Quando andare via è meglio che andare avanti

28 1 0
                                    


Anche questa mattina, ancora per una volta mi sono svegliato. Con i movimenti lenti di un vecchio malconcio sono sceso dal letto vacillando un poco. Per prima cosa ho cercato la stampella, ormai senza di lei non viaggio più. Ci ho messo un attimo a trovarla, prima ho dovuto cercare gli occhiali, anche senza quelli mi è difficile rimanere. Li ho cercati dappertutto per poi scoprire che li avevo già addosso, mi penzolavano sul naso. Ad ogni modo una volta acquistata la mia vista bionica di falco ho girato lentamente la testa per tutta la stanza ma della stampella nessuna traccia. Che la stessi già afferrando senza accorgermene? Non poteva essere, la memoria arrivato a ottantanove anni cominciava a giocarmi brutti scherzi, però del tutto matto non lo ero ancora diventato. Grazie al cielo la mia casa è piuttosto piccola, così mi sono aggrappato al comodino e da lì alla scrivania sulla quale ogni tanto mi rilasso e scrivo le mie poesie malinconiche che non leggerà mai nessuno ma che però mi tengono compagnia, dalla scrivania infine mi sono attaccato all'armadio fino a muovere qualche passo incerto verso il bagno ed è lì che finalmente ho trovato la mia stampella, appoggiata fra il water e il bidet. Come c'era finita lì in mezzo? Onestamente non ricordavo. Se non avessi avuto coscienza della mia difficoltà nel rammentare gli avvenimenti avrei facilmente potuto pensare che la mia casa fosse occupata da un secondo individuo o da occulte presenze. Le cose infatti non erano mai al posto loro e tutto si pareva muovere secondo una volontà propria e senza logica alcuna. Cosa ci faceva adesso, per esempio, il rotolo della carta igienica dentro al lavandino? Con la mano libera ho cercato di afferrarlo per rimetterlo al suo posto ma la presa mi e' sfuggita e così il rotolo è caduto per terra disfandosi tutto fino a raggiungere il corridoio,
"porca l'oca!" La mia voce un grugnito rauco e incomprensibile a fuoriuscire dalla bocca, mi succedeva, soprattutto quando non parlavo ad anima viva per molti giorni di fila. Era da mercoledì infatti che Maria, la signora polacca che veniva a farmi le pulizie, non veniva. Mi aveva detto che doveva tornare a Cracovia per far visita ad un parente malato, però sarebbe rientrata in una settimana di tempo, non dovevo preoccuparmi. Oggi e' gia' lunedì e io l'aspetto per dopodomani, non vedo l'ora che torna, senza di lei questa casa sta cadendo a pezzi ma ancora di piu' sto crollando io con il mio umore funebre, non sopporto più questa perenne solitudine ma sono troppo orgoglioso o forse codardo per chiedere aiuto, inoltre la mia unica figlia sempre troppo presa dal lavoro e dagli impegni famigliari non viene mai a farmi visita se non di rado e quando giunge porta più preoccupazioni ed inquietudine di un temporale in periodo di festa. Parcheggia la sua macchina troppo lunga sulla strada troppo piccola davanti al mio balcone e io la sento arrivare perché quell'auto fa un baccano allucinante, dovrebbe portarla a riparare ma non mi da retta, dice che non ha tempo né denaro per certe cose,
"ma se lavori sempre, non ti danno uno stipendio?" Sbuffa, mi ripete ogni volta che lei ha due figli a cui stare dietro e un marito che senza di lei non si sa scaldarsi nemmeno una bistecca.
"Cosa l'hai sposato a fare allora? Fin da ragazzina ti sono sempre piaciuti quei perdigiorno buonannulla, perché invece non hai sposato uno con la testa a posto che si prendesse  cura di te e dei bambini?" Di nuovo soffia aria dalla bocca con fare insofferente,
"da quando è morta la mamma sei diventato insopportabile" me lo dice spesso e io faccio finta di niente, mia moglie mi manca troppo per ricordarmi di lei e così di solito provo a cambiare argomento facendo altre domande.
"Quando mi porti quei due piccoli delinquenti? Chissà come saranno cresciuti...non li vedo da un po' ormai!"
"Sebastian è sempre fuori a giocare al pallone con gli amici mentre Tommy dopo l'asilo è stanco morto, mi si addormenta in macchina per poi stare sveglio a fare i capricci tutta la sera!"
"Peccato, quando li vedo mi mettono tanta allergia!"


