Love Is A Rebellious Bird. ||...

By AntoGrz

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Louis è il primo violino della London Symphony Orchestra, Harry è il nuovo ed emozionante direttore ad inter... More

Trama e Info.
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
Epilogo.

I

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By AntoGrz

La metropolitana era sempre affollata d'inverno, quando la luce gialla dei lampioni delle strade di Londra era troppo debole per attraversare la foschia delle nevicate a Chilworth Mews e lui non poteva fare altro che rabbrividire, respirare attraverso la propria sciarpa e pregare che i suoi occhiali da vista la smettessero di appannarsi ad ogni suo respiro, mentre avanzava nella stazione di Paddington, stringendo la custodia del suo violino alle sei di mattina. Era allo stesso tempo una sensazione triste e bellissima.
Louis Tomlinson non riusciva a vedere nulla, quella mattina in particolar modo. Le sue ossa gli facevano male per le ore di sonno arretrate e le punta delle dita erano congelate dal freddo. Sentiva una sorta di prurito su di esse mentre si inoltrava nel caldo umido della stazione, tutte le pareti di piastrelle che facevano echeggiare ogni più piccolo rumore e il lieve odore di pipì, una piccola nota dissonante che significava che la città era già sveglia da un pezzo. O che non aveva dormito affatto.
Ripulì in fretta i suoi occhiali e fece passare la sua Oyster card nel tornello, per poi sollevare il suo violino per spostare la sbarra di metallo con la sua anca per permettergli il passaggio.
Un piccolo chiosco stava sfornando i primi caffè alla fine della piattaforma. Louis sorrise gentilmente al venditore quando lasciò cadere poche monete sul bancone, ascoltando il tintinnio soddisfacente prima di stringere le dita attorno alla tazza di polistirolo bollente che conteneva il liquido nero. Poi, si voltò per prendere il treno.
"Il suo resto?" lo chiamò il venditore, porgendogli una mano con alcune monete. "Mai" gli sorrise Louis, dirigendosi verso i binari.
Il treno per Hammersmith delle 6:14 era in perfetto orario. 

Louis si sedette, sistemando un braccio attorno al suo violino, stringendolo a sé mentre sorseggiava il suo caffè, e si guardava attorno. C'era una donna dall'aria stanca che indossava un cappotto color lavanda, leggermente sbiadito, mentre ripuliva una macchia di cioccolato sulla guancia del suo bambino. Forse avevano litigato e i dolci tocchi della madre sulla pelle del figlio crearono una sorta di armonia triste nella sua mente.
Vieni qui, amore. Sì, tu, vieni qui.
C'era anche un uomo robusto, che aggrottava la fronte a qualsiasi cosa stesse leggendo sul Financial Times. Louis immaginò che quelle pagine di giornale creassero un ritmo - tump, tump, tump - un leggero tremulo ogni volta che il signore ne voltasse una. Una giovane donna, poi, forse una studentessa, che guardava fuori dal finestrino scuro con fare eccitato, quasi sognante, mentre fissava la sua immagine riflessa contro il vetro. Louis immaginò un suono dolce nella sua mente, le uniche note di speranza in quella mattina. Qualcosa sta per succedere, qualcosa sta per succedere. Vieni qui, amore. Tump, tump, tump. Insieme, quei suoni creavano un enorme pasticcio. Louis aggrottò la fronte, fissando il liquido nero nella sua tazza, accarezzando il polistirolo con l'unghia del pollice. Qualche mattina, il suo piccolo gioco di creare armonie con le sensazioni che percepiva dai passanti aveva i suoi risultati. Louis arrivava alle prove entusiasta, le dita intrepide nel cercare un foglio dove segnare quelle nuove note. Ultimamente però, non andava sempre così bene, soprattutto da quando l'opprimente cielo invernale aveva avvolto Londra ormai da qualche mese, soffocando tutti i suoi pensieri, creando soltanto una sensazione di vuoto ululata tra le strade fredde. Un insieme di note stonate e discordanti, come i suoni all'avanguardia.
"Odio l'avanguardia" mormorò, tra sé e sé.

St. Luke si trovava a pochi passi dalla stazione di Barbican. Louis scivolò attraverso il cancello in ferro battuto e fissò per un attimo la facciata della chiesa in pietra grigia, che era stata ristrutturata durante la metà degli anni novanta per permettere le prove della London Symphony Orchestra. Era leggermente gotico ed inquietante, un'ambientazione uscita da un giallo di Poe.
Louis sbuffò una nuvola d'aria e si chiese perché la fine di gennaio si ostinava ad essere il periodo più deprimente dell'anno. Il sole era appena sorto nel momento in cui entrò in una delle sale prova nel seminterrato della chiesa ed iniziò il riscaldamento delle sue dita, suonando qualche scala e concentrandosi in altri esercizi tecnici. Provava un lieve senso di soddisfazione: era il primo ad essere arrivato. 

Louis provava sempre quella sensazione d'orgoglio nell'essere il primo membro dell'orchestra ad arrivare e l'ultimo ad andarsene. La dedizione al suo strumento era tutto ciò che aveva da offrire. Era stata proprio la sua determinazione e la sua particolare attenzione alla tecnica che l'aveva fatto emergere rispetto ad altri giovani violinisti, l'aveva fatto vincere borse di studio e riconoscimenti per raggiungere l'ambita posizione di primo violino della London Symphony Orchestra all'età relativamente giovane di trent'anni. 

Una scala a tre ottave, un trillo e qualche nota staccata.
Presto, era immerso nella musica. Suonare il suo strumento lo trasferiva direttamente ad un'altra dimensione, in cui non c'era dolore, non c'erano incomprensioni, una dimensione che quando era più piccolo era stata la sua più grande fuga, il rifugio dal divorzio dei suoi genitori, dal processo disordinato del capire il fatto che gli piacessero i ragazzi, dallo stress di audizioni e provini per inserirsi nel mondo della musica classica, ed ora era diventata una sorta di droga da cui era dipendente. Era lui a controllare le sue dita. A controllare la musica, a controllare la sua orchestra. Non c'era nient'altro che le note dello spartito davanti a lui.
Eleanor dovette bussare tre molte prima che Louis registrasse quel suono estraneo. Sbatté più volte le palpebre, mentre lasciava cadere il braccio sinistro e si voltava verso il vetro della porta, riconoscendo la sagoma della ragazza. Era come risalire dall'oceano dopo un tuffo in profondità. Il suono del tocco insistente della ragazza contro la porta rimbombava nelle sue orecchie. Si sentì stordito per un attimo, leggermente infastidito per l'interruzione.
Poi, sistemò il suo Amati nella custodia, sentendo una ridicola sensazione di separazione quando le sue dita lasciarono la tastiera del suo violino del colore scuro del whisky. Aprì la porta.
"Sì?" chiese.
Tutti sapevano che era meglio non interromperlo quando stava provando. Eleanor, che sedeva accanto a lui nell'orchestra e dividevano il leggio, sapeva quella regola meglio di chiunque altro. Louis non potè fare a meno di pensare per un secondo fugace che fosse una sorta di sabotaggio. Eleanor era la sua più temibile concorrenza, dopotutto, e di certo avrebbe voluto prendere il suo posto da primo violino.
Ma, "Hanno finalmente assunto un direttore d'orchestra temporaneo" disse la ragazza, senza fiato.
Oh.
"Era ora".
Valery Gergiev, da tempo direttore della London Symphony Orchestra, direttore artistico del Festival delle Notti Bianche a San Pietroburgo e vincitore di numerosi Grammy, insieme a molti altri riconoscimenti, naturalmente, come testimoniava quella foto di lui in piedi con il suo smoking elegante accanto a Lady Gaga, aveva deciso di prendersi una pausa per dedicarsi ad altri progetti.
Il manager della LSO, Nicholas Grimshaw, aveva analizzato con cura tutte le possibili alternative nelle ultime settimane e Louis si era francamente stufato. Aveva anche cercato in tutti i modi di ricordare a Grimshaw quanto fosse importante la relazione tra il direttore d'orchestra e il primo violino, aveva cercato di spiegargli il rapporto perfetto che lui e Valery avevano istaurato lentamente durante le prove e innumerevoli discussioni costruttive. Tutto ciò aveva portato a delle ottime performance nell'ultima stagione e Louis era certo che assumere un perfetto sconosciuto avrebbe soltanto causato problemi.
"La fiducia, Grimmy" era ciò che gli aveva detto qualche giorno fa nel suo ufficio. "Non ha importanza che diventiamo amici. Dio, amicizia? Non mi interessa. Ma la fiducia. Devo potermi fidare di lui".
E niente. Per tre intere settimane, l'orchestra era rimasta nel limbo. 

"Quindi?" scattò Louis. "Chi è?" chiese, cercando di far emergere la sua determinazione e non il suo nervosismo. La ragazza scosse la testa. "Non lo so".
Louis sospirò, spostando il suo ciuffo dagli occhi con un elegante movimento della mano, mentre la sua mente analizzava una serie di nomi che avrebbero potuto essere significativi. "Bene, chi pensi che sia? Rattle? Barenboim?"
"Ho sentito dire che è giovane". "Giovane?" Louis si sentiva soffocare. Non che avesse importanza, ma... era lui il giovane dell'orchestra. Il ragazzo che aveva più visualizzazioni su Youtube, che piaceva alle ragazzine che si interessavano di musica classica, che faceva scalpore per la sua bravura nonostante la giovane età.
Il suo cervello passò in rassegna altri nomi.
Levinthal? Non abbastanza esperto. Yang? La sua scorsa stagione era stata un disastro.
Cristo, era inaccettabile, assolutamente inaccettabile!
Eleanor gli sorrise dolcemente, ma i suoi occhi brillavano di un che di inquietante. "Ti lascio al tuo riscaldamento" si voltò, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli castani perfettamente lisci mentre camminava lungo il corridoio, con il rumore dei tacchi che risuonava contro le pareti. La nota dolce di un trombone la seguì, così come il fischio leggero di un flauto e il canto di altre corde. L'orchestra si stava svegliando.

Louis doveva scoprire chi era il loro nuovo direttore prima che le cose gli sfuggissero di mano. Doveva sapere con chi avrebbe avuto a che fare d'ora in avanti.
Raccolse tutti i suoi spartiti, pensando con rabbia che Grimshaw non l'avesse chiamato prima, che aveva dovuto scoprirlo da Eleanor, tra tutti. 

-

Trovò Niall baciare una ragazza dei secondi violini sulle scale.
"Ehm".
Suoni appiccicosi, bagnati. Mancanza di coordinamento e movimenti poco attraenti.
"Ehm".
Louis ci rinunciò e si decise a battere un dito contro una spalla di Niall, fissandolo mentre lui si voltava, spaventato. "Ohi, Tommo" lo salutò, asciugandosi le labbra con una manica della camicia. Louis non lo salutò a sua volta, limitandosi ad alzare le sopracciglia verso il secondo violino. "Non dovresti praticare la parte finale di quel pezzo, Cynthia? Con tutte quelle acciaccature che volevi che ti spiegassi ieri?" La ragazza annuì, sembrando estremamente imbarazzata. Dopo un secondo, si affrettò a salire le scale, mentre si riaggiustava la gonna e Louis si rivoltò verso Niall.
"Cattivo" gli disse, semplicemente. "Sei tu quello cattivo, amico". Niall si avvicinò per stringergli un capezzolo attraverso il suo maglione di lana. "E' assolutamente inappropriato, Horan, giuro su Dio che..." Niall sorrise e gli strinse anche l'altro capezzolo, ancora più forte. "Ascolta, lo so che sono irresistibile, ma devi imparare a controllarti". Quella frase fece scoppiare Niall a ridere e Louis cercò di trattenere il sorriso che minacciava di nascere sulle sue labbra. Quell'uomo era una specie di folletto irlandese costantemente ubriaco e nonostante tutto era uno dei migliori suonatori di corno francese che Louis avesse mai conosciuto ed era anche il suo migliore amico alla LSO. Louis alzò gli occhi al cielo mentre il biondo continuava a ridere.
"Sputa il rospo, tesoro".
"Cosa?"
"Il direttore temporaneo. Lo so che lo sai".
"Potrei" rispose Niall, alzando più volte le sopracciglia con fare allusivo. "Non flirtare con me, Horan. Chi è?"
"Harry Styles".
E, no.
Louis doveva aver sentito male, perché quel nome non era in nessuna delle sue liste, non poteva emergere neanche come la più remota delle possibilità.
Harry Styles.
Harry Styles.
"Ti stai sbagliando".
"No".
"Allora qualcuno ti ha mentito". Niall ridacchiò. "Per favore, Tommo. Io sono la macchina delle verità umana". "Giusto". Niall si gonfiò il petto con orgoglio e batté una mano sulla spalla di Louis. "Me l'ha detto direttamente Grimmy davanti ad una bella birra ieri sera al White Lion e stava dicendo la verità, puoi scommetterci la tua vita e i bambini che adotterai in futuro". Louis ci pensò su. Con un movimento secco del collo, rimosse il ciuffo dagli occhi, mordicchiandosi il labbro inferiore. "Beh, merda". Niall gli diede una pacca sulla schiena, incamminandosi verso la direzione che Cynthia aveva preso poco prima. "Lavorerete benissimo insieme, amico. Conosco Harry".
"Ovvio che lo conosci. Conosci tutta l'Europa, sei amico persino con il principe George". Niall sorrise, compiaciuto. "Penso che andrete d'accordo". Louis alzò gli occhi al cielo. "Non se lui è ancora..." mormorò sottovoce.
Ma Niall si era già allontanato.

-

Grimshaw fece l'annuncio ufficiale durante le prove di quel pomeriggio. Louis cercò di mantenere sul suo volto un'espressione di calma e di impassibilità sul suo volto, tentando di lasciarsi scivolare addosso frasi del tipo "un giovane talento emozionante" e "il prossimo Toscanini". Tuttavia, dentro di sé, la rabbia stava iniziando ad impossessarsi di lui. Cercò di deglutire, ma la sua gola era secca, il pomo d'Adamo bloccato come un pezzo d'argilla. Doveva essere soltanto l'aria fredda dell'inverno, si disse, non notando che il suo ginocchio stava rimbalzando nervosamente.
"Inizierà a condurre dopo la vostra esibizione durante la serata di San Valentino" continuò Grimshaw. "Sarò molto emozionante. Grazie ancora a colei che ci ha salvato la vita, la signora Price, per aiutarci con le prove e per dirigere quell'esibizione" sorrise in direzione di Lucinda Price, l'assistente direttrice dell'orchestra che era stata incaricata di dirigere quella loro performance qualche settimana prima. Lei sorrise e si inchinò appena quando l'orchestra applaudì in modo educato. "Il signor Styles condurrà tre concerti con noi, uno a marzo, poi ad aprile e a giugno. Ha delle idee...molto originali". Louis sperò che aveva soltanto immaginato quella lieve preoccupazione nello sguardo di Grimshaw quando si posò sui primi violini. "Sì, sono sicuro che troveremo le sue proposte molto originali. D'accordo" concluse, battendo una volta le mani. "Signore e signori, tornate a lavoro".
Originali.
Oh, Dio. 

"Harry Styles!" Eleanor esclamò accanto a lui, afferrandogli il braccio quando Grimshaw scese dal podio. "Riesci a crederci?" Louis cercò di schiarirsi la gola. "Non proprio".
"Ma è una scelta brillante, non è così?" Louis si morse il labbro. Avrebbero dovuto provare l'apertura del Lago dei cigni, così come prevedeva la vecchia scaletta per il loro annuale concerto di San Valentino. Louis avrebbe potuto quasi suonare tutti i pezzi ad occhi chiusi. Un tempo, aveva cercando di convincere che il Lago dei cigni non era la più romantica delle storie, comunque, e che avrebbero dovuto sostituirlo con qualcosa di più inaspettato, come la Ninnananna di Kakhidze. Ma in tutta risposta aveva ricevuto solo una risatina e un "Smettila di essere ridicolo, Tomlinson".
Il solito.
"Non saprei".
"Ma avrai sentito cosa dicono su di lui, ovviamente..." Eleanor sussurrò mentre sistemava il violino sotto il mento. "Prodigio del violoncello che ora vuole diventare direttore d'orchestra. Era sulla rivista Leno, la scorsa settimana".
"Che genere di direttore d'orchestra si fa intervistare da Leno?" sibilò Louis, ascoltando le prime noti dolci dell'assolo dell'oboe. "Hanno scritto un bellissimo articolo su di lui sul Times".
"Oh, adorabile, quindi dovremmo inchinarci al-"
"Louis".
"Che c'è? Harry Styles non mi ha ancora fatto il lavaggio del cervello. E' una celebrità del cazzo, il direttore famoso del momento che sa come affascinare le persone giuste, finirà probabilmente in un reality show-" "Per non parlare di quanto sia bello". Eleanor alzò elegantemente un sopracciglio mentre la musica cominciò ad incalzare sempre più. "Già, sono sicuro che l'essere bello non ha per niente danneggiato la sua carriera" mormorò Louis. Eleanor strinse appena le labbra e si voltò verso lo spartito, muovendo il corpo con quel gusto teatrale forzato che Louis aveva sempre trovato incredibilmente irritante nei musicisti. La preparazione tecnica era di gran lunga più necessaria di tutte quelle fioriture, grazie tante.
I timpani suonarono come un tuono raggiungendo il culmine dell'apertura e quella musica riusciva ancora ad emozionarlo dopo tutti quegli anni. Gli ricordava una ricerca, un'incertezza, una lunga separazione. La verità era che aveva cercato di ignorare tutti gli articoli correlati a Styles in ogni modo possibile e ora si ritrovava a chiedersi a come sarebbe sembrato un Harry adulto.
Di sicuro non avrebbe avuto più quell'aspetto da ragazzino...
"Terra chiama Tomlinson". Louis realizzò che stava ancora suonando l'ultima nota finale e che aveva perso il segno di Price che segnalava la chiusura del pezzo. Il suo MI continuò a vibrare tra le pareti. "Oh, Dio, chiedo scusa. Devo aver avuto un aneurisma. Non succederà più". Il resto dei violinisti iniziò a sussurrare sottovoce e Louis aggrottò la fronte. Aveva suonato quel mezzo circa un milione di volte e si era distratto solo per un secondo, quindi non era un problema poi così grave. Non era un problema a prescindere, a dirla tutta. Ed ora tutti lo stavano fissando. Fantastico.             
"Bene, a parte questo piccolo errore, sei stato perfetto" la signora Price gli sorrise. "Quindi credo che ti perdonerò. Okay, riprendiamo dalla battuta 121, soltanto le viole, per favore". Louis scosse la testa, cercando di scacciare ogni pensiero. Eleanor ridacchiò accanto a lui, voltando qualche pagina per ritrovare la battuta in questione. "Sei geloso" sussurrò. Louis sbatté le palpebre. "Spiegati meglio, amore".
"Di Harry. Perché adesso si prenderà tutte le attenzioni, non è così? Ti ruberà tutti i riflettori e tu sei abituato ad essere la stella splendente per tutte le vecchie signore che vengono ai concerti per le raccolte fondi".
"Giusto, lo chiami Harry, ora? Voi due vi chiamate già per nome?"
"Non ancora, ma..." il suo sorriso malizioso fece capolino. "Mi chiedo se sia disponibile ad uscire con i suoi colleghi". Louis non poté fare a meno di ridacchiare, rischiando quasi di far sbattere il suo archetto contro il leggio. "Oh, Dio. Vuoi davvero conquistare Harry Styles?"
"Forse sì".
Lo stesso Harry Styles che si eccitò semplicemente per il fatto che mi ero tolto la maglietta al Double Bar Campfire talmente tanto da essere costretto a tuffarsi nel lago, fingendo che qualcuno lo avesse sfidato a...
"Che c'è?" chiese Eleanor, socchiudendo gli occhi. "Niente" rispose Louis, riemergendo dai suoi ricordi. "Buona fortuna".
Si voltò per concentrarsi sullo sparito, deciso a prestare attenzione alle prove e di smetterla di pensare al dannatissimo Harry Styles. Avevano ancora un paio di settimane prima di essere onorati della sua presenza, comunque, e Louis era sicuro che tutti avrebbero smesso di parlare di lui nel giro di qualche giorno.
Bene, era tempo di condurre l'orchestra nella più sdolcinata e commerciale opera romantica che la musica classica potesse offrire. (Senza soffermarsi sul fatto che quell'orchestra era il suo regno, la sua casa e che Harry Styles l'avrebbe senza dubbio rovinata). 

-

Harry si fermò all'angolo e tirò fuori i suoi guanti dalle tasche del soprabito. Era una serata fredda, parecchi gradi sotto lo zero, ma non c'era vento e apprezzava l'aria pungente sulla sua pelle mentre raggiungeva la fine della strada, le guance ancora arrossate per il calore del pub in cui era stato fino a poco prima. Le sue mani erano leggermente intorpidite, però, quindi le infilò nei guanti neri di pelle e sorrise quando un ricordo riemerse dalla sua memoria.
"Da dove li hai presi quelli?" aveva chiesto sua sorella quando era andato a farle visita a Manchester, lo scorso venerdì. "Sono dei guanti da assassino!"
"Guanti da assassino?" aveva chiesto lui, incredulo. Gemma aveva annuito e si era stretta nelle spalle. "Già. Sono orrendi. Continuo ad immaginarmeli attorno alla gola di qualche ragazzina indifesa. Oppure, sai" aveva imitato l'inquietante musichetta di Psycho, "attorno al manico di un coltello o qualcosa di simile. Affascinante, H. Ottimo acquisto". Harry si era lasciato sfuggire un sospiro frustrato. "Cosa dovrei fare, uh? Indossare guanti da bambini?" aveva chiesto, fingendosi indignato. Andiamo, guanti da bambini, davvero? "Oh, per carità!" "Questi sono dei guanti da uomo adulto, chiaro?" aveva detto, sistemandoli meglio e tirandoli all'altezza dei polsi. Lei aveva semplicemente riso e poi "Beh, ha senso. La maggior parte degli assassini sono uomini adulti".

Harry alzò gli occhi al cielo, sorridendo a quel ricordo. Guardò l'edificio alla sua destra, leggendo il nome della strada.
Long Lane. Ecco dov'era.
All'angolo tra la Long e l'Aldersgate.
A Londra.
Finalmente di ritorno in Inghilterra, sin dal mercoledì precedente.
Harry era felice e le indicazioni stradali erano finalmente comprensibili. Non che quell'angolo in particolare gli fosse già familiare. Harry guardò dietro le sue spalle, mentre il pub in cui aveva trascorso la serata si allontanava sempre di più. Niall l'aveva costretto ad uscire a cena per bere qualche birra e festeggiare in ritardo il suo compleanno, che era stato ben due settimane prima, ma soprattutto per celebrare il suo nuovo lavoro da direttore che sarebbe iniziato presto.
Il giorno dopo, per l'esattezza.
Si era ritirato presto, dicendo a Niall che voleva assicurarsi un sonno lungo e tranquillo, ma invece di dirigersi verso la stazione della metro come aveva pensato all'inizio, aveva deviato verso l'Aldersgate e stava procedendo su quella strada, osservando il Barbican Centre avvicinarsi sempre più. Il suo cuore prese a battere più velocemente mano a mano che si avvicinava e raddrizzò la schiena mentre proseguiva il suo cammino, cercando di disfarsi di quella sensazione di nervosismo. 

Quella sarebbe stata la stessa strada che avrebbe fatto l'indomani verso il suo nuovo lavoro.
Direttore temporaneo.
La London Symphony Orchestra. Continuava a ripetere quelle parole nella sua mente, cercando di assimilarle lentamente.
Infilò le mani avvolte dai guanti nelle tasche del cappotto, assorbendo la bellezza dell'edificio massiccio che gli si parava davanti e la distesa d'acqua di fronte ad esso, leggermente illuminata dalla luna. Harry era stato al Barbican prima, quando era più piccolo. Per diversi corsi, per assistere a vari concerti e soltanto una volta per esibirsi con il suo violoncello. Ma i suoi ricordi di quel luogo erano frammentari, sparsi nella sua mente e quelle strade e gli edifici attorno gli sembravano ancora estranei e sconosciuti. Aveva incontrato Niall proprio lì anni prima, ad uno dei corsi. Harry era molto diverso, all'epoca, mentre ancora stava cercando di abituarsi alla rapida crescita della sua fama come violoncellista e quella spiacevole sensazione di celebrità. Niall era un ragazzo impertinente, un musicista vivace che coinvolgeva tutti con la sua voce allegra. Era sempre a suo agio e meraviglioso quando suonava il suo corno francese. All'inizio Harry si sentiva piuttosto timido nei suoi confronti. Ma, in qualche modo ed in brevissimo tempo, erano diventati migliori amici. Harry non era neanche sicuro di come fosse successo. Era come se all'improvviso Harry avesse chiuso gli occhi ed un minuto dopo Niall lo stava chiamando Banana Boy e cercava di rincorrerlo lungo i corridoio del piano terra di St. Luke, come se avessero undici anni e non diciotto (o forse, proprio come se avessero diciotto anni). Niall non aveva mai smesso di essere la sua persona preferita al mondo. Non si vedevano spesso, ma si tenevano in contatto con e-mail ed altro ed Harry sapeva di essere fortunato che Niall suonava nell'orchestra che avrebbe diretto di lì a poco. Che sarebbe stato al suo fianco, l'indomani. Sorrise al pensiero, mentre il cuore continuava a battergli forte nel petto al pensiero di ciò che lo attendeva il giorno dopo. 

Alzò la testa per osservare il cielo scuro, le stelle oscurate dall'inquinamento luminoso, e fece un respiro profondo. Avrebbe diretto quell'orchestra per i prossimi cinque mesi. Sapeva che, presto, avrebbe guardato indietro a quella notte e avrebbe ricordato come si era sentito, la sensazione di estraneità ad un paesaggio che gli sarebbe diventato familiare quanto prima.
Quel pensiero era stranamente confortante.
Harry si girò e prese a camminare di fianco al Barbican, passando accanto a finestre di vetro enormi da cui proveniva un bagliore giallo invitante. Riusciva soltanto a vedere l'ingresso del Barbican Concert Hall attraverso una finestra socchiusa. C'erano enormi teloni appesi alle pareti ed ad ognuno di essi era appesa una fotografia di alcune delle più importanti esibizioni della LSO degli ultimi dieci anni. Tuttavia, Harry ne stava fissando solo una, la più vicina a lui. Era uno scatto recente in bianco e nero di Valery Gergiev, da sinistra. Il direttore era stato ritratto nel bel mezzo di un'esibizione, i suoi capelli grigi che si infoltivano sulle tempie che gli davano un aspetto di un perfetto genio della musica. Tormentato e posseduto dalla melodia, così come Harry immaginava Beethoven negli ultimi anni della sua vita.
E, proprio dietro Valery, leggermente arretrato e appena fuori fuoco, sedeva Louis Tomlinson con il suo violino.
Gli occhi di Harry non accennavano a distogliersi da quella immagine. Tomlinson sembrava estremamente concentrato, in assoluto controllo del suo strumento. La sua presenza nella fotografia era quasi più significativa di quella di Gergiev.     
"Non preoccuparti di Louis, amico" gli aveva detto Niall poco prima, accompagnando la sua zuppa con una birra. "Conosco bene Lou. Abbaia molto, ma non morde. Andrete d'accordo, voi due".
"Non morde" ripetè Harry tra sé e sé, per poi ridere appena. Le sue mani erano sudate contro il rivestimento dei guanti e le passò attraverso i capelli, cercando di calmarsi.
"Non sei più uno stupido ragazzino di quindici anni, idiota" sussurrò nella solitudine della strada. Chiuse il pollice e l'indice alla base del naso e chiuse gli occhi, cercando di placare quell'improvviso attacco di panico che minacciava di dilaniargli lo stomaco. Non è che non aveva il talento o l'esperienza per quel lavoro. Negli abissi del suo cuore, Harry sapeva quanto sapesse essere bravo a condurre un'orchestra.
Riaprì gli occhi e diede un'altra occhiata al violinista. "Puoi farcela" si disse, imponendosi contro quel ridicolo brivido di insicurezza adolescenziale che gli attraversò la schiena.
Harry scosse la testa un'ultima volta e sbuffò una risata frustrata, distogliendo lo sguardo da Tomlinson e costringendosi a riprendere a camminare per ritornare alla stazione della metro. Avrebbe dovuto essere nel suo nuovo ufficio la mattina dopo alle sette in punto per organizzare il suo lavoro e fronteggiare probabilmente una pila infinita di fogli. Tutto questo prima delle prove con l'orchestra, nel pomeriggio.
Puoi farcela, pensò ancora mentre raggiungeva i binari, stringendosi nel cappotto per il freddo.
Tu vuoi farcela.
Aveva diretto ormai le migliori orchestre del mondo. Era riuscito a creare esibizioni spettacolari in orchestre i cui musicisti erano di gran lunga meno talentuosi di quelli della LSO. Indossava persino dei guanti da uomo adulto!
Sarebbe andato tutto bene.
Tutto. 

-

Stava andando tutto bene, forse anche in modo leggermente noioso, all'ora di pranzo del giorno successivo.
Harry era rintanato nel suo ufficio al Barbican Centre a rileggere la sua agenda per i prossimi mesi in compagnia di un uomo fastidiosamente ben vestito chiamato Liam Payne. Nick l'aveva incontrato all'esterno alle sette in punto quella mattina e gli aveva fatto visitare brevemente il Barbican, prima di affidarlo totalmente a Liam, che aveva una specie di funzione amministrativa al Barbican, ma gli era stato affidato l'incarico di diventare l'assistente personale di Harry almeno fino a che non avrebbero assunto qualcun altro a tempo pieno. Nick si era scusato prima di allontanarsi in fretta, apparentemente inondato dagli incontri di quella mattina, ma aveva assicurato ad Harry che ci sarebbe stato per la sua presentazione ufficiale all'orchestra che sarebbe avvenuta alle due e mezza di quel pomeriggio.
"Quindi" disse Liam, sistemandosi appena la cravatta e guardando sul suo portatile, "hai una raccolta fondi a St. Luke l'11 marzo". Harry annuì distrattamente, agitando la gamba sotto la scrivania e chiedendosi perché non avevano potuto organizzare quel primo giorno nel modo esattamente opposto a come era stato fatto. Le prove come prima cosa e le sciocchezze amministrative durante il pomeriggio. I suoi nervi si accavallavano sempre di più al pensiero di dover incontrare l'orchestra per la prima volta.
Harry era sempre stato bravo nell'improvvisazione, ma si sentiva sempre più a disagio nel non aver preparato una sorta di discorso. Qual'era il tuo piano, testa di cazzo? Startene lì in piedi, salutare con la mano e dire "Ciao, sono Harry Styles, che ne dite di suonare?" rimproverò a se stesso, con il panico che minacciava di soffocarlo mentre guardava la neve cadere al di fuori della finestra. "Ehi, Maestro, mi sta ascoltando?" chiese Liam. Si avvicinò con la sua sedia alla scrivania di Harry, agitandogli una mano davanti al volto per farlo ritornare alla realtà. Harry cercò di trattenere un sorriso. Maestro.
Stavano lavorando insieme da meno di cinque ore e Liam l'aveva già chiamato in quel modo almeno quattro volte. C'era qualcosa nel tono in cui lo diceva, come se fosse eccitato e ossequioso allo stesso tempo, che Harry trovava molto divertente e forse anche leggermente imbarazzante.
Si schiarì la gola, lasciandosi andare contro lo schienale della sua sedia da ufficio. "Puoi chiamarmi semplicemente Harry, lo sai. Va - va benissimo così. E puoi darmi del tu". Liam arrossì appena ed ignorò il commento. "Bene, hai accettato la convocazione di riunione su Outlook? Te l'ho appena mandata". Harry sospirò e si sporse verso il suo computer, socchiudendo gli occhi alla luminosità dello schermo per poi cliccare su "accetta".
"E' l'11?"
"Esatto, alle otto di sera" disse Liam. "Al Bailey Hartinger Gallery a Soho. Puoi portare una persona con te, se vuoi-" si sporse appena, guardando attentamente l'espressione di Harry. Harry sorrise, ma mantenne il suo volto impassibile. "D'accordo" fu tutto ciò che disse. "D'accordo" ripeté Liam dopo un battito, finalmente distogliendo lo sguardo. "Oh, quasi mi dimenticavo" disse, trasalendo. "Hai un servizio fotografico. Giovedì prossimo, alle 18. Non preoccuparti, non interferirà con nessuna delle prove. E' per la campagna promozionale per la nuova stagione di concerti". Harry annuì. "Sono sicuro che hai moltissima esperienza in questo genere di cose" disse Liam, sorridendo. Harry alzò le sopracciglia. "Servizi fotografici".
"Oh" disse Harry, ridendo appena e annuendo, sentendosi un po' impacciato. Si grattò la nuca nervosamente. "Uhm, giusto". L'ultimo servizio fotografico che aveva fatto era stato per Esquire, per il lancio del suo nuovo album. L'avevano fotografato quasi completamente nudo, con il suo violoncello. Si sentiva estremamente ridicolo ed imbarazzato ogni volta che qualcuno gli ricordava dell'esistenza di quelle foto. (E Niall non aveva intenzione di smettere di farlo, dato che ripeteva sempre che una di quelle immagini era lo sfondo sul suo cellulare). 

"Quando possiamo passare alla roba importante, allora?" chiese, improvvisamente, guardando verso Liam. Appoggiò i palmi sulla scrivania, allargando le dita e percependo il legno sotto la sua pelle. Era l'inizio di un qualche orribile preliminare ed era impaziente di arrivare al lavoro vero e proprio. "La roba importante?" chiese Liam, leggermente insicuro. "Esatto, posso iniziare ad organizzare gli incontri con i capi di ciascuna sezione dell'orchestra?" chiese Harry con voce eccessivamente alta. Indicò il computer davanti ai suoi occhi. "Devo mandare un'e-mail a ciascuno di loro? O te ne sei già preoccupato tu? C'è un qualche tipo di protocollo che devo seguire?" Il loro primo concerto sarebbe stato di lì ad un mese e mezzo e aveva deciso di suonare un pezzo piuttosto ambizioso. Starsene seduto lì nel suo bellissimo ufficio a discutere di servizi fotografici ed eventi per raccogliere fondi con Liam lo stava facendo sentire già come se stesse perdendo del tempo prezioso.
Liam annuì lentamente. "Certo, certo, possiamo occuparcene ora..." disse. Osservò il modo in cui la gamba di Harry continuava a muoversi su e giù nervosamente e poi lo guardò. "Vuoi andare al St. Luke ora? C'è un piccolo ufficio per te anche lì. Possiamo sistemarci prima che arrivi chiunque altro, così che posso controllare le agende di tutti i musicisti per organizzare le riunioni con te entro la fine di questa settimana, prima delle prove".
Harry bloccò improvvisamente la gamba, annuendo. "Perfetto" disse, sospirando di sollievo. "Sì, andiamo". "Andrai alla grande, Maestro" disse, sorridendo mentre entrambi si alzavano. Harry sorrise a sua volta, più convinto.
Indossarono i loro cappotti e si diressero verso l'uscita. "Tomlinson per primo, se è possibile" disse Harry, mentre superavano la foto che aveva osservato la sera prima. Liam guardò verso il basso. "E' una buona idea, probabilmente" mormorò. Diede ad Harry uno sguardo di scuse mentre si incamminavano verso la vecchia chiesa.

-

"Hanno fatto dei lavori di ristrutturazione" disse poi. "Da novembre. Non sono sicuro che tipo di ufficio ti hanno trovato", suonava imbarazzato, come se si stesse aspettando il peggio.

A dire la verità, ad Harry piacque il suo studio a St. Luke immediatamente.
Gli piaceva di più di quello al Barbican, molto di più.
Non appena lui e Liam aprirono la porta, l'aveva sentito come se fosse giusto. Piccolo e riservato. C'era uno strato di polvere a ricoprire la libreria che occupava la parete sinistra e la luce filtra appena attraverso il vetro opaco dell'unica finestra della stanza. Ogni volta che Harry inspirava, percepiva un odore misto tra fumo di sigaretta e detersivo per il legno. Eppure gli ricordava una sala prove e per questo era molto bello.
Liam non sembrava altrettanto soddisfatto. Sembrava un po' come se le sue più grandi paure gli si fossero materializzate davanti. Fece scorrere un dito su uno degli armadietti sistemati contro una parete quasi inorridito, mentre Harry prese una serie di fogli dalla sua borsa per poi sistemarli sulla massiccia scrivania al centro della stanza.
"Va tutto bene, Liam?" chiese, divertito dalla sua espressione. Liam guardò la polvere accumulata sul suo polpastrello e fece una smorfia. "Per me sì, se va bene a te...suppongo" rispose, scettico, girandosi per dare un'occhiata alla stanza. "Mi stavo solo chiedendo, sai. Se questo è il massimo che hanno potuto ottenere..." alzò un sopracciglio, concentrandosi su un punto in cui la carta da pareti si era strappata. Harry rise e si strinse nelle spalle, aprendo e chiudendo i cassetti della scrivania per vedere se ci fosse qualcosa all'interno. Articoli da ufficio dimenticati? Qualche penna abbandonata e qualche graffetta? Elastici? Una serie di evidenziatori scarichi? Ovviamente una lettera d'amore segreta sarebbe stata la migliore delle ipotesi, ma Harry non ci sperava più di tanto.
E infatti, trovò soltanto una spillatrice e qualche puntina rossa. "Gerviev ha mai usato questo ufficio prima di andarsene?" chiese, dubbioso. Alzò lo sguardo verso Liam. "No, vero?" Liam si lasciò sfuggire una risata. "Assolutamente no." rispose, scuotendo la testa. "Bene, mi piace" disse Harry, sorridendo mentre si lasciava andare sulla sedia da ufficio che probabilmente risaliva ad un periodo precedente alla seconda guerra mondiale, che scricchiolò piacevolmente sotto di lui. Liam sembrava ancora poco convinto. "I lati positivi, Liam!" esclamò Harry, appoggiandosi allo schienale della sedia, testando la sua resistenza. Da quello che riusciva a vedere, l'ufficio era situato nell'ingresso direttamente sul retro della sala prove, tra qualche bagno nascosto. Era comodo e sembrava isolato e remoto, come un segreto ed Harry lo amava.
Scoppiò a ridere. "Scommetto che tutti vengono qui soltanto quando devono andare in bagno". Liam sembrava ora alquanto disgustato. Harry ridacchiò ancora. "Oh, andiamo Liam. Privacy! E' quello che piace a tutti. Organizziamo tutto e mettiamoci al lavoro!" Liam batté le palpebre, contorcendo le labbra in una smorfia. "Sorridi, amico!" esclamò Harry, ancora ridendo. E poi, soltanto perché non ce la faceva a trattenersi, "Tutti quanti vanno in bagno". Liam sembrava un po' offeso, non dalla dichiarazione circa la naturalezza dei movimenti intestinali, ma piuttosto dal suggerimento che avrebbe dovuto prenderla alla leggera.
Cercò di regolare il suo linguaggio del corpo, esattamente come si fa poco prima di tentare di convincere qualcuno che non si è per niente tesi. Rilassò eccessivamente i muscoli del volto e la postura. Ad Harry, Liam piaceva sempre di più. "D'accordo" disse Liam, una volta che Harry aveva smesso di ridere del suo chiaro disagio. "Ho intenzione di andare a caccia e trovare le chiavi di questo posto".
In effetti, era stato un colpo di fortuna il fatto che la porta non fosse chiusa a chiave. "E poi controllerò con Grimshaw per fare in modo che tutto sia organizzato al meglio".
Harry annuì, deglutendo a fatica.

I suoi nervi riaffiorarono nel momento in cui Liam scivolò fuori dal suo nuovo ufficio, non più lì a distrarlo dalle prove incombenti. Si alzò in piedi e stiracchiò la schiena, passandosi una mano tra i capelli e allentando la cravatta, per poi sistemarsi la giacca sulle spalle. Infine, prese un respiro profondo più e più volte, per calmarsi.
Due delle pareti del'ufficio erano ricoperte da delle lavagne, con alcuni segni di gesso impregnati sulla superficie, impossibili da rimuovere. Harry si avvicinò a quella alla sua sinistra, notando per la prima volta che vi era disegnata una chiave di violino, un'indicazione del tempo di eseguimento subito dopo. Poi, ancora, delle note e una serie di battute proseguivano per qualche rigo. Il gesso era leggermente sbiadito e si chiese da quanto tempo quelle note fossero scritte lì, chi le avesse scritte. Prese un altro respiro profondo ed immaginò quella musica nella sua testa, canticchiandola a labbra strette nel tentativo di tranquillizzarsi. Le sue braccia iniziarono a muoversi quasi senza accorgersene, la sua mano destra iniziò a dettare un tempo andante mentre la sinistra si agitava nell'aria seguendo le note.
Uno, due, tre... Harry si voltò per seguire la musica che continuava sulla lavagna adiacente. 

"Ma che cazz-" una voce stridula giunse dalla sua destra. Harry sobbalzò a quella presenza, la mani bloccate a mezz'aria. Si girò velocemente per vedere chi avesse parlato. "Cosa - cosa ci fai qui?" chiese Louis Tomlinson sulla soglia della porta, chiudendo le mani a pugno. I suoi occhi sembravano leggermente impazziti ed allarmati, scuri quando si concentrarono su Harry, pieni di disprezzo.
Harry fece un passo indietro.
Il suo respiro gli si fermò in gola quando lo vide sulla soglia della porta. Un brivido di indignazione gli percorse il corpo, per tutta la schiena fino alle estremità. Si unì poi ad una punta di umiliazione vagamente familiare, calda e bassa nel suo ventre, ed Harry sentì il sangue pompare nelle vene. "Che cosa ci faccio io-?" riuscì finalmente a dire, alzando le sopracciglia. Scosse la testa, incredulo, e quando riprese a parlare, lo fece in modo deliberatamente lento, con quanta più calma riuscisse ad ottenere nonostante fosse enormemente agitato. "Questo è il mio ufficio".
"Il tuo uffi-" Louis si interruppe e si lasciò sfuggire un sospiro frustrato, indurendo la mascella, per poi appoggiare due dita contro la tempia sinistra. Scosse appena la testa, prendendo poi il cassino ed eliminando furiosamente la musica che Harry stava immaginando di dirigere, mormorando qualcosa tra le labbra, arrabbiato. Harry si lasciò sfuggire una sorta di risata e il suo cuore prese a battere furiosamente. Intrecciò le bracci al petto e lo guardò sbalordito. Louis si voltò appena per guardarlo mentre continuava nel suo intento di cancellare il tutto.
I suoi occhi azzurri sembravano tagliare lo spazio che li divideva, muovendosi sul volto di Harry come una scarica elettrica e facendolo arrossire. Louis continuava a starsene lì, il suo petto che si alzava ed abbassava visibilmente, stringendo di tanto in tanto il pugno sinistro intorno a qualcosa che aveva all'interno. Tirò su le maniche della sua felpa ed Harry guardò i muscoli delle braccia contrarsi sotto la sua pelle. Alzò poi le sopracciglia come una tacita richiesta di spiegazione, ma sembrò che non ne sarebbe arrivata una. "Okay" disse Harry dopo qualche minuto, grattandosi la fronte e lasciandosi sfuggire un'altra risata, non sapendo come proseguire. "Uhm" spostò il peso da un piede all'altro e liberò la fronte da qualche ricciolo fuori posto.
"Beh, io sono Harry Styles" disse piano, avvicinandosi per porgergli una mano. "Sono, uhm. Sono il nuovo direttore temporaneo..." Tomlinson ridacchiò e alzò gli occhi al cielo. "So chi sei" ribatté, ignorando la sua mano tesa. Harry scoppiò a ridere a sua volta, trovando un divertimento genuino nel comportamento ridicolo di Louis Tomlinson, non sapendo che altro fare. Inoltre, non gli sfuggì il modo in cui Louis arrossì appena. Harry si appoggiò contro la sua scrivania e intrecciò le caviglie. "Oh, okay" disse, grattandosi la nuca, ancora ridendo sbalordito, mentre aspettava che Louis facesse la prossima mossa.
Louis era leggermente a disagio ora, mentre se ne stava in piedi in imbarazzo davanti a lui. Era teso, la sua postura rigida come una corda, ma lo sguardo furioso di poco prima sembrava essersi affievolito. Sembrava leggermente contrariato, irritato, e si lasciò sfuggire un esagerato sospiro mentre finalmente si avvicinava e gli porgeva una mano. "Louis Tomlinson" disse, riluttante. "Primo violino".
Harry sentì una sorta di brivido quando gli stinse la mano. Louis lo stava guardando negli occhi, ma lo sentiva come distaccato e distante, come se lo stesse guardando attraverso un vetro.
Un pizzico di fastidio rimpiazzò il divertimento che aveva provato poco prima quando se ne rese conto. Era stranamente irritato dal fatto che Louis non lo stesse guardando davvero, consumato improvvisamente dal desiderio che Louis riconoscesse appieno la sua presenza.
Così, strinse la presa della sua mano, abbastanza da notare un cambiamento in quegli occhi azzurri. "So chi è sei, Tomlinson" Harry mantenne il suo tono volutamente malizioso, gli occhi fissi sul volto di Louis.
"Credimi, mi ricordo".
Ed eccoli lì, i suoi vividi occhi blu, che si accesero di sorpresa per poi bruciare in quelli di Harry. Il suo cuore prese a battere in modo furioso proprio mentre Louis ritrasse la mano. "Ci vediamo alle prove, maestro" sussurrò appena, avvicinandosi alla porta.
Si fermò quando vide il plico di fogli che Harry aveva posizionato sulla scrivania poco prima, il suo sguardo si concentrò brevemente sul titolo. Guardò di nuovo Harry ed sollevò le sopracciglia, alzando poi gli occhi al cielo prima di voltarsi definitivamente e lasciare la stanza.

