CAPITOLO 9

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"Stiles!" finalmente Scott riuscì a muoversi. Corse fino al corpo di Stiles. Lo prese in spalla e lo riportò in macchina. "Okay, Scott, ragiona" disse tra se e se non sapendo dove sbattere la testa "Stiles, non si sa cosa abbia. Quindi devi portarlo... in ospedale, forse è una malattia curabile, forse è qualcosa che posso-" fu interrotto dalla voce di Stiles.

"Scott, ho solo bisogno di dormire" disse Stiles con voce impastata e stropicciandosi gli occhi con due dita.

"Okay, okay" farfugliò velocemente Scott, rimettendosi al volante.

"Che iperprotettivo" pensò Stiles ed un lieve sorriso gli si formò in volto

Arrivarono a casa in pochi minuti. Scott aiutò Stiles ad entrare in casa. Lo sceriffo corse alla porta.

"Cosa diamine avete fatto fino ad adesso, eh?" sbraitò contro i due ragazzi.

Scott si era completamente dimenticato del padre di Stiles.

"Papà sto bene, sono solo un po' stanco" e detto questo, Stiles si diresse verso la sua  stanza al piano di sopra. I passi erano lenti e traballanti.

"Hai bisogno di aiuto?" chiese Scott

"No, no, sto benone" salì le scale lentamente, appoggiandosi al corrimano. Non capiva che cosa c'era di sbagliato in lui. Sentiva le gambe debolissime, le braccia gli tremavano. Cercava di non far capire che stava morendo di paura. Era davvero terrorizzato. Ma non voleva far preoccupare gli altri. Arrivato in cima guardò giù. Suo padre e il suo migliore amico lo guardavano spaventati, preoccupati. Stiles gli fece quel suo solito sorriso sbilenco. E poi proseguì per il corridoio. La testa gli girava, si appoggiava completamente al muro per non cadere. Inciampò nei suoi stessi piedi e cadde. Si rialzò e con le ultime energie rimaste si stese sul letto. Era come se qualcuno con una siringa gli stesse lentamente togliendo le forze. Il sorriso fatto poco prima era svanito. Guardava il soffitto, tappezzato di fili rossi. Mentre le lacrime percorrevano il viso, Stiles si addormentò.

"Che gli prende?" chiese lo sceriffo a Scott. I due si erano seduti in cucina.

"Non lo so" ammise lui scuotendo la testa "dobbiamo ancora capire. Stava bene, non capisco neanche io cosa gli stia succedendo"

"Ma starà bene, vero?"

"Non sappiamo niente" ripeté Scott.

Lo sceriffo si appoggiò allo schienale della sedia. "Non è giusto. Perchè a Stiles? Perchè a mio figlio?"

Scott non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo. Infine disse "Faremo qualunque cosa per capire cos'ha"

"Grazie" disse lo sceriffo con tono sincero.

Un tonfo interruppe la loro conversazione. Corsero immediatamente su per le scale fino alla camera di Stiles. Ritrovarono il ragazzo disteso a terra con la bocca aperta. Il padre sospirò rassegnato, tirò su il figlio e lo rimise a letto. "Forse dovrei metterti le sponde al letto" sussurrò a Stiles mentre gli passava una mano tra i capelli tirandoglieli via dalla fronte e con un sorriso lasciò la stanza. Scott rimase a fissare Stiles mentre riposava. Una mano gli strinse la spalla.

"Scott, forse è meglio se torni a casa e ti riposi un po' anche tu" disse con aria stanca lo sceriffo

"Okay"

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