Capitolo 1

6 0 0
                                    


  *A CASA*
"Mamma io vado, il taxi mi aspetta. Ciao." Dissi fredda anche se dentro stavo soffrendo come non mai.
"Ok Aline. Preso tutto?" mi disse lei con un' incrinazione di malinconia nella voce.
"Si ho già ricontrollato. Gli altri sai se hanno intenzione di venirmi almeno salutare?" Con 'altri' intendevo il mio patrigno e i miei due fratelli maggiori.
"No. Mi dispiace.."
"A me no. Tanto non mi cambia la vita"
"Ah, come si chiama la famiglia che ti ospiterà?"
"Intendi quella che diventerà la mia famiglia? Horan." Dissi quelle parole con sfida e odio e lei mi guardò come se stesse per scoppiare a piangere ma a me non interessava nulla, magari in passato si ma ora no, non dopo tutto quello che avevo dovuto subire.
"Senti io vado che è già tardi" e provai ad accennare un sorriso.
"Ok, ciao. Ti voglio bene Aline ricordatelo"
"Si, come no." Mi dissi tra me e me. 

Perfetto la parte che temevo di più era andata, ora iniziava l'avventura. Uscii di casa con una miriade di valige ed aiutai il taxista a caricarle poi entrammo in macchina e partimmo.

"Signorina dove la devo portare?" Mi chiese gentilmente il taxista aspettando una risposta da parte mia.
"All' aeroporto grazie" Detto ciò mi infilai le cuffie e misi 'If I were a boy' di Beyonce. Adoro quella canzone. Credo sia una delle canzoni più belle che esista.
Appoggiai la testa al finestrino e guardai fuori. I campi scorrevano veloci, oramai eravamo fuori città ed eravamo circondati soltanto da distese immense di campi di grano. La mia mente iniziò a viaggiare nel passato ricordando i momenti più belli della mia infanzia, quelli fino a quando mio padre non ci abbandonò.
'E' solo questione di tempo, tornerò presto' mi disse. BASTARDO.
Ero così immersa nei miei pensieri che non mi accorsi che eravamo arrivati all' aereoporto.
"Mi scusi, siamo arrivati." Mi comunicò il taxista. Gli feci un sorriso e scesi dall' auto. Scaricammo le valige, pagai la tratta e mi incamminai verso l'entrata. Ero a dir poco goffa, sembravo uno di quei venditori ambulanti carichi come un mulo. Diedi i bagagli da mettere nella stiva e mi incamminai verso il gate.
Dopo essermi posizionata al posto assegnatomi l'agitazione si impossesò di me ed iniziai a torturarmi le mani. 'Mannaggia a me' pensai. 'Stai tranquilla Aline è solo un aereo' mi ripetevo mentalmente. Niente da fare l'agitazione mi stava divorando. Poi un annuncio attirò la mia attenzione
"Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza. Stiamo per decollare."
'Questa è la mia fine' Non feci in tempo a pensarlo che l'aereo iniziò a prendere velocita 'Ok sono ufficialmente fottuta'.

Strong but FrailDove le storie prendono vita. Scoprilo ora