Capitolo 12 (Prima Parte) - Le rose della comprensione

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"Non dovrebbero essere qui, Jason. Uccidili tutti."

Vide la ragazza guardarsi intorno con fare circospetto, in piedi davanti ad una delle tante lapidi, con un mazzo di fiori in mano e il suo cane come sempre accanto a lei. Sua madre si riferiva anche a lei? Ogni volta che la vedeva si poneva quella domanda.

Quando il gruppo di persone fu uscito dal cimitero lei iniziò ad avanzare sul vialetto, andando proprio nella sua direzione con aria nervosa. Stava dicendo qualcosa, ma Jason non riuscì a sentirla finchè non fu abbastanza vicina.

"Si meriterebbero una bella lezione. Chi organizza queste pagliacciate, chi partecipa e chi le permette. Che schifo." Che ce l'avesse anche lei con quella gente? Magari aveva qualcuno sepolto lì. Eliminò quell'opzione non appena si accorse che la ragazza si era fermata proprio davanti la tomba di sua madre, e alla sua. Per un certo periodo di tempo anche lui era stato sepolto, ma come al solito era riuscito a ritornare alla fine.


"Povera donna." Sussurrò Jasmine, riferendosi a Pamela.

Accanto alla lapide della donna ne stava una seconda, quella di Jason. Entrambe erano piuttosto malandate e coperte da muschio e piante rampicanti. Evidentemente nessuno si curava di loro come avrebbero dovuto.

Era un'immagine piuttosto triste, nonostante quello che madre e figlio avevano fatto. Tutte le lapidi, ad eccezione delle più vecchie, erano ben tenute, pulite e con dei mazzi di fiori freschi vicino. Tutte tranne le loro due.

Jasmine avrebbe cambiato le cose, era andata lì appositamente. Si abbassò e posò i fiori sull'erba, in modo da avere le mani libere per dare una ripulita sommaria al posto. Levò resti di piante e scrostò via del muschio che aveva iniziato a coprire le scritte, poi divise in due il mazzo di rose. Nel bouquet ce n'erano 13, quindi ne mise 7 a Pamela e 6 a Jason, pur sapendo che lui era tutt'altro che morto.

"Sai perché ho preso quelle rosa, Finn?" Chiese al suo cane, sicura che lui fosse l'unico capace di capire i suoi gesti. Lui la guardò, inclinando la testa. "Le rose rosa sono simbolo di comprensione." In realtà stava parlando con se stessa, cercando di convincersi ancora di più che stava facendo qualcosa di buono per qualcuno, e che non avrebbe portato brutte conseguenze.

"Quello che hanno fatto non è giusto, ma è comprensibile" continuò "Non riesco neanche ad immaginare come possa essere perdere un figlio o una madre."

Jasmine però sapeva che molto probabilmente, se si fosse trovata nella situazione di Pamela e Jason, avrebbe fatto lo stesso. Quando nessuno ti aiuta, pensava, è normale volersi fare giustizia da soli. Non sarà giusto, ma è la prima cosa a cui si pensa.


Jason continuava ad osservarla, dapprima curioso, poi quando aveva visto che lei allungava le mani verso la lapide di sua madre si era agitato per un attimo, soprattutto perchè non riusciva a vedere che stava facendo dalla sua posizione. Ma da quello che stava dicendo non sembrava una cattiva ragazza con brutte intenzioni. Alla fine mise anche i fiori sulle loro tombe, una piena e l'altra vuota.

Ma perché comportarsi in quel modo? Davvero non riusciva a capirlo. Da dopo quel giorno nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere, qualcosa di gentile nei suoi confronti, o in quelli di sua madre. Jasmine non solo gli aveva sorriso, quando lui suscitava tutt'al più smorfie di terrore o disgusto in genere, ora aveva anche portato per lui i fiori al cimitero. E non dei fiorellini selvatici, come ogni tanto li portava lui, ma delle rose. Le aveva sentito dire che significano "comprensione". Ma comprensione di cosa? Stava forse cercando di dirgli che lo capiva? No, impossibile. Jason era fermamente convinto che nessuno potesse capire ciò che provava o ciò che faceva. Per questo la gente continuava ad arrivare e a disturbarli, non capivano. Non capivano neanche che stavano per morire, come avrebbero potuto comprendere tutto il resto?

Welcome to Crystal Lake (ITA)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt