Che Aspetti A Stringermi?

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Qualche nota introduttiva:
Non so da dove mi sia uscita, somiglia paurosamente a un trip mentale sotto sostanze ed è lunga in un modo assolutamente non necessario.
I personaggi sono tutti più o meno out of character ma se questo è un problema che non si sono posti gli effettivi sceneggiatori della serie non vedo perché avrei dovuto pormelo io.
Chiedo umilmente perdono a tutte le persone di Roma, potrei aver scritto delle castronerie tentando di replicare la vostra parlata.
"C'era Manuel che piangeva" semicit.
Sul serio, Manuel piange un botto.
Il titolo è tratto da AmoreUnicoAmore, canzone stupenda della splendida Mina, che troverete ad accompagnare i vari momenti della storia.
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe tanto tanto piacere.
Mi sto accollando quindi vi mollo.
Buona lettura!
Ari

Dove non ho più parole inizi tu
Dove comincio a stare bene
Dove mi sembra di volare e non tornare giù.
Non so quant'è che io ti cerco
E neanche so se ti ho incontrato
Perché è difficile capirlo
Quando qualcuno è innamorato
Amore senza fine, amore libero
Così bugiardo e così vero

Manuel non è innamorato di Nina.
È la sua fidanzata, si scambiano continuamente baci, vanno a letto insieme, molte volte, e il sesso con lei gli piace, ma non è innamorato. Il problema non è quello, però, e non è nemmeno Nina: Manuel non è in grado di amare nessuno. Tutte le persone che gli si avvicinano, che gli vogliono bene, finiscono per farsi del male. È lui a fare loro del male. Stare insieme a Nina, allora, va bene.
Va bene perché neanche lei lo ama, perché anche lei cerca solo qualcuno da avere accanto, cerca solo di soddisfare quel bisogno dentro di sé che le faccia dire che in tutto il caos che è la sua vita lei non è da sola.
Va bene anche se nei suoi occhi azzurri non ci si perde, non ci si è mai perso.
Va bene perché sente di essere almeno un pochino utile, per una volta, per una ragazza che le ricorda sua mamma e per una bambina che le ricorda se stesso.
Va bene, se un po' è riuscito a colmare i loro vuoti, anche se loro non riescono a colmare i suoi.
Anche se la persona che colmava i suoi, di vuoti, non lo fa più.
Simone.

Simone che è andato avanti e lo ha lasciato indietro, come fanno tutti.
Non solo Manuel non è in grado di amare: soprattutto, amare lui non ne vale la pena.

*

"Manuel, stai bene?" Viola lo scuote leggermente per una spalla. Sono rimasti quasi soli in classe, con il resto dei compagni che si è riversato nei corridoi al primo tintinnio della campanella dell'intervallo. Manuel avrà pronunciato quattro parole quella mattina, incluso il buongiorno appena entrato in classe, passando il resto del tempo col capo chino sul banco, gli occhi bassi e sempre tristi.
Gli occhi tristi di Manuel sono la prima cosa che Viola ha notato di lui. In mezzo alle sue battutine, all'atteggiamento strafottente di chi non tiene davvero a nulla, alle risate rumorose con i compagni e i sorrisini sempre un po' storti, un po' ghignanti, mai completamente sinceri; prima di venire a conoscenza della situazione in cui ha vissuto, prima di scoprire ciò che li legava, Viola ha notato i suoi occhi tristi. Ha pensato tra sé che se avesse dovuto esserci una somiglianza fisica a testimoniare quella condivisione dello stesso sangue caduta su di loro in quel modo così improvviso, così ingiusto e insensato, avrebbe dovuto essere necessariamente quella: gli occhi tristi.

"Tutto bene, non ho dormito stanotte." e le sorride debolmente, Manuel.
Viola decide di crederci per un totale di tre secondi.
"È da diverso tempo che sei strano, più strano del solito. Di certo non sarò io a costringerti a raccontarmi qualcosa che non mi vuoi dire, ma sappi che ci sono, quando vorrai...se vorrai." Sente di dover lasciare completa libertà all'altro, perché quel legame di cui sono stati messi al corrente troppo tardi è ancora instabile, traballante, si regge ancora su dubbi e incertezze e paura di sbagliare tutto.
"Lo so. E vale anche pe' me, cioè pe' te...vabbè hai capito, se c'hai bisogno ce so' pure io, pe' te." Le dà un buffetto affettuoso su una guancia, "Ma sto bene, tranquilla."
Viola annuisce. Riflette sul fatto che Nina non ha prestato molta attenzione allo stato d'animo del suo fidanzato, e sai che novità.
Non le piace. Non le piace come amica, né come fidanzata di suo fratello.
"Vuoi venire a studiare da me oggi? Ripetiamo matematica per il compito."
Le sembra che Manuel rivolga un sorriso malinconico al banco, come se la prospettiva di studiare matematica gli porti alla mente momenti felici.
Felici, ma passati.
"Se non so' n'accollo vengo."
"Non te lo avrei chiesto, no? Non sono esattamente il tipo che ci tiene alle carinerie." Ribatte Viola, le sopracciglia aggrottate e uno sguardo severo rivolto al ragazzo che in risposta ride: "No, infatti. Allora te sta bene se vengo subito dopo pranzo?"
"Possiamo anche pranzare insieme, se vuoi." propone. "Papà non c'è." Aggiunge subito, perché se quello tra fratello e sorella è un rapporto ancora da consolidare, quello tra padre e figlio è una bomba di risentimenti, rimorsi, paura di deludere, diffidenza, sensi di colpa e senso d'impotenza pronta ad esplodere da un momento all'altro.

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