte che mi sono ritrovata in lacrime per la sua scelta. 

Cerco di non pensare a tutti i momenti belli soppiantati solo dalla nostalgia e dalla tristezza. Cerco di non pensare a niente. Eppure, i suoi occhi, gli stessi che ho ereditato, mi stanno fissando in attesa che dica qualcosa. 

«Perché sei qui?»

Sono tentata di ripetere quel sostantivo che tanti miei compagni di classe dicono in continuazione, ma la parola mi muore in bocca. 

Chiamarlo papà mi fa ricordare tutto quello che avevo e che è scomparso in un battito di ciglia.

Lui era la mia splendida bolla di sapone che, quando si rifletteva al sole, faceva sorridere chiunque. Poi quella bolla di sapone ha toccato l'erba ed è scoppiata, lasciandomi con la consapevolezza che non sarebbe mai tornata. 

Avrei potuto farne un'altra, avrei potuto ricercare la sua stessa figura in qualcun altro, mia mamma avrebbe potuto, ma entrambe eravamo a conoscenza del fatto che non sarebbe stato lo stesso. 

Da quel momento nulla ha più avuto lo stesso valore.

«Eva, prima entriamo in casa»
Mi esorta, appoggiandomi una mano sul braccio. 

La osservo per appena un secondo prima di sottrarmi al suo tocco, provocando in lui una reazione immediata.

La sua espressione di sorpresa si trasforma immediatamente in dolore. 

Solo adesso mi accorgo di quanto il suo viso sia invecchiato, di come le rughe gli contornino gli occhi e gli angoli della bocca e di come sembri addirittura più vecchio della sua attuale età. 

Dopo il divorzio dei miei genitori, i ponti con mio padre sono stati tagliati e ancora oggi mi chiedo se sia stato un bene o un male. Ovviamente, però, non avrò mai la risposta esatta. 

Ciò che è successo è che lui ha scelto qualcuno che non ero io, sua figlia, e adesso invece si presenta davanti alla porta di casa mia. 

Perché?

Mi sposto di lato per farlo passare e, quando entrambi siamo nel piccolo ingresso e la porta è nuovamente chiusa, mi rendo conto che Christoffer è ancora qui. 

Mi affretto ad afferrare la manica della giacca di mio papà per fermarlo e, quando si gira verso di me, realizzo che non so assolutamente come raggiungere il mio intento. 

Twist - Chris & EvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora