27. A cosa fare a cosa dire e pensa a come pensare

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E poi vorrei pure baciarla, se ne avrò l'occasione. D'altronde sono solo un ipocrita che predica bene, ma che se poi ce l'ha davanti non riesce a correggerle i suoi errori. E chi sono io, poi, per dirle di interrompere se stessa. I difetti che custodisce sono la parte più delicata e intoccabile che ha, ed io questo non potrò mai confessarglielo.

"Vado io, Niall. E' la mia macchina, mi muovo meglio e tu sei tutto provato. Sei troppo coinvolto per poter reagire adeguatamente se lei si è cacciata per davvero in qualche casino."

"Non esiste, Harry" mi dice. "E allora andiamo insieme."

"No Niall, resta qui per controllare se torna a casa. Avvisami, se dovesse farlo. Tu calmati un po'." Non concedo a Niall neanche il tempo di controbattere che sono già per le scale, l'ascensore rallenterebbe il processo di inseguimento.

Prometto a me stesso che quando la prendo le dirò che non può fare come cazzo le pare.

C'è suo fratello maggiore a preoccuparsi per lei e ci sono io, che sono praticamente allergico al solo pensiero di lei, lontano da me. Due, se capita tre scalini per volta, mentre Niall si raccomanda di trovarla in fretta urlando nel pianerottolo.

Gli dico che non è successo niente, che sicuramente è nei paraggi – poi riprendo a correre per le scale.

Josephine

Il controllore su questo cazzo di pullman sta disperatamente cercando di godersi il privilegio di poter dettare legge. Pure lui. Tutti che Josephine di qua Joephine di là.

E io che volevo solo starmene sola.

"Si è esce da lì, c'è il cartello di stop qui. Non lo vedi, ragazzina?"

Ragazzina.

La ragazzina in questione s'affretta a scendere. Corro via anche da lì, consapevole del fatto di trovarmi alla Felicity St, vicino alla Jackson Ave, dove c'è casa. Odio questo quartiere. Odio che mio fratello pare l'abbia fatto apposta a tornarsene qui, dove un po' d'infanzia ce l'abbiamo passata.

E io che invece volevo allontanarmi da qui – alla fine ho perso il conto dei giri che questo stra maledetto pullman ha fatto.

"Mai una gioia" mi lamento con me stessa, ma con me è sceso un passeggero che non avevo notato.

"Cosa? Dici a me?"

Ribatto. "No, ovviamente. Non ti conosco neanche." Cerco di sorridergli, ma sono talmente irritata che proprio non mi riesce. Non è il giorno per me, non se ne parla di fare amicizia, ma lui non può saperlo.

Oggi è davvero una strana giornata! – No, non è vero. E' nella norma. E' all'ordine del giorno che io non sia mai sufficiente perché qualcuno possa esserne soddisfatto. Sono passata da lasciatemi sola per favore, il mio cuore è in mille pezzi a non avvicinatevi, potrei mordere. Il che potrebbe effettivamente suonare strano, ma alla fine anche tutta 'sta merda è quotidianità. Il condimento letale a tutto questo è la realtà dei fatti; ciò che io non potrò mai mai mai essere, rappresentare per lui.

"Wo-oh, siamo esuberanti. Litigato col fidanzatino?" Lo sconosciuto ha notato la mia voce aspra e – d'accordo, potrei risultare particolarmente irritante – ma un forte istinto di tirargli una pizza in piena faccia mi sta allettando pericolosamente.

Mi limito a fulminarlo con lo sguardo. "E tu sei invadente. Ho sentito dire che chi si fa i cazzi propri campa cent'anni." E' ormai evidente, potrei davvero aggredirlo fisicamente. La volontà che possiedo in questo momento di formulare una frase articolata e garbata è pari a zero, figurarsi la voglia che ho di litigare con uno sconosciuto.

The Runaway (Harry Styles AU)Onde histórias criam vida. Descubra agora