Capitolo 23 - La selezione 🌹

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"Rientravamo dal lavoro, quando, una volta varcata la porta del campo sentimmo qualcosa di inconsueto nell'aria. L'appello durò meno del solito. La zuppa della sera venne distribuita in gran fretta e fu subito inghiottita, nell'angoscia. Io non mi trovavo più nello stesso blocco insieme a mio padre: mi avevano trasferito a un altro commando, quello edilizio, dove dovevo, per dodici ore al giorno, trascinare pesanti blocchi di pietra.[...]
Ci annunciò, quella sera, che nessuno aveva il diritto di lasciare il blocco dopo il pasto, e una parola terribile circolò subito: selezione."

Testimonianza di Elie Wiesel, sopravvissuto ad Auschwitz e Buchenwald.

Testimonianza di Elie Wiesel, sopravvissuto ad Auschwitz e Buchenwald

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Auschwitz, Aprile 1944.


«Schnell!»

Tea, dopo diverso tempo, fu di nuovo svegliata dalla voce della Kapò che, frustino alla mano, ordinava alle prigioniere di sbrigarsi. Non le era mancato per niente quel risveglio; ormai si era abituata a mangiare gli avanzi del comandante o, comunque, pasti più piacevoli rispetto a quel surrogato di caffè che le proponevano. Per questo motivo, ritornare alla quotidianità del Lager, fu disastroso, senza contare che non c'era nemmeno più Nisha con cui passare qualche ora per estraniarsi da quel clima di terrore e morte. Fortunatamente, però, Tea ritrovò Ester e conobbe anche una giovane donna ucraina di 30 anni che, a differenza delle altre, non la guardava con occhi pieni d'invidia: erano le uniche, in quella baracca, ad avere ancora i capelli. Iryna, questo il nome della donna, era arrivata da poco e quindi non era magra come il resto delle prigioniere, mentre Tea grazie al soggiorno in casa del Comandante aveva un aspetto piu sano rispetto alle altre. Inoltre, le due ragazze attirarono la rabbia di molte prigioniere perché entrambe lavoravano al Kanada, ossia il magazzino all'interno del quale venivano smistati i beni di coloro che venivano uccisi, ed era uno dei luoghi di lavoro piu ambiti perché meno faticoso. Tea non lo sapeva, ma era stato Mark ad assicurarsi che lei venisse assegnata al Kanada.
Durante le ore di lavoro, Tea e Iryna riuscivano a parlare di tanto in tanto, scoprendo che in quel campo vi era rinchiusa anche sua figlia di 13 anni.

«A volte riusciamo a vederci, quando può riesce persino ad arrivare nel mio blocco.» Le disse la donna e Tea ne fu felice. Anzi, spesso, si rese complice di quegli incontri fugaci ma pieni di tenerezza. Sapere di aiutare Iryna, la faceva sentire meglio però, la sua felicità, durò pochissimo. Una sera, infatti, madre e figlia non ebbero la forza di separarsi e Iryna la fece rimanere nel loro blocco con la speranza che le SS non se ne accorgessero. Purtroppo, non fu così: quando fu fatto l'appello, infatti, un nazista contò e ricontò i prigionieri e, mentre l'orchestra suonava delle marce militari, ordinò a gran voce:

«Esca dalle file quel detenuto che non fa parte di questo blocco!»

La figlia di quella donna, tremante, non si mosse e a Tea sembrò di sentire i battiti del cuore della madre che pulsava all'impazzata dalla paura. 

La rosa di AuschwitzWhere stories live. Discover now