THE LOVING ONE (BTS FanFictio...

De SilviaVancini

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Jimin ha ventidue anni e sogna di fare il cantante. Quando gli viene proposto di partire in tour coi J-EY, un... Mais

PRIMA DI COMINCIARE
ALL OUT OF LOVE
HUNGRY HEART
QUATTRO MENO UNO
BAFFI DA LATTE
BUCHI NELL'ACQUA
AREA FUMATORI
MIN YOONGI: L'INNAMORATO INCOMPRESO
UN METRO DI PIZZA
DALL'OBLO' DELLA CUCINA
IL NOME D'ARTE
IL BARBRA'S TALKING SHOW
BIRRA DELLA PACE
ITALIAN TIRAMISU'
LA ROUTINE
A BERE UNA COSA
TRENTOTTO E SETTE
JIMIN MANIA
BUDINO ALLA CREMA
SUPERMERCATO NOTTURNO
PERHAPS PERHAPS PERHAPS
BODY LANGUAGE
I FIDANZATINI D'AMERICA
IN TILT
FILADELFIA
L'ULTIMA DATA
DOLCEVITA GRIGIO
SOLISTA
GLI AMERICAN MUSIC AWARDS
BANSHEE
TENNESSEE
NEW LOVER - LATO A
NEW LOVER - LATO B
CLACSON
FRECCIA A DESTRA
CAPODANNO
MEZZANOTTE
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

HOUSE PARTY

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De SilviaVancini

Filadelfia era fredda a novembre. Le persone uscivano a cena bardate di cappotti, sciarpe e stivaletti, ma all'interno del mio appartamento eravamo tutti in maniche corte.

Stavo dando una festa. Era una cosa intima, c'erano soltanto una ventina di miei conoscenti e qualche loro amico, ma non per questo ci stavamo divertendo meno. I mobili del soggiorno erano stati tutti spostati da una parte, Abby aveva portato un impianto stereo per la musica e qualcuno mi aveva prestato delle lucine colorate per completare il tutto. La maggioranza degli invitati facevano parte del corpo di ballo con cui mi allenavo ogni giorno per l'esibizione che avrebbe lanciato il mio prossimo album, per cui le danze scatenate non mancavano.

Io stavo ballando senza sosta, per lo meno. Ridevo tantissimo e facevo ridere gli altri, mi appendevo al collo dei miei amici e loro mi guidavano nei balli di cui non conoscevo i passi. Si complimentavano in continuazione per la velocità con cui imparavo, ma la verità era che ero abbastanza brillo ed abbastanza felice da essere un ballerino credibile.

In particolare c'era un ragazzo, Pablo, che quando partiva un pezzo latino-americano si materializzava alle mie spalle. Non importava con chi stessi ballando, alla prima occasione prendeva il posto dell'altra persona e mi faceva piroettare su me stesso finché non mi veniva un capogiro. Gli bastava mezzo minuto per spiegarmi i passi giusti. Me li faceva ripetere finché non li avevo memorizzati e, alla prima occasione in cui non facevo errori, mi circondava la schiena con le sue braccia forti e mi attirava a sé per ballare come si deve.

Pablo era un ragazzo timido. Mi parlava a malapena durante le prove, ma quando danzava diventava un leone. Mi conduceva con gentilezza e precisione, lasciava vagare le mani attorno alla mia vita soltanto quando era sicuro che ci stessimo entrambi divertendo. Le nostre ginocchia finivano spesso per incrociarsi e a me non dispiaceva. Non dispiaceva affatto.

Ballai con lui per quattro pezzi di seguito, ma quando iniziò il quinto sorrisi e mi staccai.

"Vado a prendere una boccata d'aria." dissi, gesticolando verso il balcone del mio appartamento. Pablo annuì, già coinvolto nel ritmo della canzone successiva, ed io andai.

Provai subito un gran sollievo, quando sentii l'aria fredda di novembre attraverso la maglietta. Ero sudato, mi sarei preso un accidente per essere uscito così, ma in quel momento avevo talmente caldo che non importava. Ammirando la vista dal mio balcone, presi il pacchetto di sigarette che tenevo in tasca e me ne portai una alla bocca. Cercai da accendere.

"Tu fumi?"

Mi spaventai quando sentii quella voce. Era tardi, il cielo era buio e le uniche luci presenti provenivano dal mio salotto. Erano tutte rosa, rosse e blu, ma mi bastò voltarmi per vedere la ragazza che si trovava alle mie spalle. Non aveva un volto familiare.

"Sei un'amica di Abby?"

"Chi? Sì, sono una sua amica."

Non le credevo, ma non mi andava di sottoporla ad un interrogatorio. C'era la possibilità che fosse una fan accanita, ma finché non faceva nulla di male non avevo motivo di chiederle di andarsene.

"Hai da accendere?" le chiesi.

Lei spalancò gli occhi. Come se io fossi un insegnante e lei l'alunna che ha dimenticato il compito a casa, corse all'interno del mio appartamento e tornò con un accendino chiesto in prestito a qualcun altro. Mi accese la sigaretta con mani inesperte ed io la ringraziai, soffiando via la prima nuvola di fumo. Le porsi il pacchetto.

"Ne vuoi una?"

"Non fumo. Scusa."
"Non devi scusarti."

"Scusa."