"Vedro' di portarteli un giorno ma non ti assicuro niente. Tu piuttosto...stai prendendo le medicine? Questa casa è un disastro, è chiaro che non puoi continuare a vivere da solo, dovresti farti ricoverare, lo sai bene, hai bisogno di assistenza continua, non puoi andare avanti cosi!" Eccolo lì che esce fuori il corvo nero. Dentro la mia testa la chiamo così mia figlia, un po' perché mi sono scordato il suo vero nome ma non posso dirglielo, un po' anche perché è sempre vestita di scuro e ha la voce gracchiante come quella di un corvo, soprattutto quando si arrabbia e cerca di farmi da mammina.
"Sono un signore più che adulto, posso badare a me stesso, non intrometterti nella mia vita Maria!" Sulla sua faccia una smorfia inaspettata di dolore acuto,
"no che non puoi, non ti ricordi nemmeno come mi chiamo" le sue parole uno schiaffo in piena faccia, quello che fa più male perché viene da una mano amorevole che sta raccontando la verità. Io immobilizzato sul divano, incapace di replicare, frugando fra le tasche della mente il ricordo svanito del suo nome, sforzando la memoria pur di smentirla e vedere un sorriso nascere sul suo volto cupo. Però niente, il suo nome proprio non mi viene. Marta, Mara, Marcella...sono sicuro che inizia per emme e che segue la lettera 'a'. Perso nei miei pensieri abbasso lo sguardo e nemmeno la sento andare via sbattendo la porta, un attimo e sono di nuovo solo, unicamente io e i miei pensieri che girano a vuoto. Sono appena le dieci e mezza del mattino, sarà bene che mi metta a fare qualcosa per ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi me. Mi siedo alla mia scrivania. Impugno la penna e con mano tremante comincio a buttare giù frasi senza nemmeno pensare, ciò che mi esce dal cuore, ciò che se ne sta in silenzio dentro al petto e fa male. Parlo di me stesso in terza persona, un vecchio tutto solo che simile ad un albero abbattuto se ne sta piegato fra una stanza vuota scosso dal tempo e dal dolore, i suoi occhi sono ormai spenti e dello stesso colore del ghiaccio, occhi sui quali paiono essere calati troppi inverni per scorgervi ancora delle emozioni. Eppure ora sta piangendo, una lacrima scende andandosi a incastrare fra la ruga della guancia, eppure adesso sto piangendo, tristezza fitta e singhiozzante a bagnare il foglio con la mia disperazione. A che vale una vita senza più piacere né condivisione? Quando pare che tutto sia già stato deciso, quando sai che ti sforzi ma la fine è già scritta, come godersi il viaggio quando il viaggio stesso porta al burrone? Quando tutti si aspettano che muori, perché così è la natura, perché almeno non brontoli più per la tua artrite, perché almeno lasci una casa e qualche spicciolo in eredità, perché è difficile starti dietro, occupi spazio e tempo inutile, sei noioso, sei marcio, sei brutto, sei vecchio...sono vecchio, si. Incredibilmente vecchio e incredibilmente stanco. La sera prego un rosario a cui nemmeno credo più, imploro il Signore di farmi il piacere, di farla finita e di portarmi con lui. Fosse anche all'inferno che importa, la vita che mi è rimasta non è certo migliore delle fiamme brucianti che crepitano nel regno di Lucifero. E allora che tutto abbia fine, le gioie e i dolori, i ricordi e il presente, gli amici, i nemici, gli amori, le guerre, gli anni passati di gioventù beata che mai torneranno indietro ma di cui sempre serbero' un meraviglioso ricordo, Eleonora...mia bellissima moglie, amante, amica. Già ne vedo la luce, le sue candide braccia a muoversi in un tenero invito. Lascio cadere la penna e già le sto un po' più vicino, cade anche la sedia e io assieme a lei,
"Eleonora arrivo..." e mi si spezza il fiato mentre la chiamo, il suo viso si fa più definito, Eleonora mio amore...e mentre le sorrido il cuore che batte così forte ora mi è scoppiato nel petto, si può finire anche così d'altronde, beati come nelle fiabe, soprattutto quando non ci sono rimpianti, soprattutto quando andare via è meglio che andare avanti. 

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: May 24, 2017 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Quando andare via è meglio che andare avanti Where stories live. Discover now