2- Welcome to My World

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Finalmente ero a casa, l'unico posto che sentivo davvero sicuro dentro di me.
Mi tolsi i vestiti e, svogliata come al solito, li lasciai sopra al mobile del bagno.

Mi infilai una canottiera di cotone bianca, dei pantaloni di tuta e mi infilai nel letto.

Continuavo a girarmi e rigirarmi da una parte all'altra fra le lenzuola, in cerca del caldo o di qualcosa che nemmeno io sapevo con esattezza.

D'improvviso sentii suonare il campanello. Aprii, per quello che erano chiusi, gli occhi e cercai goffamente la sveglia sul comodino. Le diedi un'occhiata, segnava le 2:25, chi poteva essere a quell'ora?

Scesi con rapidità dal letto e corsi al piano di sotto, mi incamminai verso il citofono e accostai la cornetta al mio orecchio.

'Chi è?' domandai.
Nessuna risposta.

Sentivo solo dei respiri affannati e l'aria che sbatteva rumorosamente sul microfono di fuori. Accesi la telecamera che si trovava all'esterno e diedi un occhiata di fuori.

Vedevo il normale paesaggio di sempre, niente di strano.

E qualche secondo dopo, a smentire ogni mia teoria, un dito coprì la telecamera, nascondendo completamente la visuale che avevo difronte.

Tutto fu completamente nero.

'Ma cosa cazzo...' sbattei irritata il citofono al suo posto.

Aprii la porta e mi affacciai per vedere fuori: intorno tutto era normale, le solite case, il solito giardino trasandato e le solite piante secche.

Stavo per tornare dentro quando improvvisamente, qualcosa alle mie spalle afferrò il mio viso e mi tappò la bocca con una mano.
Mi sentii tirare verso l'esterno ed un odore di tabacco misto al dopobarba cosparse le mie narici quando la mia nuca fu soffocata contro il petto di qualcuno.

'Non mi hai visto in faccia, vero?'

Una voce roca accompagnata da un timbro colmo di malignità mi fecero rabbrividire.

Girai leggermente la testa cercando di riprendere fiato dal naso, ma quel qualcuno puntò subito qualcosa sulla mia tempia, facendomi immobilizzare sotto la stretta della sua mano.

'Elizabeth Horan, ventidue anni, frequentavi l'Imperial College di Londra prima di trasferirti qui a Santa Fe per accontentare la tua migliore amica', elencò con saccenza, facendomi sussultare.

Spalancai gli occhi.

'È facile azzittirti', osservò con una risatina.

Sentii contemporaneamente il suo corpo attaccarsi completamente al mio, millimetro dopo millimetro, lasciandomi percepire il suo torace ansimante contro la schiena.
Fece qualche passo e, allentando leggermente la sua presa, entrai in casa seguita dai suoi piedi e costretta in quella posizione.

Non perse tempo in chiacchiere quando fu dentro e mi spinse brutalmente contro il muro.

Finalmente riuscì a scoprirlo completamente e potei definire il suo viso con una descrizione dettagliata: aveva i capelli nero corvino,  gli occhi scuri come la pece e la sua pelle era ambrata di natura, in perfetta armonia con le sue lunghe ciglia scure.

La mascella scolpita da qualche architetto qualificato ed un'espressione dura ed inquietante probabilmente perfezionata al meglio, dopo anni di pratica.

Rise vedendo l'inquietudine cospargere il mio volto e posò la punta della sua pistola diritta sulla mia fronte, prima che potessi parlare.

'Chissà cosa stai pensando...' osservò a bassa voce, assottigliando il suo sguardo.

Senza che potessi aprir bocca, il suo sorrisetto sghembo vibrò nell'aria e la sua pistola scivolò via dalla mia fronte, delineando perfettamente il mio profilo.
Arrivò così al centro del mio petto, dove in quel momento non ricordavo quali organi ci fossero, e spostò le iridi sulla sua mano.

'Il mio mondo è complicato, Elizabeth, ma dovrai farne parte se non vorrai sentirti perforare da parte a parte da un proiettile, esattamente qui dove senti la mia pistola', commentò.

E sapevo a cosa si riferisse visto che stavo trattenendo il respiro da quando quell'aggeggio metallico era fermo sulla mia pelle.

Passò nervosamente la lingua tra le sue labbra e poi rialzò il suo sguardo sollecitamente al mio volto, inarcando le labbra: 'vuoi far parte del mio mondo?' Domandò.

Feci per aprire bocca, ovviamente senza sapere cosa dire, e con uno scatto che mi fece trasalire, la sua pistola si posò sulle mie labbra, azzittendomi completamente.

'Benvenuta, allora'.

Storia di un ladro - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora