7. Sexual healing, oh baby, makes me feel so fine

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Una spada mi trapassa la testa da parte a parte. Una valanga mi è rovinata addosso spezzandomi le ossa. Ho assunto del veleno dal sapore orrendo che mi ha impastoiato la bocca. Ho un mostro che cresce nel mio stomaco e che presto mi squarcerà in due per uscire fuori e fottere l'umanità.

Non mi spavento per tutto questo. E' il solito, normalissimo hangover.

Provo lentamente ad aprire gli occhi. Per fortuna, a Manchester la luce non è mai così intensa da disturbare un uomo afflitto dal doposbronza.

Nel letto, per l'ennesima volta, non c'è nessuno. Debbie è fuori e non si è preoccupata di lasciarmi un biglietto. Incapace anche solo di alzarmi, mi rigiro nel letto per qualche ora, come un'ameba, cercando di ricordarmi qualcosa della sera prima.

Ovvio, mi ricordo che sono andato a letto con Debbie. Eppure qualcosa è andato storto. Quando eravamo sposati, fare sesso con lei era un'esperienza incredibile, quasi mistica. Stavolta non riesco a focalizzare nessuna sensazione, nessuna emozione. Niente al di là del puro istinto sessuale. Non ero molto diverso da un cane in calore direi.

Verso mezzogiorno riesco ad alzarmi e a mangiare qualcosa. Poi mi prendo due aspirine in una botta sola.

Decido che ne ho abbastanza di starmene da solo in casa ad aspettare il ritorno di qualcuno. Mi vesto, raccolgo le mie canzoni stropicciate ed esco.

C'è un timido sole pomeridiano e l'aria fresca mi fa riprendere un po'. Ho bisogno di camminare.

Vado lontano dal centro, lontano dal casino. Cammino per almeno due ore.

Quando mi fermo, sono finalmente sobrio e mi è passato il mal di testa. Solo in quell'istante mi rendo conto di dove sono arrivato.

I marmocchi davanti alla casa sono raddoppiati. Mi sembra di assistere alla scena di un vecchio film scadente. Mio dio.

I due dell'altra volta sono ora capitanati da un ragazzino più grande, sui dieci anni, che è il leader indiscusso non tanto per un fattore d'età, ma per gli strati di lerciume che ha addosso. Un altro bimbetto gattona per il giardino mettendosi in bocca ogni sasso che trova.

Seduta sui gradini d'ingresso, una donna non vecchia, ma completamente sfatta, in vestaglia e bigodini, li sorveglia fumando una sigaretta. Noto che è (di nuovo) incinta di qualche mese. Non credo ai miei occhi.

- Ehi, tu! - mi dice la donna, - Che cosa vuoi? -. Capisco che non sto sognando e che non sono al cinema.

Balbettando chiedo se Nereide è in casa.

- In casa non ci sta praticamente mai - mi sento rispondere amaramente, - Ma se la cerchi, la trovi nel garage -.

La baracca di lamiera che quella sottospecie di massaia ha definito garage è silenziosa questa volta. Busso piano alla porta e non ottengo risposta.

Non ho voglia di andare via. Entro.

Nereide sta dormendo. Noto con divertimento che ha una mano infilata nei collant. Mi accorgo, divertendomi un po' meno, che ha il trucco sbavato e c'è il segno scuro di una lacrima sulla sua guancia. Una delle cose più tristi e commuoventi del mondo: masturbarsi e poi scoppiare a piangere. E poi, esausti, crollare addormentati. Quante volte è successo anche a me.

Mi siedo ai piedi del letto e appoggio una mano sulla sua caviglia sottile. Si sveglia immediatamente. Sbatte un po' gli occhioni e mi fissa senza stupore.

Una ragazza impossibile da sorprendere, anche nel sonno. Con nonchalance sfila la mano dai collant e si mette a sedere  - Cosa ci fai qui?-.

Già. Cosa ci faccio lì?

We Love Thighs! Una storia di rock, di losers e di cosceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora