Princess on the run

De knamida

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Ellie non è una ragazza come tante anche se vorrebbe esserlo, lei è una giovane principessa che poco tale si... Mais

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Prologo
Capitolo 1 - La Regina Dianne
Capitolo 2 - Ellie
Capitolo 3 - Liam
Capitolo 4 - Ellie
Capitolo 5 - Liam
Capitolo 6 - La Regina Dianne
Capitolo 7 - Ellie
Capitolo 8 - Liam
Capitolo 9 - Ellie
Capitolo 10 - Liam
Capitolo 11 - Ellie
Capitolo 12 - Liam
Capitolo 13 - Ellie
Capitolo 14 - Liam
Capitolo 15 - Ellie
Capitolo 16 - Liam
Capitolo 17 - Ellie
Capitolo 18 - Liam
Capitolo 19 - Ellie
Capitolo 20 - Liam
Capitolo 22 - Liam
Capitolo 23 - La Regina Dianne

Capitolo 21 - Ellie

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De knamida

Lo stava facendo, quel respiro graduale che a pochi secondi sarebbe diventato quell'affanno che sentivo e non volevo sentire. Un cappotto leggero color grigio antracite scivolò sul pavimento, prima ancora aveva accarezzato un lembo di pelle che vedevo da sotto il letto lasciandomi presagire un torso nudo oltre che spogliato di ogni pudore.

E sentivo quanto i baci fossero affamati, schiocchi continui contro bocche alla ricerca di soddisfazione e fame, voglia di consumare un momento così intimo al quale io stavo involontariamente facendo da spettatore.

Mi morsicai la lingua quando le gambe pallide di Tanya sparirono sopra il materasso, i piedi di Liam nascosti ancora dentro le scarpe che non ricordavo avesse si erano avvicinati alla pedata. Chiusi gli occhi e mi tappai le orecchie quando quelle molle che stanotte non avevano cigolato al mio movimento, lo avevano appena fatto e ripetutamente.

Stavano borbottando, più che altro era Tanya ad incitare di far qualcosa che io conoscevo molto poco o affatto. Mia madre era contro la conoscenza del sesso, me ne aveva parlato quasi per caso ed io avevo appreso solo poche cose in merito all'argomento.

Diceva che non esistevano scopi oltre la procreazione, che una volta sposata mi sarei potuta concedere per regalare al regno un erede al trono e che il sesso prima del matrimonio era considerata una blasfemia del quale io non mi sarei dovuta mai lasciar sporcare.

Quando riaprii gli occhi in preda al disgusto, la prima cosa che mi venne in mente di fare fu allungare un braccio verso le scarpe di Liam e slacciare le sue stringhe. Questo gesto fu accolto quasi immediatamente, sembravano essersi fermati prima che il loro momento andasse troppo oltre per essere interrotto.

Tanya aveva sbruffato seccamente mentre Liam sembrava quasi contento, almeno credevo fosse così. Una cosa era più che sicura: sapeva io fossi sotto il suo letto perché fu lui a raccogliere il cappotto da terra e fu ancora lui ad uscire per ultimo e piegarsi affinché mi guardasse. Il suo sguardo strabuzzava di scuse che chissà se mi avrebbe mai detto a voce, se stesse morendo dentro per la vergogna, ma sapevo per certo che lo avrebbe fatto più di una volta però come mi sarei dovuta comportare io?

Forse sarebbe stato meglio fingere non ci fosse mai stato, che non mi trovassi nel posto sbagliato al momento sbagliato, perché dimostrare quanto fossi affranta dall'essermi ritrovata in questa situazione senza volerlo era come dare a Liam colpe che forse non aveva ed io non volevo fargliene un peso.

Ero uscita fuori dal nascondiglio circa dieci minuti dopo che Tanya aveva deciso di lasciare l'appartamento, Liam era ritornato in stanza con il capo chinato verso le sue scarpe le cui stringhe erano ancora rimaste sciolte. C'era un pesante silenzio nell'aria, come l'odore di qualcosa che avevo interrotto e che forse non era giusto fare.

