13 - A TOUCH OF 𝑇𝑅𝑈𝑆𝑇

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Lord Andrew Dominic Lars ripartì la stessa sera, tra i saluti della Rettrice Moukbell, degli insegnati e di Miss-Von-Isterica. Sue non si unì: dalla finestra principale del proprio alloggio, lo vide stringere la mano al nipote e abbandonare l'Accademia. Le dispiacque, gli era parso una persona gentile, ma sapeva che avrebbe dato il via a una conversazione che non desiderava affrontare.

Cenò in camera. Non volle disturbare Iris e Areth o, peggio, diventare il terzo incomodo. Ma non fu sola: Inquy e Toad le tennero compagnia. Il primo sembrò star meglio: ormai alto quanto un bimbo di nove anni e dalle foglie verdi rinvigorite, ingurgitò uno dopo l'altro dei vasetti di Sali per tutta la serata. Il secondo non le diede pace e parve in preda a un'overdose di zuccheri: parlò a raffica, svolazzò frenetico e mise le mani ovunque, fino a rendere la camera rossa un vero e proprio campo di battaglia. Infatti, Sue si addormentò poco dopo la mezzanotte con una scarpa da cerimonia in vernice blu accanto al viso, il libro di testo "Emanazioni Zivel e Trattamenti Innovativi" a curvarle la spina dorsale e la tenda della doccia come coperta.

La mattina si svegliò allo squillante buongiorno di Toad con la schiena dolorante e due grosse e vistose occhiaie scure. Se questo è il modo in cui dorme Areth, pensò, capisco il perché della faccia sempre stanca.

La colazione fu solitaria. Iris non stette con lei: si disse preoccupata per la fasciatura del suo ragazzo e si dileguò.

Ma anche Sue non si sentì esente da preoccupazioni: era davvero possibile che fosse lei la causa di quella bruciatura? Faticava a crederci.

Durante le lezioni, si concentrò sulle parole dei professori e Josh, al suo fianco nel palchetto, sembrò fare lo stesso. Quando chiacchierarono a bassa voce, gli argomenti furono relegati alla spiegazione in corso e -suggerito da Toad a più riprese- a quanto fosse grande il naso di Mr. Cooper.  Nessuno dei due accennò alla giornata precedente o a come lei potesse sapere in anticipo del Giudizio di Sangue. Di tanto in tanto, nel corso delle ore, aveva percepito lo sguardo scuro del ragazzo solcarle la pelle con insistenza eccessiva, ma quando lo notava, lui le sorrideva e ogni suo pensiero scoppiava come una bolla di sapone.

Nel pomeriggio non si svolse una nuova prova nell'Ingresso del Debutto, che Sue scoprì esservi solo una volta al mese. Ma al termine delle lezioni non fu libera: grazie a Toad, conobbe la vivace Miss Maya Buffer. Era una Zivel Ignis ricoperta di lentiggini, dai fianchi larghi, corti capelli fulvi pari agli aculei di un istrice e incisivi sporgenti quanto quelli di un castoro.

Appena la vide le piazzò una mano sotto al naso e, quando la strinse, ebbe il viso tanto rosso che Sue credette di vederlo prendere fuoco.

«Una Bertrán mi ha stretto la mano!» cinguettò con occhi brillanti di gioia. «Una vera Lady!»

Sue si stranì, ma non commentò dato che Maya la sommerse di domande: dal suo secondo nome al periodo e il luogo che preferiva per le vacanze invernali. Poi, dimostrandosi affine alla parlantina di Toad, le raccontò di sé: che era la figlia dei proprietari di un negozietto d'antiquariato dello Snodo, a quattro passi dalla Porta Marchese; che amava alla follia il gruppo rock degli Ignis Desperate Vandals, di cui sognava di diventare la nuova batterista; e che, al contrario di quanto spandevano le malelingue sui suoi denti, non amava il formaggio.

A Sue la prese in simpatia alla svelta e trovò dolcissimo sorriso che si scambiò con Toad; lo fu a maggior ragione, pensò, dato che Maya non era in grado di vedere l'Elementino.

Tuttavia, non ebbero tempo per ulteriori convenevoli. Il bimbo vestito da paggetto, prima d'annunciare che lui e Maya avrebbero cercato notizie sul Giudizio di Sangue nella Biblioteca dell'Accademia, le condusse in un piccolo campo d'atletica di sabbia rossa. Era celato alle spalle di un edificio tanto alto che Sue ebbe difficoltà a vederne la fine. Lì, ad aspettarli, c'era Arteh. Rispetto ai giorni precedenti, aveva un'aria riposata, fresca: l'incarnato aveva ripreso colorito e lo sguardo, d'un azzurro acceso non più incupito dalle ombre delle nottate in bianco, era ben vispo. I capelli, invece, erano la solita matassa bionda scompigliata. Stringeva qualcosa tra le mani guantate.

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraWhere stories live. Discover now