Com'è brutta Firenze la notte

Tranci di tabacco

Sono circa le due del mattino quando mi avvio all'uscita del Michael Collins in piazza della Signoria, il suo sguardo mi segue, il suo corpo, forse troppo frastornato mi lascia camminare mentre il rimorso l'attanaglia e tuttavia sceglie di accontentarsi della compagnia di personalità effimere e tutte uguali mentre accetta il mio cenno fatto di spalle come un «ci vediamo».

La ragazza in questione si chiama Elena, ha vent'anni, quei vent'anni forse vissuti troppo intensamente perché risultino tali. Si capisce dalle sue risate, sincere ma sempre spezzate, per così dire, come se ricordasse qualcosa o qualcuno di doloroso. Quando succede il suo sorriso fino ad un attimo prima abbagliante si trasforma; gli angoli della bocca restano su ma le labbra si chiudono e gli occhi si perdono nel vuoto.

Al momento di varcare la soglia mi volto, lei mi fissa. Sembra volermi dire qualcosa, ma le parole non escono. Esco.

«Ormai sono passati venti minuti da quando sono uscito...» penso «Ho già fumato tre sigarette, se avese voluto dirmi qualcosa a quest'ora lo avrebbe fatto. Meglio incamminarsi prima che la birra mi chiami a sé ancora una volta.»

Inizio a camminare forse fin troppo zelantemente lungo via dei Calzaiuoli, le luci di Natale mi guidano come fari nella notte. Giunto all'incrocio con via degli Speziali, sento provenire da sinistra urla e grida, mi volto incuriosito. 

«Ahhh ecco spiegato l'arcano. Certo che per non accorgersi di Piazza della Repubblica ce ne vuole! Devo smetterla di pensare a lei!»

 Intorno a me bande di ragazzi e ragazze, tutti vestiti allo stesso modo consumano un'altra notte allo stesso modo di altre cento. «Certo che questo posto di notte è come un'enorme sigaretta, ogni notte brucia e si consuma allo stesso modo ma, di notte in notte cambia la disposizione dei gruppi, o sarebbe meglio chiamarli tranci di tabacco?». Sogghigno.