Harry si lasciò andare contro la sua scrivania, senza fiato, incapace di lasciar perdere lo sguardo di puro disprezzo negli occhi di Louis. Lasciò che la vergogna gli contorcesse lo stomaco, insieme ad un pizzico di risentimento ed un qualcosa che sembrava pericolosamente vicino al desiderio. "Non morde" Harry ripeté le parole di Niall, accompagnandole con una risata amara.
Sarebbe stato interessante. 

Era ancora immerso nell'incontro di poco prima quando, qualche minuto dopo, Liam fece capolino da dietro la porta. "Sei pronto?" chiese. "Nick è qui". Harry annuì, alzandosi in piedi. Accarezzò la tasca sinistra interna della sua giacca, sentendo attraverso il tessuto la sua bacchetta mentre cercava di calmarsi per un'ultima volta. Scivolò fuori dall'ufficio insieme a Liam, ma quando raggiunse la porta si fermò, aggrottando la fronte.
Proprio lì, accanto al cassino della lavagna, c'erano le chiavi dell'ufficio.
"Maestro?" chiese Liam, alle sue spalle.
Così Harry lo seguì. 

-

Restò in piedi alla destra di Grimshaw mentre lo presentava, sorridendo in modo appropriato e guardando l'orchestra, osservando ogni volto. Harry aveva incontrato qualcuno dei musicisti negli anni precedenti, ma quasi tutti gli sembravano familiari per i video che aveva studiato nelle settimane prima di accettare il suo incarico.
Maria Santiago O' Brien, l'elegante argentina prima violoncellista.
Il vecchio Gerald Courtenay, nelle viole.
Niall accanto alla donna che condivideva il leggio con lui, la Grande Dama dei Corni Francesi, Gladys Howard.
Zayn Malik, vestito completamente di nero nella parte più remota dell'orchestra, accanto ai suoi timpani.
Harry non riusciva a guardare alla parte sinistra, alla sezione dei primi violini. I suoi occhi sembravano evitare quella parte, schizzando nella direzione opposta ogni qual volta minacciavano di posarsi su Louis. Tuttavia, riusciva a sentire il suo sguardo penetrante, e anche solo l'idea di essere sotto quegli occhi esaminatori ed ostili, lo faceva rabbrividire, costringendolo a spostare il peso da un piede all'altro. La sua presenza era come una calamita, per lui. Eppure, si costrinse a guardare altrove, a guardare Janet Ingersoll e il suo oboe, Nathan Sugiyama e il suo trombone e di nuovo alla sezione dei violoncellisti. 

"Quindi, per favore, unitevi a me per augurare un caloroso benvenuto al nostro direttore temporaneo, il meraviglioso e talentuoso signor Harry Styles" terminò Nick con un inchino, indicando Harry con un braccio e conducendo l'orchestra in un applauso.
Harry sentì un impeto di eccitazione mentre si avvicinava al podio, le sue preoccupazioni riguardo Louis che scivolavano via.
Il nervosismo che si era accumulato in lui durante tutto il giorno si trasformò in voglia di iniziare quando finalmente prese il suo posto dinanzi all'orchestra.
La sua orchestra.
Prese un respiro profondo, le mani intrecciate dietro la schiena, raggiante mentre gli applausi si affievolivano fino a morire del tutto.
"Buon pomeriggio a tutti" disse, sorridendo mentre guardava da un lato all'altro dell'orchestra.
"Grazie. Grazie per avermi permesso di essere qui".
L'orchestra proruppe in un altro giro di applausi ed Harry abbassò il capo, sorridendo ed aspettando che il suono scemasse nuovamente. Riprese poi il suo discorso. "Sono venuto qui a vedere la London Symphony Orchestra per la prima volta quando avevo tredici anni" disse, schiarendosi la gola. "La terza sinfonia di Mahler, nella prima stagione di Gergiev". Harry si fermò, facendo l'imitazione di come Gergiev era solito condurre l'orchestra, facendo il simbolo dell'ok con il pollice e l'indice della mano destra. L'orchestra scoppiò a ridere.
"Non potrei mai dimenticarlo. Mai". Un'inaspettata ondata di emozione si diffuse nel suo petto, sentendo come se il suo cuore si stesse espandendo. "Assistere a quell'esibizione ebbe un tremendo impatto sul mio sviluppo come musicista. Ed ha davvero stimolato il mio interesse nel condurre" si fermò ancora e scosse la testa, sorridendo al ricordo. "Mia madre non riusciva a farmi smettere di parlare a riguardo. Credo di aver anche richiesto un poster di Gergiev per Natale" ridacchiò. "Gergiev, esattamente accanto agli Arctic Monkeys sulla mia parete". Qualcuno nell'orchestra rise ed Harry sorrise a sua volta. "Cosa più importante però" proseguì, "prima che iniziamo, voglio che tutti voi sappiate che sono perfettamente consapevole di quanto enorme sia l'onore di aver ricevuto questo incarico, anche solo temporaneamente. Non potrei essere più eccitato per questa opportunità. Quindi, grazie ancora per avermi permesso di essere qui".
L'orchestra scoppiò in un fragoroso applauso, ancora una volta. Harry dovette combattere l'impulso di voltarsi verso sinistra, incredibilmente e assolutamente disperato nel guardare Louis Tomlinson, consumato dal desiderio di sapere se il suo applauso era indifferente come immaginava.
Se i suoi occhi erano freddi ed impassibili. Cercò di resistere più a lungo possibile, ma i suoi occhi volarono contro la sua volontà.

Harry serrò la mascella all'immagine che gli si parò davanti e le sue guance furono inondate di calore.
C'era una sorta di sfida negli occhi di Louis, ostinati, pieni di scherno. Harry rivolse nuovamente lo sguardo all'orchestra, il suo battito cardiaco accelerato.
Aspetta e vedrai, Tomlinson, pensò.      Aspetta e vedrai.                                          Qualsiasi cosa Louis Tomlinson avesse in serbo per lui, stavolta, Harry era pronto.                         
Più che pronto.

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Eccoci qui alla fine di questo primo capitolooo, che ne pensatee???                                                             
Io amo questa storiaaaaaa :)))
Sclerate con me nei commenti vi pregooo...

Ci rivediamo presto col secondo capitolo *-*

P.S. vi ricordo che potete trovarmi anche su twitter, sono @grz_anto  :)

Inoltre per chi non lo sapesse, ho pubblicato qui su Wattpad anche una raccolta, in cui consiglio ff Larry, andate a dare un'occhiata se vi vaaaa :)

xx

(se vi va, sto pubblicando una nuova storia...è una versione Larry del libro ''Rosso, Bianco e Sangue Blu'')

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