Choni one shot

נכתב על ידי emma_choni

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one shot sulle choni עוד

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non è una one shot ma una domanda
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È una domanda.
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נכתב על ידי emma_choni

La pioggia scorreva ardentemente contro l'asfalto, mentre il cielo si annidava di un immensa distesa di nuvole grigie, lasciando che Cheryl potesse osservare delle piccole gocce d'acqua che si facevano spazio sulla superficie del finestrino dell'auto.

«Cosa ti aspetti da questo nuovo tassello della tua vita?» Domando la signora Capelwhite, osservandola dallo specchietto retrovisore.
«Sinceramente non mi interessa.» Ribatté stringendosi nelle spalle, cercando di troncare immediatamente quella conversazione, sapendo che avrebbe preso una brutta piega.

«So che entrare in una comunità non è semplice, soprattutto i primi giorni, ma vedrai che con il corso del tempo ti ambienterai e ti sembrerà di essere parte di una vera famiglia.» Disse dolcemente, mostrandole un debole sorriso, cercando di infonderle un minimo di tranquillità.

«Una famiglia non è formata da un branco di sconosciuti.» Contestò a tono, iniziando ad innervosirsi.
«Ho la consapevolezza del fatto che al momento nutri una rabbia immensa dentro di te, che lotta insieme alla tristezza, ma ti giuro che queste sensazioni andranno via.» La rassicurò la donna, sentendo il cuore andare in frantumi.

«Niente e nessuno potrà mai colmare il senso di vuoto che ho dentro.» Ammise duramente, digrignando i denti, trattenendosi dall'impulso di mostrare completamente il suo dolore.

«Le ferite con il tempo si cicatrizzano, e smettono di fare male, devi solo avere un po' di pazienza.»
«Nulla sarà mai paragonabile all'abbandono, e rimarrà un taglio impresso nella mente che non smetterà di sanguinare nemmeno per un attimo. È inutile cercare di fare discorsi motivazionali, se le persone finiscono in comunità è perché i genitori non le accettano così come sono, e preferiscono liberarsi di un peso piuttosto che battersi per cercare di aiutarli.» Disse con amarezza, posando la testa contro le pareti della vettura.

«Per quanto tu possa aver perso qualsiasi tipo di speranza nella vita, nella società o nel futuro ti assicuro che nel posto dove stai andando troverai delle ottime persone, pronte ad aiutarti fin dal primo momento.»

«Nessuno può aiutarmi.»
«Questo lo dici tu»

Quelle furono le ultime parole che entrambe udirono, prima che un silenzio dirompente irrompesse nell'auto, generando un atmosfera cupa e irrequieta.

«Siamo arrivate» Affermò la signorina Capelwhite voltando leggermente il viso per poterla osservare, abbandonando successivamente la vettura, lasciando che la rossa la seguisse.

Afferrò i suoi bagagli, seguendo la donna che si addentrava in una grande struttura estremamente accogliente.

«Già di ritorno?» Domandò una voce proveniente dall'apice della rampa di scale.
«Si Richard, quanto pensi che ci metta per guidare qualche chilometro?» Ridacchiò la donna, inarcando le sopracciglia.

«Oh non lo so, voi donne non siete molto abili al volante.» Ribatté il ragazzo facendo ridacchiare Cheryl, che dovette trattenersi, mentre il moro giungeva finalmente davanti a loro.

«Che sbadato non mi sono ancora presentato, mi chiamo Richard ma puoi chiamarmi Ric.» Disse dolcemente, sorridendo lievemente.
«Io sono Cheryl.» Ribatté senza alcun tipo di emozione, cercando di creare immediatamente un forte distacco da ogni componente della casa.

«Wow, non ho mai sentito un nome così bello.» Intervenne in lontananza una ragazza, che la portò a girarsi nella sua direzione.

Rimase incantata per qualche attimo, mentre il suo sguardo incrociò degli stupendi occhioni marroni.

«Ciao, sono Toni.» Ammise teneramente, allungando una mano per stringere quella della rossa, che però in quel momento fu completamente incapace di muoversi.

«In realtà si chiama Antoinette, ma odia il suo nome quindi usa un abbreviazione, anche perché sarebbe disposta a romperti la faccia se solo provassi a chiamarla normalmente.» Disse il moro, beccandosi un debole pugno sul braccio.
«Vedi di chiudere la bocca.» Ridacchiò la più bassa.

«Vuoi una mano con i bagagli?» Domandò successivamente, porgendo la sua completa attenzione alla rossa posta di fronte a lei.
«So badare a me stessa.» Contestò freddamente, tenendo i loro sguardi ancorati.
«Diamine che caratterino.» Ridacchiò la rosa , scambiandosi delle occhiaie d'intesa con Richard.

Cheryl ignorò completamente il suo commento ed afferrò le proprie valigie, inoltrandosi nel lungo corridoio, alla ricerca della propria stanza.

«Ragazzi cercate di essere gentili con lei, sapete che all'inizio non è semplice per nessuno.» Li raccomandò la donna.
«Lo sappiamo Meg, non preoccuparti, cercheremo di farla sentire a suo agio.» Ribatté dolcemente la più bassa, dandole una leggera pacca sulla spalla, seguendo successivamente le orme della nuova arrivata.

«Non si usa più bussare?» Domandò la rossa dopo che Toni fece irruzione nella sua stanza, sedendosi sulla sedia girevole posta davanti al materasso.
«So perfettamente che cerchi di fare la stronza per mascherare le tue debolezze, e lo comprendo, ma non hai bisogno di innalzare dei muri anche con noi, siamo assolutamente uguali a te.» Disse dolcemente, guardandola con un tenero sorriso.

«Non so minimamente di cosa stai parlando.» La liquidò all'istante, fissando un punto indefinito della camera.
«All'inizio ero proprio come te, il passato e la situazione in cui ero mi vietavano di mostrarmi vulnerabile davanti alle persone, quindi cercavo di mascherare i miei sentimenti con l'indifferenza e la freddezza. Ma questo comportamento non ti porterà da nessuna parte, credimi, anzi non farà altro che alimentare il dolore che porti dentro.» Ammise, giocando con un elastico per capelli.

«È inutile che fai tutti questi discorsi filosofici, non sai nulla di me.» Sbuffò, adagiando la schiena contro il letto.
«Lasciati conoscere allora.» Ribatté a modo, osservandola intensamente.
«Non credo proprio»

«Ti farò cambiare idea.»
«L'importante è che ne sei convinta» Ribatté, sentendo una dolce risata che le fece stringere il cuore, prima che Toni abbandonasse la stanza, lasciandola completamente sola.

Era lì da pochi minuti e già desiderava andarsene, scappare lontano e non tornare.

Quell'atmosfera le metteva angoscia generando in lei sensazioni completamente negative che mandavano la sua testa in subbuglio.

Voleva tornare a casa, che poi aveva mai avuto una vera casa? Certo, abitava immersa tra le pareti di una struttura ma quel luogo in lei non generava nulla oltre ad una profonda sofferenza e un esorbitante senso di inadeguatezza.

Più tardi

«Oh la principessa ha deciso di degnarci della sua presenza.» La sfotté la più bassa, guardandola con un sorrisetto provocatorio, non appena entrò nel salone.
«Volevo solo sapere tra quanto è pronta la cena.» Ribatté, osservandola attentamente.

«Ah non ti è stato ancora riferito? Qui siamo soliti a fare solo un pasto al giorno, e per oggi è stato il pranzo quindi dovrai aspettare domani per ingerire qualcosa.» Affermò il moro, cercando di trattenere una risata.

«Smettetela voi due. La cena sarà servita tra una ventina di minuti, quindi ti consiglio di accomodarti sul divano con loro, giusto per alleviare l'attesa.» Intervenne la tutrice legale.

Cheryl non rispose, si limitò semplicemente a prendere posto sul sofà, sentendo lo sguardo di tutti puntato addosso.

«Non essere in ansia, nessuno ha intenzione di mangiarti.» Mormorò Toni, osservandola mentre si torceva le dita.

«Comunque quella ragazza bionda la giù è Abigail, è molto introversa e difficilmente ti rivolgerà la parola. Questa rompi cazzo seduta alla mia sinistra è Leezie nonché la mia migliore amica e prima persona che ho iniziato a sopportare dentro questa topaia. Il biondino lì è Aron, il tipico ragazzo ruba cuori, non ti consiglio di stargli molto vicino, diciamo che sa essere fastidioso. La riccia seduta sulla poltrona è Crystal, la persona più simpatica che tu possa mai incontrare, fa delle battute di merda ogni singolo secondo della sua fottuta esistenza. Il ragazzo che sta aiutando Meg a cucinare è Nial, sa essere un ottimo amico e cercherà di metterti a tuo agio in ogni singolo momento. Poi abbiamo Nina, una ragazza con il cuore d'oro che cercherà in tutti i modi di non farti sentire sola e infine, per concludere in bellezza c'è Spencer , il tipico ragazzo popolare da film americano, ama lo sport e ha mille ragazze che gli vanno dietro ma sta sotto alla stessa persona da oltre due anni.» Aggiunse, facendo una breve presentazione dei componenti della casa, cercando di prepararla un minimo.

«Sembrate tutti così innocenti, per quale motivo siete finiti qui?» Domandò con un sussurro, osservando le punte dei propri piedi.
«Potrei chiederti la stessa cosa.» Ribatté con un debole sorriso, dandole una leggera spallata.

«Smettila di darmi tutta questa confidenza, so a malapena il tuo nome.» Disse duramente, incontrando il suo sguardo per qualche istante.
«Dovresti imparare a lasciarti andare e comprendere che non tutte le persone che ti si avvicinano vogliono farti male.» Affermò diligentemente, alzandosi successivamente dal divano, raggiungendo il piano cottura, lasciandola spiazzata.

Aveva tremendamente ragione eppure non lo avrebbe mai ammesso, odiava essere zittita, e si stupiva ogni volta che succedeva perché raramente permetteva a qualcuno di avere la meglio su di lei.

Rimase ancorata per qualche istante tra i suoi pensieri, mordicchiandosi le unghie delle mani, gesto che compiva ogni volta che l'ansia prendeva il sopravvento sul suo corpo, domandandosi se fosse riuscita ad uscire viva da quella struttura.

«È pronto.» La voce della custode la fece rinsavire, facendola alzare lentamente, mentre si muoveva timidamente nello spazio circostante, prendendo posto al fondo del tavolo.

La cena passò tra una serie di schiamazzi e risate, in cui Cheryl non si lasciò coinvolgere, troppo presa dalle sensazione negative che avevano invaso il suo umore.

«ehm, grazie per la cena, io torno in stanza.» Affermò senza dare conto a nessuno, alzandosi in piedi.

«Non vuoi restare con noi un altro po'?» Chiese speranzosa Meg, annuendo tristemente quando non ricevette risposta.

Raggiunse la sua camera, chiudendosi all'interno, lasciandosi andare completamente sul materasso, osservando la finestra da cui si poteva scorgere il cielo stellato.

Una strana sensazione invase il suo stomaco, serrandolo in una forte morsa, mentre un dolore prorompentemente iniziava a divagare nel suo petto, ancorandosi alle ossa, dando la possibilità ad alcune lacrime di fuoriuscire dal propri occhi, in una discesa libera lungo le guance.

Si sentiva terribilmente sola, ancor di più di quanto ricordasse di essere, appartenendo ad un mondo dal quale si sentiva completamente lontana.

Non avrebbe resistito nemmeno un mese lì dentro, ne era più che certa, o per lo meno quello era il modo in cui sarebbe andata se solo non avesse avuto qualcuno disposto a salvarla, ma era ancora troppo orgogliosa per accorgersene.

«Posso entrare?» Domandò una voce dall'altra parte della parete.

Cheryl si limitò semplicemente a chiudere gli occhi e sospirare, ma finì per sbuffare quando la maniglia della porta venne abbassata e Toni fece il suo ingresso nello spazio circostante.

«Che ci fai qui?» Domandò debolmente.
«Ti ho portato un po' di cioccolata, ho pensato che potesse aiutarti. La prima notte è sempre la più difficile» Mormorò, avvicinandosi al materasso, sedendosi su di esso, girando il proprio volto per osservare quello della rossa.

Non disse nulla, si limitò semplicemente ad allungare una mano verso il suo viso , asciugando le lacrime che erano cadute precedentemente.

«Grazie...» Mormoro Cheryl, tirando su con il naso, facendo comparire un piccolo sorriso sul volto della sua compagna.
«Ti va di parlare un po' ? Non fa bene tenersi tutto dentro.» Disse dolcemente, accarezzandole un fianco.

«N-non saprei nemmeno da dove iniziare.» Balbettò, tremando leggermente.

«Ehi, è tutto okay.» Sussurrò la rosa, avvicinandosi maggiormente al suo corpo, cercando di infonderle un senso di protezione.
«Te la senti di dirmi perché sei qui?» Chiese con cautela, afferrandole il viso, portando via con i pollici alcune delle lacrime che stavano continuando ad uscire dai suoi occhi.

«I miei non mi accettavano a causa del mio orientamento sessuale e quindi hanno deciso di cacciarmi di casa.» Ammise, giocando con le dita delle mani mentre singhiozzava pesantemente.
«Vieni qui» Mormorò la più bassa, allargando le braccia nella sua direzione, lasciando che Cheryl si rifugiasse tra di esse, posando la testa nell'incavo del suo collo mentre il suo organismo fremeva.

«Sei al sicuro ora, nessuno ti farà del male.» Aggiunse, grattandole delicatamente la nuca, mente le massaggiava la schiena.
«Mi hanno detto che sono un mostro, che non è normale nutrire dell'interesse verso le ragazze, che qualsiasi amore proverò sarà solo una fase deviante e peccaminosa della mia crescita.» Confessò, iniziando a piangere ancora più forte mente Toni si prendeva cura di lei.

Non sapeva perché la stesse aiutando, soprattutto dopo essersi comportata di merda nei suoi confronti, ma le era incredibilmente grata per tutto quello che stava facendo.

«Non devi dargli conto, non siamo noi a decidere di chi innamorarci, se fosse possibile sarebbe tutto più semplice. Non c'è nulla che non vada in te, sei assolutamente fantastica così come sei.» Affermò, sistemandole un ciocca di capelli dietro l'orecchio, cercando di incontrare il suo sguardo.
«E poi hai buon gusto, voglio dire...le ragazze sono magnifiche.» Aggiunse, cercando di alleggerire la situazione.

«Tu?-»
«Sono bisessuale, ma preferisco le ragazze.» Ammise, baciandole dolcemente la guancia, ridacchiando non appena la vide arrossire.

«Perché sei così dolce con me? Voglio dire mi sono comportata di merda dal primo istante in cui ho messo piede qui dentro.» Domandò quietamente, vergognandosi leggermente.

«Perché ti capisco, e so che cerchi di mostrarti forte utilizzando una corazza per proteggerti, quando in realtà tutto ciò che vorresti è avere una persona che ti stia accanto e ti faccia sentire apprezzata.» Mormorò dolcemente, senza staccare lo sguardo dal suo.

«E tu perché sei qui?» Domandò timidamente, cercando di allontanare i riflettori da se stessa.

«Ho avuto un passato complicato, i miei genitori erano alcolisti e la loro assenza ha generato in me dei modesti attacchi di rabbia che mi hanno portato sotto i riflettori degli assistenti sociali.» Affermò semplicemente stringendosi nelle spalle.

«Mi dispiace, davvero...Non posso nemmeno immaginare l'inferno che hai dovuto affrontare.»

«Sta tranquilla, era un qualcosa che non si poteva evitare.» Ribatté stringendosi nelle spalle, lasciandole un dolce bacio sulla guancia per poi abbandonare la camera, lasciando Cheryl piuttosto confusa.

Come poteva prendere un'avvenimento del genere con così tanta calma? Come faceva ad essere così forte senza lasciare che i mostri del passato potessero ripercuotersi nel presente ?

***

«Toni devi calmarti.» Affermò seccamente Leezie, osservando la sua migliore amica che poco a poco iniziava ad allontanarsi dalla realtà che la circondava.

«Va via!» Affermò duramente, inspirando ed espirando con affanno, lasciando che la gabbia toracica si alzasse e abbassasse velocemente.

«No, non ti lascio sola in queste condizioni.» Sbottò, afferrandole strettamente il mento, facendo incontrare i loro sguardi.

«Non sei al sicuro, e lo sai. Ora allontanati prima che faccia qualche cazzata.» Ribatté, liberandosi aggressivamente dalla sua presa.

«Io rimango qui, non saranno queste crisi a farmi allontanare. So che non mi faresti mai del male, quindi smettila di definirti come un mostro e lasciati aiutare.» Urlò, cercando i suoi occhi, senza nessun risultato.

«Nessuno può aiutarmi.» Esclamò, lasciando che le sue nocche incontrassero duramente la superficie di marmo, mentre il sangue cominciava ad espandersi sulla pelle.

«Vuoi capire che c'è qualcosa che non va in me? Che non posso controllare? Non sono normale come voi e non lo sarò mai, mettetevelo in quella cazzo di testa!» Aggiunse furibonda, sentendo qualcosa spezzarsi dentro di lei, trafiggendole lo stomaco da dentro, mandandole il cuore in frantumi.

«Smettila di definirti come il cattivo di una storia, Toni, sei la persona migliore che abbia mai incontrato.» Disse dolcemente, allungando una mano per accarezzarle il volto, che però le venne scostata immediatamente.

«Cazzate.» Mormorò, scuotendo il capo.

Nella sua mente persisteva una confusione imminente, che non voleva darle pace, facendole scollegare ogni volta i fili della razionalità, mandando allo sbaraglio il suo autocontrollo.

«Sono sbagliata, non lo capisci? Guardami cazzo! Ci fosse una singola volta che faccio qualcosa di giusto.» Proseguì, iniziando a tremare voracemente.

«Non c'è nulla che non vada in te, apri gli occhi, svegliati. Nessuno potrà farlo al posto tuo.» Ribatté, cercando di avvicinarsi, ma venne prontamente respinta.

«Che sta succedendo?» Affermò una voce che Toni conosceva ormai fin troppo bene, capace di insinuarsi anche all'interno dei suoi sogni.

«Nulla che ti riguarda.» Contestò Leezie a denti stretti, ma Cheryl la evitò non ascoltando quello che aveva da dire.

«Toni la tua mano sanguina, posso sapere cosa cazzo è successo?» Sbottò non appena i suoi occhi si posarono sull'arto contuso.

«Non è niente.» Mormorò, cercando di contenere l'esorbitante frustrazione che circolava nel suo organismo.

«Ma credete che sono una bambina? So percepire quando le cose non vanno, quindi ci terrei ad essere informata su che cazzo sta accadendo!»

«Ho detto che non è niente!» Ripeté, colpendo ripetutamente la parete, facendo sussultare entrambe le ragazze.

«Dovete lasciarmi in pace, smettetela di trattarmi come se avessi due anni! Sono maggiorenne, so badare a me stessa!» Proseguì.

Il tono della voce ferì profondamente la rossa, che stava semplicemente cercando di aiutarla.

L'osservò con delusione, annuendo lentamente, per poi rivolgerle uno sguardo ricolmo di dolore.

«Come desideri.» Mormorò con amarezza, osservandola con occhi lucidi, per poi superare il lungo corridoio, giungendo nella propria stanza dove rimase per il resto della sera.

Senza che se ne accorgesse alcune lacrime iniziarono a rigarle il volto, aumentando a dismisura man mano che il tempo passava, fin quando non si trovò ad essere coinvolta in un fragoroso pianto.

«Cher posso entrare?» Domandò una voce dall'altra parte della stanza, portandola a trattenere il respiro per qualche attimo.

«Toni va via, non ho nulla da dirti.» Singhiozzò, tremando leggermente tra le coperte, percependo un forte dolore ancorarsi alle sue ossa.

Senza alcun timore, Toni, abbassò la maniglia della porta, nonostante avesse ricevuto un rifiuto.

Camminò nello spazio circostante, sdraiandosi dietro di lei, posando la testa sulla sua spalla e circondandole la vita con un braccio.

«Mi dispiace per il modo brusco in cui mi sono posta nei tuo confronti, alcune volte non riesco a controllarmi.» Mormorò, sentendo lo stomaco in subbuglio. Sapeva di averla ferita e non c'era nulla che potesse farle più male di quella consapevolezza.

«Davvero non volevo.»Aggiunse quando comprese che la ragazza che si trovava tra le sue braccia non aveva la minima intenzione di proferire una parola.

«Sono stata stupida ee..ti ho ferita, non sai quanto mi odio per questo. Cerco sempre di mantenere un controllo quando ti ho vicina, perché non voglio che tu possa spaventarti a causa della mia rabbia repressa,  ma nonostante i mille tentativi sono riuscita a farti del male e mi dispiace, molto, devi credermi.» Sussurrò debolmente, asciugandosi velocemente una lacrima che aveva trovato via libera sulla sua gota.

«Non devi nasconderti.» Mormorò la rossa con voce ancora rotta dal pianto.

«Che intendi?» Ribatté corrugando la fronte.

«Hai detto che cerchi sempre di mantenere un certo controllo quando sei in mia compagnia. Non devi. Lasciami scoprire la persona che sei, ogni tua singola sfumatura che sia positiva o negativa. Voglio sapere chi sei, Toni.» Affermò, girandosi nella sua direzione, perdendosi per qualche istante in quelle sferre marroni che erano capaci di farla sentire al sicuro.

«Vieni con me.» Contestò.

«Che?» 

«Vieni con me» Ribatté.

Si alzò dal letto, aspettando che Cheryl seguisse i suoi movimenti, per poi intrecciare le loro dita.

Camminarono lungo l'appartamento, indossando le giacche e afferrando uno dei numerosi mazzi di chiavi, per poi recarsi all'esterno della casa.

Si mossero silenziosamente nel palazzo, superando le numerose rampe di scale che portavano al tetto, dove accedettero poco dopo.

Presero posto su un piccolo rialzo poco distante dal bordo, osservando l'orizzonte davanti ai loro occhi, cercando di trovare il coraggio per parlare.

«Sai, ho sempre creduto che ci fosse qualcosa di oscuro dentro di me fin dalla nascita, una parte, che per quanto possa provarci, non riuscirò mai a controllare veramente. Mi sono sempre sentita differente rispetto alle persone che mi circondavano, anche quando avevo solo cinque anni. Vedevo tutti i bambini intorno a me che giocavano tra di loro, a pallone, con i giocattoli o si divertivano nei parco giochi; io invece ho sempre preferito rimanere da sola, tirare qualche pugno qua e là  ed isolandomi a leggere dei libri fin troppo crudi.» Iniziò a raccontare, torcendosi nervosamente le dita, portando Cheryl ad attirare una sua mano contro il grembo, cercando di infonderle la sicurezza adeguata per poter continuare il racconto.

«Crescendo le crisi hanno iniziato ad essere più frequenti, ed in seguito ad esse avvenivano delle reazioni post traumatiche che, mi mandavano e, mi mandano in tilt ancora oggi. Per i primi anni i miei hanno cercato in tutti i modi di sedare quella piccola oscurità che incombeva dentro di me, portandomi da psicologi o psichiatri nella speranza di vedere dei miglioramenti, ma il tempo passava e nulla sembrava andare nel verso giusto. Credo di essere stata la causa del loro alcolismo, probabilmente bevevano nella speranza di dimenticare di avere una figlia così complessata, oppure volevano semplicemente catapultarmi in una realtà a cui io non appartenevo.» Continuò, asciugandosi rapidamente le gote, non volendo mostrarsi fragile.

«Non nascondere le tue lacrime o il tuo dolore. Butta fuori tutto quello che hai dentro, il sono qui.» Mormorò la rossa, portandosi la sua mano alle labbra per baciare ogni singola nocca contusa.

«Quando hanno iniziato a bere e ignorarmi gli attacchi di rabbia hanno iniziato a persistere ogni giorno, anche per più volte nell'arco di 24 ore, facendomi sentire completamente inadeguata.» Ammise.

«E credimi mi dispiace davvero da morire per il modo in cui ti ho trattata, sono ormai quattro mesi che ci conosciamo e probabilmente avrei dovuto renderti partecipe di questo fatto molto prima, ma non ne avevo il coraggio. Ho sempre temuto una tua reazione, non sarei riuscita a sopportare l'idea dei tuoi occhi che mi guardavano con sdegno o paura, non volevo pensassi che fossi un mostro.» Abbassò il volto, singhiozzando pesantemente, sentendo il cuore spezzarsi in tanti piccoli frammenti che le graffiarono lo stomaco all'interno.

«Guardami» Mormorò dolcemente la rossa, accarezzandole il dorso della mano.

Toni scosse il capo, declinando la sua richiesta, la paura di poter scorgere una qualsiasi reazione negativa nel suo sguardo la stava lacerando lentamente.

«Non potrei mai guardarti con occhi diversi, perché ti conosco, o meglio, ho imparato a consideri, e so come sei fatta. Non c'è assolutamente nulla che cambierei in te.» Disse dopo averle afferrato delicatamente il viso, facendo scorrere amorevolmente il proprio pollice contro la sua guancia arrossata.

«Mi dispiace di essere così sbagliata.» Mormorò, chiudendo gli occhi e cullandosi nel suo tocco confortante.

«Toni» La richiamò, facendo incontrare i loro sguardi.

«Sei la persona più giusta che abbia conosciuto.» Ammise, guardandola come se fosse la cosa più preziosa che avesse mai visto, o anche semplicemente sfiorato.

I loro occhi si incatenarono saldamente, insieme ai loro sorrisi, e in un attimo l'universo smise di girare.

Dopo mesi passati in preda alla paura, Toni decise di voler affrontare la situazione. Si sporse leggermente in avanti, inclinando il volto e in un istante percepì delle soffici labbra premute contro le sue.

Le lasciarono indugiare in un tocco lento e morbido, mandando un'infinità di brividi lungo il corpo di entrambe.

«Aspettavo questo momento da quando hai varcato la porta il primo giorno.» Ammise la più bassa, sorridendole dolcemente, per poi lambirle nuovamente le labbra, come avrebbe fatto per il resto della sera, e per il resto dei suoi giorni.

Quella notte le loro anime si erano fuse insieme, unendo i loro cuori. Il destino aveva tracciato due passati catastrofici per entrambe volti a farle incontrare, lasciando che le loro anime si appartenessero per sempre.

Forse Toni custodiva veramente l'oscurità dentro di se, ma Cheryl non aveva paura di affrontarla.

Spazio autrice 

Non riesco a capire se ne sono convinta o meno ma lascio i pareri a voi.

Buona serata <3

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