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Caro lettore

hai presente quando una qualsiasi persona ti pone la domanda

"di cosa hai paura?"

Dover rispondere ad essa mi ha fatto riflettere.

Ho sempre avuto difficoltà a trovare un'affermazione che potesse soddisfare sia me che il mio interlocutore occasionale.

Ora come ora però direi che

"La mia più grande paura è la solitudine."

Una paura sciocca no?
Eppure mi terrorizza

La domanda che spesso mi viene rivolta è la seguente:

"hai tante persone intorno, famiglia, amici, coetanei che provano affetto nei tuoi confronti, perché non smetti di farti film mentali che c'è gente che ha motivi seri per averne di paura?"

Se questo è il quesito che ti sei posto,
caro lettore dei miei contorti pensieri,
ti chiedo scusa per averti tratto in errore.

Spesso riduco a delle definizioni improprie pensieri profondi e angoscianti che in realtà non potrebbero essere sminuiti in misere affermazioni di otto unità.

Lascia che ti spieghi meglio il mio punto di vista.

Partiamo dal principio.

Citando dal dizionario della lingua italiana:

il termine solitudine deriva dal latino "solitudo", a sua volta esso discende dall'aggettivo "solus","solo".
Tale sentimento corrisponde all'esclusione totale, permanente o momentanea, di un individuo da ogni presenza o vicinanza altrui.

Talvolta voluta, in altrettanti casi no, questa condizione propria del ventaglio delle emozioni umane (sempre citando il testo di riferimento) causa spesso una sofferenza persistente causata dalla parziale o totale assenza d'affetti, sostegno, conforto.

Nella frase iniziale, corretta a livello sintattico, vi è, noterai mio caro lettore, un errore a livello semantico.

Non posso temere la solitudine nel momento in cui sono circondata da persone che mi amano, non è vero?

Parrebbe un paradosso
Come quando un bambino afferma di non apprezzare la verdura prima ancora di averla anche solo assaggiata.

La problematica principale è la mia attrazione per i paradossi.

Forse, caro lettore, anche tu capirai cosa io stia blaterando o forse lo troverai privo di senso come tutti gli altri.

Stare da soli è facile.
Capita spesso di ritrovarsi privi di qualsiasi compagnia nel corso di ventiquattro ore, anche a causa delle decine di impegni che si fanno ogni giorno.
Ciò non pesa, mio lettore.

Eppure "sentirsi" soli ti logora dentro.

Provare immensa solitudine tra le persone che ami ti provoca un dolore intenso che non sai come estinguere.

Vedere gli altri divertirsi in tua presenza, ma sentirti invisibile.

Non riuscire a stare bene con coloro cui vuoi più bene a causa del senso di inadeguatezza.

La sensazione, mi correggo, convinzione di non essere all'altezza della loro affezione ed arrivare a un punto tale da mettere in dubbio qualsiasi parola di conforto.

Iniziare a credere di meritare tale dolore, simile a quello di una costante pressione sul petto che ti lascia lì a boccheggiare nel vano tentativo di inalare solo un po' di quell'aria limpida che tutti quanti ti continuano a dire si trovi proprio attorno a te.

Sapere cosa intendesse quel poetuccio da quattro soldi quando affermava disentirsi come un aratro in mezzo alla maggese.

Come se nella tua mente si applicasse il complesso della legge di Jante.

Passeggiare una sera sul viale Karl Johan.

Forse anche tu sai, mio confidente, come tutto questo porti all'autodistruzione.

Ciò che più fa male non è non riuscire a parlarne o non vedere via d'uscita.
Non è sentirsi dire di non avere motivazioni sufficientemente valide per poter star male.
L'aspetto più doloroso è non trovare risposta

Perché mi sento così?

Cosa ho fatto per meritarmelo?

Non ne uscirò mai, non è vero?

Giunti a questo punto, lettore, forse riusciremo a dare una definizione più corretta.

La mia più grande paura non è la solitudine.

È il pensare di continuare a vivere così.

Sentirmi sola per il resto della vita senza una motivazione che riesca a giustificare al mio stesso essere questa condizione.

Continuare a vivere nel terrore che tutti mi abbandoneranno un giorno o l'altro perché se questo è ciò che provo magari realmente lo merito e dunque è questione di tempo prima di perdere tutti.

Prima di perdere tutto.

Prima di perdere me.

Ma dire tutto ciò ad una persona qualunque, senza trovare né il tempo né il momento né le parole giuste, caro confidente, è troppo difficile.

Quindi alla banale domanda che ci si pone

"D icosa hai paura?"

La mia risposta sarà sempre:

"La mia più grande paura è la solitudine"

OblivionOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz