Il vecchio e la bambina

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Una potente deflagrazione fece tremare tutto ciò che c'era nella stanza, persino quello che era a terra rimbalzò, sollevando un po' più della solita polvere finissima che aleggiava perennemente all'interno della casa-famiglia, come del resto in tutta la baraccopoli del porto d'imbarco.

Sabrina strinse a sé il lembo dell'ormai scolorita e sciupata coperta, come a nascondersi, ascoltando il vociare confuso ed allarmato proveniente dalle stanze adiacenti: "Questa era vicina!", "Speriamo non abbiano colpito la casa-famiglia Eden...", udì a malapena, prima che tutti i rumori venissero coperti allo scattare della sirena di emergenza, a cui si era talmente abituata che il suo stridio le risuonava persino rassicurante.

Eppure non era di molto tempo fa quando nell'udirla si spaventava da non riuscire più a proferire una sola parola, un particolare dimenticato nella memoria di una vita per quanto recente diversa e lontana da questa.

La ragazzina, che in un'altra epoca sarebbe stata denominata semplicemente come bambina, si alzò con sicurezza dal letto osservandosi attorno. Era notte fonda, lo si intravedeva dalla luce tremolante dei focolai allestiti all'esterno che filtrava dalle innumerevoli fessure della finestra, e lui nel letto non c'era, come si era accorta solo ultimamente. Appoggiò la mano sul suo giaciglio sentendolo freddo, venendo poi attirata dai rumori di passi provenienti dal corridoio, in verità più dei rimbombi che sovrastavano il rumore di fondo della sirena.

Aprì la porta venendo per un attimo sopraffatta dall'enorme tensione che si respirava nel corridoio principale. Un ragazzo arrivò di corsa dalle scale che portavano al secondo ed ultimo piano di quella che doveva essere una palazzina di tutto rispetto, la cui altezza originaria rimaneva sconosciuta a tutti. Driblò un paio di persone e superò Sabrina adocchiandola durante tutto il tragitto, mentre lei era rimasta immobile sulla porta, quasi a dargli precedenza. Quando fu sull'uscio dell'ampia sala refettorio la chiamò per nome, dando l'idea di non sapere se tornare indietro o proseguire, volendo fare entrambe le cose.

"Mi raccomando, non uscire", le disse. Lei annuì "Stai vicino a tuo nonno, con lui sarai al sicuro"

Sabrina lo guardò con evidente titubanza, allora il ragazzo si chetò, muovendo qualche passo verso di lei "Non è con te?", le chiese, immaginando già la risposta.

"Deve essere uscito appena è esplosa la bomba", esitò per un attimo "Il letto era ancora caldo", mentì, sapendo per istinto che quella era la cosa giusta da dire.

"Vedrai che sta bene... questi vecchi, sempre una spanna più avanti di noi!", commentò il ragazzo, volendo sdrammatizzare la situazione.

"Forse hanno bisogno di dormire poche ore per notte...", rispose la ragazzina con un sorriso abbozzato.

"Ivan!", si sentì chiamare a gran voce dall'esterno dell'edificio "Dove sei finito? Muoviti!"

"Ora devo andare!", si agitò il ragazzo esibendo buffe espressioni.

La ragazza annuì ridendo e lo guardò correre via, poi quando fu sola si girò verso il letto del nonno fissandolo pensierosa "Dove vai ogni notte, nonno?"

"Dove te ne vai ogni notte?", avrebbe voluto esordire la ragazza appena si sedette al tavolo. Non disse niente e cominciò a sorseggiare la fumosa minestra, avendo l'accortezza di soffiare sul cucchiaio prima di portarselo alla bocca.

"Avresti dovuto vedere tuo nonno questa notte!", esclamò Ivan, seduto opportunamente a qualche sgabello da loro "Sembrava il comandante di un esercito", sorrise maldestramente il giovane uomo, che in altri tempi sarebbe stato definito semplicemente un ragazzo, ma a differenza dell'uomo a cui si stava riferendo, lui era sempre vissuto in quel contesto.

Il vecchio e la bambinaWhere stories live. Discover now