𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐌𝐄𝐙𝐙𝐎 - ANDÒ 𝑉𝐼𝐴 𝐶𝑂𝐿 𝑉𝐸𝑁𝑇𝑂

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Parte Seconda
Andò Via Col Vento

Cerchia Asservita,
167° anno del Principato.

La Fiera Errante dei Krafti si teneva ogni settimana: quando c'erano soldi abbondanti, l'affluenza numerosa e il sole ben alto nel cielo terso. Questi tre paletti erano indiscutibili: non si svolgeva se una nuvola ingombrava l'azzurro, se le tasche degli spettatori non appagavano quelle degli organizzatori e se il paesino non ammontava almeno a qualche centinaia di anime. Ciò si traduceva in un calendario oltremodo più scarno per l'agglomerato di case malandate a Sud-Est dello Snodo: una volta ogni due mesi, se la fortuna arrideva.

Eamon sapeva bene che era una truffa. Quelli che si esibivano non erano veri Krafti: solo abili acrobati, artisti da quattro soldi che si ingegnavano per racimolare qualche spicciolo. Sua madre glielo aveva ribadito decine di volte; non voleva che frequentasse quel posto e sprecasse i suoi sudati risparmi per alimentare dei furfanti. Ma a lui piacevano: nel mezzo della tristezza e del grigiore della suo paesino di mendicanti dalle scarpe sfondate, di lavoratori della terra con la schiena piegata dagli sforzi e vecchie rugose che millantavano discendente onorevoli, i finti Krafti erano una nota di colore. Le loro esibizioni- con fili azzurri raccattati da chissà dove, luci che non funzionavano se non una volte ogni due pacche e i trucchi grumosi con cui si impiastricciavano la faccia- diffondevano allegria. E sorridevano. Eamon vedeva così poca gente sorridere. E a lui, malgrado accadesse di rado, piaceva tirare le labbra, sorridere. Spendeva di buon grado i suoi miseri risparmi- sudati tra la consegna di sacchi pieni di pane posso e raccolta di ortaggi striminziti- una volta ogni due mesi per sorridere.

Quella mattina, Eamon si svegliò e appiccicò il faccino alla finestra: il sole splendeva nel cielo limpido, i soldi erano stati conservati e gli abitanti vagavano tra le vie polverose. Ciò voleva dire una cosa sola e così avvenne: la fiera si presentò e lui ci corse a gambette ossute esaltate. Dato che aveva sperato e pregato per giorni, non gli importò di imbrattarsi le sole scarpe che aveva col fango o i calzoncini di ruvida iuta nuovi; li avrebbe puliti in seguito. Come ovvio, trascinò con sé anche la madre, ben più restia. Lei titubò, cercò di sottrarsi dato che, come disse, se non fosse rimasta a casa nessuno si sarebbe occupato di cucinare le verdure per la cena. Ma Eamon non desisté fino a che lei non si fu arresa perché desiderava farla sorridere più di chiunque altro al mondo. Erano anni che la vedeva quasi sempre triste, anni che si rinchiudeva in casa. Ed era sbagliato.

La fiera si svolse nella fatiscente piazza. Era squallida. La sera prima aveva piovuto e ora puzzava, i ciottoli sconnessi erano scivolosi e limacciosi e le pozzanghere erano tanto profonde che Eamon avrebbe potuto inzupparci entrambi i piedi e l'acqua gli sarebbe arrivata sino a metà dei polpacci. Ma non era quello lo scenario che attirava i suoi occhi, le sue orecchie e il suo nasino all'insù: annusava a piene narici il profumo dei dolci speziati della vecchia signora al chioschetto poco prima del carretto rotto, si riempiva le orecchie con gli slogan sbandierati a destra e manca dai palchetti, saziava gli occhi coi mille colori e lo splendore che solo quei truffatori sapevano creare.

Mano nella mano, la mattinata passò in fretta. Presto, sua madre, stufa di essere sballottata a destra e a manca e soffermatasi a parlottare per minuti che a Eamon parvero infiniti con una di quelle vicine incartapecorite di cui non ricordava il nome, gli permise di girare da solo.

«Non perderti!» gli raccomandò. Il bambino si chiese come potesse farlo in una piazzetta tanto piccola e, infatti non accadde. Tenne a mente dove fosse la madre e andò: corse tra le poche bancarelle a più non posso, si fece imbrattare la faccia con pastelle turchine e si sporcò la bocca con crema dei dolcetti.

Fu mentre si apprestava a raggiungere il palco dove si sarebbe tenuto il gran evento della fiera, lo spettacolo di luci, che qualcuno lo fermò. Gridò:

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora