The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇ

Autorstwa Swetty_Kookie

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[ᴛʜᴇ ʟᴇɢᴇɴᴅ ᴏғ ʀᴇᴅ ᴛʀᴇᴀsᴜʀᴇ: ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ] [ᴜɴᴛɪʟ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ ᴏғ ᴛʜᴇ ᴡᴏʀʟᴅ: ɪɴ ᴄᴏʀsᴏ] Da generazioni ormai, nel pacif... Więcej

The Legend of Red Treasure
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24- prima parte
Capitolo 24- seconda parte
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31 [Fine Prima Parte]
Until The End Of The World
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47

Capitolo 6

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Autorstwa Swetty_Kookie

Chiuso nuovamente in quella angusta cella Taehyung sbatteva il piede ritmicamente nervoso, guardandosi intorno in attesa che qualcosa succedesse. Di fronte a lui la cella in cui era stato rinchiuso il capitano Yun era vuota e gli procurava al sol pensiero un magone alla gola.

Erano passate solo due ore da quando era tornato su quella nave dopo esser riuscito a sfuggire agli uomini di Jisoo. Aveva minacciato il padre di quest'ultima con la lama alla gola e solo quando era salito in sella allo stallone che l'aveva ricondotto sul molo l'aveva lasciato libero permettendogli di urlare alle guardie di inseguirlo. Strinse i pungi al ricordo di quanto ingenuamente avesse pensato che se ne sarebbe stato buono senza far nulla, ed invece...

Il risvolto più inaspettato però è stato quando ormai sul punto di arrendersi all'idea di non riuscire a salire sul veliero pirata, quella mano l'aveva afferrato per spingerlo su di essa ed evitargli una rovinosa caduta in mare. Lo stesso che poi l'aveva salvato da quella pioggia di frecce che era piombata su di loro.

Portò le braccia a circondare le sue gambe, portandole più vicino al petto, e sprofondò la testa nelle ginocchia rilasciando un sospiro tremante e preoccupato al ricordo di cosa fosse successo dopo.

Quando la calma era tornata sull'Esmavros e solo i gabbiani erano tornati a stridere nel silenzio, come la calma prima di una tempesta, gli uomini di Jungkook erano usciti allo scoperto ritrovando la figura familiare dell'omega tra le braccia del loro capitano. Tutto era stato improvviso: lo avevano afferrato con la forza intenzionati a gettarlo nelle acque profonde, ormai fin troppo lontani dalla terra ferma, affermando quanto fosse una sciagura per la loro nave e che avrebbero dovuto sbarazzarsi di lui fin dall'inizio.

Non era rimasto sorpreso nel vedere che a capo di quell'attacco improvviso ci fosse nessun'altro se non Chanwook. E se era riuscito di soppiatto a scappare dal branco di alfa di Jisoo, lì su quella nave non aveva scampo e lo sapeva bene.

Lo avevano afferrato per le braccia e le gambe già con i muscoli pronti a farlo oscillare verso l'esterno della nave e lasciarlo cadere. Aveva temuto per la sua vita in quel momento più di qualsiasi altra cosa. Il pensiero della sua famiglia, del capitano, che degli alfa gli stessero mettendo le mani addosso erano passate tutte in secondo piano perché la certezza che quel giorno la sua vita sarebbe terminata probabilmente in quel modo l'aveva colpito in viso come uno schiaffo. E faceva male.

Aveva gridato, si era dimenato affinché lo lasciassero ma con un tuono a ciel sereno una voce aveva squarciato la confusione attorno a lui con un «Silenzio!» che aveva bloccato qualsiasi movimento degli alfa e fatto mollare la presa su di lui che si era ritrovato a cadere sulla schiena rovinosamente in mezzo a tutte quelle gambe coperte da vestiti sporchi e polverosi.

Quando aveva scorto tra le gli alfa che lo circondavano lo sguardo rabbioso del capitano dell'Esmavros, adesso in posizione eretta e con affianco il vice capitano – che al contrario lo sguardava con un'espressione mista tra la preoccupazione e la rassicurazione di non aver visto un omega gettato nell'oceano –, aveva capito che quelle parole erano state dettate solo dalle suppliche di quest'ultimo. Il vicecapitano Namjoon era stato l'unico, da quando aveva messo piede su quella nave, a provare un po' di pietà nei suoi confronti.

Nel silenzio però avevano potuto udire dei gemiti di dolore provenienti dalle loro spalle e solo allora, attrattati da quella voce, si erano girati per constatare qualcosa che spezzò a Taehyung in cuore. Il capitano Yun legato ad uno dei bauli era stato abbandonato lì durante l'attacco ed in quel momento aveva una freccia conficcata nella spalla che gli aveva insanguinato i vestiti e creato uno strato di sudore sulla fronte a causa del dolore e delle parole che sotto sforzo cercava di pronunciare. «L-lasciate Vostra A-altezza.» persino in un momento del genere quell'uomo aveva posto la sua vita prima della sua.

Una lacrima gli sfuggì a quella vista e di conseguenza scattò per aiutarlo urlando il nome del vecchio alfa affinché potesse rendersi conto che stesse bene e che doveva smetterla di preoccuparsi per Taehyung quando ad avere una freccia conficcata nella spalla era lui stesso.

I suoi piani di raggiungerlo però vennero brutalmente cancellati dalle parole del capitano del veliero che, come se fosse ritornato ad indossare quella maschera di indifferenza sul volto, si apprestò a impartire gli ordini ai suoi uomini.

«Voi quattro assicuratevi che l'alfa Yun non perda conoscenza. Hoseok, tu occupati dell'omega. Il resto si assicuri che non ci siano stati danni permanenti alla nave!» urlò mentre con poche e veloci falcate si chiuse nuovamente nel suo ufficio con un'espressione indecifrabile in volto.

E così, da quando il pirata che aveva capito si chiamasse Hoseok – lo stesso che lo aveva tramortito sul veliero reale – l'aveva trascinato lì, era rimasto rannicchiato su sé stesso all'angolo del muro, agitato e nervoso, speranzoso che il capitano Yun stesse bene e in attesa che qualsiasi cosa succedesse.

Se fosse successo qualcosa a quel vecchio alfa e amico non se lo sarebbe mai perdonato. Era colpa sua se era stato ferito e anche torturato precedentemente. Si morse a sangue il labbro e trattenne con tutto sé stesso la rabbia e le lacrime di frustrazione prima di sussultare sul posto a causa di un tonfo proveniente dalla porta che portava alle celle. Si alzò dalla sua postazione e raggiunse le sbarre che lo separavano dall'esterno per incontrare poi una figura sì familiare, ma del quale non conosceva ancora la voce.

«Il capitano Yun sta bene?» chiese come prima cosa stringendo quelle sbarre di ferro fino a farsi diventare bianche le nocche e con gli occhi spalancati dalla preoccupazione. L'omega dall'altra parte si muoveva indisturbato come se nessuno gli avesse rivolto la parola in quel momento e silenzioso si accasciò di fronte alle sbarre – di fronte a Taehyung – e gli fece cenno verso il basso con la testa verso vassoio con sopra dell'acqua e del pane.

«Dovresti mettere qualcosa sotto i denti» disse con fare scocciato dondolando su sé stesso e lanciando qualche occhiata verso il biondino dietro le spalle. Più lo guardava e scrutava, più osservava il suo viso contratto dalla preoccupazione e più si infuriava.

Perché Jungkook avesse comandato proprio lui nel consegnare cibo e vestiti adatti per l'ambiente che era la nave a quell'omega, doveva ancora capirlo. Ma se scrutava affondo nei gesti e degli occhi del vecchio principe di Daeson allora lo scorgeva quel leggero strato di insicurezza che luccicava nei suoi occhi ogni qual volta c'era la presenza di un alfa e che, con lui in quel momento, sembrava essere sparita.

«Voglio prima sapere del capitano Yun!» protestò senza batter ciglio il biondo rivolgendosi a quel ragazzo dall'altra parte delle sbarre. Le domande erano tante riguardo quell'omega, ad esempio come potesse rimanere in un branco di alfa così tranquillamente senza il costante dubbio che qualcuno lo assalisse, o ancora perché non mostrava un minimo di compassione verso un suo simile, trattandolo esattamente come qualsiasi alfa di quella nave. Forse c'era un leggero cambiamento nei modi ma quello sguardo di odio nei suoi confronti era sempre lo stesso.

Istantaneamente alla sua protesta un pugno si scagliò contro una delle sbarre di ferro che li separavano e il sibilo con cui gli parlò gli fece pentire di aver aperto bocca per una frazione di secondo. «Sta zitto e fa solo quello che ti dico.» gli occhi grandi lo guardavano minacciosi mentre la mascella affilata e delicata dell'omega s'indurì «E non sperare che la nostra simile natura possa portarmi a tradire i miei compagni.» instaurò subito un muro tra loro che Taehyung sentì palpabile. Gli stava chiaramente dicendo che non gli avrebbe riservato un trattamento speciale solo perché essendo simili poteva lontanamente immaginare cosa Taehyung stesse passando.

Digrignò i denti a quell'affermazione. «Non vi è chiaro forse che l'unico mio interesse è sapere se il capitano Yun sta bene... non oserei mai fidarmi nemmeno se omega, se appartenente ad un branco di bruti che fa della violenza l'unico mezzo per poter sopravvivere.» ma non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa, quello era certo.

«Mi spiace per voi per essere finito nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma è come noi pirati viviamo e» fece una piccola pausa avvicinandosi maggiormente al viso del biondo «visto che siete in mano nostra non so quanto vi convenga continuare ad avere questo atteggiamento spocchioso e arrogante.» si alzò subito dopo aver terminato la sua frase prima di riprendere i vestiti puliti che aveva sottratto dal cassetto comune, per poi farli finire per terra al centro della cella. «E ringraziate il capo di questi bruti se potrete mangiare e avere dei vestiti consoni ad un ambiente pieno di alfa... il mio capitano è molto più gentile di quanto credete ma voi sembrate non voler aprire gli occhi.» ridacchiò allontanandosi leggermente e lasciando Taehyung libero di studiare il contenuto appena caduto sul pavimento polveroso della cella.

«Gentile?» ridacchiò sollevando i larghi pantaloni – consumati a tratti – chiedendosi come potesse indossare qualcosa di non suo e così largo. Abituato a ricami e stoffe pregiate, nella sua vita non si sarebbe mai immaginato che sarebbe arrivato al punto di essere costretto a vestirsi in quel modo. Si guardò le gambe nude e poi guardò nuovamente quei vestiti, prima di sospirare. Sarebbero comunque stati migliori rispetto a quella vestaglia succinta e che lasciava lembi della sua pelle troppo scoperti e al freddo. «Non credo che sia stato gentile nell'attaccare un veliero reale, farmi trattare in quel modo dai suoi uomini e vendermi per tre stupidi sacchi di denaro.»

«Riveda le proprie priorità Vostra Altezza» lo beffeggiò Jimin osservando come senza nessun tipo di protesta questa volta, l'omega si fosse rintanato nella parte più profonda e meno visibile della sua cella per iniziare a slacciare la vestaglia candida per indossare invece i vestiti appena portati. «L'Henede è il posto migliore in cui avrebbe potuto lasciarvi e tre sacche di denaro sono davvero tante. Non conoscente quanto marcio ci sia là fuori...» sembrò perdersi per un momento tra i ricordi prima di risollevare lo sguardo verso l'omega con adesso indosso i nuovi vestiti – la camicia inizialmente bianca ma adesso consumata con un colore più grigiastro era infilata malamente nei pantaloni di un marrone scuro che larghi cadevano sulle gambe ed erano tenuti stretti in vita dallo stesso cinturino color oro che teneva legata prima la vestaglia –, intento a giocherellare con i suoi capelli biondi.

«E poi basta guardare questo momento: ha mandato me, un omega, per mettervi a vostro agio» sorride beffardo tirando fuori da una delle tante tasche la chiave della cella. Non era più nel mazzetto di chiavi e quel particolare non sfuggì per nulla al mondo al principe chiuso in cella, che pacato osservò le mosse dell'omega adesso intento ad aprire la sua cella.

«E' stato solo un modo subdolo per farmi collaborare più velocemente» rispose con convinzione mentre il cigolio stridulo della porta della cella si espanse echeggiando nella stanza e lasciando entrare di conseguenza Jimin che si apprestò a legare le mani dell'omega di fronte al busto.

«Ottima osservazione ma il momento delle chiacchiere è finito.» si mise dietro di lui e spintonandolo con la mano tra le scapole gli fece fare i primi passi verso l'uscita della cella «Il capitano vuole vederti.» quelle parole gli fecero girare la testa verso il pirata, mentre nella sua testa tutti i possibili scenari che sarebbero potuti avvenire da quel momento in poi iniziarono a riprodursi nella sua testa.

Voleva vederlo per quale motivo? Forse per venderlo in qualche altro bordello o seguire l'idea dei suoi uomini e gettarlo in mare? Sono scenari catastrofici si riprodussero nella sua mente mentre il sole del primo pomeriggio gli invase la vista, una volta messo piede fuori dalle celle, e muovesse i primi passi sul ponte di coperta.

Si guardò attorno notando come l'equipaggio fosse in procinto di riparare i danni causati dalla pioggia di frecce e vedendo chiaramente i loro sguardo di odio nei suoi confronti non appena il suo odore s'era liberato dalla stanza in cui era stato rinchiuso per tutto il resto della mattinata.

«Da questa parte.» sapeva bene dove si trovasse la stanza del capitano, l'aveva visto rintanarsi più volte dietro quella porta. Salì quindi di quattro scalini che lo separavano dal ponte di quarto, seguito a ruota da Jimin che continuava a spintonarlo ogni qual volta che fermava i suoi passi, fino a quando non si ritrovarono difronte a quella porta.

Si arrestarono entrambi. Jimin si mosse per primo bussando con le nocche per chiedere il permesso di entrare e quando un ovattato «Fallo entrare.» si elevò dietro quella porta, fu rapido il pirata ad aprire la porta e spingerlo dentro malamente per poi richiudersela nuovamente dietro.

Era rimasto solo con quell'alfa, adesso intento dietro una scrivania a scrivere qualcosa su dei fogli con la piuma dopo averla bagnata nell'inchiostro. La stanza era piccola e non poi così piena di cianfrusaglie come immaginava. L'unica fonte di luce proveniva da delle piccole vetrate poste sulla parete su cui sostava la porta; al centro si trovava un grande tavolo quadrato e dietro di esso una scrivania sopra la quale una candela era accesa per illuminare opacamente la stanza. Un'altra porta dietro di essa era chiusa e Taehyung non aveva idea di cosa nascondesse.

I suoi occhi ritornarono in sulla figura dell'alfa che, silenzioso, aveva sollevato lo sguardo su di lui per tutto il tempo in cui quello di Taehyung aveva studiato la stanza. L'aveva fissato senza farsi notare, studiando i particolari di quel volto scendendo poi verso il corpo coperto dai suoi di vestiti, per soffermarsi sulle mani legate difronte al busto.

Si alzò di scatto e Taehyung sussultò e deglutì a vuoto.

Era normale sentirsi così agitato in presenza di quell'alfa? Era quello che dall'inizio si era domandato. Non aveva sentito la stessa tensione con nessuno degli energumeni che aveva incontrato là fuori ed al contrario era riuscito persino a mettere alle strette uno di loro tramortendolo e riuscendo a sfuggirgli. Quindi perché si sentiva mancare le forze di fronte a quegli occhi, gli veniva voglia di indietreggiare ad ogni passo e si abbassare lo sguardo per non incontrare quello apatico e scuro di quell'alfa.

L'unica risposta che riuscì a trovare fu nel potere che una sua sola parola potesse avere su un gruppo di alfa. Se avesse deciso che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno non gli sarebbe bastato nemmeno finire la frase per avere un gruppo di uomini pronto a fare di lui carne da macello.

Quando mosse i primi passi nella sua direzione gli fu estremamente difficile mantenere il contatto visivo e tanto meno rimanere fermo sul posto. Tremava come una foglia ad ogni vibrazione che il suo passo causava sul terreno. Fu più forte di lui compiere un passo indietro.

A quel gesto l'alfa si fermò ed osservò l'omega per una manciata di secondi prima di prendere il coltellino che portava sempre legato con un cinturino sulla coscia.

I pensieri di Taehyung alla vista della lama affilata andarono completamente fuori orbita. Avrebbe voluto ucciderlo senza nemmeno batter ciglio? O lasciargli vedere il capitano Yun per l'ultima volta? Si sarebbe lui stesso sporcato le mani del suo sangue per ripicca forse per aver portato con la sua fuga un esercito pronto a scoccare frecce—

La schiena si scontrò contro il muro quando lo spazio dietro i suoi piedi finì e quando il tonfo di una mano accanto alla sua testa si propagò subito dopo per la stanza fu istintivo portarsi le mani legate di fronte al viso, in attesa che il dolore della lama nelle sue carne si propagasse.

Ma nulla di tutto ciò avvenne.

Un singulto fuoriuscì dalle sue labbra a causa della paura trattenuta per minuti interi e mentre si apprestava a far tornare al loro posto le mani legate tra loro, lo sguardo si sollevò per incontrare le iridi scure dell'alfa, ancora a pochi centimetri dal suo volto e con un'espressione indecifrabile.

La mano ancora accanto alla sua testa per reggersi sul muro e non gravare addosso all'omega, mentre nell'altra la piccola lama che fece girare velocemente nel suo palmo prima di afferrare i polsi dell'omega e tagliare la corda che li teneva legati.

Quel gesto lasciò sorpreso l'omega, intento adesso a massaggiare i segni che le corde gli avevano lasciato dolorosi sulla pelle, mentre con gli occhi tornò ad osservare quell'alfa. Non si era allontanato di una virgola ma questa volta non c'era nessuna mano o braccio a tenerlo in gabbia.

Riposizionò la lama nel cinturino e lasciò cadere le corde per terra prima di parlare dopo minuti di silenzio. «Ho una proposta per te.» la voce uscì bassa e cadenzata, come se quello che gli stesse dicendo fosse solo a scopo informativo perché, volente o nolente, Taehyung sapeva non avrebbe avuto scelta se non accettare per salvarsi la vita e sperare in quella del capitano Yun.

Fu proprio quell'ultimo a dargli il coraggio di riprendere parola nonostante il momento di paura e debolezza che aveva appena mostrato al capitano della Esmavros. «Voglio prima vedere l'alfa Yun.»

Quella pretesa fece sollevare un sopracciglio a Jungkook che al contrario rimase sul posto, incrociando le braccia al petto, prima che un freddo «Potrai vedere il capitano dopo aver ascoltato la mia proposta.» uscisse dalle sue labbra seguito da «Ed inoltre sono io che detto legge qui.»

Strinse i pungi lungo i fianchi trattenendosi dal rispondere e seguendo poi con lo sguardo i movimenti del pirata, osservandolo muoversi per la stanza e fermarsi di fronte al tavolo quadrato per aprirvi sopra una cartina. «Abbiamo estratto la freccia dalla spalla di Yun ed ora è in stato di incoscienza in una delle camere dei miei uomini.» gli fece cenno di avvicinarsi con la mano, prima di riprendere parola «Purtroppo non è riuscito a darmi tutte le informazioni necessarie affinché io potessi capire come raggiungere le grotte di Ehsul.»

Quella che vide Taehyung, quando si avvicinò al tavolo, su una cartina dalle enormi dimensioni e specialmente diversa da quella che aveva sempre visto nella sua vita. Lì c'erano isole e nomi mai visti prima. Osservandola riuscì a scorgere persino il covo dei pirati in cui era stato, ma a differenza di quella a cui era abituato le grotte di Ehsul erano indicate sulla cartina come se fossero nulla.

Sollevò lo sguardo su quello dell'alfa e affondò nei suoi occhi scuri, già intenti ad osservarlo. «Quindi cosa dovrei fare?»

«Non è ovvio?» fece un risolino di beffa «Mettiamola così, farò in modo che al capitano Yun vengano date le giuste cure.» gesticolò leggermente non staccando nemmeno per un momento gli occhi da quelli del biondo «In cambio, voi mi aiuterete a raggiungere le grotte di Ehsul.»

Aggrottò le sopracciglia a quella richiesta e lasciò la sua mente vagare tra i suoi timori e pensieri. «Come avrò la certezza che farai davvero quello che stai promettendo?»

«La certezza l'avrete se voi sarete onesto nel guidarmi verso il tesoro rosso. Sarete voi stessi un prima linea ad accompagnarmi.» ribatté senza batter ciglio «Un passo vostro passo falso ed io stesso metterò fine alla vita di quell'uomo.»

Le dita dell'omega tremarono sotto quella consapevolezza. Guidare i suoi rapitori verso un tesoro di un così immenso valore per avere salva la vita del capitano Yun o tacere pur di non mettere nelle mani sbagliate un tesoro simile?

«Non basta.» gli sfuggì velocemente dalle labbra e dopo il consenso dell'uomo di fronte a lui riprese a parlare «Mi riporterete nel mio regno senza nemmeno un graffio.»

Una piccola risatina fuoriuscì dalle labbra del pirata, prima che allungasse la mano sopra quel tavolo in attesa che l'omega l'afferrasse per stringerla e stipulare quell'accordo che stava legando l'uno all'altro.

«E' un patto questo, Vostra Altezza.» disse una volta che l'omega premette il palmo contro quello dell'alfa e le sue dita affusolate si strinsero attorno a quella mano. «Sapete a cosa andrete in contro se lo infrangete.»

«Vedremo chi riuscirà a mantenere la parola data.»

Delle scariche di tensione e adrenalina sembrarono crearsi tra di loro, mentre l'inevitabile brivido causato dal contatto si propagò da parte di entrambi lungo la spina dorsale, consci che l'indomani sarebbe stato l'inizio di una strana e ambigua alleanza.

Allo stesso tempo, a milioni di piedi di stanza, quando ormai il buio era calato e ad illuminare le strade deserte del legno c'era solo la luna e le stelle, una figura sbucò dall'acqua scura. Utilizzava un remo spezzato per poter reggersi in piedi, infilzandolo nella sabbia umida e morbida, mentre a piccoli passi percorreva la riva, finalmente su terra ferma.

I vestiti grondavano d'acqua marina ed erano appiccicati al corpo snello. Il volto era ricoperto da della barba incolta e mostrava i chiari segni di ipotermia e denutrizione. Quelle braccia inizialmente allenate adesso tremavano dal freddo e dalla stanchezza.

Cadde al suolo ancor prima che potesse tirare un sospiro di sollievo dopo una settimana di naufragio in cui non aveva fatto altro che nuotare per tornare nel suo regno di provenienza.

La testa si sollevò e gli occhi intercettarono le luci lontane della città e poi quelle della torre alta del palazzo. Il respiro gli mancò per un secondo prima che un sorriso disperato nascesse sulle sue labbra. Una risata isterica prese ad uscire dalla gola, rompendo il silenzio che vigeva sulle rive del mare.

Le prime lacrime scesero dagli occhi mentre buttava via quel remo spezzato per gattonare sulla spiaggia più morbida sulla quale si accasciò subito dopo per la stanchezza. Gli unici pensieri che riuscirono ad occupare la sua mente in quel momento furono di ringraziamento per chiunque da quel cielo gli avesse permesso una seconda occasione e per ultimo la scena a cui aveva assistito prima di scappare dal veliero reale con la scialuppa di salvataggio: il principe Kim Taehyung sollevato con la forza sulle spalle di un alfa – lo stesso che aveva capito fosse la spia e che aveva causato il guasto al veliero – mentre veniva trascinato su una nave pirata dalle dimensioni mastodontiche e ricoperta da un aria di spaventosa malvagità.

Le palpebre si chiusero sotto il cielo stellato di quella notte mentre un unico pensiero, malato e ossessivo, si fece largo come voce nella sua testa mentre ancora una volta una risata isterica uscì dalle sue labbra: sarebbe andato alla ricerca di quell'inutile omega e avrebbe ricattato il re dopo averlo tratto in salvo per prendere il posto al trono. Avrebbe ottenuto così l'oggetto dei suoi desideri ed il potere su un intero regno, senza che nessuno – nemmeno il re – potesse contrastarlo.

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👀👀

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