Insicura (COMPLETA)

Door WinterSBlack

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(Vincitrice Wattys2018 Categoria I Contemporanei) "Questa è la storia di una ragazza dal passato difficile c... Meer

1. La mia vita
2. Il nuovo compagno di scuola
3. Uscire con Jason Forster
4. La ragazza di Arn
5. Tempo
6. Hebe Daniels
7. Party
9. Uscita tra amici
10. In casa
11. Casa sua
12. La Band
13. La scuola è un campo di battaglia
14. Amica?
15. Scivoloso
16. Nuove compagnie
17. Stomaco
18. Vacanza
19. Giochi
Angolo Autrice
20. Racconti notturni
21. La Casa Stregata
22. Anno nuovo
23. Recita
24. Sfuggire di mano
25. Hakuna Matata
26. Realizzazione
27. Confessioni
28. Avere un ragazzo
28. Dichiarazione
29. Operazione salvataggio cuori infranti
30. Iris Reagan
31. Alla ricerca di un bel regalo
32. San Valentino
33. Errore
34. Segreti svelati e situazioni risolte
35. Lasciare
36. Sul palco per gioco
37. Ansia da palcoscenico
38. Concerto di beneficenza
39. Problemi di comunicazione
40. Boccino d'oro
Special p. 1
Special p. 2
41. Troppo passato per vivere il presente
42. È andata peggio
43. La forza di parlare
44. Stop
Sorpresa

8. Sfuriata

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Door WinterSBlack

«Grandioso. Ora bisognerà pagare i danni della casa di Forster. Dovevi proprio spaccargli lo specchio?» Hebe sembrava più stressata del solito, rimasi quindi in silenzio, cosa che fece anche Lance. Da quando era arrivata la sorellastra non aveva più proferito parola, se ne stava con il mento appoggiato sulla mano e teneva gli occhi fissi fuori dalla finestra. «Le tue amiche sono tornate all'Accademia?» chiesi per far conversazione «Sì» replicò lei portandosi l'indice e il pollice in mezzo agli occhi, lì dove c'era il dosso del naso, per massaggiarselo. Hebe parcheggiò davanti a casa mia, ma prima di scendere mi disse «Sta diventando un'abitudine questa. Non approfittarti troppo di questi passaggi» mi disse guardandomi dallo specchio retrovisore. «Sempre simpatica vedo. Tranquilla Azura. Quando riavrò la mia auto ti accompagno io.» fece Lance dopo minuti di silenzio. «Grazie» mormorai prima di salutarli. Hebe partì e io mi diressi verso casa mia, ma sulla soglia della porta c'era una ragazza con la mano alzata sul campanello «Hai bisogno?» chiesi. La ragazza sobbalzò e si voltò titubate verso di me. Era Carley. «Io... No, me ne stavo andando» disse in fretta prima di correre via «Aspetta Carley!» esclamai. Lei si bloccò e la raggiunsi «Vuoi sapere se Ace sta meglio?» le chiesi sorridendole «Io...» «Dai, entra con me. Sei mia ospite, non ti diranno niente» la presi per il gomito e la condussi verso casa «Davvero, me ne stavo andando... Ho da fare... Non mi posso trattenere» «Tutte scuse» dissi cercando le chiavi. La invitai ad entrare «Vuoi qualcosa da bere?» chiesi da perfetta padrona di casa «No, grazie» rispose lei timidamente «Ace dovrebbe essere in camera sua a smaltire i medicinali. Vieni con me» la presi per un braccio e la trascinai sù per le scale. Nemmeno io sapevo perché lo stavo facendo, avrei dovuto lasciare perdere, in modo che se la cavassero da soli. Ma per qualche motivo volevo vedere Ace assieme a quella ragazza... Non che lo preferisca a Arn, ma è meglio che stiano insieme due persone che provano i stessi sentimenti no? Ad Arn avrei cercato un'altra ragazza. Perché ero convinta che al mondo esistesse un'anima gemella, con cui si è desinati a passare insieme il resto della vita. E se Carley e Ace si amavano non aveva senso un terzo incomodo. «Davvero Azura... Ti ringrazio ma dovrei proprio andare» insistette la ragazza. Stavo per protestare di nuovo quando da sopra le scale comparve mio fratello Ace con il volto stanco e il pigiama a quadri blu e bianchi. «Azura che combini?» mi chiese mentre notai Carley irrigidirsi. Finalmente mio fratello notò la ragazza e si bloccò pure lui «L'ho trovata fuori casa.» dissi «Pensavo che volesse vederti così l'ho invitata ad entrare. Dove sono tutti?» chiesi allegra. Ace non rispose, si limitò a fissare la ragazza che si guardava i piedi e stringeva la borsa a tracolla nervosamente. «Ace?» lo chiamai «Che ci fai qui?» chiese il ragazzo freddamente «Io... Non lo so» «Allora vattene» disse semplicemente mio fratello voltandosi «Ma Ace!» esclamai «Non puoi trattarla così...» «Chiudi il becco Zhur. Questi non sono affari tuoi. Chiuditi in camera tua o esci con quelle sgualdrine delle tue amiche, ma non impicciarti nella mia vita privata» sbottò Ace senza guardarmi. Salendo le scale e sbattendo la porta di camera sua. Le lacrime iniziarono a premere per uscire e colare copiosamente. Ace non era mai stato così duro con me, mi aveva ferita profondamente. Feci come mi aveva detto e salii in camera per tuffarmi nel letto per poter scoppiare a piangere veramente. Presi il telefono e misi la musica, impedendomi di sentire Carley uscire di casa. In cosa ho sbagliato? Perché nessuno mi vuole tra i piedi? La musica si interruppe per la suoneria di una notifica in arrivo. Presi il telefono e appena vidi il nome di Daia lasciai perdere. Un'altra interruzione. Un'altra ancora. Presi il telefono e controllai i messaggi.

Daia💎:
Usciamo, ho bisogno di un mascara nuovo!!!!

Daia💎:
Rispondi immediatamente!😡

Daia💎:
Tra 2 minuti sono sotto casa tua.

Io: Non me la sento, Daia. Ho appena litigato con mio fratello.

Daia💎:
Non mi interessa. Ho bisogno di un mascara ora. Domani ho una cena importante.

Io: chiedi a Beth

Daia💎:
È alla festa. Non fare storie. Mi hanno detto ke tu te ne sei andata prima.

Io: ci sarà un motivo se me ne sono andata prima no? E poi è chiuso.

Daia💎:
Non me ne frega un cazzo dei tuoi motivi. Vestiti che usciamo! Jimmy's Chiude tra mezz'ora.

Io: E a me non frega un cazzo del tuo fottuto mascara!

Cancella. Cancella. Cancella.

Io: dammi due minuti. Forse un po'd'aria mi farà bene.

Daia💎:
Brava. Sto arrivando.

«Ma ti rendi conto che mia madre mi ha consumato tutto il mio mascara preferito?» esclamò Daia appena salii sul sedile del passeggero «No, non me ne rendo conto» replicai mentre ci davamo il solito bacio sulla guancia «Infatti! Vorrei che mia madre non fosse una donna fisicamente bellissima per la sua età, ma più come la tua, rotondetta, almeno posso essere certa che non mi rubi le cose e non abbia gusti come i miei» sbuffò mentre pigiava sull'acceleratore «Almeno mia madre è riuscita a tenersi stretta mio padre e ha cresciuto dei figli intelligenti» borbottai «Come prego?» chiese Daia «Niente. Ho solo detto che è comunque bello avere una madre che ne sa tanto in fatto di moda» dissi «Ma certo che ne sa! Dirige un magazine sulla moda!» sbottò «Torna sempre a casa cosparsa di profumo costoso e buonissimo!» «Anche mio padre torna a casa profumato. Di cibo» mi lasciai sfuggire. Perché a mio parere nulla poteva avere profumo più buono del cibo. Daia fece una smorfia «Su sbrighiamoci prima che da Jimmy's chiudano» disse parcheggiando la sua macchina rossa in una postazione da due e di traverso. Entrammo dentro correndo finché lei non trovò quello che cercava e pagò con la sua carta di credito «Grazie al cielo ce l'ho fatta!» squittì. E a me che l'ho accompagnata non mi ringrazia? «Mi dici perché te ne sei andata tanto presto dalla festa? Pensavo che avessi appuntamento con Jason per una bella scopata.» disse salendo di nuovo in macchina per poi mettere in moto «Era troppo ubriaco quando sono arrivata» minimizzai «Mi hanno detto che te ne sei andata con Chanders» aggiunse «Mi ha dato un passaggio» replicai «Dio Azura! Non dirmi che preferisci orecchie a sventola a Jason Forster!» esclamò scandalizzata «Tu perché non sei andata alla festa?» le chiesi, perché sapevo per esperienza che a Daia piaceva parlare solo di se stessa «Dovevo cenare con mia madre e il suo nuovo compagno, che è un grande figo straricco, guida una Porche te ne rendi conto?» esclamò. Daia iniziò a raccontare gli aneddoti della sua giornata mentre io esternavo la sua voce e mi concentrai sul paesaggio chi case a schiera che scorrevano veloci fuori dal finestrino. «Passi a casa mia?» mi chiese ad un certo punto del suo racconto. Eravamo arrivate sotto casa mia ed evidentemente non aveva terminato il suo racconto «No. Ho sonno» replicai gelida prima di salutarla con un bacio e tornare in casa. «Ciao sorellina» mi salutò Arn seduto sul divano del salotto davanti al computer «Ciao Arn. Da dove torni?» «Da una riunione dei partecipanti al torneo di scherma» mi disse «Ora sono indietro con i compiti» mi annunciò sistemandosi gli occhiali che metteva solo in occasioni simili. «Tu da dove torni?» «Da Jimmy's. Ho accompagnato Daia a comprare il mascara» replicai sedendomi accanto a lui «Certo il mascara. Questione di vita o di morte» scherzò «Sai come sta Ace? È da un po'che non esce dalla sua stanza. È ancora vivo il mio gemello?» chiese guardandomi «Sì è vivo ed è incazzato nero con me» risposi affranta «Come mai?» Mi chiese lui interessar alzando la testa «Perché non mi faccio mai i cazzi miei» risposi «Non ti preoccupare, sai che lui perdona facilmente. Soprattutto te.» gli sorrisi grata. «Arn. Il sabato sera non si fanno i compiti. È la regola dello studente» lo rimproverai «Sì ma è il mio ultimo anno» mi fece notare «Prendi lo studio troppo sul serio» «E tu troppo alla leggera. Ti consiglio di studiare per Lamus. Sai che quello è un bastardo.» mi suggerì «Tu sei pazzo» commentai fuggendo.

Il lunedì seguente arrivai a scuola di pessimo umore. «Ehi Azura. Hai le tue cose?» mi chiese Jack mettendomi una mano sulla spalla «Non sono affari tuoi» replicai. In effetti ce li avevo, il dolore alla pancia, il mal di schiena e il mal di testa peggioravano notevolmente il mio umore. E non ero nemmeno l'unica. Il volto bianco latte di Hebe ci passò affianco, come al solito con le sopracciglia inarcate in un espressione incavolata e il passo svelto. Senza degnare a nessuno di uno sguardo andò verso la classe del professor Lamus. Pochi metri dopo passò anche Lance, senza un sorriso e senza la gioia di vivere che mostrava tutti i giorni. Sotto gli occhi aveva scure occhiaie e alle orecchie a sventola portava le cuffie del telefono che teneva in tasca assieme alle mani. Anche lui si diresse verso la classe di Lamus e sprofondò nella sua sedia, mentre le gambe si allungavano fino a toccare la sedia della postazione davanti. Entrai anche io, perché non avevo voglia di star ad ascoltare gli aneddoti della festa di sabato e andai a posizionarmi nel posto accanto a quello di Lance. Piano piano la classe si riempì e alla fine arrivò anche il professore sputa saliva. Si mise dietro la cattedra ed iniziò ad armeggiare con i fogli «Testiamo quanto sapete di Oscar Wilde» disse «Chandelier consegnale.» disse impassibile. Nessuno si mosse «Tu. Muoviti» ordinò di nuovo fissando Lance «Ho male alla gamba prof» disse lui «Non è affare mio. Ora ti alzi e consegni le verifiche» temetti che Lance avrebbe provocato ancora casino, ma fortunatamente si alzò e prese il fascio di fogli «Professore mi chiamo Chanders» disse voltandosi. Fece scivolare i fogli a terra «Ops.» esclamò innocentemente, piegandosi con una lentezza irritante e mettendo a posto i fogli. Vedevo quasi la vena della tempia pulsare al professor Lamus «Faccia in fretta» sputacchiò. Lance si asciugò la faccia lentamente facendo mille smorfie, in modo che il professore potesse vederle per bene. Lamus stava diventando rosso dalla rabbia e da un momento all'altro sarebbe esploso. Lance iniziò a distribuire i fogli e poi tornò al suo posto. «Uh ma che cazzo è?» sbottò Lance facendo voltare tutti verso di lui. «È un test» replicò il professore «Sono piuttosto sicuro che questa roba non l'abbiamo mai fatta» affermò il giovane «Vi ho detto di studiarla se non sbaglio» disse minacciosamente il professore. Lance sbuffò. Ma che gli è preso? È così strano. Pochi secondi dopo Lance consegnò il compito «Ha finito?» il ragazzo tornò al suo posto e disse «Tanto non sapevo nulla» «Non è quello che ha dimostrato durante le mie lezioni. Ora prenda questo foglio e risponda alle domande in modo esauriente. Altrimenti se ne stia a casa e non venga a disturbare le mie lezioni. Staremmo tutti meglio senza di lei.» insistette Lamus «È solo una perdita di tempo» mormorò il ragazzo come in trance «Come ha detto signor Chanders?» chiese il professor Lamus minaccioso pronunciando correttamente il suo nome «ho detto che è una perdita di tempo.» ripeté «Esca dall'aula» ordinò l'uomo «Non ho intenzione di prendere ordini da lei. Cosa sono? Il suo elfo domestico? Mi faccia un piacere e si ficchi i suoi ordini su per il culo» rispose Lance facendo sgranare gli occhi a tutti «Moderi il linguaggio Chanders!» esclamò l'uomo furente «Oh, mi scusi. Si infili i suoi ordini su per il suo sedere ossuto» si corresse Lance «fili immediatamente in dirigenza!» esclamò Lamus adirato «Ma è rincoglionito davvero o lo fa apposta? Io non prendo ordini da un vecchio spilungone sputa saliva. Non si deve permettere di credersi superiore solo perché è un professore» disse Lance arrabbiato. Gli occhi dei studenti saettavano dall'uno all'altro come se stessero assistendo ad una partita di ping -pong «la farò espellere a vita Lancelot Chanders!» esclamò con rabbia tanto che temetti che avrebbe sputato fiamme al posto della sua abituale saliva. «Sa una cosa? Ci vado in dirigenza.» si alzò dal banco e si mise lo zaino in spalla «Preferirei evitare di farmi la doccia con la sua saliva.» e con questo uscì sbattendo la porta. «E voi che avete da guardare! Finite il test!» strillò.
La verifica era veramente difficile, pieno di domande che non stavano né in cielo né in terra, ovviamente avrei preso un altro voto merdoso.
Individuai la figura alta di Lance davanti all'armadietto e lo raggiunsi «Ehi» lo salutai «Ehi» fece lui senza emergere dall'armadietto «Sei stato espulso?» chiesi preoccupata «No. Sono a posto. Devo solo aiutare gli inservienti a pulire tutta la scuola questo fine settimana» affermò «Ma... Perché?! Sei tutto fuori tu! Come ti salta in mente di comportarti così con Lamus!» esclamai. Il ragazzo emerse con i ricci ingarbugliati più che mai che gli ricoprivano la fronte in modo naturale a differenza di altri ragazzi che si mettevano quintali di gel. Notai che gli occhi di Lance erano di un bel castano decorato con pagliuzze verdi. «Perché non avevo niente da fare questo weekend che fare le pulizie. Quindi siccome casa mia è pulita grazie a Dobby che faccio sgobbare giorno e notte, ho pensato che fosse divertente farmi dare una punizione» mi disse con un'espressione stranamente seria. Ma che diavolo stava dicendo? «Oh non fare quella faccia sconvolta. Scherzavo» ah, meno male «Dobby è un elfo libero, gli pago un galeone al giorno! Non soffre non preoccuparti» disse ancora «Lance ti rendi conto che non ti capisco vero?» gli feci notare con un sopracciglio alzato. «Ah, piccola Azura. Ti devo istruire e farti entrare in un mondo meraviglioso» disse mettendomi un braccio attorno alle spalle mentre con l'altra mostrava il soffitto «E sarebbe?» chiesi sentendomi molto a mio agio «Il fandom» sospirai «Con te ci vuole un traduttore» dissi. Con tutti i suoi discorsi strani mi ha fatto perdere di vista la mia domanda principale. Perché si era comportato così? «Lance ma perché oggi eri così turbato?» gli chiesi. Lui si staccò e chiuse l'armadietto «Niente di che. Sto bene» mentì «È successo qualcosa?» mi preoccupai però realizzai che in questo modo sembravo troppo invadente. «Scusa non sono affari miei» mi affrettai a dire. Lance si voltò e mi sorrise «Grazie per l'interessamento comunque.» disse gentilmente «Dato che sabato e domenica sarò distrutto, alla sera ti va di uscire con me per tirarmi sù di morale?» mi chiese «Cosa?» esclamai confusa «Come amici» precisò lui «E dove vorresti andare?» chiesi «Non so, in qualche locale. Abiti a Londra da più tempo di me. Dimmi tu» mi fece notare «Se non vuoi non sei obbligata. Posso sempre chiedere a Jack o Tom» mi misi a ridere «Quei due non sanno nemmeno dove si trovano i loro piedi. Ci penso io» affermai sorridente «Dimmi solo luogo e ora».

Angolo autrice

Questa è la penultima cover che propongo. Piaciuto il capitolo? Umh perché Lance ha invitato Azura ad uscire? Perché è impazzito? Vediamo che succede nel prossimo capitolo!

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