Capitolo 2

14 0 0
                                    

Ero di ritorno dalla mia missione, stremata dall'opprimente sforzo fisico al quale mi ero sottoposta sfrecciando da un vicolo all'altro per fuggire dalla polizia.

Varco la porta di metallo macchiata di pittura viola e blu, accedendo ad un lungo corridoio con una tessera sottile sulla quale era incisa una mia pessima immagine risalente a cinque anni prima, quando andavo ancora al liceo.

Gli anni del liceo erano sicuramente stati raccapriccianti per me, essedo che il terzo anno ebbi una fase ribelle e mi tagliai i capelli da sola, creando un'acconciatura mostruosa per la quale subisco ancora oggi delle conseguenze.

Varco un'altra porta semiaperta, che mi conduce in una stanza quasi completamente buia, illuminata solamente da una lampada viola che si proiettava su una scrivania sulla quale erano sparsi diversi fogli in disordine, sulla quale erano scritti degli appunti con una grafia indecifrabile. Di questi giorni era difficile trovare qualcuno che si scomodasse ancora a scrivere a penna.

Busso sulla parete per attirare l'attenzione di Truman, che era concentrato a sorvegliare le telecamere dal suo avanzatissimo computer. Questo suo ruolo nel clan aveva peggiorato drasticamente la sua postura, dato che tendeva a piegarsi completamente sullo schermo rovinando anche la sua vista.

Con un po' di ritardo si rende conto della mia presenza e si gira verso di me e mi fa un cenno con il capo come per accogliermi. Poi ne approfitta per alzarsi e stiracchiarsi.

-Quindi, hai trovato qualcosa?- mi domandò mentre si scrocchiava il collo.

Inizialmente non capii a cosa si riferiva, poi ripensai a quella ragazza dai capelli verde acqua.

-Sì, circa. Ho trovato una ragazza, probabilmente più piccola di me, appartenente al clan delle stelle. Aveva in mano un pennarello giallo, ma considerato il suo aspetto giovane dubito che sia stata lei a compiere tutto il lavoro, deve essere stata aiutata.- esclamai con una certa fierezza.

Truman non sembrava affatto convinto dalle mie parole. -Ho registrato l'attività nell'area ed era a malapena percepibile, è impossibile che sia stata più di una persona a svolgere questo lavoro- affermò con sicurezza, mentre riprendeva lentamente posto su una sedia girevole. Osservando i suoi movimenti mi rendevo conto di quanto quel ragazzo avesse bisogno di un po' di attività fisica. Inizialmente anche lui agiva per le strade assieme a me, ma dopo un infortunio alla gamba si diede alla videosorveglianza e altre attività da svolgere davanti un monitor, ed aveva chiaramente perso la sua caratteristica agilità.

Corrugai la fronte confusa. -Ma dai, quella lì avrebbe svolto tutto il lavoro? Le stelle utilizzando sostanze illegali per migliorare le prestazioni dei loro membri?- scherzai aggiungendo una risatina sarcastica. Truman accennò un sorriso e poi continuò a navigare sul suo computer.

-No, però credo che tu ti sia imbattuta in un membro importante della loro dinastia. Me la puoi descrivere?- mi chiese, mentre apriva uno strano programma.

Annuii e sforzai la mia memoria per ricordarmi bene come era fatta, pensando alla prima cosa di lei che mi era saltata all'occhio. -Capelli verdini tendenti al celeste disordinati, volto pallido, occhi rossi e bassa statura- elencai, ma non mi venne altro in mente.

Lui annuì ad ogni mia informazione, e poi premette un pulsante sulla tastiera che fece apparire una serie di informazioni sul monitor, affiancate da una sua immagine. Rimasi sbalordita.

-Wow... è lei! Come cazzo hai fatto?- gli domandai, poggiandomi sullo schienale della sua sedia con entusiasmo. Lui fece un sospiro.

-Non è così difficile. Con questa intelligenza artificiale mi basta inserire la sua descrizione e trova le persone più affini ad essa. Se è stata la prima ad apparire significa che è piuttosto famosa nel clan- esordì mentre scorreva in basso, rendendosi conto che si avevano molte informazioni "pubbliche" su di lei, compreso il nome che si era rifiutata in maniera irremovibile a rivelare.

-Si chiama Zin? Che razza di nome è?- esclamai ridendo in maniera ridicola.

-Deve essere un abbreviativo, non so per cosa. Però è effettivamente un nome inaudito qui a Neon.- replicò Truman con maggiore compostezza, mentre continuava a leggere delle informazioni su di lei. Improvvisamente si fermò e rimase con gli occhi spalancati.

-Che c'è?- domandai curiosa, sporgendomi verso lo schermo del computer provando a decifrare quei caratteri microscopici. Mi rendo conto che ciò che aveva lasciato Truman così stupito era una sezione legata al suo rango nel clan.

-E' appartenente al quarto rango Eppure non le do più di venti quattro anni, come è possibile?- si domandò Truman sconvolto, controllando di aver letto bene.

Il rango nel clan delle stelle e delle ombre era una sorta di titolo onorario che incrementava l'importanza della tua parola durante le riunioni ma anche in situazioni più generiche. C'erano cinque ranghi, ed era assurdo che quella ragazza fosse al quarto che in genere era popolato da persone minimo sulla trentina.

-Pft addirittura venti quattro? Io non gliene do più di diciannove. C'è scritta la sua età da qualche parte?- Domandai, spingendo via la sua mano con poca delicatezza dal mouse, per scorrere tra quel cumulo di parole.

Il ragazzo diede un'ultima occhiata e poi scosse il capo. -No, stranamente manca. Comunque sei stata davvero fortunata ad avere un incontro pacifico con lei, non oso immaginare che fine avresti fatto se ti avesse sfidato- borbottò Truman ridacchiando per sfottermi.

Io gli tirai uno schiaffo sulla nuca. -Sta' zitto. Scommetto che avrei vinto io- esclamo forzando un tono offeso, mentre esco dalla stanza in maniera drammatica con le mani nella tasca, per lasciarlo lavorare.

Mi occorre attraversare un altro vasto corridoio con l'intento di raggiungere la mia stanza per mettermi a letto. In genere i membri dei clan hanno della abitazioni proprie in superfice, ma non è una cosa che io posso permettermi purtroppo.

I miei genitori sono deceduti quando avevo tre anni, e da quel momento a prendersi cura di me sono sempre stati i genitori di Truman. Credo di poter dire a mani basse che quel ragazzo è come un fratello per me, e che i suoi sono come dei genitori per me.

Tuttavia non riesco mai a smettere di pensare a come sarebbe stato bello se la mia infanzia si fosse aggirata su qualcos'altro che non fosse allenarmi all'interno del clan. I genitori di Truman sono dei membri molto importanti delle ombre, e passando tutto il loro tempo nel tunnel del clan io e lui abbiamo delle nostre stanze ma non una vera e propria abitazione in superfice.

Perciò, quando qualche amico comune mi faceva domande del tipo: "Posso venire da te stasera?", venivo sempre messa in difficoltà e non sapevo cosa rispondere.

Tralasciando che le amicizie non erano mai state il mio forte, ma questo è un altro discorso.

Non dico che la vita lì fosse brutta, perché io amo allenare la mia forza fisica per aiutare la mia fazione a vincere e a conquistare più territori possibili per avvicinarci al nostro obbiettivo, ma mi piacerebbe molto se la mia vita si basasse su qualcos'altro.

Ma per il momento va bene così. Mi piace arrivare alle cinque del mattino senza energie e lanciarmi sul letto, per poi ricaricarmi con quelle banali tre ore di sonno che però dovevano bastarmi per tutto il giorno, assieme a diversi pisolini e tanti caffè e bevande energetiche che mi mantenessero lucida.

Purtroppo essere un membro di un clan era una grande responsabilità: non potevi limitarti a svolgere il tuo lavoro la sera, gli adulti come me la mattina avevano il lavoro, perché la mattina eravamo degli esseri umani come tutti che dovevano guadagnare per sopravvivere.

Lo stile di lavorativo lo disprezzavo con tutto il mio cuore. Amavo stare sveglia fino a tardi ma svegliarmi presto era un no secco.

L'unica mansione che mi pagava decentemente che ero riuscita a trovare era la barista, anche se per quanto riuscissi ad arrivare a fine mese non era ancora una paga consona alle mie necessità.

Non potevo permettermi l'università, né per il tempo né per il denaro, quindi non avevo altre opzioni.

Poggio la testa sul cuscino e rivolgo lo sguardo al soffitto, pensando al fatto che domani si sarebbe ripetuto tutto da capo. Mi chiedevo se sarebbe mai successo qualcosa che mi avrebbe sconvolto la vita come desideravo da tanto.

--------------------------------------------------------------

Spazio dell'autore

Ecco il secondo capitolo. Alla fine mi sono mantenuta sulla stessa lunghezza, circa. (1370 parole circa.) Spero che vi piaccia, qua si scende un po' più nel profondo.

Contrasto (beta)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt