Se mi capita divento una blog...

By BarbaraFloridia

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Anna è una giovane precaria senza speranza. Inaspettatamente viene assunta a scuola a tempo indeterminato. Av... More

LA CLASSE
PIOVE
IL CORNICIONE
Il BAR
IL MIRACOLO
L'ISOLA
TURI
SARA

LA CASA DELL'ISOLA

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By BarbaraFloridia

Un piccolo cubo bianco in mezzo al sole, come una zolla di zucchero, un colpo d'occhio, appoggiato su un terrazzo impettito sul mare, largo almeno quattro metri. Bassa, quadrata, con le persiane blu: ecco come si presentava la casa sull' altare della collina dimenticata in mezzo alle felci. Non era un appartamento, e no, e neppure una casa, era un'alcova, che lei non avrebbe avuto con chi condividere. Incantevole casa di fata, di sirena, di pescatore. Solitaria, inviolata, in attesa d'essere penetrata. Ingorda spettatrice di onde, di fluttui e chiari di luna. Era troppo bella per essere vissuta da una donna sola, quindi era perfetta per morirci.
Anna guardò le chiavi che aveva in mano e violò la serratura.
Dappertutto nicchie, insenature, angoli, muri spessi e crespi, come coste frastagliate del nord, fiordi. E lei, nave pirata, virava ad ogni ostacolo alla ricerca di tesori perduti, tra muri bianchi, muri sedili, materassi muri, quasi del tutto priva di mobili, la casa muri si arredava da sé, come sanno fare le caverne. Eppure, nonostante quell' umidiccio nell' aria, mai nessuna casa era parsa così squisitamente intima, inaspettatamente accogliente e comoda. 

Bisogna aprire le persiane e permettere al sole d'entrare nelle viscere di questa casa.

Spalancò allora le imposte ad una ad una ed esse ruggirono come bocche feline e, aspirando l'aria, inghiottirono tutto.

Ecco sull'isola questa donna, un insieme di cocci male incollati; eccola in una fiaba isolana a sfidare il vulcano, a dormire con le sue paure, ad impanarsi di solitudine.

Appoggiata alla ringhiera vedeva il sole imponente di quella mattina che aveva vinto tutto, nuvole, foglie, tende e incideva come bisturi la carne, come uragano spaccava i tetti, spazzava via accuratamente ogni ombra dell'antro, da sotto il tavolo, a ridosso della ringhiera. Il sole avrebbe anche bevuto tutto il mare, se il giorno non fosse finito da lì a qualche ora, l'acqua tremava di riflessi dorati e una piccola barca bianca segnava il punto centrale di quella distesa. Qualche gabbiano volava tra cielo e mare. Dov'era l'orizzonte?

Dove? Dove finiva il cielo e cominciava il mare? Anna cercò bene, ma non riusciva a vedere alcun confine, neanche ad immaginarselo.

Ecco, forse è lì che finisce il cielo, o no? Forse è ancora mare. Boh!

Stava per perdere le coordinate in quell'assenza di confini, così dovette girare lo sguardo verso sud e ancorarsi a qualche riferimento per non cadere. Ecco il muro, le finestre, ecco la terra. Lasciò alle sue spalle l'infinito assolato e rientrò a casa. Al mondo è così facile restare da soli? Con quanta facilità gli uomini ti abbandonano e tu abbandoni loro. Cosa resta? Resta solo la natura intorno, sempre, finché gli uomini non la cancelleranno del tutto.

La fine della giornata stava arrivando prima di quanto si potesse sospettare e Anna trovò anche il tempo e, non osò pensare forse anche il gusto, di sistemare le proprie cose. Provò a girare per casa e per il terrazzo con il telefonino in mano ma non vi era alcun segnale. Sola?

Riguardò il mare con la paura e la meraviglia che hanno le bambine. Provò ad arrendersi a quella pace senza linea né confini, ma il tentativo restava senza successo. La solitudine anelata, cercata e raggiunta era difficile da amare.  
Un boato decise di scendere dal vulcano. Per Anna fu una predizione e aprì la portafinestra per farlo entrare direttamente dalla mulattiera e, sedutasi a terra sulla pietra dello scalino, immerse le gambe nell'ombra aspettando che arrivasse l'oscurità. Attese di sentire ancora la montagna lamentarsi, ma niente. Il vestito di fiori blu, cadeva a cascata verso il basso carezzando la terracotta del pavimento, scartò il pacchetto di sigarette, comprato per iniziazione di un vizio che non avrebbe preso mai, e se ne accese una. Non aspirò, si tenne il fumo nella bocca chiusa per qualche secondo, poi, aprendo le labbra come un anello di cratere, gettò fuori fumo e tosse. Restò piegata sulla soglia come le lenzuola sul letto ancora da sistemare. 

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