Prologo

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L ' oscurità avvolgeva ogni cosa.

Cercare di voltarsi indietro per tornare alla porta era inutile, oramai sembrava tutto sparito; non poteva essere possibile. Erano entrati sette ragazzi e, come minimo, si doveva almeno vedere la sagoma..ma niente.

Passarono i primi momenti quasi a chiedersi perché fossero lì, e come fosse possibile che non si vedesse un accidenti. Col passare dei minuti l ' ansia cominciò a prendere il proprio posto in ognuno dei giovani.

Questi avanzarono a tentoni, cercando di capire se in quel posto c'era una qualsiasi cosa che potesse dar una parvenza di normalità a quella stanza, ma niente; nessuno osava aprire bocca, se non per qualche sporadica imprecazione.

La sensazione di oppressione permeava nella stanza e peggiorava sempre di più man mano che il tempo passava, inutile dire che l'ansia talmente pressante che quasi sembrava di averla fisicamente accanto.

Ognuno di loro in quel momento si stavano pentendo di esser voluti entrare; ma proprio quando il panico stava per sostituire l'ansia, dall'oscurità più profonda fece capolino una fiammella piccola e luminosa, che faceva da faro a quelle che sembravano anime perdute.

Pian piano i sette ragazzi si avvicinarono alla fonte di luce, riuscendo a scorgere quello che sembrava parte dell arredamento di una semplice stanza.

La fiammella diventò un vero e proprio falò: legni scoppiettanti fungevano da base al fuoco che illuminava tuttintorno; dei cuscini di diverso colore, forma e fattura erano posti intorno come in attesa di ospiti.

-Finalmente è arrivata gente abbastanza curiosa da superare quella porta- una voce giovane e annoiata parlò facendo sobbalzare tutti quanti.

-Ah! scusate la maleducazione, prego ... sedetevi. Vi stavo aspettando.- Tutti ebbero la sensazione che quella persona stesse sorridendo.

La proprietaria della voce emerse, infine, dalle tenebre: sembrava di altezza media, dal fisico longilineo ma oltre quello non si poteva scorgere null'altro poiché il tutto era nascosto da tuniche che gli scivolavano morbide sul corpo; il volto era coperto da un profondo e pesante cappuccio.

-Beh? che fate lì impalati?- si fermò e inclinò la testa di lato guardando gli ospiti,rimasti basiti; dovette passare un minuto abbondante perchè poi aggiunse dolcemente -so di avervi spaventati, ma...davvero, sedetevi, così vi riprendete dalla..confusione che tutta questa oscurità può dare- detto ciò si fece da parte e allargò un braccio indicando i cuscini disposti a semicerchio attorno al fuoco.

Quasi tutti cedettero alle parole di quella persona, uno però no -Spaventati è dire poco, scusa ma tu chi cazzo sei? non eri con noi quando siamo entrati.. e poi..un falò? siamo seri? in una stanza poi?... io già non volevo venire.. fanculo, io me ne vado- guardò i compagni e vi scorse sguardi colpevoli; alcuni di questi si agitarono sul proprio posto, sapevano che il ragazzo aveva ragione ma, per qualche motivo non vollero allontanarsi da lì.

La tensione era palpabile e il ragazzo che aveva appena parlato fece un paio di passi indietro, girandosi per affrontare le tenebre, ma qualcosa lo fece esitare.

La persona incappucciata rimase in silenzio, osservando il gruppo di ospiti; solo quando vide lesitazione del ragazzo sulla soglia del nulla allora parlò -Ragazzo, sei sicuro di voler affrontare lOscurità da solo? sappi che è lì, in attesa che tu faccia soltanto un altro passo, e ti inghiottirà.- il tono lieve, eppure c'era un velo di compassione. - Vedo che non hai molta voglia di perderti, ora vieni qui: prendi posto su quel cuscino, e ascoltate tutti-.

Il giovane deglutì sonoramente e nonostante non si fidasse di quel tipo, dovette rendergli atto che aveva ragione, non voleva andare via da solo, sentiva che in quel buio cera qualcosa di estremamente sbagliato; così fece come gli era stato consigliato e una volta seduto guardò i suoi amici, avevano tutti la sua stessa sensazione.

Un sospiro di sollievo si levò unanime, dal gruppo allo strano individuo, alleviando un pò la tensione di poco prima.

-Vi ringrazio di essere rimasti- l' incappucciato sembrava veramente sollevato quando riprese a parlare, guardò il gruppetto e continuò -Se siete qui, suppongo, è perchè ognuno di voi ha diversi motivi e che, ironicamente, vi hanno spinti qui senza sapere a cosa sareste andati incontro. C è chi lo fa per pura, o semplice curiosità, chi vuole dimostrare qualcosa, chi ha paura di rimanere solo. Dico bene?- il giovane col cappuccio scrutò il volto di ogni ragazzo li seduto; sorrise e continuò a parlare con voce chiara -so che è come vi ho appena detto, ve lo leggo degli occhi. Vi faccio una domanda molto semplice, vi avverto che non siete tenuti a rispondere subito: voi rinuncereste a tutto quello che avete, a quello che siete, a tutto quello che vi rende...voi.. per aiutare qualcuno che avete conosciuto e credete di amare?-.

Inizialmente nessuno preferì parola, era una domanda strana e senza senso, e i sette ragazzi si guardavano con aria interrogativa; alla fine uno si fece avanti parlando ad alta voce, e poco dopo ognuno espresse la propria opinione facendo ben presto nascere una vera e propria discussione.

Il giovane incappucciato li osservava quasi divertito, finchè non cominciò a ridacchiare. Tutti si zittirono e lo guardarono confusi; accortosi del silenzio egli smise di ridere e li guardò -Mi rendo conto che detta così è piuttosto banale come domanda ma, in fondo pensandoci bene, non lo è nemmeno così tanto no? Vi chiedo una risposta sincera, non sono qui per giudicare nessuno, dato che io stesso sono lultima persona che dovrebbe parlare di giudizi- le parole intrise di amarezza ne incrinarono la voce lasciando i presenti perplessi in attesa che lo sconosciuto continuasse.

La pausa prese qualche minuto, alchè per rompere il ghiaccio uno dei presenti alzò la mano, attirando così lattenzione di tutti. - Scusa ma perchè questa domanda?- il giovane incappucciato contemplò per qualche secondo il fuoco davanti a lui; scoppiettava allegro, e le lingue fiammeggianti danzavano portando luce e calore intorno a loro.

La pausa durò qualche minuto, fin quando non giunse la risposta. La voce era poco più che un sussurro -Conservate la vera risposta, non ditela a nessuno- il suo sguardo incontrò quello del gruppo e sui loro volti cominciava a serpeggiare ansia e confusione ma rimasero in attesa che continuasse la frase. così giovani... eppure chissà se...no, no ho deciso il dubbio venne soppiantato dalla risoluzione e solo quando il giovane incappucciato ricominciò a parlare il suo tono era deciso, gli occhi brillavano mentre si rivolgeva ai ragazzi con aria di sfida, e infine sorrise beffardo.

-Signori, il momento è giunto, la decisione è stata presa e non cè più modo di tornare indietro. Tenetevi saldi a quello che credete di sapere e solo quando avrò finito di parlare vi riproporrò la domanda e lì mi direte la verità che ognuno di voi cela-.Detto questo il giovane allungò il braccio destro verso il fuoco e in quel momento il tessuto che lo copriva si scostò leggermente, rivelando un polso snello, pallido con un curioso tatuaggio leggermente coperto da due bracciali e facendo un gesto secco verso il fuoco li fece tintinnare.

Le lingue di fuoco, improvvisamente, si fecero più alte cambiando man mano colore, dal rosso-arancione passò azzurro-viola, i ciocchi di legno gemettero, e la luce si fece pian piano più tenue, finchè non si udì un unico schiocco sordo, e la luce sprigionatasi esplose di colpo abbagliando tutti.

Le parole che seguirono sugellarono linizio del patto -ecco come la fine ebbe inizio-

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