Capitolo 38

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Se si fosse trattata di una normale gravidanza, essa avrebbe impiegato nove mesi prima che potessi dare alla luce la magnifica creatura formatasi dentro di me. Ma poiché non si tratta di una normale gravidanza, la mia pancia è diventata gonfia in poco tempo, ed è stato presto impossibile nascondere la verità alla mia famiglia, la quale ha accolto la notizia con orrore e disgusto. La stessa reazione di Kyle, mista alla paura di perdermi. Negli ultimi giorni avverto spesso dei piccoli dolori, come se il bambino stesse scalciando.
Ma so che in realtà sono i suoi denti che mordono dall'interno.
"Dobbiamo farlo uscire, immediatamente. Abbiamo già aspettato troppo tempo" Kyle ha negli occhi un'espressione severa ed allo stesso tempo tormentata, come se non si perdonasse per ciò che è accaduto.
I suoi fratelli restano a fissarci increduli, spaesati e soprattutto curiosi e disgustati nei confronti della mia pancia.
"Cosa possiamo fare?" Florian prende la parola, avvicinandosi lentamente.
"Non lasciarla morire."
C'è un che di disperato nelle parole di Kyle. So che il mio aspetto non è dei migliori, sono sempre più pallida e stremata ogni giorno che passa. Non riesco a mangiare senza tossire sangue, ma sono consapevole di poter affrontare questa situazione e di potercela fare, senza drammatiche conseguenze.
"Kyle" sussurro, la mia voce è flebile. "Ce la posso fare."
La scintilla di diperazione nei suoi occhi conferisce al suo volto un che di temibile. Faccio un passo indietro, portandomi una mano alla pancia.
"È nostro figlio."
"È una sanguisuga!" esplode lui, mentre Florian lo raggiunge per posargli una mano sulla spalla.
"Calmati, fratello. Non c'è alcun modo per poterla aiutare, tirando fuori dal suo grembo qualsiasi cosa stia portando, senza il rischio di ucciderla. È già estremamente debole, sicuramente la sta consumando dall'interno."
"Se non agiamo adesso, lei morirà comunque" ringhia Kyle.
Florian abbassa lo sguardo, poi si allontana da lui. "Mi dispiace" dice, "non siamo preparati ad un simile evento."
"D'accordo" Kyle concede seccamente, poi viene verso di me.
"Prometto che farò tutto il possibile, Kat. Dopotutto, la colpa è mia se ti è accaduto questo."

Più tardi, al caldo sotto le coperte, non posso fare a meno di pensare alle sue parole. È normale che si senta responsabile di una cosa simile, ma non voglio che si tormenti tanto. Non porto assolutamente rancore nei suoi confronti, al contrario.
"Kat" sussurra mia sorella. Credevo fosse addormentata, ma ora la sua testa fa capolino da sotto le lenzuola.
"Mamma, papà ed io siamo molto preoccupati per te e la tua salute. Ogni giorno sei sempre più magra, sembri quasi sul punto di...morte" continua, in difficoltà.
"Sta' tranquilla, Lia" la rassicuro. "Andrà tutto bene. Posso superare anche questo, come ho già fatto con molte altre cose. Se sono sopravvissuta ad una pugnalata mortale, cosa vuoi che sia una gravidanza?" scherzo, ridendo nervosamente. Non faccio che ripetere le stesse parole, continuo a rassicurare gli altri, quando in realtà sono io ad avere bisogno di conforto.
Perché la verità è che ho paura.
Durante la notte mi sveglio in preda a dolori fortissimi, che mi provocano un forte senso di nausea. Mia madre accorre immediatamente, svegliata dai miei lamenti, così sonori che mi lacerano i timpani.
Lia corre a prendere un secchio per portarmelo a letto, poiché inizio a tossire ed a sputare sangue, nero e denso. "Mio Dio, perché è così scuro? E che ti sta succedendo?" mamma si inginocchia, visibilmente preoccupata.
"È il...bambino, vero?" chiede in un sussurro impercettibile, ed avverto una lieve esitazione nel pronunciare la parola 'bambino'.
Annuisco, non riuscendo a parlare, dal momento che una fitta al ventre mi fa urlare di dolore.
"Dobbiamo chiamare Kyle" dice Lia prendendo la parola.
"E come facciamo?" mia madre è nel panico più totale, mentre papà fa il suo ingresso nella stanza, assonnato.
"Urla il suo nome. Semplicemente" la mia voce esce strozzata, mentre stringo gli occhi e digrigno i denti per affrontare una nuova scarica di dolore proveniente dalla pancia.
"Ti prego, piccolo" sussurro. "Ti prego, smettila."
Chiudo gli occhi e mi sembra di vederne un paio cobalto, identici a quelli di Kyle.
Quando li riapro, lui è chino su di me e sta urlando qualcosa, ma non riesco a sentire. È come se avessero tolto il volume al resto del mondo.
"Katherine, ascoltami. Mi senti?" Kyle mi afferra le spalle. Un conato di vomito mi fa tremare e mi sporgo verso il secchio, ma non posso far altro che espellere sangue.
Sento Kyle imprecare.
"Devi resistere. Opporti. Lui  ti sta portando all'autodistruzione, ma non glielo permetterò."
"Ho visto i suoi occhi" ansimo, realizzando che non era la prima volta che li intravedevo, anche se la reputavo una cosa impossibile.
"Cosa?" Kyle sembra di pietra.
"Sono uguali ai tuoi" sorrido dolcemente, prima di scivolare nelle braccia dell'oscurità.

Non so dire di essere viva o morta, in questo preciso istante. Ma la sensazione è la stessa provata quando sono stata pugnalata dal sindaco e Kyle mi ha presa fra le braccia e portata a casa, chiedendo aiuto.
Infatti, sono completamente estraniata dal mio corpo, il quale giace inerte sul letto, in una pozza di sangue. I miei genitori sono stretti intorno a mia sorella ed hanno stampata in faccia un'espressione di dolore e sofferenza, mentre Kyle emette un grido straziato, che mi spezza il cuore. Sto fluttuando sopra le loro teste, uno spirito etereo nel limbo tra la vita e la morte.
Un pianto di un neonato mi fa distogliere l'attenzione da Kyle al mio corpo, da cui esce la testa di un bambino. Con mani tremanti, Kyle lo afferra, stringendolo a sé. "Katherine, ti prego, torna da me" mormora. Una lacrima cristallina gli riga il viso e scende sulle labbra di nostro figlio, il quale, si sporge su di me per soffiarmi sulla bocca.
È come se una forza sconosciuta mi stesse riscucchiando, poiché vengo catapultata nuovamente dentro al mio corpo ed apro gli occhi di scatto, boccheggiando.
"Kyle" ansimo, e lui viene da me, sorridendo con gli occhi lucidi per l'emozione.
"Sono qui, Kat. Bravissima, amore mio, ce l'hai fatta."

Into the midnight Where stories live. Discover now