Capitolo 51

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“Sei stato sconfitto!” gridai. Stavo tenendo fermo Harry sdraiato a pancia in giù; ero seduta sulla parte bassa della sua schiena, proprio sopra il sedere, con le ginocchia a entrambi i lati della sua vita. Mi sentivo in qualche modo soddisfatta, mentre gli piegavo il braccio destro lungo il gomito e glielo inchiodavo sulla schiena. Il mio interesse, in precedenza quasi ossessivo, per le serie tv poliziesche mi aveva fornito la conoscenza delle mosse necessarie per bloccare una persona. Nonostante fosse tutto uno scherzo, mi domandai se Harry fosse mai stato in quella posizione; sbattuto a terra dai polizziotti e ammanettato prima di essere condotto in un furgone blindato. Era esaltante trovarmi nella posizione dominante per una volta, ma ero certa che si stesse trattenendo, assecondando il mio gioco. La sua superiorità si manifestò in modo evidente quando il cellulare di Harry prese a squillare. Si liberò il polso fin troppo facilmente per i miei gusti, ma mi rifiutai di spostarmi dalla mia comoda posizione. “Un momento”. Harry sobbalzò sorpreso mentre frugavo nella tasca posteriore dei suoi jeans; mentirei se dicessi di non aver approfittato dell’opportunità di palpargli il sedere. Diedi un veloce sguardo al display, feci scorrere il dito sullo schermo e accostai il telefono all’orecchio. “Ciao Hayley”. “Bo” Harry si dimenò sotto di me. Spostai il peso un po’ più in avanti, afferrandogli il braccio ancora una volta. “Ah, Bo. In realtà volevo parlare proprio con te. Ho provato a chiamarti prima, ma hai il telefono spento”. Sembrava un po’ preoccupata, la sua voce mi arrivava attutita dal rumore di sottofondo; se ne allontanò, infine sentii una porta che si chiudeva. “Oh, devo metterlo in carica”. Il mio tono salì di alcune ottave nel pronunciare le ultime parole; sghignazzai mentre Harry sollevava bruscamente i fianchi dal pavimento: un inutile tentativo di liberarsi di me. Hayley sembrò non notarlo, continuò la conversazione. “Mi chiedevo solo se hai già scelto cosa metterti venerdì. Vado a fare shopping domani, vuoi venire?”. “Sarebbe fantastico”. “Bo” mi interruppe Harry. Posizionai abilmente il cellulare tra l’orecchio e la spalla, usando l’altra mano per trattenere Harry saldamente. “Va tutto bene? Dov’è Harry?”. Hayley diede voce alla sua curiosità. “È indisposto al momento” risi, cercando di mantenere il telefono vicino all’orecchio mentre lottavo per mantenergli il polso attaccato alla schiena. “Ah ah, davvero divertente” mugugnò Harry contro il tappeto. “Bene, incontriamoci fuori dal bar di fronte al cinema all’una”. “Va bene se porto con me delle amiche?”. “Certo, ci vedremo tutte lì” disse lei allegramente. “A domani”. Riattaccai, chinandomi nuovamente in avanti per imprimere piccoli baci bollenti sulla guancia destra di Harry. Il grugnito rabbioso che riecheggiò nella sua gola mi prese un po’ di sorpresa. “Calma, calma” lo rabbonii. “Non metterti a fare il lupo mannaro con me, adesso”. “Ti azzannerò” mi rispose rudemente. Stavo per ribattere con una replica pungente, ma non ne ebbi il tempo. Strizzai gli occhi e Harry in quei pochi secondi riuscì a liberarsi, schiacciandomi contro il tappeto. La facilità con cui aveva ribaltato la situazione era stata impressionante, se non terrorizzante . “Oww!” esclamai. Il telefono che stringevo tra le dita rimbalzò su uno dei cuscini sparsi sul il pavimento. Alzai le spalle in un debole tentativo di proteggermi da un nuovo attacco di labbra e denti, mentre Harry riemergeva dall’incavo del mio collo. “Ti avevo avvertita. Preferisco questa posizione comunque” disse con aria di sufficienza. “Mi hai semplicemente lasciata vincere?”. Non riuscii a evitare di lasciar trasparire il mio disappunto. Non c’era dubbio che fosse stato delicato con me, ma non mi ero accorta di quanta pazienza Harry aveva dimostrato. Era stato dolce, in un certo senso. “Intellettualmente sei di gran lunga superiore a me, ma quando si tratta di forza fisica…”. Gli accarezzai la guancia mentre si sollevava sopra di me. Il luccichio del suo sguardo mi riscaldò dall’interno. Si stava sottovalutando. “Penso che tu sia intelligente”. Un sorriso si allargò sul suo viso prima che si abbassasse a baciarmi il naso. “E io ti lascerei vincere in qualsiasi momento”. Lo spinsi delicatamente sul petto per mettere alla prova la sua affermazione; subito si tirò indietro rotolando sulla schiena, come se non fosse riuscito a resistere alla mia forza. La TV ancora accesa diffondeva per la stanza un lieve rumore di sottofondo; Harry si mise a sedere con la schiena appoggiata al divano. Mi incoraggiò con un sorrisetto a strisciare verso di lui e a prendere posto sulle sue gambe incrociate. Rimanemmo in quella posizione per breve tempo, con la testa di Harry appoggiata sulla mia spalla mentre io digitavo sul cellulare, facendo passare il cavo sopra il divano mentre si caricava. Neanche due minuti dopo ricevetti dalle mie amiche dei messaggi di conferma della loro partecipazione alla giornata di shopping. “Uscirai con Hayley?”. “Sì, domani”. “Vuoi un passaggio?” mi chiese Harry distrattamente, la sua attenzione era ancora concentrata per la maggior parte sullo schermo della TV. Aveva passato le ultime due ore e mezza a guardare “Supernatural”, un telefilm che io gli avevo suggerito. Mi divertiva quanto velocemente vi era rimasto coinvolto, era arrivato perfino a zittirmi per poter seguire il dialogo senza distrazioni. “Verranno anche Lucy, Charlotte e Zoe” lo informai con calma. “Uh, va bene, posso portare anche loro”. Lo baciai sulla guancia, certa che non si fosse ancora del tutto ripreso dal suo ultimo incontro con loro. Non avrebbe potuto dimenticare facilmente quell’interrogatorio.
***
“Hai finito?” mi chiamò Harry dal piano inferiore. “Aspetta, aspetta!”. Per qualche strano motivo mi riducevo sempre all’ultimo minuto quando mi preparavo, affrettandomi di qua e di là nella mia stanza e raccogliendo oggetti che credevo avrebbero potuto essermi utili in una giornata di shopping. Qualche secondo dopo intravidi Harry in piedi davanti alla porta, il suo sguardo seguiva i miei movimenti mentre mi precipitavo di nuovo verso il cassetto. Sembrava uno spettatore di una partita di tennis. “Mi avevi detto che eri pronta per andare” commentò. “Sì, beh, mi sono ricordata di altre cose”. Aspettò che rientrassi in bagno prima di avventurarsi nel percorso a ostacoli che ormai era diventato il pavimento della mia stanza da letto e si sedette sul materasso. Lo guardai dallo specchio mentre scorreva con il pollice tra le pagine di un blocchetto per appunti che avevo accidentalmente lasciato aperto. “Cos’è?” alzò lo sguardo; l’oggetto sembrava più piccolo nelle sue mani. “Niente”. Infilai il ciondolo a forma di aeroplanino di carta nella scollatura della camicia, raggiungendolo e tendendo la mano per riavere il blocchetto. Harry ignorò il mio gesto e continuò a curiosare tra le parole scritte a penna. “Hai scritto qualcosa?”. “Sì, ma nulla di eccezionale” mi scusai, sporgendomi di nuovo verso di lui. Si alzò di scatto, tenendo l’oggetto più in alto di quanto le mie braccia potessero permettermi di spingermi. “Harry” protestai. Non si curò del mio tono di rimprovero, dirigendosi verso l’altro lato della stanza, mentre i suoi occhi esaminavano la pagina. Maledissi la sua altezza. “Fiamme ardono nei suoi occhi…” si accigliò, valutando il resto del testo in silenzio prima che un sorriso consapevole si allargasse sul suo viso. “Sarei io?” chiese Harry eccitato. “No” risposi bruscamente, allungandomi il più possibile per riappropriarmi dei fogli. Mi schivò facilmente, alzando le braccia ancora una volta. Avevo la sensazione che si stesse divertendo. “Sembro