Alla fine mi ero sentita io in colpa di qualcosa che non avevo commesso, magari ora non lo capivo, magari lo avrei fatto al momento giusto, ma lo guardavo in attesa che dicesse qualcosa, anche la più stupida sarebbe andata bene.

Sospirò passandosi una mano sul viso, era nervoso più di quanto mi aspettassi:"Lou io...", balbettò ma non aveva ancora raccolto il coraggio di guardarmi:"Io mi sento un emerito idiota, mi dispiace".

Lo sei stato, gli avrei volentieri detto perché era questo che sentivo di volergli dire dal profondo:"Ti scusi con me perché la tua donna voleva solo fare l'amore?"

Quella domanda non poteva uscire più sincera di così e giurai a me stessa di aver detto qualsiasi altra cosa, ma avevo lasciato il coraggio sotto il letto e non c'era più una scusa plausibile per andare a raccoglierlo.

"Dovevo vietarlo sapendo che tu eri qui", brontolò.

"Non lo sapevi, magari pensavi mi fossi nascosta in bagno o da qualche altra parte".

"No, lo sapevo". Contestò la mia tesi:"Appena sono entrato in stanza ho visto la tua ombra sotto il letto e nonostante tutto ho continuato a fare con Tanya ciò che avrei dovuto fare in un altro momento".

Fissai il vuoto per qualche istante accorgendomi poi, dopo che quel che stavo vedendo non era ciò che i miei occhi cercavano realmente, che Liam finalmente era tornato a guardarmi. Indossava lo stesso sguardo di ieri quando nel magazzino si era rimproverato di non aver cambiato lui la lampadina al posto mio.

Accennai un sorriso:"Ma questa è casa tua e lei la tua fidanzata, puoi fare ciò che vuoi".

"Non con te in casa mia", il suo tono fu accusatorio e il suo passo fu così lungo da ritrovarlo a pochi metri dal mio viso:"Non con te sotto il mio letto", sussurrò a denti stretti.

Perché l'idea che lo avrebbe fatto se non ci fossi stata io, mi aveva resa triste?

Infondo non ero nessuno per Liam e lui non sarebbe stato qualcuno per me, non aveva senso di esistere questa emozione che mi ero appena messa addosso senza avere diritto di provarla.

Mi armai del mio sorriso, il più vero che potevo mostrare e mi strinsi nelle spalle:"Ormai è successo, non ha senso discuterne ancora".

Liam si rilassò visibilmente anche se sapevo fosse essere una maschera che indossava nei momenti di sconforto, gliel'avevo già vista due volte in un solo giorno:"Come fai ad essere sempre così buona?"

"Me lo chiedo spesso anche io", mi avviai verso il corridoio:"Non avrai mica ripensato alla nostra uscita, abbiamo un sacco di negozi da girare", cambiai prontamente argomento.

Non volevo vedere quell'espressione sul suo viso e non volevo che Liam si accorgesse di quanto fosse graffiato il mio cuore nonostante non avesse motivo di sentirsi ferito. Avevo osato pensare che su quel letto ci sarei voluta essere io, supplicarlo di avermi come stava facendo Tanya e non essere l'ospite indesiderato che si era perfino nascosto pur di non sembrare il terzo incomodo.

Il sole alto baciava la mia pelle vestita da maschio, era decisamente meglio questo completo rispetto alla felpa che indossavo ieri. Il mio corpo ballava la samba dentro i pantaloni di Liam e la camicia rientrata la sentivo arrivare fino alle ginocchia, ma se pensavo che di lì a poco sarei tornata perfettamente donna non me ne creavo alcun problema.

Avevamo preso la macchina e allacciato le cinture, girato ripetutamente le stazioni radio e fermata su quella con solo musica recente. Mia madre non mi permetteva di sentire niente che non fosse classica, non ero andata mai d'accordo con Beethoven, lo trovavo noioso e asfissiante da ascoltare per tutto il giorno.

Liam aveva detto ben poco, quando mi capitava di guardarlo mi accorgevo di come spostasse rapidamente lo sguardo da me quasi a non voler mostrare il suo essere ancora mortificato.

Ma io forse avevo già perdonato, perché non potevo avercela con lui e sicuro era che non volevo.

Arrivati al parcheggio sotterraneo, il mare di gente che mi girava intorno aveva creato in me una sorta di timore contrastante con la gioia che provavo nell'essere fra loro.

Ma avrei dovuto guardarmi attorno, anche se nessuno del regno veniva mai in posti come questi, era la figlia della regina ad essere scomparsa e quale giovane ragazza non entrerebbe mai in un centro commerciale?

Le scale mobili erano abbastanza lunghe da tenermi ferma per una manciata di secondi, guardarmi attorno non era impossibile fin quando i miei occhi non avevano mai visto niente del genere, anche la luminosità dei grandi lampadari mi entusiasmava.

"Sei mai stata qui?"

Guardai Liam la cui espressione era gioiosa quasi quanto la mia:"È la prima volta", ammisi senza vergogna.

"Allora farò in modo che tu veda ogni singolo angolo", mi sorrise.

"Davvero lo faresti?"

"Se non sarai troppo stanca per farlo, perché no?"

"Non lo sarò, vedrai".

E sapevo lo avrebbe fatto sul serio, perché lo aveva detto ed io ci credevo.

Avevamo girato il primo negozio, poi il secondo e anche il terzo e in tutti e tre eravamo stati accolti con gentilezza, indossato dei completi e fatto sfilate come fossi su una passerella. Liam sembrava divertito tanto quanto me e quasi speravo di non dover lasciare tutto

"Perché non ci fermiamo a bere qualcosa, ti va?"

Propose Liam indicandomi un piccolo chiosco.

Seduti ad un tavolino al centro, un giovane uomo si era avvicinato per servirci: Liam aveva preso un caffè e una brioche vuota mentre io avevo preso un cup cake e un succo di mirtillo.

Prima che arrivasse la nostra ordinazione, mi guardai attorno:"Vado un secondo alla toilette, arrivo subito".

"Ti aspetto qua".

Entrata in bagno, trovai a specchiarsi due anziane signore. Entrambe ben vestite e ben truccate, parlavano di qualcosa che la mia presenza non aveva sicuramente interrotto e che il mio orecchio non poteva non ascoltare.

"Hai visto cosa è successo oggi?" Disse una delle due.

"No, cosa?" Rispose l'altra.

"Ma come no? Ne parlano i telegiornali: la Regina Dianne è terribilmente esasperata, sua figlia è scappata dal regno".

Quella notizia, il nome di mia madre, avevano fatto si che il mio cuore pompasse più veloce del dovuto. I miei palmi avevano cominciato a sudare nonostante la temperatura non fosse così calda, le mie gambe come budini tremavano ininterrottamente.

"Oh santo cielo, e adesso?"

"Non lo so, si aggiravano degli uomini nei negozi poco fa. Hanno iniziato a tappezzare il centro commerciale di sue foto e tra qualche minuto dovrebbe parlare direttamente la Regina al grande schermo".

"E dimmi, com'è lei?"

"Uguale a sua madre, bella come poche". L'anziana signora sembrava sorridere anche se non potevo vederla:"È un vero peccato che non l'abbia mai mostrata prima d'ora".

Sconvolta dall'aver appreso la notizia, attesi che le due signore lasciassero il bagno per poi farlo io. Il mio passo svelto raggiunse il tavolino sopra cui giacevano le nostre ordinazioni, Liam non aveva ancora toccato niente del suo ed io non riuscivo a smettere di guardarmi intorno: mia madre aveva mandato i suoi uomini a cercarmi e sicuramente fra loro c'era anche Mr. Gustav, era impossibile sfuggirgli ma dovevo farlo io prima che potesse trovarmi.

"Non hai più fame?" Mi chiese Liam mentre non accennavo a sedermi.

"No senti io", balbettai:"Mi è venuto un forte mal di testa, vorrei tornare in città".

"Ma non ti ho ancora mostrato tutto".

Accennai un sorriso forzato:"Non preoccuparti, verremo un altro giorno va bene?"

"Pago il conto e arrivo", Liam si alzò dal tavolo.

"Fai in fretta".

Mi dispiaceva dover abbandonare la mia uscita ma dovevo, non era in questo modo e nemmeno il posto dove dimostrare a Liam chi ero realmente.

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