Diamond 11

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Per un dolore vero, autentico, anche gli imbecilli sono diventati qualche volta intelligenti.
Questo sa fare il dolore.
Fëdor Dostoevskij


Il mio corpo cedette al suo, vibrando di piacere. La mia mente si fuse con la sua, e le voci si placarono. Senza penetrazione, un semplice bacio e un tocco sopra i vestiti furono sufficienti per sconvolgere il mio equilibrio interiore, per legarmi a lui e impedire ai miei pensieri di soffocarmi, come facevano di solito.

Ricambiò il gesto, non respingendomi, ma mostrandomi come il mio corpo possa anche trasmettermi piacere, non solo dolore. Mi diede prova di come le voci possano essere placate anche dall'affetto, non solo dalla violenza.

Mi baciò, mi toccò, e legò il mio cuore al suo, la mia mente alla sua, il mio corpo al suo. Mi concesse di sperimentare un'esperienza reale di una relazione con un vero Uomo. Mi offrì la possibilità di conoscere un'altra prospettiva del genere maschile. Mi permise di stare con l'unico uomo che la mia anima realmente desiderava.

"Permettimi di condurti verso l'immenso desiderio di scoprire cosa sia realmente la vita."

Forse era questo che intendeva con "l'immenso desiderio di scoprire la vita"? L'immenso desiderio di scoprire lui.

Strinsi la collana di sua madre al collo e la guardai.

Mi regalò un oggetto di inestimabile valore per lui: il ricordo di sua madre. Si confidò con me, raccontandomi la storia di lei e il suo dolore, aprendosi completamente. In quel momento, mi concesse l'opportunità di conoscere il vero Emilien Korman, mostrandomi la parte vulnerabile di un uomo apparentemente indistruttibile e irraggiungibile.

Non ho dovuto ricorrere a nessuno stupido compromesso; si è aperto con me spontaneamente, parlando liberamente e condividendo un pezzetto del suo passato, facendomi sentire parte del suo presente.

Con estrema maestria, curava le mie ferite, sapendo esattamente cosa utilizzare e come toccarle senza causarmi dolore. Per tutto quel tempo, fu al mio fianco, rivivendo il suo dolore ogni volta che mi ferivo. Nonostante il costante ricordo della madre, sopportò tutto ciò e mi offrì il suo completo appoggio.

Mi ferivo per cercare di placare le voci nella mia testa, per trovare un momento di spensieratezza, inconsapevole che ogni mio dolore fosse percepito anche dallo psichiatra.

"Somigli tanto a mia madre."

Mai avrei immaginato che questa frase fosse legata a un dolore così profondo. Pensavo che si riferisse al mio aspetto, al mio carattere, non al mio dolore.

Entrambi i suoi genitori persero la vita, e per lui diventai un peso, il riflesso della madre che osservava lentamente spegnersi, giorno dopo giorno, con una lametta stretta fra le dita.

Aprii la collana e guardai la scritta, con gli occhi lucidi.

"Dum vivimus, vivamus."

Fu la prima frase che mi disse appena varcai la soglia del suo ufficio nella clinica Lux. Con quella frase, iniziò la nostra conoscenza e tentò di salvarmi più volte.

"Mentre viviamo, viviamo."

Mai avrei immaginato che quella frase nascondesse una ferita così profonda, legata al dolore di sua madre. Mai avrei immaginato che la stessa frase con cui più volte cercò di mostrarmi uno spiraglio di luce in mezzo a tutta questa oscurità chiamata vita, fosse la stessa che sua madre gli ripeteva per trovare la forza di andare avanti, di non mollare.

Pianse, i suoi occhi divennero lucidi e una lacrima gli scivolò sulla guancia. Mi sentii impotente, incapace di consolarlo. Solo in quel momento mi resi conto di essere in parte responsabile del suo dolore, di averglielo inflitto nuovamente e continuamente per tutto quel tempo.

The Promise 2Where stories live. Discover now