Per un po' restammo in silenzio a guardare il panorama. Io continuai a fumare, avevo in corpo quella giusta dose di alcool che mi teneva disteso, rilassato, ma lei mi lanciava occhiate fuggiasche continue mentre giocherellava con l'anello che aveva al dito. Come se mi dovesse chiedere qualcosa.

Forse non era una mia fan. Forse era anche lei una giovane cantante ed era venuta da me per un consiglio. Voleva sapere come entrare nel mondo della musica, voleva che le indicassi una scorciatoia, voleva che le presentassi il mio produttore. Ormai ne ero convinto, ma lei si morse un labbro e parlò in modo sommesso, come se fosse sul punto di mettersi a piangere.

"Ora devo andare."

"Di già?"

"Sì, scusami. È una bellissima festa, grazie per l'ospitalità."

"Ti accompagno alla porta."

Ero confuso. C'era qualcosa che mi sfuggiva, ma non feci domande mentre rientravamo nell'appartamento. Eravamo quasi arrivati alla porta quando, nel bel mezzo del salotto, uno dei miei ballerini ci tagliò la strada. Si voltò giusto per scusarsi, ma quando vide la ragazza si bloccò e guardò da me a lei un paio di volte. Si illuminò in volto e prese una mano della ragazza fra le sue, dandole una bella pacca sulla spalla.
"Jimin!" esclamò, abbastanza forte da farsi sentire sopra alla musica. "Non sapevo ci fosse tua sorella! Che piacere, che piacere!"

"Non è mia sorella."

"Allora devi essere la cugina! Vieni anche tu dal Tennessee? Siete due gocce d'acqua!"

Io corrucciai le sopracciglia. Guardai meglio la ragazza e lei tagliò corto con un: "Me ne stavo andando."

Si riprese la mano con un gesto brusco e scansò il mio amico, camminando a passo svelto verso la porta d'ingresso e sparendo una volta per tutte. Il mio amico sembrò dispiaciuto, io continuavo a guardare il punto in cui era sparita.

"Ma che ho detto? Si è offesa?"

"In che senso siamo due gocce d'acqua?"

"Vi assomigliate tantissimo, Jimin. Sei tu con le tette."

"L'ho notata anche io prima." si intromise Lindsay, una mia coetanea. "Ci parli spesso di tua sorella Maggie, pensavo fosse lei."

Tutto questo era molto strano. Lindsay e il mio amico continuarono a confrontarsi mentre io ripensavo al viso della ragazza.

Era vero, effettivamente avevamo delle cose in comune. Entrambi avevamo i capelli mossi e castani, la statura era la stessa e gli occhi grandi ci facevano davvero sembrare simili. Forse era anche una questione di atteggiamento.

"Qualcuno ha una sua foto?" chiesi. "Sapete il suo nome?"

"Aspetta, prima ho visto che chiacchierava con MJ..."

Lindsay si fece largo fra i ballerini. Disse qualcosa all'orecchio di uno e lui non smise di ballare mentre tirava fuori il cellulare e glielo porgeva. Lindsay tornò da noi con la luce bianca dello schermo che le illuminava il viso. Stava già cliccando, scorrendo e scrollando.

"Allora?" chiesi. "Hai trovato il suo profilo?"

"Un attimo che... Eccola, trovata. La ragazza del mistero è una certa Michelle Ba-"

Lindsay si zittì. Scorse il pollice verso il basso per guardare meglio qualcosa e fece subito per mettere via il cellulare.

"Come non detto." disse. "A guardarla meglio non vi assomigliate per niente, torniamo a divertirci."

"Che c'è, Lindsay?"

"Basta parlare, balliamo."

Il mio amico le prese il cellulare di mano. Si portò lo schermo davanti agli occhi con un'espressione scettica, ma si ritrovò a sbattere le ciglia un paio di volte per assicurarsi di vederci giusto. Mi lanciò un'occhiata.

"Jimin..."

"Che c'è?"

Voltò il cellulare verso di me.

Sullo schermo c'era un selfie della ragazza. Si trovava al mare, aveva un grande sorriso e i capelli arruffati dal vento, ma non era sola. Di fianco a lei, con la testa premuta contro la sua e un paio di occhiali da sole nerissimi, c'era...

Presi in mano il cellulare. Iniziai a scorrere il profilo senza dire una parola, diedi le spalle ai miei amici.

Yoongi era nella maggior parte delle foto. Eccoli mentre mangiavano in un ristorante italiano, mentre facevano una passeggiata in spiaggia o sulla giostra di un parco divertimenti per bambini. Erano sempre in atteggiamenti affettuosi, ma a togliere ogni dubbio sullo status della loro relazione bastò una foto: la ragazza, Michelle, mostrava all'obbiettivo un bell'anello argentato. Nella foto successiva baciava Yoongi sulla bocca con un sorriso incontenibile.

Fissai quell'ultima foto per così tanto tempo che lo schermò si rabbuiò. Lindsay e il mio amico mi stavano guardando con aria preoccupata ed io stetti in silenzio finché non mollai il cellulare da una parte. Presi entrambi per mano e li trascinai in pista a ballare.

"Alza la musica, Abby!" gridai all'indirizzo della mia amica. Lei obbedì ed io iniziai a muovermi a ritmo con i bassi.

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