only half a blue sky

Da wanderlust069

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Zayn me lo ripeteva sempre "Haz, prima o poi ti caccerai in un guaio davvero grosso e Louis lo scoprirà e io... Altro

capitolo 1
capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
Capitolo 11

capitolo 2

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Da wanderlust069

Harry ci aveva provato, davvero!

Era rimasto al letto per tre giorni, senza lamentarsi più di tanto e accettando di malgrado quella minestra che aveva definito 'cibo del diavolo'.

Ma, dobbiamo precisare, che Harry e la pazienza sono due cose nettamente diverse e, se ci aggiungiamo, che Harry era da tre giorni che non correva libero nel bosco o semplicemente non correva allora, qui, le cose si complicano.

Adesso riusciva a stare seduto sul letto per più di un'ora, poi però incominciava a tremare e a lamentarsi del dolore e Liam era costretto a dargli un antidolorifico e un piccola dose di tranquillante che lo facevano dormire meglio la notte.

Harry, però, aveva iniziato a lamentarsi sempre di più, prima di tutto perché voleva uscire, secondo perché il dolore al petto iniziava a diventare sempre più forte. Mentre i graffi sulle cosce e il taglio sulla fronte erano del tutto guariti, ed era sorprendente come un lupo poteva guarire così in fretta senza lasciare cicatrici o segni sulla pelle, il petto aveva ancora dei profondi graffi che lo attraversavano su tutta la superficie ed erano rare le volte che anche un semplice spostamento non riapriva un taglio che poi incominciava a sanguinare e a imbrattare tutte le fasce e le garze.

Adesso Harry era sdraiato sul letto a pancia in su mentre Liam gli iniettava il suo anti dolorifico giornaliero. E, per quanto quelle medicine lo aiutavano a sopportare quel dolore, lui non riusciva a muoversi dopo che quella sostanza gli era entrata in circolo, per il semplice motivo che gli anti dolorifici che usavano loro erano nettamente diversi da quelli che usavano gli umani e, sui lupi, avevano anche qualche effetto collaterale di troppo.

Harry, in quel momento, stava piangendo. Stava piangendo perché il dolore che durante la notte aveva sentito lo stava facendo torcere su se stesso e questa sensazione di impotenza contro il suo stesso corpo non riusciva ad accettarla.

Liam era preoccupato, in tutta la sua vita non aveva mai visto una tale reazione a quel farmaco che, per molti, era una mano santa, ma, forse, per Harry, era tutto tranne che un tocca sana.

Dopo la puntura Liam era uscito, lasciando Harry immobile sul letto a combattere una guerra tra lui e la medicina.



















"Niall ti prego, fammi uscire da qui" erano ormai due ore che Harry cercava di convincere il suo fidato amico a farlo uscire da quella stanza che ormai lo stava soffocando

"lo sai che non posso" ecco la risposta che ormai sentiva da due ore a quella parte e sinceramente il ricciolino era stufo.

Ormai il suo corpo stava reagendo bene alle cure, certo, c'era sempre quell'effetto collaterale di troppo ma adesso riusciva anche a rimanere in piedi per trenta secondi e questo si che è un record!

"almeno aiutami ad alzarmi"

Niall lo stava guardando, indeciso se assecondare quella richiesta che avrebbe fatto finire nei guai entrambi, oppure no.

il biondino alla fine grugni "e va bene. Ma per poco" acconsentì per poi avvicinarsi a Harry e con un mano sulla schiena e l'altra sul petto, poco più su delle fasce, ed aiutarlo a sistemarsi in un posizione vagamente retta.

L'omega dai capelli cioccolato sbuffo, forse era meglio rimanere seduti sul letto, ma dopo una fitta di dolore iniziale si impose che, se voleva tornare a correre e a trasformarsi, doveva iniziare a fare qualche miglioramento e quello era sicuramente un primo passo.

Niall era lì comunque, pronto a prenderlo e a sorreggerlo.

"Tutto bene Haz?"

"No" grugnì

"torniamo al letto"

"non ce la faccio Niall. Sto diventando matto"

Niall sospirò, solo un lupo poteva sapere quanto era fastidiosa la sensazione di prigionia e Harry, in quella settimana, aveva provato solo quell'emozione.

Dopo diversi minuti e tentativi, Harry aveva rinunciato e, sempre con l'aiuto di Niall, era ritornato sul letto.

"Louis?" scoppiò il riccio

Il liscio sospirò "Doveva fare la ronda. Oggi però ha detto che veniva a trovarti"

"certo come no" inizio con un malvagio tono di ilarità "pensi vivamente che Louis venga a vedere come sto? Come se gli importasse qualcosa di me" sbottò, e si poteva capire a miglia di distanza che quella gradazione di voce che aveva usato era delusa e triste.

Niall si morse la lingua, indeciso se porgere o no quella domanda. Tante cose non le capiva, o meglio, lui stava in silenzio. Guardava. Assemblava tutto quello che vedeva e, solo all'ultimo, si permetteva di parlare o fare un'ipotesi. Odiava le persone che facevano conclusioni affrettate, senza sapere tutta la storia al completo e lui, certamente, non voleva fare agli altri quello che non gli piaceva.

"Perché ti tratta cosi..." tentennò un attimo "..adesso?" decide di dire alla fine

Harry rimase sorpreso da quella domanda, ovviamente se l'aspettava! Non capiva infatti come mai Niall non glie l'avesse ancora posta e, adesso, era giunto il momento di spiegare il motivo che aveva spinto L'alpha a manifestare tutto quell'odio nei confronti del riccio.

"Ci credi se ti dico che non lo so neanche io?" incomincio Harry un po titubante "prima andava tutto alla grande, poi Louis, per una stupida litigata, ha deciso di allontanarmi" continuò mordendosi le labbra a sangue "avevamo un rapporto speciale . Era più che un alpha. Era un padre e adesso...adesso..." aveva le lacrime agli occhi, ma non sapeva finire la frase

"...Adesso sei solamente un suo sottomesso" concluse Niall la frase

il riccio annui, con le lacrime pronte a scendere dai suoi occhi. Niall si sporse per abbracciare il suo amico e stringerlo, stando attento alla fasce, al suo petto.

Dopo pochi secondi Harry si allontanò dal corpo caldo dell'amico per sistemarsi in modo più composto possibile.

La giornata passò in fretta e tra risate, scherzi e minestre puzzolenti era arrivata la sera. Niall doveva per forza tornare da Zayn e Liam, da quando era successo quel che era successo, Louis, aveva dato un coprifuoco davvero rigido e tutti e due gli omega sapevano bene quanto l'alpha si infuriava se non seguivi alla lettera tutte le sue regole e i suoi ordini , quindi, Niall, alle dieci e mezza aveva salutato Harry, che aveva opposto resistenza, e si era recato nel loft dei due beta che lo stavano aspettando a braccia aperte.

Harry, invece, rimase al letto, immobile a fissare il soffitto. Malie non era paese così rumoroso, anzi. Potevi fare tre km e non imbatterti in nessun cittadino, oppure, svoltare l'angolo e ritrovarti tutta la località seduta a chiacchierare o a scambiarsi aneddoti non-del-tutto interessanti.

L'orologio vicino a lui segnava la mezzanotte e Harry stava combattendo contro quel cazzo di tranquillante per rimanere sveglio, sperando che l'alpha da un momento all'altro, entrasse nella camera per vedere come stava. Eppure ancora niente ed Harry era a conoscenza che non avrebbe retto e alla fine si sarebbe addormentato senza vedere quei diamanti blu di Louis che, personalmente, trovava fantastici.

All'una e mezza, Harry, si era arreso. Aveva permesso al suo corpo di riposarsi e alla mente di staccare la spina. Il tranquillante stava facendo effetto e l'omega sentiva già la testa più leggera e le palpebre più pesanti ma l'unico pensiero, fisso nella sua mente, era ancora Louis. Louis che non riconosceva più. Louis che lo aveva abbandonato.

Un piccolo Harry di dieci anni correva, correva sotto forma di lupo. Si destreggiava tra gli alberi e saltava con un grazia,quasi principesca, ogni cespuglio o ramo nel quale si imbatteva durante il suo percorso.

Stava correndo felice, inseguito da un grande e potente lupo nero che, con le orecchie tese e gli occhi vispi, seguiva ogni movimento dell'omega.

Era l'ora del gioco per i cuccioli e questo consisteva a rompere le scatole a tutti i beta e alpha nel raggio di un miglio e, avvolte, questo comportava usare anche le maniere forti per convincere i lupi adulti a giocare, ed Harry, lupo peste di prima classe, aveva usato proprio uno di quei metodi, mordendo, con i piccoli canini (non del tutto sviluppati) la coda dell'alpha che stava riposando sotto la Grande Quercia. Inutile dire che la reazione del liscio non era stata delle migliori.

Aveva rincorso il piccolo riccio per tutto l'accampamento con l'idea di fargliela pagare ma, alla fine, la vendetta si era trasformata in un gioco alquanto divertente che comprendeva un Harry felice e scattante e un Louis che, moderando la sua velocità, 'cercava' di acciuffarlo.

Harry era quasi arrivato alla sua meta, doveva solo saltare un grande cespuglio e poi poteva ritenersi un lupo felice. Mentre saltava, però, un altro cucciolo di lupo, sbucato dal nulla, arrestò il suo salto e lo colpì in pieno petto, facendo cadere a terra entrambi.

Harry cadde sbattendo la schiena contro un tronco ma, non volendo mostrarsi debole agli occhi di Louis, si rialzò quasi subito, ringhiando al lupetto color crema che si stava scrollando la terra di dosso.

Niall, dopo la botta, era un po intontito ma i sensi erano ancora eccellenti e sicuramente avrebbe riconosciuto a miglia di distanza l'odore di muschio e tabacco del suo alpha. Alzò piano il musetto, quasi intimorito, e rivolse tutta la sua attenzione al lupo nero difronte a lui, sorridendo dentro di se per essere riuscito a riconoscerlo.

L'alpha si mise a sedere, guardandolo con severità e lì, Niall, capì che non l'avrebbe passata liscia per aver ferito il piccolo Harry.

"vieni qui" ordino alla fine Louis senza interrompere lo scambio di sguardi.

Forse perché intimorito da quegli occhi o, forse, per la voce autoritaria che aveva usato, Niall, decise di ascoltare il suo alpha e, con le orecchie ben nascoste sotto il suo pelo, di avvicinarsi a lui.

Rimase davanti a lui per diversi secondi e poi, come da 'protocollo', si abbassò al suo cospetto. E, sinceramente, era impressionante la diversità tra loro due, dal colore del pelo alla stazza, dagli occhi alle sfumature delle zampe e della coda e, questa diversità, Louis, la trovava splendida ogni volta.

Niall, intanto, attendeva spaventato un qualsiasi gesto dell'alpha che però rimaneva fermo, senza toccarlo.

"Hai fatto del male ad Harry" esordì alla fine tenendo sempre un tono degno di un alpha

Niall sospirò, rimproverandosi mentalmente di non guardare mai difronte a lui mentre correva "Si signore" decise di dire alla fine

"Ora, normalmente ti punirei ma oggi mi sento buono e tu ti beccherai solo un rimprovero" disse il lupo nero che fece scoppiare il cuore del cucciolo di felicità

Niall si alzò e si mise difronte all'alpha incominciando a leccare tutto il muso per la gioia, mormorando ogni tanto dei 'grazie'. Louis ogni tanto ridacchiava e cercava di spingerlo via, sempre più colpito dalla dolcezza del biondo.

Durante la notte, verso le tre, la finestra della camera di Harry si aprì e un ragazzo con i capelli lisci e gli occhi celesti fece il suo ingresso nella stanza. Si avvicinò al ragazzo addormentato sul letto e, andando contro le sue promesse, prese ad accarezzare i ricci dell'omega, sopraffatto dal tranquillante.

Harry era sempre stato il suo bimbo, la sua piccola peste e, adesso, guardandolo meglio, non riusciva più a vedere un bambino impacciato e goffo. No. Vedeva un ragazzo, alto, muscoloso e ben piazzato e Louis, in quel momento, provò un po di nostalgia.

Aveva capito che quel bambino era diventato un uomo e che quell'uomo era destinato a fare grandi cose.



Una settimana dopo Harry era guarito completamente, grazie al 'cibo del diavolo' (non lo avrebbe mai ammesso) e a tutte le medicine che gli venivano date, poteva definirsi non-del-tutto messo meglio ma, nemmeno, messo-tanto-male. Stava bene e questo stare bene voleva dire solo una cosa nelle mente del ricciolino: uscire, trasformarsi e correre. Correre tanto. Correre per sfogare quelle settimane di prigionia e nessuno doveva permettersi di fermarlo.
Fece il primo passo e scese dal letto, aspettando cinque secondi per far abituare le gambe al peso del suo corpo e poi puntò la porta che era pronto a varcare.

Questa era una sfida tra lui, le sue gambe e l'unico ostacolo che lo separava dalla libertà. La porta.

Non aveva chiamato Niall, anche se lo considerava come un fratello era da quando è stato ferito che il biondino faceva avanti e indietro dalla sua camera ogni giorno, tutto il giorno e Harry lo apprezzava, davvero, era felice che qualcuno teneva così tanto a lui da rinunciare a quel minimo di libertà che gli era concessa (c'erano orari stabiliti per trasformarsi) ma sapeva che anche il biondo aveva bisogno dei suoi spazi e oggi Harry lo aveva chiamato dicendogli che non c'era bisogno che passasse da lui a fargli compagnia. Stava bene e voleva dimostrarlo a tutti.

Niall era riluttante ma aveva colto la palla al balzo e quel giorno si era occupato della sua stanza che Liam e Zayn gli avevano intimato di pulire perché "un giorno i tuoi vestiti prenderanno possesso della tua camera e faranno una rivoluzione che tutti noi perderemo" anche se non ci credeva, una vocina, nella sua testa, l'aveva spinto a obbedire perché: meglio prevenire che curare.

Harry fece i primi passi e rimase alquanto sorpreso di non essersi sfracellato contro il pavimento, quindi, con un pizzico di coraggio in più, arrivò alla porta e l'aprì, attraversò tutta la casa e uscì dalla porta sul retro. Odiava quella principale.

L'aria fresca invase le sue narici sviluppate e fece comparire due adorabili fossette sulle guance del ragazzo che mai prima d'ora era stato così contento di uscire.

Harry però non stava bene, il suo fisico non riusciva ancora a correre, per quanto lui si ostinasse a credere il contrario, il suo corpo era ancora provato da quel piccolo incidente.

Incominciò a camminare per tutta la sezione del territorio non stupendosi di non vedere nessuno.

Niall era a casa, probabilmente. Liam ha studiare per qualche esame di medicina. Zayn in città per rifornirsi di cibo (erano lupi, vero, ma anche umani e a Harry l'idea di mangiare tutta la settimana carne cruda non allettava molto) e Louis-- bhe Louis era Louis e non aveva la più pallida idea di dove fosse. Poteva essere in città con Zayn oppure ha fare la ronda, forse era hai confini del territorio per vedere se c'erano tracce di lupi usurpatori che non avrebbe esitato ad uccidere.

Harry odiava ammetterlo, ma il suo alpha gli era mancato. Ogni giorno, rinchiuso in quella stanza, combatteva contro tranquillanti e sonniferi, sperando che Louis entrasse da quella porta per vedere almeno come stava ma, dopo la quarta notte, Harry aveva capito che non poteva fare l'egoista. L'alpha aveva delle responsabilità e, anche se il riccio odiava ammetterlo, lui non era una sua priorità , a malincuore, si mise l'anima in pace, accontentandosi dei pettegolezzi che Niall gli raccontava riguardanti il branco.

L'omega raggiunse il bosco e si fermò davanti ad una grande quercia, la toccò ed espirò, svuotando la mente da tutti i problemi e le paure. Gli occhi si ingiallirono e le unghie diventarono artigli. La peluria aumentò e la posizione retta diventò difficile da mantenere, obbligando Harry a inginocchiarsi.

La trasformazione era fatta, un po dolorosa, ma comunque fatta. Soddisfatto mosse la prima zampa ma un forte capogiro lo costrinse ed accucciarsi davanti alle radici del fusto, cercando di rimanere calmo e controllare il dolore. Il dolore era una percezione psicologica e lui cercava di dominarlo, di sottomettere quella cosa che lo rendeva debole e sensibile.

Si alzò, dopo dieci minuti abbondanti e riprese il suo passeggiare verso il bosco. Si addentrò, chiudendo gli occhi e amplificando l'udito e l'odore, continuando a camminare, beandosi del suono della natura. L'amica avversaria.

Dopo mezz'ora raggiunse il punto più a nord del confine, il punto più nascosto che divideva il territorio di Louis dal territorio di suo padre. A Harry era stato vietato di superarlo, poteva guardare, annusare, sentire ma, per nessuna ragione al mondo, doveva superare il confine o Louis sarebbe stato costretto a punirlo davanti ai due regni, come lezione esemplare. L'idea fece rabbrividire Harry che riprese a camminare in modo parallelo al confine, stando attento a lasciare almeno mezzo metro tra lui e lo sbarramento.

Continuò a camminare per diversi minuti e ormai il colore nero aveva inghiottito il cielo, facendo spuntare dei puntini bianchi che brillavano e accerchiavano la luna. La bellissima, potente, spietata Luna.

Harry temeva la notte, c'era troppo silenzio e, prima di addormentarsi, la sua mente viaggiava e viaggiava, navigava sugli oceani, attraversava il cielo, guardando il sole nascere e morire ogni volta. Harry era un sognatore e ormai tutti lo avevano capito.

Di notte è tutto amplificato ed allo stesso tempo delicato, le percezioni sono più profonde ma ovattate.

Alzò il muso alla luna, venerandola, per poi riabbassarlo non riuscendo a reggere tale confronto, si mosse a disagio, su quel masso, e si rese conto che lui era destinato a restare a Malie, bloccato in quella città troppo indietro con le scoperte del secolo, e lui, questo, non lo avrebbe mai accettato.

Un rumore alle sue spalle lo fece destare dai suoi pensieri e con le orecchie dritte aspettò un altro rumore che non tarò ad arrivare. Senza girarsi fece un piccolo ringhio, il massimo che un omega può fare, e riprese i suoi pensieri.

Un ramoscello che si spezzava, però, era contrario e portò Harry a girarsi verso l'interno del bosco, assottigliando gli occhi, scrutando quanto più possibile. Non notando niente di strano annuso l'aria e oh--muschio e tabacco. Questo non era un buon segno.

Aspettò di vedere due grandi occhi blu che spiccavano in tutto quel nero e , finalmente, vide un grande lupo nero avvicinarsi a lui e, considerando la diversità di altezza, abbassarsi per annusarlo. L'omega abbasso le orecchiette pelose e, intimorito da quel grande lupo, rimase fermo, tremando e aspettando.

"Harry! Che cazzo ci fai qui? A quest'ora? Da solo! Sei impazzito?" sbraitò il maggiore, facendo indietreggiare il piccolo che con diversi guaiti cercava di intenerire l'alpha.

Il lupo nero sospirò, forse un po esausto e si ri-avvicinò al piccoletto che, vedendo la distanza tra loro diminuire, incominciava a sudare freddo.

Harry emise un piccolo lamento quando sentì la bocca del maggiore circondargli il collo "m-mi dispiace, n-non farmi male" sussurrò e Louis fu colto di sorpresa sentendo quella supplica.

"non ti farei mai del male" disse al fine il liscio trasportando l'omega nel suo loft

oh, ma, mi hai già fatto del male, Louis.






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