I rituali

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Il rituale è la serie di formule e di gesti che compongono una pratica abituale caratterizzata da un'austera sacralità. Sono queste le parole che possono meglio racchiudere ciò che precedeva ogni pasto. All'inizio, a Dicembre 2013, le formule e i gesti erano: sbloccare lo schermo del cellulare e correre su "calorie.it", cercare gli alimenti che avrei mangiato e vedere se me li potevo permettere. Quando intrapresi la dieta melarossa, al contrario, iniziai a pesare gli alimenti in maniera ossessiva. Acquistammo una bilancia digitale che permetteva di pesare il contenitore, fare la tara, pesare dunque i solidi e i liquidi. Di cosa non sarebbero capaci due genitori alle prime armi con la tortura dell'anoressia?  Come ho già scritto se il peso previsto dalla dieta erano 100 g ne pesavo 89 g, se il condimento era un cucchiaino d'olio il mio piatto non lo vedeva proprio. Nessuno, nella maniera più assoluta, si doveva trovare negli stessi miei paraggi in quei momenti oppure avrebbero incominciato a vedere quanto ero matta e strana, avrebbero iniziato a fare domande delle quali conoscevo la risposta e delle quali, nelle condizioni in cui ero, non volevo nemmeno sentir pronunciare le parole. Agli occhi degli altri potevo apparire come una maniaca dei numeri e del peso ma io affermavo con un sorriso, finto ovviamente, che erano loro a mangiare tanto e quindi il mio cibo SANO sembrava poco! A mezzogiorno e a cena correvo qualche minuto prima per ricontrollare che i grammi di carne, pesce, formaggio ecc. fossero corretti (avevo già scritto in precedenza che li pesavo la mattina presto li conservavo in altri luoghi per tutto il giorno); il tutto illudendo la mia mente e gli altri che fossero giusto secondo la dieta ma in realtà io e la mia amica ci divertivamo a farlo essere di meno.

Cercavo di occultare tutto il "mio" cibo poiché, in primis, non volevo che le altre persone vedessero quanto poco mangiassi o che magari avendo in mano l'alimento gli potesse venire in mente di pesare le cose al posto mio o nel farlo vedere che effettivamente era una quantità esigua. Nessuno si doveva preoccupare per me, non ero degna di neppure una di quelle premure affettuose. Il fatto che più mi preoccupava era se qualcuno si fosse avvicinato ai miei alimenti. Le loro mani così sudice e untuose se solo li avessero toccati, anche girare il mestolo per me un fastidio, poiché li avrebbero contaminati di calorie aggiuntive ed io sarei, conseguentemente, ingrassata a dismisura. Se, per esempio, vedevo che la padella che avrei utilizzato per cucinare pollo era stata già adoperata da qualcuno per friggere due uova non riuscivo nemmeno a toccarla salvo che non fosse stata completamente sgrassata e disinfettata. Provavo una sorta di repulsione verso l'olio come alimento più grasso. Avevo imparato, leggendo su internet, che troppi condimenti, le banane, i mandarini, l'uva, le ciliegie, l'anguria, la frutta troppo zuccherina facevano aumentare di peso. Al contrario, si poteva abbondare con aceto, the, caffè e verdure, delle quali mangiavo chili e chili, purché scondite. Questi erano solo dei suggerimenti per variare e non eccedere con alimenti sani ma alquanto dolci, solo che quelle informazioni si trasformarono ben presto in divieti assoluti.

Non mi era mai balenata nella testa l'idea che io potessi essere anoressica? E se io lo fossi davvero? No, forse non hai notato quel rotolino che si forma quando ti siedi.

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