io”. “Non sei tu. È solo una storia” replicai prontamente. Lo spinsi disperatamente sul petto con tutte le mie forze, prendendolo di sorpresa e facendoci cadere entrambi all’indietro sul materasso. A quel punto la sua altezza non sarebbe più stata un vantaggio; mi mossi freneticamente su di lui per sottrarre il libriccino dalle sue dita. Quando ebbi successo rotolai via, chiudendolo con uno rumore secco e riponendolo nella mia borsa. “A che serve quello?” chiese innocentemente, reggendosi sui gomiti. “Faremo tardi” dissi con nonchalance, dando uno sguardo all’orologio e girandomi per raggiungere la porta. Ero ormai a metà strada giù per le scale quando Harry mi bloccò, piegando la giacca di jeans che avevo dimenticato e drappeggiandola sulla mia borsa. “Grazie” sorrisi. “Non hai intenzione di dirmelo quindi, Bo?” sembrava leggermente divertito. Mi fermai davanti alla porta d’ingresso, voltandomi per osservarlo. Aveva le mani infilate nelle tasche, i capelli tirati disordinatamente all’indietro e indossava una maglietta nera aderente che metteva in evidenza il suo fisico. “Non devi dirmelo per forza, sono, beh, sono semplicemente curioso” mi spiegò quasi timidamente. Harry protese il braccio in avanti, aggirandomi, ruotò la maniglia e spalancò la porta. Il sole era tiepido, disegnò delle macchioline sul mio corpo filtrando attraverso le minuscole fessure tra il fogliame degli alberi. “Ti avevo già accennato che voglio fare un corso di scrittura all’università”. “Mmh” ricordò Harry, infilando le chiavi in tasca e prendendomi per mano. Avevamo già abbozzato una discussione sull’argomento qualche volta, ma Harry non aveva mai preso la faccenda sul serio. Credo che quella parte del suo cervello fosse come spenta. L’idea dell’università e quella di un mio trasferimento erano l’una la conseguenza dell’altra. Era un’incognita che metteva entrambi a disagio. “Beh, ho pensato che magari vorrebbero leggere qualcosa scritto da me…. se ottenessi un colloquio”. Ci avvicinammo alla sua macchina, fermandoci davanti alla portiera del passeggero. Il suo umore spiritoso aveva subìto un brusco cambiamento; sembrava ormai freddo e distaccato. “No, è una buona idea” approvò, tranquillo. Il suo sorriso era appena accennato, ma apprezzai il gesto. “Se trovassi posto da qualche parte e mi trasferissi, potrei tornare a casa nei fine settimana, o potresti venire tu a trovarmi” suggerii, aspettando la sua risposta. “Già” annuì lievemente, stringendomi la mano. “Sarebbe facile…”. “Bo” mi interruppe Harry. Rimasi in silenzio, scrutandolo dal basso. Sobbalzai lievemente, mentre mi picchiettava il dorso della mano con il pollice. “Possiamo parlare di qualcos’altro?”. “Certo” aprì la portiera e io entrai in macchina. “Scusa, ti sto annoiando” scherzai. Si chinò a coprire lo spazio che c’era tra noi, avvicinando il viso al mio. Il senso di sconfitta nei suoi occhi era chiaramente percepibile. “Non è per questo”. Harry mi sfiorò la guancia con le dita, subito seguite dalle sue labbra che impressero un bacio delicato sulla mia pelle. 
***
“Dio santissimo”. Gli occhi di Harry si dilatarono per lo sconcerto mentre le mie tre amiche si dirigevano con passo malfermo verso di noi. Si lasciarono scappare qualche risatina prima di soffocarmi in un abbraccio a quattro. A quanto pare stavamo ignorando del tutto Harry: si schiarì la gola, richiamando la nostra attenzione. Sembrava un po’ disorientato, con tutte quelle paia di occhi erano puntate su di lui. Si inumidì nervosamente le labbra con la lingua rosea mentre si affondava le dita nei capelli, risistemandosi il ciuffo. “Ciao, Harry” sorrise Lucy, liberandomi dalla sua presa. “Ehi, ragazze, volete un passaggio?” chiese lui, spalancando una delle portiere posteriori della Range Rover. “Sarebbe fantastico”. Sembrò quasi stordito quando Zoe lo avvolse in un mezzo abbraccio prima di salire in macchina.
***
Ci arrestammo bruscamente, fermandoci lungo il marciapiede. Harry si precipitò fuori dall’abitacolo qualche secondo dopo, apparentemente in preda alla claustrofobia. “Mai più”. Incespicò fuori dal veicolo, terrorizzato. “Non è stato poi così male” alzai gli occhi al cielo prima di raggiungerlo sulla banchina. Le ragazze scesero dalla macchina, attraversando la strada e continuando l’animata conversazione, completamente dimentiche del ragazzo sconvolto dietro di loro. “Sono abbastanza sicuro che usino tutto questo come metodo di tortura in alcuni Paesi”. Harry prese un profondo respiro, riferendosi a ciò che aveva dovuto sopportare durante il viaggio. Si appoggiò col palmo della mano sul fianco della Range Rover, cercando di riprendersi da quell’ ”esperienza traumatizzante”, citando le sue parole. Si passò il dorso della mano sul viso, asciugando le goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte . “Non essere stupido”. “Seriamente, Bo, non voglio mai più sentire parlare del culo di Jeremy Renner o dell’arte della ceretta all’inguine”. Non riuscii a trattenermi dal ridere, non l’avevo mai visto così agitato. Probabilmente aveva imparato più cose sugli argomenti preferiti dalle donne in quel breve tragitto in macchina che nella sua intera esistenza. E certamente le mie amiche non si erano trattenute, incuranti della sua presenza. “Non preoccuparti, non ci aspettavamo che partecipassi alla discussione” gli diedi un colpetto sul fianco. “E sono grato Dio per questo”. Sospirò di sollievo. “Vieni qui” lo attirai a me, baciandolo sulla bocca. Le nostre labbra erano appena entrate in contatto che le mie amiche iniziarono a rumoreggiare dall’altro lato della strada. “Forza, Bo! Puoi risucchiargli tutta la faccia più tardi, abbiamo delle compere da fare!”. Sentii le mie guance infiammarsi, nascosi il viso e appoggiai la testa sulla spalla di Harry. Il suo petto vibrò mentre rideva di gusto. “Vai, divertiti”. “Grazie” lo baciai sulla guancia. Ci voltammo al suono della voce di Charlotte. “Grazie per il passaggio, Harry!”. Non disse nulla, rispose solo con un cenno della mano. 
***
Avevamo incontrato Hayley, e dopo le presentazioni ci eravamo immerse nella spedizione di shopping. Improvvisamente sentii una presenza dietro di me. “Bo”. “Mmh” mormorai, frugando distrattamente tra i vestiti in esposizione. “Ti piace Tom?” indagò Hayley, curiosa. La domanda mi riportò indietro nel tempo a quando Harry mi aveva chiesto qualcosa di simile. Di certo non avevo alcuna preoccupazione o ansia su come lei avrebbe potuto reagire alla mia risposta (al contrario di come avevo fatto per Harry). Ma quel quesito mi faceva sentire ancora un po’ strana. “È sempre stato gentile con me” risposi, facendo scorrere le grucce sull’espositore. “Perché?”. “Niente”. Mi sorrise timidamente scuotendo la testa. Si sistemò i lunghi capelli neri su una spalla, arricciandosi le punte tra le dita nervosamente. Avevo sempre invidiato la carnagione perfetta di Hayley fin da quando ci eravamo incontrate per la prima volta, la sua pelle scura, senza alcuna imperfezione, e magnificamente levigata. “Dimmelo” le diedi un colpetto sulla spalla scherzosamente. I suoi occhi castani si spostarono timidamente dal mio viso alla canottiera che reggeva in mano. La seguii mentre si avvicinava allo specchio, soppesando l’indumento. “Mi piace un po’”. “Davvero?” sorrisi al suo riflesso. “Già”. “Penso che sarebbe perfetto per te” la incoraggiai. “L’hai detto a qualcun altro?”. “No” si morse il labbro, voltandosi di colpo verso di me. “E per favore non dirlo ad Harry, mi prenderebbe solo in giro”. “No, non lo farebbe. Probabilmente cercherebbe di farvi mettere insieme” scherzai. Ci unimmo nuovamente alle altre, portando ciò che avevamo raccolto vagando per il negozio dentro i camerini. Il continuo scambio dei vestiti che ci passavamo da sopra i nostri camerini adiacenti mi fece ridere; un top che non stava bene a una veniva proposto ad un’altra attraverso la nostra rete di comunicazione. Quando uscimmo allo scoperto, notai che una buona quantità dei vestiti con cui Zoe era entrata erano adesso addosso a Lucy. “Quello ti sta bene” disse Zoe, facendo cenno verso Charlotte. “Grazie!”. “Ehi, Bo”. Mi girai. “Provati questi”. Mi porsero un paio di shorts di jeans. In realtà erano più corti di ciò che indosserei abitualmente, ma decisi di non prendermi troppo sul serio e li portai dentro al camerino insieme al vestito che avevo già scelto. Continuammo a chiacchierare anche attraverso le tendine che ci separavano. “Bo, tutto a posto con il bikini?” mi chiese Hayley. “Scusa?” protesi di scatto la testa in direzione della sua voce, nonostante ci fosse solo una sottilissima barriera tra di noi. “Il tuo bikini, per la festa”. Quando rimasi in silenzio, confusa, lei continuò. “La festa si svolgerà in piscina, in giardino e in casa” spiegò, esaltata. “Harry non te l’ha detto?”. “No” lottai per tirarmi su il vestito, imprecando e sbattendo la testa contro una gruccia. “Oh, beh, magari gli è caduto di mente”. Ero scettica sull’apparente buco nella memoria di Harry riguardo al vestiario. Non aveva nessuna intenzione di informarmi. “Ne hai uno?”. “Niente con cui vorrei che Harry mi vedesse addosso” scherzai, lasciando perdere quello stupido vestito con la zip che si rifiutava di salire. “Beh, magari potremmo trovarne uno oggi”. Hayley fu interrotta da uno strano verso acuto proveniente dal camerino a destra. Seguirono delle risate, il che mi rese ancora più curiosa. Spostai la mia tenda e vidi che Hayley era sconcertata quanto me. Scoprimmo presto la ragione di tutto quel rumore: Lucy teneva Charlotte giù sul pavimento, sforzandosi di chiudere il bottone dei jeans aderenti dell’amica mentre lei teneva la pancia in dentro trattenendo il respiro. “Forza!” Charlotte incoraggiava Lucy, che stava quasi sudando. “Ci siamo quasi”. “Bo, smettila di ridere e aiutami”. Il mio vestito aveva ancora la cerniera abbassata sulla schiena, ma mi chinai e cercai di mettere ordine in quella massa sghignazzante sul pavimento. Zoe e Hayley trovarono la situazione piuttosto divertente, standoci a guardare dall’entrata dei loro camerini. Il trambusto aveva attirato numerosi altri sguardi, alcune donne ridevano sommessamente. “Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Charlotte, cercando qualcosa a cui appoggiarsi per aiutarsi a rimettersi in piedi. Avevo la sensazione che l’intero reparto dei camerini femminili potesse scoppiare in un applauso da un momento all’altro mentre Charlotte barcollava verso lo specchio. Scossi la testa divertita, rientrando nel mio camerino ancora una volta e cercando di togliermi il vestito che si rifiutava di collaborare. Ero appena riuscita ad abbassarmelo fino ai fianchi quando udii qualche risatina. “Bo, provati questo”. Presi la gruccia dalla mano misteriosa che si fece strada attraverso il piccolo spazio lasciato dalla tenda. “Cos’è?” chiesi, prendendo in mano l’indumento quasi trasparente. “Qualcosa per te da indossare e per Harry da ammirare” spiegò un’altra voce, ridendo. Mentre rigiravo il tessuto da un lato all’altro capii improvvisamente a cosa alludevano; era tutto pizzo e fronzoli. Fui grata alla pesante tenda che ci separava, almeno non avrebbero potuto vedere il rossore che mi colorava guance. “Ugh, vi odio, ragazze”. Il mio rimprovero fu seguìto dopo pochi secondi da altre risatine divertite.

Dark (storia di H28, traduzione)Where stories live. Discover now