Una serie di sfortunati incontri

148K 3.8K 513
                                    

Merda, perché avevo gettato la sveglia contro il muro?

Ora ero in ritardo e avevo la lezione con Colin Still, quindi non potevo perderla, visto che doveva sposarmi.

Forse tra un paio di anni.

Scavalcai i resti della sveglia fucsia e corsi in bagno, cominciando a spazzolare i capelli e a lavare i denti in contemporanea, cosa che gli uomini non avrebbero mai potuto fare.

Già era tanto che sapevano contare fino a dieci.

Con una mano infilavo lo stivale e con l'altra buttavo cose alla rinfusa all'interno della borsa.

Ero una donna dalle mille risorse.

Un quarto d'ora dopo, ero sul marciapiedi a sbracciarmi, cercando di fermare un maledetto taxi.

Avevo un altro difetto: Non sapevo guidare la macchina o meglio ero una pazza spericolata, quindi per la sicurezza dell'intera Gran Bretagna, evitavo di toccare un volante.

Raggiunsi l'università dopo un quarto d'ora, Londra era una città meravigliosa, con la Regina Elisabetta, i matrimoni dei reali, la London Eye e il Big Ben, ma era trafficata da morire, esattamente come la Grande Mela.

Quindi traffico più perenne ritardo, non andavano di comune accordo.

Cominciai a salire le scale velocemente, mentre tentavo anche di rispondere al messaggio di Jenny, che mi stava parlando di un certo Bob.

Quella ragazza aveva l'innamoramento facile, anzi facilissimo.

Le bastava un sguardo in più e subito era cotta a puntino.

Fino a due giorni fa era follemente impazzita per uno spazzino, prima ancora di John il barista del Tropicana.

Forse l'anormale ero io, che ci mettevo un sacco di tempo per interpretare il mio cuore.

Mentre finalmente stavo inviando quel maledettissimo sms e intravedevo l'Aula B, vado a "sbattere" contro qualcuno e mi ritrovo a gambe all'aria.

"Sei cieca per caso? Guarda dove metti i piedi"urlò un cafone.

Mi alzai e mi massaggiai il sedere dolorante "Sei un maleducato, te l'ha mai detto nessuno?"chiesi stizzita, mentre recuperavo l'iPhone e controllavo che fosse integro.

"E tu sei psicopatia, evidentemente non sai camminare sui trampolini che metti ai piedi"rispose saccente.

Finalmente lo guardai negli occhi e mi sembrò di fissare il mare in estate.

Erano verde acqua, grandi e magnetici, avevo aperto bocca per controbattere, ma non emisi suono.

Esistevano davvero occhi di quel colore? Oppure avevo urtato la testa e avevo un trauma cranico?

"Chiudi la bocca, entrano le mosche"sorrise beffardo.

Anche il sorriso era brillante.

"Sei un cafone"esclamai indignata, per lui e per me, così girai i tacchi e andai via.

Aprii con rabbia la porta della classe e automaticamente tutti si girarono a guardami.

Avevo centinaia di occhi addosso, mi ritrovai ad arrossire come una scolaretta.

"Mi scusi"mormorai al professore e subito corsi a sedermi in prima fila, nell'unico posto libero.

Presi un quaderno e cominciai a scrivere quello che diceva Colin, dopo un po' persi la concentrazione e mi limitai a fissarlo sognante.

Mi piaceva proprio un sacco, era alto e sempre vestito elegante, con i capelli corti e gli occhi celesti, sembrava davvero il principe azzurro.

Rimasi due ore a contemplarlo, fantasticando sulla nostra meravigliosa e inesistente storia d'amore.

Sotto lo stesso tettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora